Affidabilità e lavoro

Questo articolo potrebbe intitolarsi “Perché tanti non trovano lavoro?” e parla di piccoli banali comportamenti che molti tengono regolarmente e che garantiscono il mancato accesso a un buon posto di lavoro. Per non parlare del passaparola, che in contesti piccoli come il nostro è molto rilevante.

Troverete sul web decine di articoli (tutti utili e validi) pieni di consigli su come prepararsi, come vestirsi, cosa dire e cosa non dire, come gestire il linguaggio del corpo e come salutare, ma qui parleremo di quella qualità, l’affidabilità, che è indispensabile prima di tutto il resto, per essere presi in considerazione da un datore di lavoro.

Dall’esperienza acquisita in anni di attività organizzate qui all’Informagiovani e dal confronto con numerosi datori di lavoro locali, emerge che molte persone, che pure si sono dichiarate in cerca (a volte urgentissima) di lavoro, di fatto non sembrano proprio interessate nemmeno a sostenere un colloquio.

Ecco i comportamenti che vi tagliano fuori dal mercato del lavoro (o che tagliano fuori i vostri figli, nipoti, amici):

Non rispondere alle telefonate
Avete inviato il vostro cv con i vostri contatti a diverse aziende, agenzie, banche dati: se il numero che avete dato è corretto (e capita che non lo sia), poi dovreste anche rispondere al telefono, anche se il numero che compare non è dell’amico o della mamma.
Nel caso in cui non abbiate sentito, o vi troviate impossibilitati a rispondere, è buona abitudine richiamare dicendo “Sono Tizio, ho ricevuto una chiamata da questo numero, potrei sapere chi mi ha cercato?”. Ricordatevi che a meno che non siate programmatori altamente specializzati o artisti di fama internazionale, nessuno vi richiamerà più volte.

Non saper chiedere maggiori informazioni o non saper rifiutare l’offerta
Siete al telefono con un possibile datore di lavoro: è il momento di valutare se è il caso di andare a fare il colloquio. Per far questo vi servono alcune informazioni di base: di che azienda si tratta, per che tipo di lavoro vi contattano, e quali sono i requisiti richiesti.
Chiedete con educazione queste informazioni e i contatti di chi vi sta chiamando, poi decidete cosa fare: se siete convinti che non fa per voi, rifiutate gentilmente e salutate, sarà per la prossima volta. Niente è più irritante di chi si assicura interessatissimo e disponibile, e poi scompare (vedi capitolo sotto).

Non presentarsi al colloquio
Dopo aver concordato un appuntamento, organizzatevi per andarci, altrimenti non ci arriverete, o non ci arriverete in tempo (arrivare puntuali significa essere già sul posto per l’orario concordato).
Assicuratevi di aver capito dove dovete andare (dovete farlo almeno il giorno prima): nonostante pensiate di conoscere la vostra città, ci sono zone e vie dove non siete mai stati, e ci metterete più del tempo che impiegate di solito per i vostri spostamenti.
Nel caso in cui siate costretti a non andare per qualche urgenza, è indispensabile contattare l’azienda il prima possibile (e non mezz’ora dopo il vostro appuntamento) e avvertire. Non aspettate che vi chiami chi sta attendendo il vostro arrivo: oltre a dimostrarvi inaffidabili, passerete da maleducati, e avrete chiuso con quella azienda, e non solo. Tra l’altro, il messaggio che arriva al vostro interlocutore è: se non vi presentate nemmeno al colloquio, figurarsi se poi avrete tempo e modo di andare a lavorare ogni giorno.

Ecco, l’affidabilità è tutto questo: essere in grado di rispettare un impegno preso, valutare le proprie capacità e interessi, rispondere ai contatti indicati in tempi adeguati.
L’affidabilità è anche saper gestire i piccoli inconvenienti che possono accadere a tutti, senza lasciare in difficoltà il nostro interlocutore, o fargli perdere tempo inutilmente.

Non è poi così difficile, basta organizzarsi un po’ e ricordarsi che il tempo degli altri vale (almeno) quanto il nostro.

Scelte post diploma

Il conseguimento del diploma di maturità rappresenta un punto di arrivo ma anche di partenza per i ragazzi chiamati a scegliere la strada per il loro futuro professionale.

Molti decidono di proseguire gli studi altri, invece, scelgono di entrare nel mondo del lavoro.

La prosecuzione degli studi prevede la scelta tra varie alternative.

La scelta più praticata è certamente quella dell’Università, soprattutto da parte dei liceali, ma non è l’unica scelta possibile.

Il sistema italiano di istruzione superiore comprende, infatti, oltre o in alternativa al sistema universitario, anche quello non universitario.

Si tratta di un sistema impartito da scuole o istituti che erogano formazione di alto livello in vari settori.

I percorsi formativi di cui vogliamo trattare sono gli ITS e gli IFTS.

Gli ITS (acronimo di Istituti Tecnici Superiori) sono la prima esperienza italiana di offerta formativa terziaria professionalizzante secondo un sistema consolidato anche in altri paesi europei.

Gli ITS sono Fondazioni di eccellenza ad alta specializzazione tecnologica, in stretto raccordo con l’apparato produttivo, nati nel 2010 per formare tecnici superiori in aree strategiche per lo sviluppo economico e la competitività in Italia.

Gli IFTS sono percorsi formativi a livello post-secondario di tipo non universitario, rispondenti alla domanda proveniente dal mondo del lavoro pubblico e privato,  con particolare riguardo al sistema dei servizi, degli enti locali e dei settori produttivi interessati da innovazioni tecnologiche e dalla internazionalizzazione dei mercati secondo priorità indicate dalla programmazione economica regionale.

Entrambi i tipi di corsi sono rivolti ai giovani in possesso del diploma di scuola secondaria di secondo grado e rilasciano crediti formativi spendibili nel sistema universitario per l’iscrizione a corsi di laurea.

Gli ITS, però, richiedono dei diplomi specifici; infatti ai percorsi possono accedere, previa selezione, i giovani in possesso del diploma di istruzione tecnica (scuola secondaria superiore), coerente con l’area tecnologica di riferimento; possono accedere anche  candidati in possesso di altri tipi di diploma, previa frequenza di moduli di specifica preparazione, finalizzati a “riallineare” le competenze tecniche specifiche mancanti. Requisiti indispensabili sono una buona conoscenza in informatica e dell’inglese.

Sia gli ITS che gli IFTS sono gratuiti; gli ITS richiedono, però, la compartecipazione alle spese didattiche.

La durata degli ITS è biennale (1800 ore) mentre quella degli IFTS è di due semestri (800 ore).

Al momento sono usciti i bandi di corsi ITS nel settore energia e nel settore tecnologia e made in Italy.

Questi ed i futuri bandi li potrete trovare sul sito dell’Informagiovani di Ancona alla pagina formazione.

Licenziamento: come uscirne (quasi) indenni

Trovare IL lavoro, si sa, è impresa ardua, e come se non bastasse capita anche di dover fare i conti con una realtà ancora più avvilente: quella del licenziamento.

Dato che il lavoro, meta delle strade che abbiamo scelto di percorrere (o che in alcuni casi abbiamo intrapreso senza troppa consapevolezza), plasma la nostra identità, ci definisce come cittadini e, ultimo ma non meno importante, ci fornisce una fonte di reddito, quando si riceve il benservito è facile scivolare nell’apatia e mettere in discussione se stessi; la tentazione di sentirsi completamente inadeguati è molto forte e può diventare una sorta di autentico lutto, soprattutto per quelle situazioni lavorative che si credevano consolidate.

Il periodo di crisi economica, insieme alla realtà che continua ad avanzare verso nuovi modi di concepire il lavoro, non potevano che lasciarsi dietro scie di dispersi, ma ciò non significa che non ci si possa “ritrovare”.  Dal canto nostro, vogliamo darvi alcuni consigli:

Non perdete tempo: dopo il licenziamento è normale sentirsi svuotati e con la sola voglia di piangersi addosso, ma questo è il momento in cui è più che mai vietato lasciarsi andare.
Datevi giusto qualche giorno per superare lo shock iniziale, poi dedicatevi alla cura del vostro curriculum, aggiornatevi e studiate i modi più innovativi per scriverlo – qualche idea possiamo darvela anche noi – cimentatevi nella creazione di un video cv e visionatene molti per prendere spunto (e anche per divertirvi un po’: alcuni, come questo, sono delle vere e proprie chicche).
Imparate a scrivere una lettera (o meglio, una mail) di presentazione e impegnatevi a migliorare la vostra formazione: che si tratti di un nuovo hobby o di veri e propri corsi atti a sviluppare una qualche competenza o addirittura a ottenere una qualifica professionale, non fatevi sfuggire l’occasione di imparare e, conseguentemente, rendervi più appetibili per il mondo del lavoro. Se vi serve qualche spunto, provate a dare un’occhiata alla nostra sezione sui corsi di formazione.

Create un piano con delle scadenze: sul filone del punto precedente, il nostro consiglio è sostanzialmente quello di non lasciarsi andare al “caos”. Rispettare una di tabella di marcia da voi ideata, con i vostri tempi e gli obiettivi che desiderate perseguire, vi aiuterà ad affrontare con una sorta di paracadute il salto tra la realtà scandita da ritmi ben definiti, come quella della maggior parte degli impieghi e il periodo di vacanza-che-vacanza-non-è (non lasciatevi ingannare) nel quale vi siete vostro malgrado ritrovati.

Fatevene una ragione: sono molte le cause per le quali si può ricevere la famigerata lettera di licenziamento. Esclusi i motivi per i quali sospettate sia stato leso qualche vostro diritto (in questo caso un’altra raccomandazione: agite! Non fatevi scoraggiare da fantomatiche spese da sostenere o tempi lunghissimi. Provare almeno a informarsi potrebbe svelare che situazioni apparentemente irrisolvibili possono essere dipanate più o meno con facilità), ciò è dovuto anche al fatto che il mondo del lavoro è diventato molto più fluido rispetto a qualche anno fa: dandoci un po’ da fare con la metafora, si è passati dall’impiego-roccia, al quale si poteva restare abbarbicati più o meno per tutta la vita, al lavoro-acqua, multiforme, che richiede molta più capacità di adattamento e che, soprattutto, difficilmente resterà sempre uguale a se stesso e soprattutto sempre LO stesso.
Prendere coscienza di ciò può dare la forza di reinventarsi e di sviluppare delle abilità o competenze che magari erano state tralasciate e che possono invece rivelarsi necessarie per affrontare il mondo del lavoro attuale, sempre più “smart” e orientato all’ IT.

E per ultimo ricordate: anche noi possiamo aiutarvi! Che siate alla ricerca di un nuovo lavoro dopo aver perso il precedente o che dobbiate trovare il vostro primo impiego, o che magari stiate vagando alla ricerca della vostra strada in seguito a una crisi esistenziale, venite a trovarci! Possiamo aggiornarvi sulle ultime opportunità, confrontarci con voi e consigliarvi sulle vostre idee.

Non perdete l’occasione di scoprire nuove possibilità!

I voucher tornano sul mercato

Aboliti a marzo (decreto legge n. 25/2017), i nuovi “voucher” sono stati reintrodotti sul mercato a partire dal 10 luglio scorso.

La legge di conversione del decreto 50/2017, approvata in Senato il 15 giugno scorso, introduce la “nuova disciplina delle prestazioni occasionali”.

La novità principale è dovuta alla differente modalità di ricorso al lavoro occasionale a seconda della natura giuridica del committente (persona fisica, azienda o pubblica amministrazione).

Il libretto di famiglia (Lf) e il contratto di prestazione occasionale (Cpo) sono le due formule, rivolte rispettivamente a famiglie e imprese, approvate dal governo per il pagamento dei lavori occasionali.

Le famiglie possono utilizzare i voucher per pagare lavori come le pulizie domestiche, le ripetizioni scolastiche, il giardinaggio o piccole manutenzioni.

Non si userà più il buono cartaceo che si comprava in tabaccheria; infatti ora il datore di lavoro verserà con un F24 una somma nelle casse dell’Inps e avrà un conto da cui provvederà a pagare le prestazioni entro il giorno 15 del mese successivo.

Il libretto famiglia, gestito on line dall’INPS, è un deposito prepagato contenente dei buoni del valore di 10 euro (8 euro netti), ognuno dei quali potrà essere utilizzato per pagare solo un’ora di lavoro.

Le imprese che possono ricorrere al contratto di prestazione occasionale sono solo le micro imprese, cioè quelle con non più di 5 dipendenti e tutti assunti a tempo indeterminato.

Non possono utilizzare i voucher, invece, le imprese dell’edilizia, quelle del settore minerario e lapideo e le imprese vincitrici di appalti sia di opere sia di servizi.

Ogni datore di lavoro può spendere in voucher, tra tutti i collaboratori che paga in questo modo, fino a un massimo di 5.000 euro in un anno.

Il costo orario è diverso da quello dei collaboratori familiari ed è di 9 euro.

Indipendentemente dalle ore effettivamente svolte, l’importo del compenso giornaliero non può essere inferiore alla misura minima fissata per la remunerazione di 4 ore lavorative, ovvero 36 euro.

Sia che si tratti di una famiglia sia che si tratti di un’impresa, chi paga in voucher da oggi deve iscriversi sul sito dell’Inps o attraverso il call center dell’istituto previdenziale.

Anche il lavoratore deve registrarsi sullo stesso sito e dichiarare come preferisce essere pagato: sul conto corrente, dichiarando l’IBAN; su una carta di credito, su un libretto postale o con un bonifico a domicilio.

Il voucher prevede l’assicurazione contro gli infortuni sul lavoro e il pagamento dei contributi volontari nella gestione separata.

Allo stesso tempo il lavoratore pagato con voucher ha dei limiti allo svolgimento dell’attività lavorativa.

Può guadagnare al massimo 5000 euro in un anno attraverso lo strumento del voucher e può lavorare al massimo per 2 datori di lavoro. Questi redditi non sono tassati ai fini Irpef, ma contribuiscono al calcolo del reddito necessario per ottenere o rinnovare il permesso di soggiorno e non modificano lo status di disoccupato.

Può svolgere al massimo 280 ore in regime di voucher in un anno.

La mancata osservazione dei limiti imposti per legge comporta delle sanzioni.

Continueremo a tenervi aggiornati sull’argomento.

Prepariamo la valigia

L’estate è arrivata così le attese ferie e vacanze sono ormai alle porte. Molti vivono la gioia di partire, di staccare da impegni e lavoro, accanto al pensiero: “incubo” di dover prima preparare la valigia.

Il dubbio è sempre lo stesso: riuscirò anche quest’anno a mettere tutto nella valigia, non dimenticando nulla e non stropicciando tutti i vestiti?

I turisti si dividono in due grandi categorie, gli amanti del mare e gli amanti della montagna. Per i primi lo spazio non dovrebbe essere un problema mentre per i secondi fare una valigia intelligente è essenziale. Sarà necessario un abbigliamento estivo ma anche tutto l’indispensabile per le passeggiate, il trekking e indumenti antivento ed antipioggia per i prevedibili temporali estivi di montagna. Come è solito dire sarà molto utile disporre di abiti per un abbigliamento a strati o “cipolla” consono ad ogni eventualità.

Comunque ovunque si vada, con auto o aereo preparare la valigia non è una passeggiata. Alcuni dimenticheranno a casa qualcosa e saranno costretti a fare il bucato, altri tenteranno di mettere l’intero guardaroba.

Chi  viaggia in aereo con compagnie low cost sa bene che è consentito un solo bagaglio a mano, quindi l’organizzazione della valigia da stiva o a mano è fondamentale.

Combinare alcuni consigli potrebbe essere la soluzione vincente per sfruttare al meglio lo spazio e avere con sé le cose indispensabili.

Con anticipo e armati di pazienza scegliete una valigia di medie dimensioni (più grande sarà più rischiate di riempirla e portare cose inutili).

Preparate un elenco di tutto quello che si vuole portare tenendo ben presenti le quantità, per non sbagliare è molto utile pensare già a degli abbinamenti tra i capi scelti, questo lavoro permette di evitare l’eccesso (vestiti che vanno poi lavati e stirati inutilmente al rientro). Liberatevi di tutte le cose della categoria “in caso mi serva”. Se vi servirà, potete comprarlo lì.

Pronta la lista potete disporre tutto sul letto, in modo da avere cognizione che ci sia tutto.

Si inizia a riempire la valigia utilizzando un ordine preciso. Le scarpe sul fondo, ogni paio in un sacchetto, oppure posizionate lungo i lati.

Fate come a Tetris! I vestiti possono essere piegati o secondo alcuni meglio arrotolati, in modo che occupino meno spazio e non si creino odiose pieghe. Guardate magari qualche video con la tecnica di piegare avvolgendo tra di loro i vestiti: al centro la biancheria intima e le magliette, e attorno man mano gli indumenti più ingombranti.

In alternativa piegate i vestiti, cominciando con quelli che si stropicciano meno facilmente, come jeans e pantaloni, gonne e pantaloncini, per poi passare a magliette, camicie e vestiti, infine attenzione ai buchi. Vanno riempiti con calzini, intimo o costumi da bagno, sempre riposti in distinte bustine che saranno più facili da gestire.

Quando la valigia inizia ad essere piena gli spazi vuoti possono essere riempiti con piccoli beauty case.

Per ottimizzare gli spazi, è preferibile suddividere i prodotti in piccole pochette per categoria: trucchi, creme e solari, prodotti per i capelli, medicinali. Una buona idea può essere mettere i beauty case dentro una busta di plastica, per evitare che fuoriescano liquidi. Infine è consigliato tenere i liquidi a portata di mano perchè gli addetti alla sicurezza degli aeroporti potrebbero voler controllare.

Attenzione a non inceppare le cerniere delle valigie morbide con gli indumenti o a non ridurre la valigia rigida in una “bomba” esplosiva.

La valigia: gioia e dolore di ogni viaggio!

Cinque buoni motivi per partire per un volontariato

Il volontariato può concretizzarsi in tanti tipi di attività, e svolgersi in molti modi diversi: in ogni caso è una esperienza di crescita e arricchimento personale, dà la possibilità di conoscere persone e posti nuovi e in generale di viaggiare, vicino o lontano, con un budget limitato.
Se poi consideriamo che vivendo vicino al mare possiamo andare in spiaggia per tutto il resto della stagione, non è impensabile decidere di dedicare qualche giorno ad una attività alternativa.
Ecco nel dettaglio cinque buoni motivi per decidere di partire per un volontariato!

Viaggiare con una spesa minima
Un campo di volontariato si può fare praticamente ovunque (anche in Italia), scegliendo il paese, l’ambiente e le attività che si andranno a fare. In pratica è anche un modo di fare un viaggio, dedicando un po’ del proprio tempo ad aiutare una associazione o una comunità, ricevendo in cambio vitto, alloggio, contatti locali, e spesso anche occasioni ricreative (escursioni, serate organizzate, pasti in compagnia). Si può decidere di partire anche con gli amici: molti campi cercano numerosi volontari, e c’è spazio per tutti.

E’ tutto organizzato
L’estate è cominciata e non avete voglia di mettervi a cercare quell’esperienza nuova tra siti turistici e blog di viaggio per trovare informazioni e alternative? Scegliete un settore che vi interessa e un paese di destinazione: in un campo di volontariato sistemazione, pasti e molto altro saranno già predisposti dagli organizzatori, e vedrete che potrete capire e conoscere la realtà locale molto meglio che facendo i turisti!
(Leggete comunque con attenzione la descrizione del campo che scegliete e le condizioni di partecipazione: scegliere bene all’inizio è fondamentale per una buona riuscita della vostra esperienza)

Sostenere cause in cui credi
Ognuno di noi crede in qualcosa ed è particolarmente sensibile ad una causa: la difesa dei diritti umani, l’animazione o il supporto dedicati a bambini in condizioni svantaggiate, la lotta alla povertà o la fame, la salvaguardia dell’ambiente naturale, di una specie animale, o di beni culturali. Per queste e molte altre tematiche è possibile dare il proprio contributo personale, dedicando un po’ del proprio tempo e delle proprie capacità per cambiare e migliorare la situazione.

Si impara qualcosa, anzi molto
Durante il campo di volontariato spesso si acquisiscono nuove abilità, in affiancamento a professionisti del settore che abbiamo scelto: si può imparare qualche tecnica costruttiva, ad usare attrezzi particolari, a cucinare un piatto nuovo, a riconoscere una specie di piante o animali. E poi si migliorano le lingue straniere, in un contesto divertente e informale, dato che spesso i campi sono aperti a persone provenienti da diversi paesi. Si incontrano persone incredibili, che possiamo prendere ad esempio per migliorare il modo in cui affrontiamo le nostre sfide quotidiane. Ultimo ma non meno importante, il confronto con situazioni di vita diverse, spesso più difficili, ci può aiutare a rivalutare la nostra condizione, le nostre fortune e le nostre possibilità.

Migliora la tua vita, non solo la tua estate
Una esperienza di volontariato unisce la possibilità di muoversi, viaggiare, incontrare nuovi amici, con quella di conoscere comunità e organizzazioni diverse da quelle che frequentiamo di solito, e spesso apprendere nuove competenze che possono essere utili anche sul lavoro. Prendere le distanze dalla nostra routine ci aiuta a guardarla con nuovi occhi, a conoscere meglio se stessi e a capire cosa vogliamo veramente.
Fare volontariato ci fa sentire utili, apprezzati, e parte di una comunità allargata che lavora per raggiungere obiettivi comuni: per questo il tempo che vi dedichiamo è tempo ben speso, o meglio ben investito, con benefici a breve e lungo termine.

Insomma, staccarsi dalle solite abitudini e andare a vivere altro porta molti benefici, sia dal punto di vista pratico che mentale. E poi, avrete qualcosa di veramente interessante da condividere e raccontare agli amici!

Per tradurre tutto questo in realtà, vi segnalo tre siti per cercare l’opportunità migliore per ognuno, scegliendo per paese, tema, durata ed età dei partecipanti: LegambienteLunaria , Yap – Youth Action for Peace e Libera.

Per informazioni più dettagliate, supporto o domande, scrivete a europa@informagiovaniancona.com

Il lavoro che ci sta a cuore

Che cosa ci fa stare bene nel nostro lavoro? La risposta meno nobile, forse più immediata è “lo stipendio”. Quanto guadagniamo è (troppo) spesso il metro di misurazione della nostra felicità. Ci siamo abituati così soprattutto da quando abbiamo cominciato a trovare soddisfazione nelle cose che compriamo più che nelle esperienze che viviamo. E, si sa, per comprare le cose servono i soldi.

Altri, in maniera più nobile, potrebbero dare come risposta la possibilità di mettere in campo le proprie competenze, di sviluppare la propria professionalità; certamente è uno degli obiettivi che possiamo darci quando lavoriamo ma io credo che non sia sufficiente. Può bastare per il primo periodo, per superare tutta una fase iniziale in cui è più quello che impariamo di ciò che possiamo dare. A un certo punto della propria carriera professionale, seppur frammentata oggi tra esperienze e luoghi diversi, viene da chiedersi un intimo e grande: “perchè”?

Ecco, la risposta a quel perché non può essere trovata solo in noi stessi, dobbiamo allargare l’orizzonte e provare a capire se il senso del nostro lavoro può risiedere anche in altro. Credo (ma non ne sono sicuro perché non è il mio mestiere) che questo senso o motivazione ulteriore, per esempio, un medico lo possa trovare nel guarire le persone, un ricercatore o uno scienziato nel far progredire l’umanità, un insegnante nell’educare. Ma tutti gli altri? La risposta, in parte, si può trovare in questo aneddoto, tornato alla ribalta pochi giorni fa. Quando John Fitzgerald Kennedy visitò la Nasa, vide un uomo delle pulizie con una scopa in mano e gli chiese cosa stesse facendo. L’uomo gli rispose: ‘Signor Presidente, sto contribuendo a mandare un uomo sulla luna’. Avere uno scopo è quella sensazione di appartenere a qualcosa di più grande di noi, di essere necessari, di lavorare per qualcosa di meglio. Lo scopo è ciò che crea la vera felicità.

L’aneddoto è tornato in auge alla notizia che Facebook, secondo un’indagine del sito Grassdoor, risulta essere una delle aziende più apprezzate da chi ci lavora o vuole lavorarci. Il motivo fondamentale, secondo il fondatore del sociale network, è che chi sta in Facebook sente di appartenere a un progetto e a uno scopo che va oltre il denaro, le proprie competenze, la propria persona. Intervistato, un ingegnere di Facebook afferma che “la cosa davvero interessante è che siamo motivati costantemente a risolvere i problemi che ci stanno più a cuore”.

Credo che fare e impegnarsi per le cose che ci stanno più a cuore sia anche il segreto per costruire la propria carriera professionale fin dall’inizio, da quando andiamo a scuola o affrontiamo l’università A volte può sembrare paradossale, altre ci sembrerà di sprecare tempo, altre ancora penseremo che ci stiamo dedicando a qualcosa che è un passatempo e non un lavoro. Ma, sul lungo periodo, occuparci delle cose che maggiormente amiamo sarà un successo.

Smart Working: come il futuro ci renderà lavoratori intelligenti.

Cosa viene in mente quando si pensa alla parola ” lavoro “? Diciamoci la verità, la maggior parte di noi si figura la classica scrivania sotto la quale dover tenere i piedi dalle 9.00 alle 18.00, o comunque un posto in cui ci si deve recare fisicamente e in cui si deve restare per un periodo  prefissato di tempo.

Il suo opposto (ma è anche molto più di questo) si definisce invece Smart Working.
Ma partiamo dall’inizio: cosa significa Smart Working?

Ringraziando il super smart blog Medium, riportiamo testualmente la definizione che ne dà: ” Lo Smart Working è una pratica che si sta diffondendo sempre di più nelle società che operano nei cosiddetti Knowledge Works, o lavori di ingegno. Cioè tutti quegli ambiti lavorativi (grafica, design, sviluppo software, consulenza) che si basano, prevalentemente, sull’ uso del proprio cervello coadiuvato da strumenti digitali e software e che non hanno necessità, se non saltuariamente, di accedere a strumentazioni fisiche vere e proprie […] “.

Questa nuova (almeno in Italia) forma di lavoro – che dal mese di maggio è ufficialmente regolamentata e tutelata dallo Stato – si regge su alcune caratteristiche:

  • È flessibile: lo smart worker utilizza gli strumenti che la tecnologia mette a disposizione per lavorare non più solo in ufficio – e nemmeno più solo in casa, perché smart working e telelavoro non sono sinonimi!- ma ovunque ci sia la possibilità di praticare il cloud computing (che, detto in maniera molto povera, sta a significare l’utilizzo di servizi in modalità remota grazie a software e spazi di archiviazione accessibili ovunque, con una semplice connessione Internet. Per chi vuole saperne di più, ecco maggiori info) quindi bar, biblioteche, spazi di coworking e chi più ne ha più ne metta.
    Flessibilità è anche quella oraria: con lo smart working i vincoli di orario perdono un po’ del loro significato, mentre assume molta più importanza il lavorare per un progetto o per un obiettivo.
  • Ha bisogno del supporto di alcune tecnologie: quella del cloud computing, come appena visto, ma anche quella delle mobile business application, applicazioni cioè che consentono di gestire completamente il lavoro, dalla customer relationship management alla logistica, a prescindere dal luogo in cui ci si trova.
    Inoltre, dato che lo smart working vive all’interno della dinamica aziendale e non può prescindere da questa, saranno necessarie tecnologie che consentano la comunicazione e il contatto tra colleghi in maniera costante e praticamente istantanea anche se non ci si trova fisicamente negli stessi luoghi: da qui si comprende quanto sia importante la tecnologia del social computing, cioè della connessione tra individui in rete.

Insomma, lo Smart Working sembra rappresentare il futuro, un futuro che con l’aiuto della tecnologia sta creando un lavoro sempre più agile, snello, connesso, – smart – se si vuole utilizzare l’invidiabile efficacia della sintesi anglosassone. Un lavoro che, pur restando inserito all’interno di una dinamica aziendale, “dona” una libertà abbastanza simile a quella del libero professionista.

Ma il cambiamento che forse non salta agli occhi è sicuramente quello più importante: fatti fuori i vincoli di orario e di presenza in una sede fisica, l’asse portante della definizione di “lavoratore” si sposta dai doveri di tempo e presenza in un dato luogo, a quello di maggiore responsabilità che il lavoratore, grazie alle sue nuove libertà dovrà assumersi, in quanto, ovviamente, la mancanza di “vincoli” non deve impattare sulle performance richieste dall’ azienda.

La direzione intrapresa quindi, sembra proprio quella che renderà i lavoratori più consapevoli e orientati al risultato, piuttosto che al tempo, e anche se questa rivoluzione (perché tale è la portata del cambiamento) non sarà immediata, non dovrà trovarci impreparati, soprattutto chi nel mondo del lavoro dovrà vivere ancora per molti anni.

Dal canto nostro, vi aspettiamo all’Informagiovani, dato che il nostro spazio è utilizzabile anche per lavorare!
Che siate degli smart worker in cerca di un luogo tranquillo o un aspirante libero professionista che ha bisogno di un posto ben attrezzato in cui cercare ispirazione e iniziare a muovere i primi passi, ma anche se fate parte di un gruppo di studio o di persone con in mente un progetto da far decollare, venite a trovarci durante i nostri orari di apertura, perché diventare smart è più facile di quanto sembra!

I tirocini all’estero di giugno

Eccoci qua con qualche buona occasione da cogliere soprattutto per coloro che hanno completato da poco gli studi o hanno in programma di farlo a breve.
Qui di seguito vi segnalo una serie di tirocini all’estero per cui fare domanda nei prossimi giorni, per poter cominciare a settembre e mettere a frutto le conoscenze acquisite con la laurea.
I settori sono molto vari e c’è possibilità per ogni tipo di laurea, da quelle economico- finanziarie a quelle umanistiche.

Cominciamo subito con due tirocini offerti dall’ufficio Eurodesk, la rete di informazione sull’Europa di cui facciamo parte, a Bruxelles!

Per laureati – Web Editor intern per Eurodesk Brussels Link – Bruxelles (Belgio)
Durata: 6 mesi, a partire da settembre 2017
Requisiti: laurea attinente, forte interesse per le politiche europee per i giovani, conoscenza di graphic design e dell’inglese (in particolare capacità di scrittura), possibilmente con un po’ di esperienza, anche nel volontariato.
E’ previsto un sussidio mensile in base a un contratto redatto secondo la Belgian Convention d’immersion professionelle.
Scadenza per le candidature: 16 luglio

Per laureati – Communication Intern per Eurodesk Brussels Link – Bruxelles (Belgio)
Durata: 6 mesi, a partire da settembre 2017
Requisiti: laurea attinente, ottima conoscenza dell’inglese, creatività, conoscenza di Adobe InDesign, interesse per le politiche europee per i giovani.possibilmente con un po’ di esperienza nel settore o di volontariato.
E’ previsto un sussidio mensile in base a un contratto redatto secondo la Belgian Convention d’immersion professionelle.
Scadenza per le candidature: 16 luglio

Tirocini per laureati o diplomati presso l’EMSA – European Maritime Safety Agency – Lisbona (Portogallo)
Durata: dai 3 ai 6 mesi, a partire da settembre 2017
L’EMSA offre 9 tirocini nei settori: organizzazione e gestione eventi, legale, informatico, analisi e valutazione.
I requisiti sono lauree o preparazione attinenti, conoscenza della lingua inglese.
Scadenza per le candidature: 30 giugno

Per laureati o laureandi – Marketing trainee presso la Banca Europea degli Investimenti – Lussemburgo
Durata: 5 mesi
Requisiti: studi nel settore economico finanziario, della comunicazione o altri attinenti; conoscenza degli obiettivi dell’agenzia, della terminologia finanziaria; ottima conoscenza dell’inglese
Il tirocinio può prevedere un rimborso.
Scadenza per le candidature: 17 luglio

Per studenti e laureati presso Eurochambres – Policy Department – Bruxelles (Belgio)
Durata: da 3 a 6 mesi a partire da settembre 2017
Requisiti: studi in economia applicata, conoscenza delle istituzioni europee, ottima conoscenza dell’inglese o possibilmente del francese.

Prevista retribuzione più buoni pasto.
Scadenza per le candidature: 7 luglio

Per laureati – Tirocinio settore energia presso l’Organizzazione Europea dei Consumatori . Bruxelles (Belgio)
Durata: 6 mesi a partire da settembre 2017
Requisiti: diploma universitario, conoscenza del funzionamento delle istituzioni europee, buona conoscenza dell’inglese.
Prevista una retribuzione, un biglietto viaggio, trasporti locali.
Scadenza per le candidature: 9 luglio

L’operatore socio sanitario: una figura in divenire

L’operatore socio sanitario, il cui acronimo è O.S.S., è una figura operante nel campo dell’assistenza socio-sanitaria nata a seguito dell’accordo Stato Regioni del 22/02/2001.

Ha sostituito le precedenti figure che si occupavano di assistenza, sia nell’area sanitaria (OTA) che nell’area sociale (OSA) integrando funzioni, compiti e competenze delle due aree.

L’ O.S.S. è un operatore di base preposto ai bisogni fondamentali dei pazienti assistiti (lavarsi, vestirsi, mangiare, dormire, muoversi).

Lavora con persone che vivono in una condizione di disagio sociale o che sono malate.

Può lavorare in ospedale e negli altri servizi sanitari, nei servizi sociali (comunità alloggio, residenze per anziani, centri diurni, ecc.) o a casa della persona.

Collabora, quindi, con altri operatori di differente professionalità, ma che hanno le stesse finalità (medici, psicologi, assistenti sociale, educatori, fisioterapisti, con famiglie degli assistiti e associazioni di volontariato).

Il suo intervento sarà prettamente tecnico in area sanitaria, ove potrà occuparsi in autonomia dell’assistenza di base al paziente e di ulteriori attività solo dietro precise indicazioni dell’infermiere.

Sarà, invece, un intervento relazionale con l’utente nell’area sociale. Non può compiere attività invasive di competenza prettamente medico-infermieristica.

Un aspetto di fondamentale importanza del lavoro di operatore socio sanitario è la sua capacità di relazione umana con la persona che, in situazione di difficoltà, ha anche bisogno di accoglienza, sostegno e comprensione.

Si diventa O.S.S. a seguito dell’attestato di qualifica conseguito al termine di specifica formazione professionale.

La qualifica si consegue al termine di un percorso formativo della durata complessiva di 1010 ore (tra lezioni in aula, stage ed esame finale) organizzate in maniera differente a seconda dell’Ente che gestisce il corso.

Le materie di studio (550 ore) sono raggruppabili in quattro aree: area socio-culturale, istituzionale e legislativa, area psicologica e sociale, area igienico-sanitaria e area tecnico-operativa.

Lo stage dura 450 ore (120 in ambito sociale e 330 in ambito sanitario), normalmente con impegno a tempo pieno.

Al termine del corso è previsto un esame finale, comprendente una prova scritta, una pratica ed una orale, con il superamento della quale si ottiene l’attestato di qualifica valido su tutto il territorio nazionale.

Negli ultimi anni i corsi per O.S.S. sono stati solo a pagamento (autorizzati).

In questi giorni è invece uscito il bando di un corso O.S.S. gratuito, ad occupazione garantita, rivolto a persone disoccupate domiciliate o residenti nelle Marche di età ≥ 17 anni e con obbligo scolastico assolto.

Questo ed altri bandi sono consultabili sul sito dell’Informagiovani di Ancona alla pagina formazione.

L’autovalutazione delle competenze: viaggio tra realtà e immaginazione.

Quante volte abbiamo letto, detto o sentito: “Se non sei tu il primo ad apprezzarti, non pretendere che lo facciano gli altri”?

Mentre questo è vero per alcune persone, altre non hanno bisogno dell’incoraggiamento della frase sopra citata, in quanto sono fin troppo “abili” a percepirsi come super: in sostanza, l’errata valutazione di se stessi e delle proprie competenze è all’ordine del giorno.

Senza andare a disturbare l’ Effetto Dunning-Kruger – una distorsione del pensiero dalle conseguenze talvolta esilaranti che porta a credere di avere conoscenze e abilità delle quali si è invece totalmente privi o quasi – capita spesso di non riuscire a valutare con la necessaria freddezza ed oggettività le proprie competenze (che, ricordiamo, consistono in quell’insieme di conoscenze ed esperienze tali da permettere di svolgere una certa mansione con risultati efficaci. Niente che si possa improvvisare, insomma).

Quando accade che siamo un po’ troppo benevoli con noi stessi la cantonata è dietro l’angolo e se non si è abbastanza pronti a riconoscere i propri limiti per ridimensionarsi e migliorarsi le cose non potranno che peggiorare; paradossalmente (oppure no?) è stato dimostrato proprio dai due psicologi Dunning e Kruger che la non consapevolezza delle proprie voragini è quasi sempre accompagnata da una assoluta sicurezza nell’atteggiamento, solidità e alta valutazione delle proprie competenze.

Altrettanto drammatica è la situazione inversa: quella dell’insicurezza che porta a sottostimare le proprie capacità (soprattutto in relazione agli altri) e che fa sentire non all’altezza di una determinata prova o situazione, fino ad arrivare a dei blocchi che causano una autentica e costante infelicità.

Ma lasciandoci alle spalle questi due estremi, alla maggior parte delle persone capita di oscillare tra momenti di fiducia nelle proprie abilità e altri in cui si ha l’impressione di trovarsi di fronte a delle prove (esami, colloqui) insormontabili.

Quindi come si fa a raggiungere il Nirvana della giusta percezione delle proprie competenze?

Come tutte le cose belle e durature, dietro c’è sempre tanto lavoro da fare: in questo caso, solo lo studio e la relativa pratica fanno sì che alla fine quelle competenze le facciamo nostre sul serio e sappiamo anche valutarne il livello; questo perché solo sapendo come si fa un certo lavoro si è in grado di sapere se lo si sta svolgendo bene o male.

Lo studio e la pratica daranno inoltre il La per un’altra questione fondamentale, che è quella del confronto con gli altri: se si è in grado di tenere sempre occhi e mente aperti, si potrà mettere in moto quel circolo virtuoso (e sottolineiamo virtuoso!) di confronto con i nostri colleghi e aspiranti tali, dai quali possiamo sia imparare come svolgere al meglio una certa mansione, che acquisire gli strumenti per valutarci in relazione a loro.
Insomma, l’unico modo per non perdere il contatto con la realtà e precipitare in uno dei due estremi è quello di stare sempre a contatto con gli altri, soprattutto di chi potrebbe saperne più di noi.

E voi, come valutate le vostre competenze?

Vi aspettiamo all’Informagiovani  per aiutarvi ad acquisire gli strumenti necessari a valutarsi correttamente e per darvi consigli su come arricchire il vostro bagaglio di esperienze, conoscenze, abilità, insomma di competenze necessarie a non farsi trovare mai più (inconsapevolmente) impreparati!

Vacanze estive in treno: scelta ecologica

Le vacanze estive rappresentano il periodo dell’anno più ambito da studenti e lavoratori, che le attendono impazienti per poter godere di un periodo di svago in località di mare, di montagna o in città d’arte.

Molti avranno già programmato con anticipo le loro vacanze, altri invece cercano le offerte last minute.

Diverse le mete, diversi ovviamente i mezzi di trasporto scelti.

C’è chi non vuole rinunciare alla propria autonomia e preferisce viaggiare in auto, camper, moto o anche bici con la libertà di decidere quando e dove fermarsi e magari cambiare anche percorso.

C’è chi invece preferisce rilassarsi e lasciarsi trasportare verso la meta desiderata e quindi sceglie di viaggiare in aereo, nave o treno.

Tra questi poi chi vuole evitare code, a volte lunghissime ed estenuanti soprattutto nei periodi caldi, ai check-in aerei e navali, preferisce il treno.

Viaggiare in treno infatti consente di ammirare i paesaggi ed i luoghi che attraversiamo per arrivare a destinazione, chiacchierare con il compagno di posto e dedicarsi ad attività rilassanti come la lettura di un libro o l’ascolto della musica.

Un mezzo di trasporto decisamente economico ed ecologico, per una vacanza originale estiva lungo gli itinerari turistici in treno, alla scoperta del patrimonio culturale e naturale della nostra splendida Penisola.

Viaggiare in treno è anche conveniente grazie alle tante iniziative che le aziende intendono mettere sui binari.

Trenitalia Regionale, ad esempio, ha ampliato l’offerta ferroviaria e ha previsto sconti e promozioni per chi utilizzerà i treni regionali durate il periodo estivo.

Tante sono le offerte previste: dal PASSXTE, il pass no limit che permette di viaggiare nel weekend per 48 ore ad un prezzo fisso e consentirà di salire su Frecce, Intercity e Regionali in ogni angolo d’Italia, a sconti per i bambini, a gratuità per il trasporto di animali e per il trasporto di una bici pieghevole.

Lunga, inoltre, la lista degli eventi d’arte e degli spettacoli che offrono sconti e promozioni a chi abbandona l’auto per muoversi con il mezzo di trasporto pubblico green per eccellenza.

Tutte le offerte divise per regione sono consultabili a questo link.

Buon viaggio!

Riforma dell’università, lavoro ed Europa

Proprio in questi giorni sono usciti alcuni articoli sui risultati della riforma del sistema universitario avviata quasi 20 anni fa, che ha portato il percorso di molti corsi universitari ad essere articolati in due livelli. Il nuovo sistema, basato su due cicli di studi universitari, prevede la conclusione degli studi dopo 3 anni, e la possibilità di specializzarsi poi con ulteriori 2 anni di studio.

Come per altre iniziative e riforme avviate come membri dell’Unione Europea, il nostro sembra essere un atteggiamento passivo, come se l’avessimo fatto solo perché “ce lo chiede l’Europa”.
Vale la pena di ricordare un paio di cose che ci possono aiutare a capire meglio la situazione ed eventualmente a beneficiare dei cambiamenti avvenuti.

Primo: perché lo abbiamo fatto?
La riforma del sistema universitario rientra nel processo di Bologna, un impegno che gli stati membri, tra cui l’Italia, si sono presi per raggiungere degli obiettivi di occupazione e sviluppo a beneficio di tutti i cittadini europei (avrete sentito parlare degli obiettivi di Europa 2020). In particolare, la riforma di cui parliamo oggi è la progressiva omogeneizzazione dei sistemi di istruzione (che non significa avere corsi identici e perdere la nostra specificità).

Secondo: quali sono i risultati che si vogliono ottenere?
La riforma è stata introdotta per facilitare la mobilità degli studenti in Europa, il riconoscimento degli studi fatti e delle conoscenze acquisite (con il sistema dei crediti), per facilitare l’accesso ai corsi di specializzazione che ci interessano di più e che magari vengono offerti in università di altri paesi.
Questo nuovo sistema inoltre mira a rendere più facile e veloce il riconoscimento dei titoli professionali in un paese diverso da quello in cui si vuole lavorare, magari perché ci sono migliori opportunità nel nostro settore.

Fin qui, tutto chiaro. Come mai allora non tutto è risultato in un sistema universitario efficace e nel miglioramento delle condizioni generali del mercato del lavoro, strettamente legato al livello di educazione dei lavoratori?
I fattori sono sicuramente molti e interagiscono tra loro in modo complesso. Possiamo comunque osservare alcuni dati che ci riguardano e che fanno un po’ di luce sul modo in cui abbiamo messo in pratica questa strategia.

Nonostante siamo tutti membri dell’UE, i governi nazionali restano responsabili dei loro sistemi di istruzione e formazione, e le singole università organizzano i rispettivi programmi di studio in autonomia.

Sulle performance del nostro sistema universitario, come osservato anche negli articoli usciti (se si arriva a leggere dopo la prima frase) pesano alcuni fattori “nostrani”. Per nominarne alcuni: un alto numero di abbandoni e di fuoricorso, tagli ai fondi destinati all’istruzione e alle università, e lo spirito di autoconservazione delle università stesse, cioè la difficoltà nell’elaborare corsi di studio adeguati alla durata triennale e alla competizione internazionale.

A questo panorama si aggiungono altri elementi, che incidono negativamente sulla bilancia della nostra crescita, come il peso marginale ancora riconosciuto alle donne nel mondo del lavoro, nonostante il fatto che si laureino di più e meglio. Aggiungiamo anche una cultura del lavoro ancora molto poco basata su merito e risultati.

Allora, qual è la buona notizia?
La buona notizia è che oggi ci possiamo laureare in 3 anni invece che in 4, e questa laurea equivale a quelle rilasciate in altri paesi. Questo significa che abbiamo accesso a tutte le opportunità per laureati, anche fuori dell’Italia. Inoltre con la laurea triennale abbiamo un titolo valido per iscriverci, senza limitarci all’offerta locale, al corso di specializzazione che preferiamo, che risponde di più alle nostre esigenze formative, e che riteniamo più valido e innovativo.

Domande? Perplessità? Cercherò di rispondervi da qui: europa@informagiovaniancona.com

Giugno: il tempo degli esami

L’agognato mese di giugno che rappresenta per molti la fine della scuola è, però, anche il mese degli esami per gli studenti della scuola secondaria di primo e di secondo grado.

Iniziano, infatti, questa settimana gli esami di terza media e la prossima quelli di maturità (21/06/2017 la data di inizio).

Le scuole secondarie di primo grado hanno calendari autonomi ma nella maggior parte degli istituti la partenza ufficiale è scattata ieri con lo scritto di italiano.

L’esame consiste in 3 o 4 prove scritte (in base al numero di lingue straniere studiate) fissate in date differenti dalle varie scuole e nella famigerata e tanto temuta PROVA INVALSI che è fissata a livello nazionale per giovedì 15 giugno.

Gli scritti sono elaborati dalle commissioni mentre la Prova Invalsi che verterà su due discipline (italiano e matematica) sarà uguale su tutto il territorio nazionale.

La prova Invalsi è una prova scritta che ha lo scopo di valutare il livello di apprendimento degli studenti al terzo anno della scuola secondaria di primo grado. I contenuti dei test sono realizzati dall’Istituto Nazionale per la Valutazione del Sistema dell’Istruzione (INVALSI).

Il tempo concesso per lo svolgimento di questa prova è di 75 minuti per ciascuna materia; le materie sono italiano e matematica.

Diversi i tempi concessi per lo svolgimento delle altre prove scritte: 4 ore per italiano, 3 ore per ciascuna della altre.

La prova di italiano prevede la scelta tra cinque tracce: lettera ad un amico, relazione di un libro, pagina di diario, tema di attualità, relazione su una gita.

La prova di matematica è una sorta di compito che raccoglie argomenti studiati durante l’ultimo anno di scuola media. Questo test ha lo scopo di valutare le conoscenze acquisite e la capacità di risoluzione di problemi.

La prova di lingua straniera prevede la scelta tra: lettera ad un amico e comprensione del testo.

La prova orale, infine, è un’interrogazione sulle materie studiate durante l’anno scolastico e può durare tra i 15 e i 30 minuti.

L’orale è composto di due momenti: la presentazione della tesina o mappa concettuale preparata dallo studente (circa 5 – 10 minuti) e le domande dei professori che compongono la commissione.

Quest’anno gli Esami di terza si svolgono per l’ultima volta con le modalità attuali. Dal prossimo anno scolastico, infatti, entrerà in vigore quanto previsto dai decreti attuativi della Buona Scuola.

L’esame si baserà, quindi, su tre scritti e un colloquio orale: una prova di italiano, una di matematica, una sulle lingue straniere, un colloquio per accertare le competenze trasversali, comprese quelle di cittadinanza.

La prova Invalsi, invece, si svolgerà nel corso dell’anno scolastico e non più durante l’Esame.

L’esame di terza media è sicuramente un momento importante per la carriera scolastica degli studenti: passo conclusivo della scuola secondaria di primo grado, al termine di esso i ragazzi saranno proiettati in un nuovo mondo, quello della scuola superiore.

Non ci resta che augurare un caloroso in bocca al lupo ai ragazzi che stanno sostenendo l’esame e ovviamente buone vacanze!

Campo Giovani, un’estate diversa

I giovani studenti si stanno avvicinando alla fine della scuola e stanno pensando a come trascorrere la tanto agognata estate.

Chi pensa di passarla sdraiato su un lettino e chi invece non ha assolutamente voglia di fermarsi, anzi.

La vacanza può essere un’occasione per fare un’esperienza nuova, diversa e arricchente.

Come le esperienze promosse da Campo Giovani.

CampoGiovani è un progetto del Dipartimento della Gioventù e del Servizio Civile Nazionale destinato a ragazzi e ragazze residenti in Italia, di età compresa tra i 14 ed i 22 anni frequentanti istituti scolastici superiori o iscritti ai primi anni del ciclo universitario.

Grazie a questo progetto i giovani possono trascorrere una settimana da protagonisti con la Marina Militare, la Guardia Costiera e la Croce Rossa Italiana, in difesa dell’ambiente, in aiuto alla popolazione, al servizio dell’Italia.

Da giugno a settembre, una settimana per apprendere nozioni utili, fare amicizia, conoscere persone e soddisfare la propria voglia di impegno civile.

Sono previsti vari campi il cui programma varia a seconda dell’ente in cui si svolge il campo.

Nel caso della Marina Militare sono previsti dei “Corsi velici estivi”, rivolti a studenti delle scuole medie superiori, con lo scopo di avvicinare i giovani al mondo della vela, diffondere il rispetto e la conoscenza del mare e della natura, la conoscenza di ritmi, regole e tutti quegli elementi che in questa si fondono.

Nel caso della Guardia Costiera il programma del campo estivo mira a far avvicinare i ragazzi alla tutela del mare, delle nostre coste e dei parchi marini con particolare attenzione alla promozione di comportamenti tesi alla salvaguardia della vita umana, alla protezione dell’ambiente marino e della fauna ittica oltre che alla conoscenza delle regole fondamentali per una navigazione sicura.

Nel caso, infine, della Croce Rossa, l’intento è avvicinare i giovani alle grandi sfide che l’associazione si è posta per cui oltre a percorsi di Primo Soccorso, verranno proposti percorsi di sensibilizzazione su: infezioni sessualmente trasmissibili, educazione alimentare, educazione stradale, cambiamenti climatici, dipendenze patologiche (alcol e droghe), razzismo e xenofobia, Diritto Internazionale Umanitario, Protezione civile e sui processi comunicativi.

Da pochi giorni è uscito il bando della Marina Militare per 300 giovani (anche femmine), desiderosi di trascorrere dieci giorni indimenticabili al timone di una barca a vela, con la guida e i consigli degli istruttori specializzati della Marina.

I corsi sono gratuiti e si tengono presso tre strutture della Marina Militare che possiedono una lunga tradizione nell’arte dell’insegnamento dell’arte marinaresca: l’Accademia Navale a Livorno, la Scuola Sottufficiali a La Maddalena e la Scuola Navale Militare F.Morosini a Venezia.

Le domande sono aperte fino al 16 giugno 2017.

Scelta universitaria: open day

La scelta del corso di laurea e dell’Ateneo in cui studiare non è per niente semplice. Ogni anno tantissimi studenti si trovano davanti a questo bivio: riflettere su cosa seguendo le passioni o le richieste di mercato.

Ancora una volta torniamo a sottolineare quanto l’orientamento sia un momento molto importante da non sottovalutare se si vuole scegliere l’Università che meglio si adatta alle proprie esigenze.

È necessario dedicare un po’ di tempo all’orientamento in modo da riuscire ad individuare il corso migliore per le proprie capacità e per i propri sogni. Infatti il mercato è in continua evoluzione e per quanto si possano fare previsioni, queste sono poco attendibili per sapere cosa sarà più richiesto alla conclusione del percorso di studi, tra “x” anni.

È meglio investire energie per raccogliere il maggior numero di informazioni possibili e attendibili.

Una volta superato l’esame di maturità, chi non ha già effettuato la scelta ha ancora qualche opportunità di orientamento.

Infatti oggi in ogni Ateneo esiste l’ufficio di orientamento che organizza e promuove diverse attività per gli studenti che devono scegliere ed immatricolarsi.

 Un buon modo per risparmiare tempo è partecipare agli Open Day delle Università che sono in programma anche per il periodo estivo.

Gli Open Day , se da un lato sono considerati un’operazione di marketing per le Università, dall’altro se fruttati bene, sono un’ottima opportunità per gli studenti, di chiedere informazioni, entrare in contatto con i docenti, visitare le strutture e confrontarsi con altri studenti.

In queste occasioni è possibile sapere quali sono i corsi a numero chiuso, le scadenze per le iscrizioni, per eventuali borse di studio e sussidi.

Invece di fare un salto nel buio ecco i prossimi appuntamenti da non perdere durante il periodo estivo dedicati a chi sta valutando di iscriverti ad un corso di un ateneo nella regione Marche

L’università Politecnica delle Marche il 19-20-21 luglio organizza: “Guardando al futuro” occasione in cui è possibile anche iscriversi e superare il test di conoscenze, valido per l’immatricolazione a tutti i corsi di laurea ad eccezione di quelli a numero programmato.

L’università di Camerino ha in programma il 20 luglio “Studente per un giorno” e “Porte aperte in Unicam “ nei mesi di luglio ed agosto.

L’università di Macerata organizza gli open day dal 27 luglio al 24 agosto, giornate in cui docenti e tutor saranno a disposizione per la presentazione dei propri corsi di laurea.

Infine l’Università di Urbino promuove alcune attività: incontri individuali e di gruppo, visite guidate ed un servizio di informazione dedicato.

Preparate l’esame di maturità e pianificate la vostra partecipazione agli open day!

Servizio Civile 2017, anche all’estero!

Un anno di servizio civile può significare molte cose per chi partecipa, ed è sicuramente un’ottima occasione di crescita personale e di miglioramento delle proprie soft skill, quelle che non si insegnano in nessuna scuola ma sono richieste praticamente in ogni ambito lavorativo.

Vale la pena di ricordare in breve i principi e i motivi che stanno alla base dell’istituzione del Servizio Civile Nazionale, che ha la funzione di favorire la partecipazione dei giovani e potenziare la loro occupabilità, promuovendo attività di utilità sociale secondo i principi costituzionali di solidarietà, inclusione e pace tra i popoli.

Il servizio civile prevede l’impiego di volontari anche all’estero per la promozione della cooperazione internazionale, sempre a sostegno della pace e la solidarietà.
Ad oggi appare di fondamentale importanza per la sopravvivenza di tutti la diffusione e l’educazione dei giovani a questi principi fondanti della nostra Costituzione, che stanno anche alla base della creazione dell’Unione Europea.

A patto di scegliere con attenzione l’organizzazione con la quale svolgeremo il servizio civile, questo può costituire allo stesso tempo un’esperienza di formazione professionale e un anno della propria vita dedicato a un settore che ci interessa esplorare e approfondire.

Se poi scegliamo di partecipare ad un progetto all’estero, si aggiunge a quanto elencato sopra il vantaggio di poter stare per quasi un anno in un altro paese, vicino o lontano, presso una organizzazione che costituisce un punto di riferimento per qualsiasi necessità.

Ai volontari che prestano servizio all’estero è garantita, oltre all’assegno di servizio, la copertura dei costi di viaggio, vitto e alloggio nel paese di destinazione. Questa garanzia costituisce un grande vantaggio per chi è interessato a partire ma non ha molte risorse finanziarie, né una formazione o esperienza professionale forte in grado di permettergli di trovare un lavoro all’estero.

I paesi in cui è possibile svolgere il servizio sono molti e diversi, sia in Europa, che in Asia, America e Africa, e i settori tra i quali si può scegliere sono ambiente, assistenza, educazione e promozione culturale e protezione civile.

Ognuna delle organizzazioni italiane di invio ha sul proprio sito una sezione dedicata ai dettagli del progetto a cui è possibile aderire, con l’indicazione dei periodi di formazione, di partenza e di impegno per la partecipazione. Sono dettagliati i compiti che verranno svolti dal volontario e il contesto nel quale andrà ad operare, a sostegno di professionisti che svolgono il loro lavoro presso le organizzazioni di accoglienza, nei vari paesi.

Per quanto riguarda il servizio civile all’estero sono indicate, oltre alle necessarie precauzioni medico-sanitarie, anche eventuali caratteristiche e competenze preferenziali nella selezione dei volontari, a seconda del paese e del tipo di progetto.

E’ davvero una bella occasione di fare la differenza, di dare un senso ad un anno della propria vita, in linea con il motto proprio del servizio civile: “Sii tu il cambiamento che vuoi vedere nel mondo”.
Buon servizio civile a tutti/e!

Servizio Civile Nazionale: esperienza qualificante

Il Servizio Civile Nazionale nasce come alternativa al servizio obbligatorio di leva, abolito nel 2005.

È il servizio che i cittadini di uno Stato possono prestare a favore di enti pubblici e/o privati, su base esclusivamente volontaria.

Istituito dalla Legge 64/2001, il Servizio Civile Nazionale dà la possibilità ai giovani dai 18 ai 28 anni di dedicare un anno della propria vita a favore di un impegno solidale inteso come impegno per il bene di tutti e di ciascuno e quindi come valore della ricerca di pace.

I settori nei quali è possibile svolgere il servizio civile sono assistenza e protezione civile, ma anche ambiente, educazione e promozione culturale, cooperazione internazionale, interventi di ricostruzione post conflitto o a seguito di calamità naturali, sostegno a comunità di italiani all’estero.

Se in origine era visto come un’opportunità per i neo diplomati, come una sorta di anno sabbatico o per impiegare un anno della propria vita al servizio della cittadinanza, spesso oggi molto giovani, anche laureati, optano per il Servizio Civile Nazionale in alternativa alla disoccupazione.

Infatti il SCN assicura una sia pur minima autonomia economica in quanto è previsto un assegno mensile di 433 euro.

Indubbiamente, però, chi sceglie di impegnarsi nel servizio civile aggiunge un’esperienza qualificante al proprio bagaglio di conoscenze e spendibile nel corso della vita lavorativa.

In questi giorni è uscito il nuovo bando del Servizio Civile Nazionale, che dà la possibilità di scegliere tra tanti progetti ed enti di accoglienza sia in Italia sia all’estero, non solo Europa ma anche America, Giappone, Asia, Africa e Russia.

Nell’ambito del bando nazionale, sono previsti circa più di 1000 posti nelle Marche di cui 150 solo nel territorio di Ancona.

Per chi svolge il servizio civile all’estero, oltre all’assegno mensile di 433 euro, è prevista una quota giornaliera che va dai 13 ai 15 euro, a seconda del paese. Al volontario inoltre viene garantito vitto e alloggio, e il viaggio di andata e ritorno per e dal paese di realizzazione del progetto.

Anche per i volontari che vanno all’estero è prevista una prima fase di formazione e preparazione, che dura circa un mese e viene svolta in Italia: la formazione riguarda sia il servizio civile in generale (storia e funzione), che il contesto e le attività che si andranno a svolgere durante il servizio vero e proprio.

Per sapere quali sono i progetti tra cui scegliere potete consultare la banca dati ufficiale.

All’Informagiovani troverete l’elenco e i bandi dei progetti del territorio di Ancona ed operatori pronti a darvi le informazioni essenziali per poter partecipare e ad aiutarvi nella ricerca di qualunque progetto.

Affrettatevi perché il bando scade il 26 giugno 2017 ore 14.00.