Peer-education, perché funziona?

La peer-education, che la si può definire una metodologia educativa, vede le sue prime applicazioni intorno agli anni ’60, neanche a dirlo, negli Stati Uniti. Ha poi avuto un boom negli anni ‘80 per la campagna informativa sull’AIDS ottenendo importantissimi risultati nel mondo anglosassone. In Italia è arrivata un po’ più tardi ma da alcuni anni ormai è molto utilizzata in contesti educativi informali ed in quelli scolastici, qualificandosi come un approccio articolato utile e funzionale all’ educazione alla salute. Essa propone dei modelli di comportamento sani, orientando l’individuo al benessere, mettendo in luce le criticità e i danni a cui si va incontro seguendo condotte cosiddette “a rischio”.

Ma come si attua un percorso di peer-education? E soprattutto, quali sono i protagonisti e i destinatari?

Letteralmente significa “educazione fra pari” e nella maggior parte dei casi tale proposta educativa è attuata in contesti giovanili, anche se per “pari” si intende un gruppo di individui che vivono e convivono uno stesso ambiente e hanno gli stessi interessi, a prescindere dall’età. Certo è, che soprattutto nel mondo adolescenziale, questa metodologia ha un forte impatto e la trasmissioni delle informazioni risulta essere molto efficace, sia in contesti formali come la scuola, sia in quelli informali.

Scelto il tema da trattare il passo più importante e delicato da tenere in considerazione per avviare un tale percorso è quello del coinvolgimento del gruppo classe, perché, cosa fondamentale è che i peer-educator, ovvero gli individui che saranno formati e che poi andranno a formare i loro pari, vengono selezionati tramite autocandidatura. Loro stessi scelgono, in base alle loro motivazioni ed interessi, di impegnarsi in un percorso formativo per condividere poi le informazioni ricevute con i loro pari, nel modo che reputano più opportuno e più vicino al loro linguaggio mettendo in campo le loro competenze, life-skills, che sono patrimonio di ogni individuo e che, a seconda delle necessità, vengono attivate con risultati spesso sorprendenti. Alcune caratteristiche, comunque, sono  comuni agli aspiranti peer educator che devono possedere buone capacità comunicative e relazionali, essere in grado di lavorare in un gruppo ed essere percepiti dai pari come affidabili e credibili; è questa la gran forza di questa metodologia, ovvero lo sfruttare il rapporto di influenza reciproca e continua che si manifesta all’interno di un gruppo di pari.

La peer-education, quindi, dà vita ad un movimento virtuoso di condivisione di conoscenze e di messaggi che si svolge in maniera sempre pro-attiva e che a cascata trasmette le informazioni sul tema scelto ad un numero sempre più ampio di individui favorendo così consapevolezza e conoscenza reciproca.

 

 

La piramide si aggiorna

Chi non conosce la piramide di Maslow? Lo psicologo statunitense ipotizzò un modello motivazionale dello sviluppo umano basato su una gerarchia di bisogni, disposti a piramide appunto, in base alla quale la soddisfazione di quelli più elementari è condizione necessaria per fare emergere quelli di ordine superiore.
Pensiamo alle nostre abitudini di oggi e a quale sia il primo pensiero, o l’ultimo, della giornata: il cellulare è carico? Ho linea? Beh, non sarà così per tutti, ma per tanti è quasi diventata un’ossessione. Le attività quotidiane sono cadenzate da notifiche sonore o da emozionanti “vibrazioni” che ci dicono che qualcuno ci ha letto, ci ha scritto, ci ha dato un like o ci ha taggato. Sono certezze che si ricercano costantemente e che ci regalano una sorta di confortevole sensazione, ci raccontano che ci siamo e che siamo social-mente attivi.
Può capitare, in alcuni casi, di assumere addirittura identità virtuali parallele per compiere azioni, tenere atteggiamenti, usare parole molto distanti da ciò che siamo; forse proprio perché non abbiamo le energie di cambiare le cose, di trasformarci, di uscire dagli schemi convenzionali della reale vita sociale. Si tratta di un vero e proprio rifugio ideale che ci conforta e ci rilassa.
Ma poi, quale è la “vera” realtà? I nativi digitali, forse, considerano la rete il luogo in cui si vive realmente, in cui la socialità è viva e in cui si sviluppano idee, progetti e comunità. È un ambiente da abitare, un’estensione della mente umana, un mondo che si intreccia con il mondo reale determinando vere e proprie ristrutturazioni cognitive, emotive e sociali dell’esperienza.
La scelta del titolo di questo articolo è stata fatta proprio per questo, perché, per certi versi, le teorie sui bisogni dell’uomo, studiati e classificati da Maslow, sono un po’ messe in crisi; potremmo pensare che lo schema proposto dallo psicologo possa essere un po’ modificato e che alla base della piramide possa esserci la batteria o il wi-fi (ad esempio), prima dei bisogni elementari?
Leggiamola un po’ come una provocazione che ci aiuti a riflettere sul giusto atteggiamento che dovremmo avere nei confronti di un modo di vivere ormai influenzato dalla nuova tecnologia, che ci aiuta sì, che ci rende “smart” ma che ci può rendere anche un po’ schiavi se non ne abbiamo la giusta consapevolezza .
E allora basta leggere questo articolo, via, mettiamo in tasca lo smartphone, spegniamo il computer e andiamo a farci una passeggiata!

Tutti dovrebbero fare una scuola di podcast

Un paio di settimane fa è partita l’iniziativa “A scuola di podcast” che offre la possibilità a 30 ragazz* di imparare le conoscenze e le competenze basilari per la realizzazione di un podcast. Siamo solo a metà percorso e abbiamo già la certezza di poter dire che tutti dovrebbero poter fare una scuola di podcast. Perché? I motivi sono diversi.

Un motivo è che abbiamo capito che la tecnica per fare un podcast era solo una scusa: questo percorso sta dando la possibilità a ragazzi e ragazze di potersi confrontare, prima di tutto con se stessi e le proprie capacità, i propri limiti, qualche incertezza e un sacco di sogni, visioni, progetti. Questo è stato un gran regalo che ci siamo fatti, che ognuno di noi si è fatto: sia chi ha partecipato, sia chi ha organizzato. Credo sia importante dare l’opportunità, soprattutto a chi è giovane, di avere uno spazio ed un tempo immaginati proprio per fare questo.

Un motivo è che abbiamo capito che le storie e i percorsi di tutti noi non sono sempre così lineari, precisi, orientati e definiti: ci sono inciampi, incertezze e indecisioni che rendono la nostra vita non un terreno coltivato regolarmente con tutti gli alberelli in fila ben posizionati, ma a volte una selva oscura come quella dantesca e intricata come nei racconti horror. Ma non per questa è meno bella. Anzi.

E infine, un motivo è che abbiamo capito che è importante e bello, qui e adesso, dedicare tempo e spazio ai giovani, ascoltare quello che dicono, osservare quello che fanno, accogliere le loro proposte. Dar loro modo di sperimentare, capire, allenarsi, sbagliare e trovare una propria singolarità.

Un’esperienza come la “nostra” scuola di podcast rappresenta la possibilità di mettersi in gioco senza giudizi e pregiudizi, senza la paura di poter mettere in pericolo qualcosa. Tutti dovrebbero fare una scuola di podcast così, anche per il solo gusto di scoprire un po’ meglio se stessi e, chissà, stupirsi un po’.

Festival, nonostante tutto

Oggi inizia, nonostante tutto, la Biennale cinema di Venezia, con numeri  di spettatori e proiezioni meno affollate del solito.

In questa occasione abbiamo pensato di fare una piccola riflessione sull’organizzazione di eventi, grandi e piccoli, ai tempi del Covid19, per vedere come si sta trasformando questo mondo, negli anni sempre più ricco di proposte e sempre più importante dal punto di vista dell’intrattenimento, della circolazione delle idee, della trasmissione di contenuti e saperi e, non meno importante, dal punto di vista dell’indotto economico.

Questa riflessione riguarda da vicino anche noi (naturalmente più in piccolo) visto che ci troviamo in questi giorni a progettare attività ed eventi per i prossimi mesi.

Cosa è successo e cosa sta succedendo ai grandi festival, quelli che richiedono mesi di lavoro per la preparazione? (eh sì, la buona riuscita di un evento richiede molto lavoro di programmazione!). Alcuni sono stati rimandati di alcuni mesi, nella speranza che l’emergenza sanitaria si attenui e sia possibile tornare a pensare un festival come prima della pandemia di Covid19 (ipotesi ancora piuttosto lontana), mentre altri sono stati ripensati per poter essere svolti ugualmente e per poter lo stesso raggiungere e far partecipare gli interessati.

Con numeri in presenza più bassi, ma spesso con ottimi risultati visto che per molte serate tutti i biglietti sono stati venduti. Cominciamo dai festival nostrani, ma che hanno ormai una rilevanza e un pubblico internazionale.

Il Macerata Opera Festival, che quest’anno ha scelto come colore tema il bianco coraggio, si è comunque svolto tra luglio e agosto. Come tutti ha dovuto ridurre il numero degli spettatori in presenza, ma ha pensato a piccoli eventi e concerti diffusi, cioè sparsi in varie piazze e luoghi della città, in giornate diverse, per allargare la possibilità di partecipazione.
Se qualcuno pensasse che questo anno difficile abbia scoraggiato l’organizzazione, ecco la prova che siamo a tutt’altro punto: sono già state definite le date e le opere per il prossimo anno, il 2021, che segna i 100 anni di attività dello Sferisterio. In preparazione ci sono eventi disseminati su più mesi, che includeranno il festival del prossimo luglio e agosto. Si possono già acquistare i biglietti!

Anche il ROF – Rossini Opera Festival ha trovato una soluzione più possibile adatta alle esigenze sanitarie e ha registrato comunque un buon successo di pubblico, anche straniero. Con dirette streaming gratuite sul sito web e sui canali social del Festival, videoproiezioni in piazza, e grazie alla collaborazione con la rete di Ambasciate, Consolati e Istituti Italiani di Cultura, il festival ha avuto finora un buon successo e decine di migliaia di spettatori. Finora, perché il ROF ha previsto anche una sezione autunnale di concerti, a novembre. E anche qui si lavora già all’edizione del 2021.

Per parlare di festival dei prossimi giorni, vi segnaliamo la quinta edizione del Festival del disegno, che prevede tra settembre e ottobre eventi in tutta Italia, i più vicini a noi  a Fabriano e CameranoUn festival dedicato all’arte del disegno come espressione, con attività per adulti e bambini, ma anche qui con la possibilità di seguire online alcuni incontri e laboratori.

Guardiamo un po’ più lontano, ma nemmeno tanto, visto che la maggior parte dei festival sono raggiungibili in poche ore e addirittura ad alcuni è possibile partecipare in giornata. Ecco alcuni festival che ci sentiamo di consigliare.

Cominciamo con il Festival di Internazionale, che di solito è il primo fine settimana di ottobre, a Ferrara. Al festival partecipano esperti e personaggi importanti del giornalismo internazionale, ma anche scrittori e artisti, per confrontarsi sui principali temi di attualità. Quest’anno il festival comincerà come sempre a ottobre, ma durerà fino a maggio, con eventi organizzati un fine settimana al mese: come sempre incontri, presentazioni, proiezioni, mostre e workshop (a breve sarà pubblicato il programma). Sempre molto frequentato da giovani, è anche un ottimo modo di passare un bel fine settimana: Ferrara, come le altre città che ospitano questi festival, vale una visita.

Il festival del Fundraising si è subito organizzato per offrire quattro webinar gratuiti tra il 15 e il 18 settembre, per diffondere e promuovere la cultura del fundraising, perché tutte le organizzazioni nonprofit siano consapevoli dell’importanza del fundraising come modo per rendere libera e indipendente la propria organizzazione. Ci sono anche workshop e masterclass, per chi vuole imparare subito qualcosa da applicare.

Il Festival della Mente “il primo festival europeo dedicato alla creatività e alla nascita delle idee”, a Sarzana (in Liguria) che si terrà il prossimo fine settimana, ha scelto un format ridotto e ibrido, con una ventina di incontri in presenza di pubblico, contemporaneamente trasmessi in live streaming e una serie di interventi di ospiti internazionali, realizzati appositamente per il festival e visibili solo online. Insomma si può partecipare anche senza arrivare fin là.

Settembre è anche il mese del Festival della Letteratura a Mantova, che per il 2020 ha deciso di ripensare il festival in quattro spazi di incontro e partecipazione. Eventi dal vivo e in streaming all’interno della città, l’apertura di una radio del Festival, la pubblicazione di un almanacco, la creazione di contenuti speciali per il web.

Pordenonelegge, dal 16 al 20 settembre, è un altro festival dedicato a letteratura, poesia, teatro, anteprime e novità editoriali, che ha scelto la formula del festival diffuso, portando gli autori in piccole location in giro per la provincia. Il festival ha anche una sua tv, Pnleggetv, da cui sarà possibile seguire oltre 70 incontri, in diretta o in differita.

Anche il Festival delle Filosofia, che si svolge il 18, 19 e 20 settembre tra Modena, Carpi e Sassuolo, quest’anno ha dovuto organizzarsi per gli eventi in presenza, con un sistema di prenotazioni per rispettare i numeri massimi. Il programma è comunque molto ricco, e prevede anche attività dedicate ai più giovani. Il tema quest’anno è “macchine”.
Segnaliamo che sul sito c’è un archivio di video e podcast degli incontri , delle interviste e delle lezioni magistrali dei più importanti relatori del festival: come dire, è possibile non solo partecipare a distanza di spazio, ma anche di tempo.

Ultimo festival che vogliamo consigliarvi, ma che sta in cima al nostro gradimento per l’alta qualità dei relatori e dei contenuti, è il Festival dell’Economia di Trento, che di solito si svolge a inizio giugno. No, non pensate a incontri tra tecnici su argomenti incomprensibili, il festival affronta temi di attualità molto vicini ad ognuno di noi, con un linguaggio accessibile a tutti. L’economia è un filo che attraversa praticamente ogni altro argomento di cui si può parlare, ed è sempre più importante che ne capiamo le dinamiche e le implicazioni sia a livello globale che nella nostra vita quotidiana. Quest’anno il tema è il rapporto tra ambiente e crescita, e non c’è bisogno di dire quanto sia fondamentale ragionare su questo legame. Il Festival dell’Economia lo fa coinvolgendo esperti da tutto il mondo.
Il festival è cominciato a fine maggio con una serie di eventi online, tutti registrati e visibili, come anche quelli degli anni scorsi, e si concluderà con degli incontri a Trento dal 24 al 27 settembre. Se i nomi di Tito Boeri, Paul Krugman, Michael Spence, Amartya Sen, Thomas Piketty e Joseph Stiglitz, solo per citarne alcuni, vi dicono qualcosa, bene, è il momento di vederli in faccia e di ascoltarli con le vostre orecchie 😉

Abbiamo dimenticato qualche festival notevole? Segnalatecelo!

Il 2020 per i festival è sicuramente un anno difficile, ma come spesso succede la difficoltà è anche un momento per ripensare, innovare, sperimentare. Un dato è sicuramente emerso con chiarezza, e cioè che è sempre più importante creare contenuti fruibili online, a distanza, in differita, che possano raggiungere persone in altri luoghi e anche in tempi diversi.
Mettendo in moto la creatività e attivando collaborazioni e contaminazioni, è possibile trovare formule e soluzioni per realizzare eventi grandi e piccoli, senza mettere in pericolo i partecipanti e mantenendo i contatti con le comunità legate da interessi comuni.

E chissà, anche inventarsi qualcosa di nuovo e interessante per confrontarsi: è quello che cercheremo di fare anche noi, nelle prossime settimane.
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Estate: tempo di vacanze

Cosa vi viene in mente quando parlate di estate? Molto probabilmente le vacanze!

Mai come quest’anno, però, il tema vacanze è appeso a un filo, a causa delle misure restrittive attuate dal Governo per il contenimento della pandemia dovuta al Covid-19 che hanno profondamente colpito il settore del turismo, sia nazionale che internazionale.

Vero è che in queste ultime settimane, man mano che vengono allentate le misure restrittive, assistiamo a una seppur lieve ripresa del desiderio di riprendere a viaggiare. La ripresa, però, dipenderà non solo dalle regole, ma anche da cosa vorremo fare noi.

La stragrande maggioranza delle persone ha deciso, infatti, di optare per la riscoperta del proprio Paese, dicendo addio ai viaggi all’estero.

Anche se sono stati riaperti certi confini, tuttavia, molti viaggiatori sono scoraggiati dall’ipotesi di eventuali quarantene o dalla possibilità che tra il momento della prenotazione e quello del viaggio cambino le cose.

Per questo quest’anno si opterà per un “turismo di prossimità”, ossia vacanze non troppo lontano da casa, e per un turismo “più povero* e “forse anche più breve”, come ha previsto il Touring Club.Perché le persone viaggino, infatti, non basta che qualcuno dia loro il permesso di farlo ma serve anche avere soldi da parte e non aver usato tutte le ferie tra marzo e aprile come invece hanno dovuto fare molti dipendenti sia privati che pubblici.

Al fine di aiutare il settore turistico in Italia, il nostro Governo ha allora predisposto il BONUS VACANZE 2020, una delle misure previste dal Decreto Rilancio a sostegno della famiglia e dei cittadini per la fase 2 dell’emergenza.

Cerchiamo di capire meglio come funziona.

COS’È

Il bonus vacanze o tax credit vacanze consiste in un credito a favore dei nuclei familiari, costituiti anche da una sola persona, che decidono di trascorrere le proprie vacanze presso una struttura ricettiva italiana.

CHI PUÒ RICHIEDERLO

Tutte le famiglie con ISEE inferiore a 40.000 euro. Può essere richiesto da un solo componente per nucleo familiare, indipendentemente dal numero di persone che usufruiscono della vacanza.

Per il calcolo dell’ISEE è necessaria la Dichiarazione sostitutiva unica (DSU), che contiene i dati anagrafici, reddituali e patrimoniali di un nucleo familiare e ha validità dal momento della presentazione e fino al 31 dicembre successivo.

COME RICHIEDERLO

Può essere richiesto e viene erogato esclusivamente in forma digitale tramite l’app IO, l’applicazione dei servizi pubblici, scaricabile gratuitamente dagli store digitali.

Per ottenerlo è necessario che un componente del nucleo familiare sia in possesso di un’identità digitale SPID (Sistema Pubblico di Identità Digitale) o CIE 3.0 (Carta d’Identita Elettonica). Al momento della richiesta del bonus, infatti, si dovranno inserire le credenziali SPID e successivamente fornire l’Isee.

Il Bonus attribuito al proprio nucleo familiare sarà identificato da un codice univoco, a cui sarà associato anche un QR code: non occorre stamparlo, ma occorre averlo sempre a disposizione sul proprio smartphone. Andrà comunicato all’albergatore, insieme al proprio codice fiscale, al momento del pagamento del soggiorno direttamente presso la struttura sceglierete di trascorrere le vacanze.

Potete scegliere liberamente se utilizzare il bonus per una vacanza in cui siano presenti tutti i familiari oppure solo alcuni, e non è necessario che sia presente il soggetto che lo ha richiesto.

QUANDO E DOVE SI PUÒ USARE

Potete utilizzare il bonus dal 1 luglio al 31 dicembre 2020 per soggiorni nelle strutture ricettive italiane.

QUANTO VALE

L’importo del bonus varia  secondo la numerosità del nucleo familiare:

  • 500 euro per nucleo composto da tre o più persone
  • 300 euro da due persone
  • 150 euro da una persona

COME SI USA

Il bonus viene erogato esclusivamente in formato digitale e deve essere speso in un’unica soluzione, presso un’unica struttura turistica ricettiva in Italia (albergo, campeggio, villaggio turistico, agriturismo e bed & breakfast).

L’80% del valore del bonus vale come sconto immediato sull’importo dovuto, il restante 20% viene recuperato come detrazione d’imposta nella dichiarazione dei redditi 2021.

Lo sconto applicato come “Bonus vacanze” sarà rimborsato all’albergatore sotto forma di credito d’imposta utilizzabile, senza limiti di importo in compensazione, o cedibile anche a istituti di credito.

Per fruire del bonus vacanze 2020 è necessario che la prenotazione avvenga diretta oppure realizzata tramite agenzie di viaggio e tour operator ma non attraverso le piattaforme online dedicate alle prenotazioni.

Dato che il bonus può essere utilizzato solo nelle strutture ricettive aderenti all’iniziativa, prima di procedere, sinceratevi con i titolari della struttura se questa possibilità sia contemplata, onde evitare spiacevoli situazioni.

DiscoverEU: 18 anni, un Iterrail pass e parti!

Il regalo più bello che puoi ricevere per i tuoi 18 anni è… un pass Interrail DiscoverEU!

Ed è proprio questo il regalo che l’Unione europea ha pensato di fare ai ragazzi e alle ragazze che compiono 18 anni, ogni anno dal 2018, con un budget sempre più importante. La possibilità di ricevere un pass Interrail per viaggiare e scoprire l’Europa e la sua storia, le sue città e le persone che ne fanno parte: nuovi cibi, nuovi orizzonti, nuovi amici.

Come si fa a ottenere un pass Interrail DiscoverEU? Naturalmente c’è un piccolo ostacolo, un facile quiz sull’Europa: cinque domande a risposta multipla e una domanda di spareggio. Tra tutti quelli che rispondono correttamente, i primi verranno premiati con il biglietto per viaggiare nei mesi successivi. Se non vinci subito, non ti preoccupare: ogni anno ci sono due tornate per partecipare, solitamente a marzo e a novembre. E poi c’è la lista di riserva: se qualcuno che ha vinto il pass per qualche motivo decide di rinunciare, altri avranno la possibilità di partire.

I candidati selezionati vengono contattati prima di iniziare ad organizzare i loro viaggi. Il pass è pensato per spostamenti per lo più in treno, ma per garantire un accesso inclusivo in tutto il continente è possibile usare anche bus, traghetti o, eccezionalmente, aerei. Insieme al pass i partecipanti ricevono anche sostegno e orientamento, ad esempio sui come organizzare viaggi sostenibili.

Per accedere all’iniziativa si comincia dal Portale europeo dei giovani, dove ci si può registrare quando viene aperta la call. Qui si trovano anche tutte le informazioni dettagliate e le risposte alle domande più frequenti. Che cosa serve per partecipare? Un indirizzo email, un documento di identità valido e…voglia di avventura!

Come funziona l’organizzazione del viaggio? Puoi viaggiare da solo/a o in compagnia di altri amici, con cui puoi presentare la domanda. Puoi viaggiare fino un massimo di 30 giorni, e scegliere tra due possibilità di itinerario. Se scegli l’opzione fissa puoi viaggiare all’interno di due paesi, oppure verso due città dello stesso paese. Con l’opzione flessibile invece non ci sono limiti nel numero di paesi da visitare, ma solo nel numero di giorni.

DiscoverEU copre i costi del viaggio e non degli alloggi, ma sul portale dedicato e sul gruppo FB dedicato ai partecipanti puoi trovare consigli e suggerimenti per organizzarti al meglio!

Ogni partecipante diventa Ambasciatore DiscoverEU e può partecipare alla competition “Che luoghi hai esplorato quest’anno con #DiscoverEU?”, postando foto o brevi video del viaggio sul profilo pubblico Instagram o Twitter.

Quindi, in attesa che venga aperta la call per partecipare, puoi studiare il tuo itinerario e preparare il viaggio dei tuoi sogni!

“Sinceramente, ciò che mi ha sorpreso di più è stato conoscere me stessa” ha detto una partecipante.

Campi estivi 2020

In questo momento più che mai muoversi e uscire è in cima ai nostri pensieri! Le restrizioni che stiamo rispettando e che dovremo seguire ancora per un po’ ci hanno sicuramente fatto riflettere su possibilità che davamo per scontate e su quanto sia prezioso il tempo speso in compagnia di altre persone.

Restare a casa ci sta insegnando quanto tutto quello che facevamo prima era importante per sentirci parte di un gruppo (di lavoro, del quartiere, della palestra), di una comunità (di coetanei, di concittadini, di compagni di classe), insomma di un insieme di altre persone con cui condividiamo qualcosa.

Un’altra cosa che sta diventando evidente è quanto sia importante il senso di comunità, per esempio seguire tutti insieme le stesse regole. Ancora più evidente è la primaria importanza di tutti quelli che fanno qualcosa per gli altri, per lavoro e non solo. Da un lato medici, infermieri, corrieri, commessi dei supermercati e dei negozi che sono rimasti aperti. Ma anche tutti quelli che dedicano parte del loro tempo al volontariato, attraverso le varie associazioni che si stanno attivando per aiutare chi è in difficoltà, chi è rimasto isolato, chi ha bisogno di qualcosa che non può procurarsi da solo.

Questo momento storico e l’improvviso cambiamento delle nostre abitudini ci sta insegnando quanto è vitale stare insieme, e ancora di più quanto siano fondamentali per la nostra sopravvivenza l’altruismo e il dono, pensare all’altro, ricordarsi di curarsi del benessere non solo nostro ma di tutti.

Quindi quest’anno ancora più degli anni scorsi ha senso pensare di partecipare a un campo estivo di volontariato, di lavoro o di conoscenza (si può dedicare del tempo a imparare qualcosa di nuovo o a conoscere altre persone e culture). Ricordando che queste esperienze sono più di una vacanza, più di un semplice dono del nostro tempo, più che qualcosa che facciamo per gli altri. I campi estivi sono regali che facciamo a noi stessi, prima di tutto, e qui abbiamo raccontato per quali motivi.

Come sempre, è importante pianificare, scegliere e prepararsi da adesso, per vivere una esperienza estiva da ricordare! Soprattutto per chi cerca campi estivi per minorenni, marzo è il momento ottimale per dedicarsi alla scelta. I programmi dei campi estivi stanno uscendo in questi giorni, e i posti nei campi per minorenni sono quelli che si riempiono prima.

Le organizzazioni che progettano e gestiscono i campi estivi (ma ce ne sono tutto l’anno) stanno naturalmente seguendo gli sviluppi della situazione attuale e tutto sarà gestito di conseguenza, per garantire come sempre la sicurezza dei partecipanti. Ecco alcuni suggerimenti:

Legambiente: associazione senza fini di lucro, fatta di cittadini e cittadine che hanno a cuore la tutela dell’ambiente in tutte le sue forme, la qualità della vita, una società più equa, giusta e solidale. Offre la possibilità di partecipare a campi estivi in Italia e all’estero.

Libera: rete di associazioni, movimenti e gruppi contro le mafie. Con l’iniziativa “E!state liberi” organizza ogni anno campi di impegno e formazione per la valorizzazione e la promozione del riutilizzo sociale dei beni confiscati alle mafie, per la conoscenza dei territori coinvolti e per la formazione dei partecipanti sui temi dell’antimafia sociale. I campi si svolgono in Italia e possono essere per singoli, per gruppi, per minorenni, per famiglie, campi tematici e campi aziendali.

YAP Italia: YAP – Youth Action for Peace è un’associazione di volontariato internazionale, laica, non governativa e senza fini di lucro, si occupa di educazione e solidarietà internazionale. Organizza e coordina campi di lavoro e volontariato in Italia e all’estero, sia per maggiorenni che per minorenni.

IBO Italia: Associazione di volontariato si occupa di favorire l’accesso all’educazione e alla formazione come diritti fondamentali di ogni persona e come fattore di sviluppo delle società. Organizza campi di lavoro solidarietà all’estero di breve, media o lunga durata.

Lunaria: associazione di promozione sociale senza fini di lucro, laica, indipendente, promuove la pace, la giustizia sociale ed economica, l’uguaglianza e la garanzia dei diritti di cittadinanza, la democrazia e la partecipazione dal basso, l’inclusione sociale e il dialogo interculturale. Organizza e coordina campi in Italia e all’estero.

Se non sai da dove cominciare e vuoi parlarne con qualcuno, noi siamo raggiungibili in tanti modi!

Tutti a casa, che fare?

Con l’estensione a tutta l’Italia delle indicazioni più restrittive per contenere il contagio del Covid-19, improvvisamente ci troviamo a dover riorganizzare le nostre giornate, e non solo per quanto riguarda il lavoro. Per tutte le nostre attività le indicazioni sono piuttosto chiare, e si riassumono in: uscire solo in caso di necessità reale (lavoro quando non si può fare diversamente, motivi di salute e spesa alimentare).

Ne consegue che tutte le altre attività, che possiamo chiamare tempo libero ma che per alcuni sono predominanti, dobbiamo rinunciare e fare altro, cambiando alcune nostre abitudini. Per questo periodo, che potrebbe finire il 3 aprile, ma non si può ancora dire con certezza, niente palestre, locali, cene, cinema, teatro.

Non potendo ricreare occasioni di svago in compagnia a casa propria (il contagio passa da persona a persona: se non andiamo al bar ma organizziamo una festa a casa con gli amici, le chiusure dei locali pubblici non servono a niente), ci dobbiamo inventare qualcosa per passare serate e giornate.

Come spesso accade, le crisi sono fonte di opportunità, basta guardarsi intorno e trovare quelle adatte a noi.
Ecco qualche suggerimento di cose da fare, non solo per passare il tempo che prima passavamo altrove, ma per utilizzarlo bene:

  • Impariamo qualcosa di nuovo: dalle lingue straniere (inglese, francese, spagnolo, tedesco e altre) all’informatica base, al settore digitale online si trovano tantissime risorse per migliorare alcune competenze che ci possono servire in varie situazioni: questo è il momento giusto per dedicarsi al miglioramento personale!
  • Muoviamoci: le palestre sono chiuse e comunque non tutti le frequentiamo. Ci sono soluzioni per mantenerci in forma anche da soli (naturalmente parliamo di ginnastica dolce o comunque misurata in base alle nostre possibilità, non facciamoci male proprio ora), ripetendo a casa gli esercizi che di solito facciamo in gruppo in palestra, o seguendo qualche canale instagram o youtube dedicato. Ricordiamo che le ultime disposizioni hanno vietato uscire per andare a passeggiare all’aperto, se non vicino casa: in questi giorni c’è meno traffico del solito e si può prendere una mezz’ora d’aria e luce anche senza allontanarci molto.
  • Leggiamo: quando ricapita di avere tutto questo tempo e potersi dedicare senza troppe distrazioni a un bel libro? La lettura è prima di tutto piacere e intrattenimento, se non l’avete mai coltivata, ecco l’occasione di fare una scoperta che vi migliorerà la vita. Chi legge non è mai solo e non sa cosa sia la noia. Ci sono anche gli audiolibri, per chi preferisce ascoltare. RaiPlayRadio ne mette a disposizione tantissimi, tra cui tanti classici, quelli che forse da soli non avremmo mai cominciato a leggere: non perdiamo questa occasione! Qui e qui ci sono delle liste di consigli ma se ne trovano per tutti i gusti.
  • Ascoltiamo podcast: ce ne sono per tutti i gusti, su tutti gli argomenti. Li producono testate giornalistiche, così da poter seguire trasmissioni e rassegne anche a distanza di tempo, critici, opinionisti e esperti in ogni campo. Qui e qui due serie di consigli, per cominciare.
  • Decluttering: liberare spazio in casa può migliorare il nostro stato d’animo e fare letteralmente spazio per il nuovo, alleggerirci e permetterci di cominciare la nuova stagione con più energie. Si trovano molte guide su come fare, in ogni caso è un buon modo di liberarsi (differenziando, donando o riciclando) di oggetti che non usiamo, e che alla fine ci stanno tra i piedi e ci impediscono di muoverci.
  • Progettiamo: sia per il fatto che abbiamo meno impegni, sia perché marzo è proprio il mese adatto per farlo, è il momento giusto per pianificare un campo di volontariato (escono proprio in questi giorni i nuovi programmi!) o una esperienza di viaggio e conoscenza per la prossima estate!
  • Teniamoci in contatto: soprattutto per chi vive solo, o chi si trova a dover limitare quasi del tutto i contatti, è importante non isolarsi. Fare una telefonata o due al giorno per sentire amici o parenti ci aiuta a sentirci meno abbandonati e a scambiare pensieri e emozioni, e possibilmente contenere paure e ansie. Non dimenticate che anche noi siamo raggiungibili al telefono e via web e social, anche se siamo chiusi al pubblico.

Sono molti i soggetti che si sono posti il problema di cui stiamo parlando, e tra questi c’è l’iniziativa del Ministro per l’Innovazione tecnologica e la Digitalizzazione, Solidarietà digitale, a cui hanno aderito imprese e associazioni mettendo a disposizione i loro servizi in maniera gratuita.

Quindi, come si dice, stiamo calmi e resistiamo, in questo strano stato di sospensione e restrizioni che però è il solo che ci permetterà di superare questa situazione difficile. A presto!

progetti di solidarietà

Progetti di solidarietà

Tra le tante attività finanziate che il Corpo europeo di solidarietà ci offre, ci sono i Progetti di solidarietà, semplici, locali, e accessibili a tutti i giovani tra i 18 e i 30 anni!

Se potrebbe interessarti ma non ti va di leggere… qui te lo raccontiamo!

Quando si parla di progetti europei per i giovani spesso pensiamo a tutte quelle opportunità di andare in un altro paese a studiare, conoscere altre culture, fare volontariato, un tirocinio, una residenza artistica o per partecipare ad un incontro internazionale, un forum o simili.

Questa volta parliamo di qualcosa che si può fare sul proprio territorio, nella città, nel quartiere o nella zona in cui si vive!

Si chiamano Progetti di solidarietà, e sono piccoli progetti pensati e portati avanti da gruppi informali di giovani o associazioni del territorio, su temi a loro scelta, con un piccolo budget assegnato e una gestione finanziaria molto semplificata, senza partner esteri.

Il progetto può essere elaborato da gruppi di minimo 5 ragazzi e ragazze residenti in uno dei paesi membri, che scelgono di portare un impatto positivo nella comunità in cui vivono, su un tema di loro interesse e che abbia un valore europeo. Potete decidere di organizzare o creare attività, eventi, gare o altro, dandovi come obiettivo il miglioramento di una situazione o di un problema che vi riguarda e che avete deciso di affrontare.

Come per tutte le altre attività del Corpo europeo di solidarietà, per partecipare dovete iscrivervi al portale, ma soprattutto condividere i valori e i principi che lo hanno ispirato. Sono appunto quelli di solidarietà, inclusione e giustizia sociale, pari opportunità, rispetto e insomma, le conoscete bene, ma se volete fare un ripasso, sta tutto qui.

I progetti possono durare dai 2 ai 12 mesi, e includono la preparazione, lo svolgimento e il follow-up. Tutte queste fasi sono importanti e vanno descritte bene nel progetto. La preparazione riguarda l’organizzazione, l’eventuale formazione e in generale la pianificazione delle attività previste, con la divisione dei compiti e il coordinamento. Poi c’è lo svolgimento vero e proprio delle attività, con il coinvolgimento del target previsto e infine la parte di disseminazione, cioè la condivisione dei risultati.

Quali sono i vantaggi di progettare e realizzare i Progetti di solidarietà? Da una parte c’è il cambiamento che il progetto ha portato per la comunità in cui è stato svolto, e che si spera poi non finisca con il progetto stesso. Un buon progetto infatti prevede anche la possibilità che le attività in qualche modo vadano avanti o che vengano ripetute e riprese, così da moltiplicare i benefici per altri partecipanti.

Ma soprattutto ci sono i vantaggi per voi ragazzi che partecipate e che progettate: un aspetto fondamentale di questi progetti è la dimensione dell’apprendimento. In altre parole tutto quello che si può imparare facendo: spirito d’iniziativa, capacità organizzative, capacità di prendere decisioni, spirito imprenditoriale, e così via. Sono tutte quelle competenze trasversali o soft skill, sempre più importanti nel mondo del lavoro e per la crescita personale. Una piccola parte del progetto è destinata alla riflessione su quanto imparerete, che poi viene certificato con lo Youthpass, per far si che sia più facile poi riconoscere e valorizzare le competenze di ognuno.

Per ogni progetto inoltre c’è la possibilità di coinvolgere un coach, un esperto, insomma qualcuno che possa insegnarvi qualcosa di utile al progetto, oppure che vi possa affiancare nella gestione e nello svolgimento.

E i finanziamenti? Per i Progetti di solidarietà si possono ottenere fino a 500 euro al mese (per tutta la durata del progetto) e risorse per pagare il coach. Nella Guida del Corpo europeo di solidarietà 2020 si trovano tutti i dettagli.

I progetti si presentano online, attraverso il portale dedicato, e le scadenze sono tre, il 5 febbraio, il 30 aprile e il 1 ottobre.

Volete un’idea di progetti già realizzati da vostri coetanei? Ecco alcuni esempi da cui prendere ispirazione!

Professione artista

In questi giorni nella sala espositiva dell’Informagiovani di Ancona è allestita una personale di Daniela Nasoni dal titolo “Nello stesso tempo”. Daniela, originaria di Varese, da poco stabilitasi ad Ancona, ha una consolidata esperienza professionale come artista. Ha attraversato un percorso che l’ha portata dai primi quadri con la rappresentazione di città dipinte ad acrilico su tela, legate al mondo dell’immaginario fino al più attuale progetto “6.829.360.438”, che prende radice dall’azione del donare, sia come desiderio di condivisione con gli altri, sia come volontà di contraddire le regole del mercato sulle quali è basata la società.

Daniela Nasoni, martedì 1° ottobre, parlerà direttamente delle sua esperienza, del suo lavoro e di come sia riuscita a fare, dell’arte, una professione. Sarà un incontro con una doppia valenza: da una parte la possibilità di confrontarsi con Daniela e conoscere in maniera più approfondita il suo lavoro; dall’altra, per chi avesse in mente di cercare nell’arte la propria strada professionale, la possibilità di avere idee, suggerimenti, indicazioni e informazioni utili per costruire il proprio progetto artistico e professionale in maniera efficace. Daniela racconterà di come ha mosso i primi passi in questo campo, delle scelte che ha fatto, delle opportunità che ha trovato ed anche delle difficoltà incontrate.

L’appuntamento è per martedì 1° ottobre alle 17.30 nella sala Informagiovani in piazza Roma ad Ancona. Nell’occasione Daniela accompagnerà i presenti anche ad una breve illustrazione della mostra allestita nei locali. 

Settembre: mese di buoni propositi

A settembre con la fine dell’estate, riparte la routine con tanti nuovi buoni propositi. All’Informagiovani notiamo sempre un maggior numero di persone che vengono e sono pro attive per la ricerca del proprio percorso formativo, professionale; questo mese è vissuto quasi come un inizio anno, dopo una pausa estiva più dedicata al tempo libero, alla riflessione e alla leggerezza.

Si riparte cercando di mettere “ordine” nella propria vita e non solo. È il momento adatto per liberarsi di tutto ciò che è superfluo, inutile e per riorganizzare quello che vogliamo tenere. Iniziamo in primis dalla nostra abitazione, dove spesso accumuliamo più oggetti possibili ma poi arriva il tempo di fare una cernita.

Il “declutterering”, de-clutter, togliere il disordine ed eliminare ciò che non serve più,  dovrebbe essere una linea guida per gestire al meglio la casa, l’armadio, ma anche altro, pensiamo ai video/immagini da noi realizzati, file, foto digitali, cartoline.

Sarebbe meglio essere strategici, organizzare le cose a cui si tiene di più in modo efficiente e utile. E se durante questo lavoro si trovano cose da buttare tanti sono i modi per sbarazzarsene.

Ad esempio vendere questi oggetti o vestiti nei mercatini di seconda mano, magari ricevendo in cambio un buono sconto, un’alternativa è barattare o riciclare oppure donare tramite associazioni di volontariato o il passaparola.

Oggi esistono numerose possibilità grazie ai mercatini fisici ma anche on line, ai gruppi face book creati ad hoc, alle iniziative promosse dai Comuni.

Ad esempio questo fine settimana adotteranno il metodo dello “sbaracco” i commercianti del Comune di Falconara  sabato 14 e domenica 15 svuotano i magazzini a prezzi stracciati allestendo appositi stand lungo l’isola pedonale dalle ore 10 alle 20.

Allora accanto alla parola “decluttering” inseriamo “space clearing”: l’arte di fare spazio.

Entrambe le azioni dovrebbero essere la soluzione al problema dell’accumulo degli oggetti, negli ambienti liberi dal superfluo sembra si lavori meglio e si perda meno tempo.

Comunque quando si riorganizza qualcosa l’obiettivo dovrebbe essere: sapere che cosa si ha, dove trovare quello che serve e dove mettere le altre cose indipendentemente da quante se ne hanno.

Il segreto potrebbe essere buttare via alcune cose e organizzarne molte altre. Questo vale anche traslato sulle proprie riflessioni per gli obbiettivi da raggiungere.

All’informagiovani trovate operatori disponibili ad aiutare in questa mission, con informazioni e ricerca eventi per le cose materiali e con tanti suggerimenti e input per orientare al percorso professionale più idoneo.

Non ci resta che augurarvi buon lavoro!

Puliamo il mondo?

Quante volte in spiaggia per stendere l’asciugamano devi fare lo slalom per evitare di sederti su rifiuti di ogni genere? E mentre fai il bagno ti trovi a pochi centimetri oggetti galleggianti che non sono certo creature del mare?
Oppure se vai al parco non riesci a trovare una panchina che non sia circondata da cartacce, lattine e mozziconi di sigarette?

Ecco, questa è una situazione che condividiamo con centinaia, migliaia di altre persone nel mondo, anche se viviamo in posti molto diversi.

L’inquinamento di acqua, suolo, aria è un problema mondiale, e non si tratta solo del fastidio che proviamo a vivere circondati da immondizia di ogni genere, ma è una questione di sopravvivenza. I rifiuti, ormai lo sappiamo, uccidono molti animali che ci rimangono impigliati o che li scambiano per cibo, e finiscono anche in quello che mangiamo, una volta entrati nella catena alimentare.

Risolvere questo problema non è questione di un giorno e di sicuro non possiamo farlo da soli, come singoli (anche se esempi come quello di Greta Thunberg ci fanno riflettere sul potere che può avere una sola persona nell’influenzare e muovere meccanismi più grandi). Ma possiamo fare tanto, soprattutto a livello locale, per cambiare abitudini e tendenze delle persone che ci circondano. Magari in gruppo, perché sicuramente ci sono vicino a noi altri che hanno la stessa consapevolezza dell’importanza di un ambiente meno inquinato.

La più grande iniziativa a livello mondiale che si occupa di questo problema è Clean up the world, nata nel 1993 in Australia e attiva da allora per liberare dai rifiuti e dall’incuria i parchi, i giardini, le strade, le piazze, i fiumi e le spiagge di molte città del mondo.

L’edizione italiana di Clean up the World è coordinata dall’associazione italiana Legambiente, e si chiama Puliamo il Mondo. Ogni anno migliaia di volontari si organizzano in gruppi, scelgono un posto da ripulire e dedicano alcune ore di una giornata tra il 20 e il 22 settembre a questa piccola attività di volontariato civico.

Ma come fare per partecipare, e cambiare faccia a quell’angolo della tua città che vedi sempre così degradato?
Una iniziativa locale può essere promossa da chiunque, una associazione, una scuola, un ente o anche un singolo cittadino, basta iscriversi e seguire le semplici istruzioni già predisposte. Infatti non siamo lasciati soli nell’organizzazione, ma ci vengono forniti kit di pulizia, assicurazione e consigli su come gestire tutto al meglio!

Qui ci sono le iniziative di Puliamo il mondo del prossimo 21 settembre già in fase di organizzazione nelle Marche. Si può partecipare a iniziative anche nelle città vicine, come Agugliano, Camerano, Falconara, Montemarciano, Jesi, Monsano, Polverigi e Sirolo.

Ad Ancona non c’è ancora una iniziativa organizzata. Ok, abbiamo applicato una risoluzione del Parlamento Europeo per la riduzione della presenza di prodotti di plastica sull’ambiente, dichiarando il litorale anconetano plastic free, ma tutto il resto? Per fortuna c’è ancora tempo fino al 10 settembre per idearne una anche qui!

Naturalmente è importante documentare tutto, fotografare l’area prima e dopo l’intervento di pulizia, e magari anche il durante, per ispirare sempre più persone a fare lo stesso. Come stanno facendo ad esempio quelli che utilizzano da tempo l’hastag #trashtag per gli scatti delle loro operazioni di pulizia.

In diverse parti del mondo e anche in Italia, ci sono anche altre iniziative per limitare la dispersione nell’ambiente della plastica, che è uno dei materiali inquinanti più utilizzati e più diffusi. Le idee sono tante, ad esempio quella di usare la plastica come moneta di scambio per buoni spesa, servizi o per pagare il biglietto della metro, come in alcune fermate a Roma.

E dopo il 21 settembre? Per continuare a vedere sempre meno rifiuti in giro e riciclare sempre più e meglio a casa nostra, c’è l’app gratuita Junker, che attraverso il codice a barre di un prodotto ti dice dove gettare l’involucro, ti ricorda in quali giorni vengono raccolti i vari materiali nel tuo quartiere, e ti permette di segnalare rifiuti abbandonati.

Ma non solo: per raggiungere gli obiettivi di sviluppo sostenibile che ci siamo dati con l’Agenda Onu 2030, e provare così a garantirci la sopravvivenza, sono tantissime le iniziative promosse nel mondo da gruppi di persone e associazioni, da sostenere, da copiare, da conoscere.

Per migliorare l’ambiente in cui viviamo ci sono tante piccole cose semplici che si possono fare: buon 21 settembre!

Un’estate per socializzare

Puntuale come ogni anno è arrivata la tanto agognata fine della scuola e puntuale anche l’esigenza di trovare una sistemazione divertente ma sicura per i figli quando i genitori sono ancora impegnati nelle attività lavorative.

Le vacanze estive sono, infatti, un periodo piuttosto lungo durante il quale bambini e ragazzini hanno necessità e diritto di distrarsi e divertirsi, allentando i ritmi frenetici della scuola e delle attività extra scolastiche, impiegando il loro tempo in attività a loro adatte.

Ci sono famiglie che possono contare sui nonni, pilastri del welfare italiano, o qualche altro parente vicino o lontano a cui lasciare i figli per qualche ora o addirittura per qualche settimana.

Ci sono, poi, famiglie che non hanno questa possibilità e che quindi già da qualche settimana si stanno muovendo alla ricerca di una soluzione.

Chi punta a cercare una baby sitter fidata e competente (in questo articolo potete trovare qualche suggerimento utile), chi invece opta per i centri estivi.

Occorre informarsi con un certo anticipo sul tipo di struttura presso la quale iscrivere il bambino e sarebbe meglio tenere conto delle abilità e degli hobby del bambino scegliendo un centro orientato in tal senso.

In questo senso la scelta tra centri estivi è ormai molto ampia in grado di andare incontro ai vari tipi di personalità, gusti, desideri e bisogni.

Tutti i centri estivi sono organizzati all’aria aperta; poi ovviamente ognuno differisce dall’altro per tipologie di attività offerte: da attività a stretto contatto con la natura, ad attività sportive (calcio, nuoto, pallavolo, pallacanestro, equitazione, vela, canottaggio…) attività artistiche, corsi di lingua per entrare giocosamente nell’uso di una lingua straniera, ecc.

Indipendentemente dal tipo di attività prevista, tutti i centri si pongono l’obiettivo di far divertire, svagare e socializzare i bambini o ragazzini partecipanti.

I centri estivi possono essere comunali o privati.

I centri estivi del Comune di Ancona sono rivolti ai bambini e ragazzi dai 4 anni ai 14 anni e coprono tutto il mese di luglio.

Per essere ammessi occorre presentare domanda di iscrizione da oggi fino al 20 giugno e attendere la formazione della graduatoria di ammissione in base a determinati requisiti (ISEE, n° figli iscritti, ecc.).

Prevedono la possibilità di scegliere la formula con o senza pasto e sono attivi dal lunedì al venerdì.

A differenza di quelli comunali, per i centri estivi privati i requisiti sono meno restrittivi; ovviamente sono meno economici ma rappresentano una valida alternativa ai primi.

In base al tipo di attività proposta, i centri privati possono accogliere i bambini a partire dai 3 anni fino all’età di 15 anni, prevedono formule settimanali, quindicinali o mensili, con possibilità di mensa o meno e prevedono attività fino al sabato.

Per rendervi la scelta più agevole abbiamo provato a riepilogare le informazioni sui centri estivi ad Ancona e dintorni in questo elenco, augurandoci il più possibile esaustivo:

Passando allo sportello Informagiovani potrete ritirare copia del materiale cartaceo relativo ai centri estivi. 

summer school studenti

Summer School per studenti

Le Summer School, o scuole estive, sono programmi offerti da università e simili istituti di formazione superiore o accademica che durante l’estate accolgono persone esterne e le invitano a partecipare alle loro attività formative dedicate a temi specifici.

Le Summer School, che possono durare una, due o sei settimane, sono spesso rivolte a studenti universitari, come abbiamo visto qui, ma ce ne sono molte anche per studenti delle ultime classi delle scuole secondarie. E’ il caso dei corsi di lingua e cultura del paese di svolgimento o corsi teorico-pratici. In tutti i casi ci sono spazi e tempi per attività ricreative collaterali, come giochi, attività di team building, sport particolari, escursioni o altro.

Le summer school per studenti possono essere dedicate a presentare i programmi dell’università a possibili futuri studenti, e far sperimentare alcune attività e ambiti di studio esemplificativi. Ma spesso sono anche brevi campi di formazione e scambio, di pratica e approfondimento su un tema specifico, ad esempio molti si concentrano su aspetti o applicazioni delle nuove tecnologie.

Le Summer School aperte a partecipanti internazionali sono molto spesso in lingua inglese, ed quindi per partecipare è richiesta una conoscenza della lingua almeno di livello B2. I programmi aperti non solo a studenti universitari richiedono spesso di aver compiuto 18 anni per poter partecipare.

Partecipare a una Summer School è un’ottima occasione di usare una parte delle vacanze per immergersi in un argomento che ci appassiona, frequentare una università straniera e vedere com’è dal vivo, esercitare una lingua straniera, fare nuove amicizie e creare contatti interessanti, conoscere nuove culture e città nuove.

I costi di partecipazione variano da scuola a scuola, e cercando con attenzione e per tempo è possibile trovare programmi molto interessanti e gratuiti! Per i partecipanti sono previsti anche vitto e alloggio a carico dell’organizzazione promotrice, mentre i costi di viaggio sono a carico dei partecipanti.

Un’esperienza di questo tipo è perfetta per unire più vantaggi: esplorare una piccola parte di Europa, una cultura diversa, fare un viaggio e partecipare ad attività interessanti e divertenti, usare finalmente l’inglese imparato a scuola, arricchirsi e divertirsi in modi diversi dal solito.

Si tratta inoltre di una esperienza internazionale che aiuta ad aprire la mente, e che ha sempre più valore in un mondo globalizzato, sicuramente più complesso ma che offre anche tante possibilità per dedicarci proprio quello che ci piace. Una Summer School infatti può avere un valore orientativo, se ci fa capire che quel settore di studi è proprio quello che ci interessa, o ce ne fa scoprire di nuovi. E poi può costituire la base per lo sviluppo della futura vita professionale, e una voce da aggiungere al CV!

Ecco alcuni siti con offerte di Summer School rivolte anche a studenti delle scuole secondarie:

 

Bonus cultura 18enni 2019: riconferme e novità

È stato riconfermato anche per il 2019 il bonus cultura, il contributo di 500€ che il Governo italiano eroga ormai dal 2016 ai 18enni.

Il bonus è un’iniziativa promossa dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri e dal Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo allo scopo di promuovere la cultura tra i giovanissimi.

Il progresso tecnologico sembra infatti aver allontanato, soprattutto i più giovani, dalla voglia di scoprire dal vivo la cultura e l’arte che ci appartiene, perché oggi tutto è diventato semplice: basta un click per cercare tramite un motore di ricerca qualsiasi tipo di opera, un quadro, una scultura o un monumento.

Certamente viviamo in un’epoca in cui è diventato fondamentale accedere ad internet per studiare con più semplicità ma per quanto riguarda la bellezza dell’arte e la cultura probabilmente ci stiamo perdendo tutta la voglia di scoperta, l’emozione di guardare con i propri occhi le meravigliose opere lasciate dai grandi artisti del passato.

La cultura e l’arte spiegano la nostra storia e le nostre radici ed è un enorme peccato non conoscerle dal vivo, ci arricchiscono dentro.

A questo scopo risponde, o almeno dovrebbe, il bonus cultura per i 18enni, spettante ai residenti in Italia nati nel 2000 e ai coetanei stranieri residenti in Italia in regola col permesso di soggiorno.

Il bonus, infatti, può essere usato per acquistare: libri, audiolibri, ebook, biglietti/abbonamenti per concerti, teatro, danza, cinema, musei, monumenti e parchi e biglietti d’ingresso singoli per fiere, festival e circhi e per l’acquisto di musica registrata, nonché di corsi di musica, di teatro o di lingua straniera. Una novità importante visto che, fino a poco tempo fa, il bonus cultura per 18enni valeva solo per i concerti ma non per l’acquisto di musica registrata.

Non è, invece, possibile acquistare col bonus computer, tablet e smartphone.

Per ottenere il bonus occorre prima di tutto richiedere l’identità SPID (Sistema Pubblico di Identità Digitale), che permette di accedere ai servizi online della Pubblica Amministrazione. Per ottenerla ci si può rivolgere a uno dei quattro identity provider disponibili (Poste Italiane,TIM, Infocert e Seltie).

Ottenuto lo SPID, dovete registrarvi sul sito dedicato (www.18pp.italia.it) oppure tramite l’applicazione 18app, accedendo con le proprie credenziali SPID.

Il bonus può essere richiesto entro il 30 giugno 2019.  

Dopo essere entrati nell’app potrete finalmente iniziare a generare i buoni fino a 500€ per acquistare quello che vi interessa, online o nei negozi fisici degli esercenti aderenti all’iniziativa, il cui elenco completo è scaricabile a questo link.

Per generare un buono dovete prima informarvi sul prezzo del bene che vi interessa, scegliere la tipologia di esercente (fisico o online) e la tipologia di bene che volete comprare (libro, biglietti per concerti, festival, cinema, musei, monumenti e parchi, teatro e danza) e poi creare un buono dell’importo esatto. Una volta generato il buono potrete salvarlo sul vostro smartphone o stamparlo per presentarlo all’esercente quando acquisterete. Avete tempo fino al 31/12/2019 per spendere il vostro bonus.

Campi di volontariato 2019

Non c’è peggior nemico della noia che ti assale quando ti ritrovi, soprattutto in estate, nei soliti posti, e con scarsa offerta di svago e divertimento: se hai voglia di qualcosa di nuovo, che poi ti lasci il ricordo di una bella esperienza e nuove amicizie, i campi di volontariato sono quello che fa per te!

I campi di volontariato sono attività a favore della comunità o della città ospitante e possono durare 2 o più settimane. Vengono organizzati per gruppi di persone (possono essere da 8 fino a 25 volontari, spesso da diversi paesi), che si incontrano e contribuiscono insieme alla realizzazione di un progetto locale.
Le attività che si svolgono per alcune ore al giorno possono essere in settori diversissimi, e chi partecipa deve scegliere in base ai propri interessi e valori. Ci sono progetti di tutela ambientale, di lavoro manuale e ricostruzione, sociali, culturali, progetti di animazione con i bambini o con i disabili, di promozione della legalità o di supporto all’organizzazione di festival. E’ incredibile quante cose diverse si può scegliere di fare.
Si può decidere di partecipare a un campo in Italia o all’estero, e spesso in questo caso la lingua comune di scambio e comunicazione è l’inglese. Non è richiesto un livello avanzato, basta che si riesca a capirsi sulle questioni quotidiane, soprattutto se ci sono persone che vengono da paesi diversi.

Se ti stai chiedendo “perché dovrei partecipare a un campo di volontariato?” ecco che noi abbiamo almeno cinque buoni motivi da suggerire!

Ci sono campi per maggiorenni, per adulti, per minorenni, per famiglie, per gruppi, le soluzioni sono veramente tante, basta scegliere bene, in base alle proprie esigenze e aspettative, e affidarsi alle organizzazioni che da anni gestiscono campi di qualità.

Per i campi per minorenni, il consiglio è quello di muoversi per tempo, cioè a marzo, per poter avere maggior scelta e tutto il tempo per chiedere informazioni e decidere che fare. I campi per minorenni sono quello che esauriscono posti per primi, essendo molto ricercati.

E i costi? I campi sono generalmente autofinanziati, per questo gli organizzatori chiedono una quota di partecipazione (di solito è circa 120 euro) che copre la maggior parte delle spese: di organizzazione (per gestire l’arrivo, il soggiorno, i pasti, le attività dei volontari e tutto quello che ci sta intorno ci vogliono persone preparate, tempo e impegno!) di vitto e alloggio e di assicurazione.

Se ci pensiamo, è molto poco, considerando che mangeremo e dormiremo per diversi giorni ospitati dalla struttura locale, e che comunque, restando a casa, avremmo comunque delle spese per mangiare e non solo. A carico del volontario rimangono le spese di viaggio per raggiungere il campo, e le piccole spese personali.

I programmi dei campi a cui si può partecipare già a partire dal prossimo mese sono stati pubblicati, è il momento di cominciare a pensare a dove andare e cosa fare!

Le giornate a tutela del nostro patrimonio artistico e culturale

Il prossimo week end torna il tradizionale appuntamento con le GIORNATE FAI di Primavera, week end dedicato al patrimonio culturale italiano, da scoprire e proteggere assieme al FAI.

Il FAI (Fondo Ambiente Italiano) è una fondazione senza scopo di lucro, nata nel 1975, sul modello del National Trust inglese, con il fine di tutelare e valorizzare il patrimonio storico, artistico e paesaggistico italiano, attraverso il restauro e l’apertura al pubblico dei beni storici, artistici o naturalistici ricevuti per donazione, eredità o comodato.

Il FAI promuove l’educazione e la sensibilizzazione della collettività alla conoscenza, al rispetto e alla cura dell’arte e della natura e l’intervento sul territorio in difesa del paesaggio e dei beni culturali italiani.

L’Italia è il paese in cui è presente la maggior parte del patrimonio artistico e culturale mondiale, è un territorio ricco di testimonianze e bellezze artistiche e archeologiche. Non vi è provincia e regione che non presenti un museo, un monumento artistico, un’area archeologica da ammirare. Non sono solo le amatissime e note città come Roma, Napoli, Firenze, Venezia a far rimanere a bocca aperta i turisti ma anche i piccoli borghi sono fonte di attrattiva per i numerosi turisti, i.p. stranieri che ogni anno vengono in Italia.

Nonostante ciò, in Italia c’è pochissimo interesse a conservare e valorizzare questi beni culturali che dovrebbero costituire la prima risorsa economica. Da qui derivano tante situazioni paradossali come il fatto che gli stranieri sono maggiormente a conoscenza del nostro patrimonio culturale rispetto a noi italiani. Forse loro, avendo meno patrimonio culturale, ammirano e apprezzano maggiormente il nostro. Inoltre in Italia in pochi licei si studia la storia dell’arte e poche sono le vere e proprie gite culturali che si effettuano.

In questa direzione si colloca l’attività del FAI che, oltre a censire ogni due anni i cosiddetti Luoghi del Cuore italiani che non devono essere dimenticati, si occupa anche di campagne di promozione territoriale, rendendo accessibili i beni di sua proprietà e mettendo all’opera gli oltre 7000 volontari della fondazione.

Per la 27esima edizione delle Giornate Fai di Primavera saranno aperti al pubblico ben 1100 luoghi d’arte, non sempre accessibili, grazie all’opera dei volontari, degli Apprendisti Ciceroni e delle delegazioni del FAI, con visite a contributo libero.

A questo link potrete ricercare i luoghi d’arte aperti per l’occasione, divisi per regione e province.

Anche nella nostra regione numerosi sono i luoghi che si potranno visitare sotto la guida dei giovani ciceroni delle scuole. Qualche esempio: ad ancona la Sinagoga, il Forte Altavilla, il Mercato delle Erbe, a Senigallia il Palazzo Comunale e il Sacrario ai Caduti, a Sirolo il Castello e tanti altri monumenti e bellezze artistiche che potete cercare qui.

Vi auguriamo un buon week end culturale!

Vacanze e compiti: esigenze conciliabili?

Le vacanze di Natale sono ormai alle porte e tutti gli studenti, dai più piccoli ai più grandi, pensano già a come trascorrere le lunghe giornate di vacanza.

Per i giovani studenti il periodo delle vacanze di Natale significa relax e svago, per le loro famiglie significa potersi godere finalmente i propri figli, liberi dagli impegni scolastici e da quelli extra, dato che anche tutte le altre attività, sportive e ricreative o culturali, concedono una pausa in questo periodo.

Dopo i primi tre mesi di scuola, che in genere sono quelli che richiedono maggiore energia da parte degli studenti, la pausa natalizia ha il significato di far riacquistare ai ragazzi le forze per affrontare la seconda parte dell’anno scolastico, far trascorrere più tempo con i propri familiari e amici e allo stesso tempo anche divertirsi e coltivare la propria crescita personale.

A favorire queste esigenze di svago, relax e riavvicinamento familiare sembra indirizzata la circolare del Ministro dell’Istruzione, Marco Bussetti, inviata nei giorni scorsi alle scuole con la quale invita gli insegnanti a limitare l’assegnazione di compiti per le vacanze di Natale.

Come è facile da immaginare la richiesta del Ministro ha suscitato subito molteplici polemiche da parte dei c.d. pro-compiti per le vacanze.

Come si suol dire: la ragione sta sempre a metà. Gli studenti hanno sicuramente bisogno di staccare e rallentare i ritmi scolastici e rilassarsi ma questo non è necessariamente in contrasto con lo svolgimento di qualche compito assegnato per le vacanze.

Infatti a parte i primi giorni di vacanza, quando tutti gli studenti sono al settimo cielo per potersi concedere finalmente la meritata pausa, poi anche loro stessi tendono ad annoiarsi.

Le giornate senza scuola sono decisamente lunghe e quindi basterebbe organizzarsi in maniera ragionevole per essere in grado sia di fare qualche compito sia di dedicarsi ad altre attività di proprio interesse.

Anche questo è un modo per diventare autonomi e imparare a organizzarsi, qualità e doti utili nella vita di tutti i giorni e in quella professionale.

I compiti mantengono in esercizio la mente, aiutano a consolidare i concetti ma questo non contrasta con la possibilità di esercitare le proprie conoscenze magari visitando delle città culturali oppure andando a vedere dei musei, delle mostre o ancora dedicare qualche ora alla visione di un buon film, all’ascolto di un concerto, alla lettura di un buon libro, ….

In ogni città c’è un ricca varietà di iniziative culturali e non solo per allietare le nostre e le vostre giornate; per Ancona il programma degli eventi è scaricabile qui.

Non mi resta che augurarvi Buon Natale e buone feste.