Perché ce ne ricordiamo il 27?

Il 27 gennaio di ogni anno è dedicato alla memoria delle vittime dell’olocausto. La domanda è: perché ce ne ricordiamo il 27?

Il 27 gennaio 1945 le truppe sovietiche della 60ª Armata del “1º Fronte ucraino” del maresciallo Ivan Konev arrivarono per prime presso la città polacca di Oświęcim (in tedesco Auschwitz), scoprendo il vicino campo di concentramento di Auschwitz e liberandone i superstiti. La scoperta di Auschwitz e le testimonianze dei sopravvissuti rivelarono compiutamente per la prima volta al mondo l’orrore del genocidio nazifascista.
L’apertura dei cancelli di Auschwitz mostrò al mondo intero non solo molti testimoni della tragedia, ma anche gli strumenti di tortura e di annientamento utilizzati in quel lager nazista.
La data del 27 gennaio in ricordo della Shoah, lo sterminio del popolo ebraico e non solo è indicata quale data ufficiale agli stati membri dell’ONU, in seguito ad una risoluzione del 2005.

E fin qui la risposta con la motivazione storica. A bene vedere la domanda però pone un altro interrogativo che possiamo capire meglio se la poniamo in maniera diversa: perché ce ne ricordiamo solo il 27?  La risposta in questo caso non è facile trovarla con Google.

La Giornata della Memoria non è la commemorazione di milioni di persone uccise crudelmente e senza nessuna pietà ormai quasi 80 anni fa. Serve a ricordare che ogni giorno esistono tante piccole discriminazioni verso chi ci sembra diverso da noi: la Giornata della Memoria ci ricorda che verso queste discriminazioni non alziamo abbastanza la voce e che spesso, per comodità e opportunismo, ci nascondiamo. Per pigrizia e comodità sopportiamo comportamenti verso i quali dovremmo (nel senso che ne avremmo anche tutti i diritti) ribellarci, protestare, indciare il colpevole.
L’aspetto più terribile per certi versi di queto tipo di comportamento è che con il tempo diventa abitudine, una pessima abitudine che si trasforma in consuetudine e quindi accettazione. E se l’accettazione diventa della maggioranza che cosa accade?

Accade che se c’è un’ingiustizia chi la subisce vede mano a mano cadere le difese, svanire la solidarietà fino ad avvertire il pericolo. A pensarci bene questo processo si sviluppa nello stesso modo per cose terribili com la Shoa e per cose meno drammatiche ma altrettanto gravi come la tolleranza per chi occupa con l’auto lo spazio dei disabili o non rispetta la fila.

Beninteso, non sono dell’idea che le situazioni sono tutte uguali. Sono anche convinto che la nostra civiltà ha raggiunto un livello di immunità per certi virus molto violenti come il nazismo. Ma, come per l’influenza, la cura migliore è la prevenzione. Sia perché anche un piccolo virus può diventare una malattia mortale, sia perché è meglio vivere in salute che in condizioni precarie.

Per evitare che una tragedia come quella dell’Olocausto si ripeta occorre ricordare e soprattutto capire: questa è la prevenzione che possiamo fare. Ascoltare la viva voce dei testimoni e di chi è stato direttamente coinvolto negli avvenimenti è una bella vitamina. Liliana Segre era una bambina quando è stata deportata e il suo ricordo è un bene di inestimabile valore per la nostra salute e per la nostra memoria.

TrainingDay Erasmus+ all’Informagiovani!

Martedì prossimo, il 24 gennaio, abbiamo il piacere di ospitare qui all’Informagiovani il TrainingDay Erasmus+ per l’asse VET – Istruzione e Formazione Professionale, realizzato in collaborazione con Eurodesk Italy e Inapp, una delle Agenzie Nazionali per l’attuazione del programma in Italia.

Ma cos’è un TrainingDay?
A differenza di un InfoDay, che si concentra sulla prima informazione sulle possibilità offerte dal programma Erasmus+, sulla sua struttura, obiettivi e beneficiari, il TrainingDay è pensato per chi ne conosce già il funzionamento, ed è interessato o già impegnato nella progettazione.
Il TrainingDay che ospiteremo si concentrerà sul settore Istruzione e Formazione Professionale, individuato anche con l’acronimo VET, che sta per Vocational Education and Training. L’asse VET riguarda le opportunità rivolte a studenti, tirocinanti, apprendisti, neodiplomati e neo qualificati, ma anche a insegnanti, formatori, esperti del mondo della formazione professionale (che sono i primi beneficiari dei progetti finanziati) che attraverso Erasmus+ avranno la possibilità di fare un’esperienza di apprendimento professionale in un altro paese (si parla di mobilità individuale).

Una parte della mattinata sarà poi dedicata ai soggetti (scuole, enti di formazione, organizzazioni della società civile, università) interessati a partecipare a progetti di cooperazione per l’innovazione e lo scambio di buone pratiche transnazionali (chiamati anche partenariati strategici), che hanno l’obiettivo di sviluppare iniziative di cooperazione tra uno o più settori dell’istruzione, della formazione e della gioventù e a promuovere l’innovazione, lo scambio di esperienze e del know-how tra diverse tipologie di organizzazioni coinvolte nei settori dell’istruzione e della formazione.
In particolare, verranno approfonditi alcuni aspetti della progettazione su Erasmus+, come quelli legati agli elementi di qualità dei progetti, cioè vedremo quali parti dei progetti, che potranno essere presentati alle prossime scadenze, vanno curati con particolare attenzione per poter aspirare a vedere il proprio progetto positivamente valutato e poi finanziato.

La durata del TrainingDay è di circa 5 ore, ed è previsto un attestato di partecipazione.
Per chi avesse interesse a partecipare, ma non avesse ancora molto chiare le informazioni di base su Erasmus+, è consigliabile prendere visione delle parti della guida al programma che trattano priorità e obiettivi del programma, e che descrivono le attività che prenderemo in esame proprio martedì.

Sul portale Eurodesk è possibile registrarsi per partecipare (è previsto un numero massimo di 90 partecipanti).
L’incontro si terrà presso la sala Informagiovani Ancona: invieremo a tutti gli iscritti indicazioni per raggiungerci, nel caso non siate mai venuti prima a trovarci.
Per qualsiasi informazione siamo disponibili ai nostri numeri di telefono e attraverso i nostri canali di contatto.

SCARICA LE SLIDE DEL TRAINING DAY

Erasmus+: panoramica

Erasums+: dati statistici

KA1: mobilità individuale

KA2: partenariati strategici

 

Le foto della giornata

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È il momento delle iscrizioni!

Da oggi 16 gennaio alle ore 8.00  fino alle ore 20.00 del 6 febbraio 2017 si possono effettuare le iscrizioni alle scuole di ogni ordine e grado (primaria, medie e superiori).

Da qualche anno le iscrizioni avvengono on line.

L’iscrizione on line rimane obbligatoria per le scuole superiori statali, mentre è facoltativa per le scuole paritarie. Se la scuola paritaria scelta non ha aderito alla procedura online occorre procedere all’iscrizione secondo le modalità richieste dall’istituto specifico.

Le iscrizioni agli anni successivi al primo verranno predisposte in automatico dalle segreterie scolastiche, tranne nel caso in cui i genitori volessero trasferire di scuola i propri figli.

La procedura online prevede alcuni passaggi.

Prima dell’iscrizione occorre registrarsi sul sito del MIUR.

Questa fase di registrazione è partita il 9 gennaio e serve ad ottenere le credenziali di accesso a Iscrizioni online. Chi ha già un’identità SPID (Sistema Pubblico di Identità Digitale), invece, può accedere automaticamente al servizio a partire da oggi con i propri dati.

Con queste credenziali si può accedere alla procedura di presentazione della domanda di iscrizione, la quale prevede due sezioni; nella prima vengono richiesti dati obbligatori necessari per l’iscrizione (dati anagrafici dell’alunno), nella seconda dati facoltativi, utili per la formazione delle classi.

Per procedere con l’iscrizione on line va innanzitutto individuata la scuola di interesse. A tal fine il Miur mette a disposizione il portale ‘Scuola in Chiaro’ che raccoglie i profili di tutti gli istituti e fornisce informazioni sull’organizzazione del curricolo, sull’organizzazione oraria delle attività didattiche, sugli esiti degli studenti e sui risultati a distanza (università e mondo del lavoro).

La domanda, una volta inviata, non può più essere modificata e quindi, nel caso occorresse apportare delle modifiche occorrerebbe contattare direttamente la scuola destinataria della stessa.

Non è prevista alcuna precedenza temporale, in base all’ordine di arrivo delle domande.

Il lavoro è una caccia al tesoro

Realizzare attività di orientamento professionale è un’attività molto simile ad una caccia al tesoro: abbiamo degli indizi, sappiamo cosa cerchiamo ma spesso non sappiamo cosa in realtà troveremo. Da un certo punto di vista questo setting potrebbe anche essere molto divertente; qualche volta invece risulta preoccupante e genera ansia e preoccupazione. La questione però è: c’è un tesoro alla fine del percorso? Rispondere a questa domanda è, secondo me, un po’ il cuore di un’attività di orientamento professionale. Quello che bisogna dire è che la risposta potrebbe non essere scontata come accade in un film o una storia con il lieto fine a tutti i costi (che poi, diciamolo, sono anche le storie meno affascinanti).

Trovare lavoro non è partecipare a una caccia al tesoro che qualcun altro ha architettato, ma costruire autonomamente un proprio percorso alla fine del quale il tesoro ce lo mettiamo noi. Quando nei primi giorni dell’anno abbiamo ospitato i ragazzi di una classe all’ultimo anno delle superiori, siamo partiti proprio con l’intento di individuare e disegnare lo scenario migliore in cui muoversi. Per farlo il modo migliore è quello di provare a confrontarci con noi stessi prima di tutto e chiederci: che cosa vogliamo diventare? Quali sono gli aspetti della nostra vita che maggiormente ci gratificano? Quali competenze ci rendono migliori di quello che siamo? Quando succede che stiamo bene con gli altri? Non sono domande esistenziali, ma gli unici interrogativi che davvero hanno un senso se vogliamo evitare che qualcuno ci trovi un posto nel mondo ma, realmente, quel posto vogliamo sceglierlo.

Questa parola, scegliere, troppo spesso finisce nell’ambito delle cose che solo qualcuno può permettersi, nella sezione delle nostre esperienze proibite oppure tra le cose a cui diamo poco importanza. E invece sarebbe il caso. soprattutto se siete giovani, che questa parola la rivalutaste un pochino. Discutevo l’altro giorno con alcuni “under 30” (li definisco così perché ultimamente la parola “giovani” faccio fatica a capire quando va utilizzata) ed è uscito questo concetto: qui non abbiamo abbastanza opportunità, dobbiamo accontentarci perché non abbiamo alternative e ogni proposta, anche la meno affascinante professionalmente, è meglio di niente. Questa condizione l’abbiamo definita, di “disperazione” (tra virgolette, perché la disperazione vera in realtà è fatta di altre ben più marcate sofferenze). Ecco io dico che le scelte che facciamo per “disperazione” non sono mai le scelte migliori. Sono giustificabili in quel momento, comprensibili per quel contesto ma mai auspicabili.

Accettare un lavoro umile e senza prospettive perché sono “disperato” non è la stessa cosa che farlo perché fa parte della mia strategia per raggiungere un risultato diverso. E non sto parlando di una strategia di carriera professionale, ma più in generale di come vogliamo impostare la nostra vita. Trovo che i tempi che viviamo siano già abbastanza duri ed emotivamente faticosi per evitare che noi per primi ci mettiamo il carico della nostra “disperazione”. C’è un libro che ho consigliato di leggere ai ragazzi con cui ho parlato che si intitola “Il potere è noioso” di Alberto Forchielli (lo trovate qui, leggete la sinossi), l’ho appena iniziato e ci sono due cose che mi piacciono e trovo che possano essere di incoraggiamento. La prima è l’invito a essere ostinati, fino a quasi a cacciarsi nei guai, pur di far sapere al mondo che esistiamo e abbiamo un valore (scrive l’autore “non litigate mai con un sottoposto, ma sempre con chi sta sopra di voi. Altrimenti, dove starebbe il divertimento?“). La seconda è la possibilità di ampliare gli orizzonti, di non guardare solo al qui e ora, al piccolo contesto che ci circonda; uscire e viaggiare (anche fosse solo attraverso internet (“se non avete tempo o soldi per viaggiare fisicamente, fatelo sull’iPad“) può farci scoprire cose incredibili… su noi stessi!

I tirocini all’estero del mese

Tra i progetti per il nuovo anno, non può mancare quello di un tirocinio all’estero, soprattutto per coloro che stanno studiando all’università, ma anche per chi vuole migliorare le proprie competenze professionali e linguistiche.
Vediamo quali opportunità interessanti ci sono da considerare nelle prossime settimane, ricordandovi sempre che migliore sarà la vostra programmazione dell’esperienza all’estero (cioè tempestiva, accurata e mirata), migliore sarà la riuscita, i vantaggi che ne trarrete, il rendimento del vostro investimento, sia in termini di tempo ed energie che di risorse finanziarie.

Per studenti nel settore dell’economia, lo sviluppo, le scienze ambientali, le relazioni internazionali, o altri campi correlati – Tirocinio presso l’UN Climate Change Newsroom – Bonn
Durata: 3/4 mesi
Requisiti: ottima conoscenza dell’inglese, capacità analitiche e di comunicazione scritta e orale; capacità di lavorare in un ambiente multiculturale. Preferibilmente con competenze digitali legate alla creazione di video e infografiche. Non è prevista una retribuzione.
Scadenza: 10 febbraio 2017

Per laureati o laureandi in materie giuridiche, economiche e finanziarie– Tirocini presso l’Institutional Shareholder Services Inc. (ISS) – Bruxelles
Durata: 3 mesi a partire da febbraio 2017
Requisiti: buona conoscenza dell’arabo e dell’inglese, interesse nello sviluppo economico dell’area mediorientale e africana
Tirocinio nel dipartimento analisi dati. E’ prevista una retribuzione di €1000 mensili più trasporti.

Per studenti universitari e laureati – Tirocini presso l’European Enterprise Institute – Bruxelles
Durata: da 3 mesi
Requisiti: under 30 con ottima conoscenza dell’inglese e padronanza pacchetto Office
Scadenza: posizione aperta. La candidatura va inviata almeno tre mesi prima della data in cui si desidera iniziare il tirocinio.

Per laureati – Tirocini presso la Commissione Europea – Bruxelles
Durata: 5 mesi a partire da ottobre 2017
Requisiti: buona padronanza di inglese, o francese, o tedesco. Per i tirocini di traduzione, è richiesta la capacità di tradurre nella propria lingua madre da almeno due altre lingue ufficiali dell’UE.
E’ prevista una retribuzione di €1120 mensili e il rimborso delle spese di viaggio.
Scadenza: 31 gennaio 2017

Per laureati – Tirocini presso EUROFOUND – Fondazione Europea per il Miglioramento delle Condizioni di Vita e di Lavoro – Bruxelles
Durata: 6 mesi
Requisiti: ottima conoscenza di una lingua di lavoro dell’UE (possibilmente inglese) e buona conoscenza di una seconda lingua UE.
E’ prevista una retribuzione di €1300 mensili e il rimborso delle spese di viaggio.
Scadenza: 29 gennaio 2017

E per chi non avesse trovato l’occasione giusta, vi ricordo che un tirocinio può essere trovato autonomamente consultando siti che aggregano opportunità di tirocinio a livello europeo, ad esempio:
Erasmusintern.org 
Qui una panoramica delle possibilità di tirocinio presso le istituzioni e le agenzie europee.

Last but not least, ci vediamo martedì 31 gennaio per conoscere il programma Your First Eures Job, che supporta e finanzia giovani intraprendenti per andare a svolgere, tra le altre cose, un tirocinio all’estero!

Occhio ai saldi!

Come da tradizione, con gennaio arriva il periodo dei saldi.

I saldi invernali 2017 sono, infatti, partiti in quasi tutte le regioni d’Italia il 5 gennaio, ad eccezione di Sicilia e Basilicata che hanno dato il là alle lunghe passeggiate per le vie dello shopping e alle infinite file ai camerini già lunedì 2.

A variare sarà, invece, la data di chiusura che a seconda delle regioni andrà tra il 15 febbraio ed il 2 aprile; nelle Marche i saldi dureranno fino al primo marzo.

Gli acquirenti dietro le vetrine, iniziano ad agitarsi, vedendo l’affare a portata di mano, pronti ad accaparrarselo prima che se lo freghi qualcun altro.

Occorre stare però con gli occhi aperti e, più che badare alla % di sconto (che comunque non dovrebbe superare l’80%), guardare al prezzo finale e confrontarlo con altri negozi.

Nei giorni che precedono i saldi conviene fare del window watching, vale a dire andare a sbirciare tra le vetrine e segnarsi il prezzo dei beni a cui si è interessati. Così, allo scoccare dell’inizio delle svendite, si potrà verificare l’autenticità dello sconto praticato.

È bene sapere che l’acquisto di prodotti a saldo è regolato dal decreto legislativo n. 24 del 2002 su vendita e garanzia dei beni di consumo – difetto di conformita’ del bene – che va dalla riparazione, sostituzione della merce fino alla risoluzione contrattuale. Dove e’ dimostrabile, si puo’ ravvisare il reato di truffa, regolato dall’articolo 640 del codice penale.

Proprio per evitare questi rischi, le varie associazioni a tutela dei diritti dei consumatori (ADICONSUM, CODACONS, UNIONE NAZIONALE CONSUMATORI, FEDERCONSUMATORI) hanno stilato un decalogo di regole per acquisti sicuri durante i saldi che si possono riassumere in queste seguenti:

  • confrontare il cartellino del prezzo pieno con quello ribassato;
  • controllare che i capi siano in buone condizioni
  • provare sempre i vestiti
  • evitare di acquistare capi privi di entrambe le etichette (quella di composizione e quella di manutenzione);
  • controllare che la merce in saldo sia quella stagionale;
  • la garanzia vale due anni dall’acquisto e quindi è consigliabile fotocopiare gli scontrini per evitare che sbiadiscano;
  • un negoziante convenzionato con la carta di credito è tenuto ad accettarla sempre.

Tenendo a mente questi utili consigli, i vostri acquisti saranno sicuramente più sicuri!

Ci vediamo nel 2017

In questi giorni, fatta la salva la cronaca (ahimè), gli argomenti più gettonati sono le analisi dell’anno che è passato oppure le previsioni su quello che verrà. Non mi piace essere banale, ma qualcosa di simile vorrei farlo anche io nel chiudere, con questo post, un anno di attività dell’Informagiovani.

Il 2016 non è stato per la nostra equipe un anno come gli altri: abbiamo rinnovato il contratto che ci permette di gestire questo servizio per un altro periodo. Come dire, Babbo Natale, che esiste, per noi era arrivato già a giugno (ma gli avevamo scritto una bella lettera e, soprattutto, abbiamo fatto veramente i bravi).

A parte questa nota un po’ più formale, abbiamo cercato durante tutto l’anno di lavorare per proporre cose nuove: i corsi di informatica di base (ABC per il PC), gli eventi e i workshop tematici (circa 20, di cui alcuni in lingua inglese), le iniziative di maggior carattere culturale (come #atuttoschermo e #NOIleggiamo) che non solo ci hanno permesso di proporre contenuti nuovi ma anche di poterlo fare coinvolgendo alcuni di voi (e le porte sono sempre aperte). Certo, non tutto è andato perfettamente e siamo anche consapevoli che alcuni di voi che ci hanno incontrato forse non sono pienamente soddisfatti. Ma quello che ci fa comunque fare una valutazione positiva del 2016 è che abbiamo imparato cose nuove, scoperto persone diverse, trovato idee da sviluppare prossimamente. A volte i risultati non sono il raccolto, ma la semina.

Noi siamo pronti quindi per il 2017: partiamo carichi o perlomeno lo saremo dopo qualche giorno di pausa (a proposito, davvero pochi perché durante il periodo di Natale chiuderemo i giorni festivi e i pomeriggi di lunedì e martedì). Che cosa ci riserverà il 2017? Sono convinto che il digitale (che è anche lo spazio in cui io sto scrivendo e qualcuno leggerà) sarà sempre al centro della nostra quotidianità, continuando a compiere quella trasformazione iniziata da un po’ ma dei cui effetti più profondi facciamo fatica a renderci conto. Intelligenza artificiale, droni, tecnologia indossabile, realtà mista, aziende agricole intelligenti, bot, la paura di essere offline, biointerfacce, reddito di cittadinanza, consolidamento dei media, riconoscimento facciale, fragilità digitale sono alcuni dei temi individuati da Future Today Institute.

Quanto queste “stranezze” ci coinvolgeranno direttamente? Credo in alcuni casi molto più di quanto possiamo immaginare. Il mio augurio è che possiamo farci coinvolgere senza essere travolti. Senza, soprattutto, dimenticarci che siamo persone e, almeno ancora per un po’, abbiamo bisogno di star bene con altre persone.

Il blog si ferma qualche giorno, gli articoli torneranno con il nuovo anno: buone feste!

 

Mondo nuovo e competenze chiave

Di quali competenze abbiamo bisogno, che cosa dobbiamo sapere, su che cosa dobbiamo essere preparati per cavarcela (e farlo bene) nel mondo in cui viviamo, dove quasi tutto cambia e si rinnova ad ogni ciclo di pochi mesi?
Tra automazione, nuove tecnologie e il boom dell’utilizzo dei social network la realtà quotidiana, e non solo quella del lavoro, è molto cambiata negli ultimi quindici anni.

Comunicazione, informazioni, relazioni, sono campi fondamentali della nostra vita che hanno cambiato dinamiche in pochissimo tempo, segnando una distanza e differenze enormi tra le ultime generazioni e il loro modo di fare tutto: dal viaggio alla ricerca del lavoro, dagli acquisti alle nuove amicizie.
E allora, da dove cominciare? L’UE ha individuato le competenze indispensabili, chiamate competenze chiave, di cui non possiamo fare a meno, quelle che ci permettono di realizzare la nostra personalità, di essere cittadini attivi, sia dal punto di vista sociale che lavorativo (Raccomandazione del Parlamento Europeo e del Consiglio).

Eccole, sono otto e forse ad alcune non avevate mai pensato:
comunicazione nella madrelingua
Si tratta della capacità di manifestare e decodificare concetti, idee, sentimenti, avvenimenti, sia in forma parlata che scritta. La diamo tutti per scontato, ma non lo è per niente: tre persone su dieci in Italia non sanno capire quello che leggono nella loro lingua (quello che si dice analfabetismo funzionale)
comunicazione nelle lingue straniere
Lo sappiamo bene, non brilliamo per conoscenza di altre lingue straniere, che invece sono fondamentali non solo per viaggiare e per lo svago, ma per comprendere concetti che fanno parte della nostra vita quotidiana (possiamo condividere o meno questa scelta, ma le nostre stesse istituzioni usano sempre più spesso parole come policy, welfare, stakeholder, voucher, premier e molte altre: ma cosa significano?), per comunicare con persone di altre culture, avere maggiori possibilità sul lavoro (e anche più amici).
competenza matematica e competenze di base in scienza e tecnologia;
Sempre più difficile: come stiamo a capacità di utilizzare il pensiero matematico? Di mettere in relazione dati e numeri? Interpretare percentuali e proporzioni? Ecco, queste competenze ci permettono di capire cose molto semplici ma anche concetti complessi: se l’offerta al supermercato è veramente vantaggiosa, o se la voce che gira sul fatto che siamo invasi dagli stranieri è basata o meno su fatti e numeri (per esempio, ecco un grafico col quale possiamo confrontare la nostra percezione della realtà sull’argomento)
competenza digitale
Non si tratta solo di usare i social media e lo smartphone, ma di farlo in maniera consapevole (ad esempio, sappiamo come gestire i nostri dati e la nostra presenza online?) e in vari ambiti (personale, lavorativo, comunicativo) per sfruttare tutte le possibilità che le nuove tecnologie ci offrono, senza essere “usati” dalle tecnologie stesse.
imparare ad imparare
Gli esami non finiscono mai, sempre più vero. Un mondo che evolve in fretta ci offre tantissimi vantaggi in fatto di innovazione e opportunità, ma richiede anche di imparare, periodicamente, nuove abilità. A scuola si dovrebbero apprendere concetti di base su cui poi costruire altre conoscenze, ma soprattutto un metodo di studio, che poi useremo da soli più avanti, ogni volta che ne avremo necessità.
competenze sociali e civiche
No, il bon ton non c’entra molto. Si tratta di avere capacità comunicative e conoscenze per poter partecipare efficacemente e costruttivamente alla vita sociale e lavorativa. Conoscere le regole del gioco, capire ciò che è accettabile o meno per vivere in armonia in una società composita e multiculturale in cui tutti abbiano il proprio spazio e la propria voce, conoscano i propri doveri e vedano tutelati i propri diritti.
spirito di iniziativa e imprenditorialità
Come faremmo senza? Dal progetto più piccolo (la festa con gli amici) ad una vera e propria impresa (un tirocinio all’estero), è indispensabile saper tradurre le idee in azione. Qui entrano in gioco creatività, innovazione e assunzione di rischi, come anche la capacità di pianificare e di gestire tempi e risorse per raggiungere i nostri obiettivi.
consapevolezza ed espressione culturale
Non si vive di solo pane e nutella. L’essere umano si esprime e si realizza in una varietà di forme artistiche di cui non possiamo fare a meno. Si tratta di essere consapevoli dell’importanza dell’espressione creativa di idee, esperienze ed emozioni attraverso un’ampia gamma di mezzi di comunicazione, compresi la musica, le arti dello spettacolo, la letteratura e le arti visive.

Vi sembrano troppe? Dopo aver capito meglio di cosa si tratta, potreste pensare di poter fare a meno di qualcuna di questa capacità?

Vacanze di Natale: guida alla sopravvivenza

Il sogno di ogni studente sta per avverarsi: le vacanze di Natale sono ormai alle porte e insieme alla scuola in chiusura si prospettano lunghi pomeriggi di tempo libero tra famiglia e amici.

Il sogno dei bambini e dei ragazzi si trasforma, però, in una maratona per le mamme: piccoli adorabili ometti infestano la casa perchè le scuole sono chiuse e occorre pensare all’organizzazione delle loro giornate.

Come gli adulti, anche i più piccoli hanno diritto a qualche giorno per rigenerarsi, dimenticare gli impegni e ritrovare la carica.

Sono molte le occasioni per sfruttare al meglio le vacanze e non sprecare questo periodo prezioso “posteggiando”  i bambini davanti alla tv, al tablet o allo smartphone.

Sia che si tratti di un viaggio sia che si tratti di una semplice passeggiata sotto casa, i figli apprezzeranno il fatto di poter condividere con i genitori delle giornate all’insegna della spensieratezza, senza l’assillo dell’orologio o dei compiti.

Dimenticare la routine quotidiana e concentrarsi su attività che distolgano la mente e facciano ritrovare l’armonia.

Concedersi un viaggio, non necessariamente verso mete lontane, è un modo piacevole di  passare del tempo assieme e di condividere la scoperta di nuovi luoghi, nuovi cibi, nuovi modi di fare. Che sia una località di montagna, una città d’arte o il luogo cui vivono familiari o amici, l’importante è godersi il viaggio in totale spensieratezza.

Anche chi rimane in casa, però, ha tante altre possibilità di trascorrere delle belle vacanze in famiglia: passare un pomeriggio al cinema tutti assieme, cimentarsi ai fornelli, un giro ai mercatini di Natale, una visita ad un museo, ……

L’Informagiovani vi aiuta con una selezione di eventi nelle Marche, che potete consultare alla pagina Eventi di Natale.

Facciamo festa!

Abbiamo deciso anche quest’anno di fare festa: “una festa molto particolare dove saranno invitati tutti: molti amici, molti nemici anche Panino” recitava una storica canzone di Elio e Le Storie Tese. La nostra festa non sappiamo se sarà come quella della canzone, ma sicuramente siete invitati tutti! E potete partecipare fin da adesso con il sondaggio che abbiamo messo nella pagina Facebook dell’evento.

Il mese di dicembre è, secondo noi, un mese particolare. Abbiamo come l’impressione di doverci o volerci guardare attorno: indietro, per vedere quel che siamo riusciti a fare durante l’anno; avanti, per cercare di progettare l’ano successivo o darci obiettivi e speranze; attorno, per verificare se i compagni di strada sono sempre quelli o son cambiati e renderci conto di quanto e come ci hanno aiutati per arrivare fin qui.

Il modo più bello, secondo noi, di fare il punto sulla situazione è quello di renderlo un momento conviviale e festoso. Tutto sommato, qualunque sia il nostro livello di soddisfazione per l’anno che si appresta ad arrivare alla conclusione, possiamo condividerlo con gli altri. Il confronto e la costruzione di relazioni (network direbbe qualcuno) nelle quali stiamo bene sono i punti fondamentali sui quali costruire la nostra vita professionale, e non solo, di questi tempi. Perché non farlo anche in un modo allegro e gioviale?

La festa che facciamo giovedì prossimo, 22 dicembre, alle 17 è il modo con il quale vogliamo condividere con tutti coloro di voi che ne hanno il piacere, la nostra soddisfazione per l’anno trascorso: ci sono stati momenti esaltanti, altri meno brillanti, abbiamo avuto problemi e qualche volta forse non siamo stati all’altezza. Capita.

E quindi facciamo festa perché, in qualche modo, ci sembra di aver provato a costruire qualcosa, a mettere insieme competenze, impegno e idee per mantenere un servizio che possa essere utile e apprezzato da tutti voi. Vi aspettiamo, allora, alla festa in cui potrete dirci anche voi se la pensate così. E per brindare insieme con un sorriso, comunque: cin cin!

L’Europa investe nei giovani con il Corpo di solidarietà

L’istituzione, da parte della Commissione Europea, del Corpo europeo di solidarietà è l’iniziativa che si rivolge concretamente a due obiettivi fondamentali dell’Unione: la solidarietà tra popoli e cittadini, e la necessità di investire nei giovani e nella loro formazione.

Come si conciliano queste due grandi priorità in un’unica azione?
I giovani tra i 18 e i 30 anni possono candidarsi per far parte del nuovo Corpo europeo di solidarietà e avranno così la possibilità di essere inseriti in un progetto di volontariato o di tirocinio, o di svolgere un lavoro per un periodo da 2 a 12 mesi, nel proprio paese o all’estero.
I partecipanti potranno impegnarsi, a scelta, in un’ampia gamma di attività e settori tipo istruzione, assistenza sanitaria, integrazione sociale, assistenza nella distribuzione di prodotti alimentari, costruzione di strutture di ricovero o simili, accoglienza, assistenza e integrazione di migranti e rifugiati, protezione dell’ambiente e  prevenzione di catastrofi naturali (ma non solo).
In questo modo i giovani interessati avranno l’opportunità di dare un contributo concreto alla società e al cambiamento e al tempo stesso di acquisire un’esperienza pratica e competenze di grande valore per la loro vita personale e lavorativa.

Per partecipare è richiesta la cittadinanza europea o la residenza in uno dei paesi membri e, naturalmente, l’adesione alla missione del corpo di solidarietà, cioè costruire una società più inclusiva e rispondere ai problemi sociali, e ai principi che la ispirano. Sia i partecipanti che le organizzazioni che ne faranno parte hanno  come punto di riferimento i valori e i principi promossi dall’UE, come il rispetto per la dignità e diritti umani, e credono nella promozione di una società giusta ed equa nella quale predominino il pluralismo, la non discriminazione, la tolleranza, la giustizia, la solidarietà e l’uguaglianza.
Le attività di volontariato si svolgeranno in modo simile allo SVE – Servizio Volontario Europeo, con viaggio, vitto e alloggio finanziati. Le attività di tirocinio, apprendistato e lavoro saranno invece retribuite secondo la normativa del paese in cui l’attività si svolge.
Ogni giovane partecipante potrà gestire in ogni momento la propria disponibilità a partecipare al corpo di solidarietà, modificando i dati inseriti, e potrà accettare o rifiutare le offerte di collaborazione che gli verranno proposte.
Il corpo di solidarietà, per cui ci si può iscrivere in qualsiasi momento, è partito con i primi progetti a primavera del 2017.

Per maggiori informazioni vedi il sito ufficiale o passa a trovarmi all’Informagiovani!

Animatore turistico: professionista delle vacanze

Cosa vi viene in mente quando sentite la parola animatore turistico? Trascorrere l’estate sulle più belle spiagge del mondo, spesati di tutto, guadagnando anche qualcosa?

Ebbene sì, questi sono i “vantaggi” di fare l’animatore turistico!

Ma chi è e cosa fa questa figura professionale?

L’animatore turistico è colui che per professione organizza il tempo libero di gruppi di turisti con attività ricreative, sportive e culturali presso villaggi turistici, grandi alberghi-vacanze, camping, residence, navi da crociera e grandi stabilimenti balneari.

In genere i luoghi di vacanza dove l’animatore turistico opera sono situati in località balneari o lacuali, ma non mancano le destinazioni montane.

Chi fa animazione turistica non ha quasi mai alle spalle una preparazione specifica, ma possiede, in genere, un bagaglio personale di esperienze sportive, culturali o di spettacolo alle quali si rifà nello svolgere le mansioni di animazione.

L’animatore turistico dovrà possedere buone capacità di adattamento, spirito di collaborazione e resistenza alle tensioni e allo stress, autocontrollo, nonché capacità organizzative.

Sono, inoltre, richieste una buona capacità comunicativa e una sensibilità che gli consenta di entrare in sintonia con le più diverse tipologie di turisti.

Completano il profilo un temperamento allegro, entusiasmo, spontaneità, creatività, fantasia e dinamismo.

Fondamentale ovviamente una grande disponibilità a spostarsi e viaggiare per lunghi periodi, e non ultima la conoscenza delle lingue straniere.

L’avvio alla professione come animatore è il primo gradino della carriera.

Dal profilo di animatore si può passare, dopo diverse stagioni di lavoro, al ruolo di capo animazione (responsabile dell’animazione e del relativo staff) e, nel giro di qualche anno, si può raggiungere la qualifica più alta di capo villaggio o direttore di villaggio.

Per diventare animatore occorre inviare un curriculum direttamente ai tour operator che reclutano tali figure oppure alle agenzie di animazione che per conto di tour operator, albergatori ed altri operatori turistici, gestiscono le attività di animazione.

Segue il sostenere prove e colloqui per la valutazione delle proprie capacità, competenze e motivazioni personali.

Le persone selezionate in genere partecipano ad un breve corso di formazione al termine del quale, se ritenuti idonei, si viene destinati ai vari villaggi.

Se pensi che potrebbe essere un’esperienza che fa per te, o semplicemente vuoi saperne di più, puoi partecipare a Professionisti delle vacanze, il format dell’Informagiovani dedicato a chi sta offrendo oppure cercando lavoro nel settore delle vacanze e del turismo per la stagione estiva.

Lavoro in Germania

Per fare in modo che una esperienza di lavoro all’estero sia positiva dal punto di vista professionale, è importante scegliere un paese che offre buone opportunità, e la Germania è uno di questi.
Con una popolazione di circa 80 milioni di abitanti, di cui quasi 7 sono stranieri, e un’età media in crescita come nella maggior parte dei paesi europei, la Germania, con una economia dinamica e in crescita, è aperta all’immigrazione di giovani lavoratori.
Il tasso di disoccupazione dei giovani tra i 15 e i 25 anni è piuttosto basso (intorno all’8%) e il paese dispone di un sistema di formazione professionale piuttosto efficiente, che fornisce un percorso di inserimento lavorativo di molti dei ragazzi e ragazze che non intraprendono gli studi universitari.
Come ci è stato riferito dai consulenti Eures tedeschi che sono venuti nelle Marche da poco, al momento le offerte di lavoro si trovano distribuite su tutto il territorio nazionale, perciò si può scegliere se fare un’esperienza in una grande città o in un piccolo centro.

Tra i settori con più richiesta ci sono, come anche altrove, i professionisti del settore medico ospedaliero, ma anche autisti di camion (di tutti i tipi), macellai, panettieri, ingegneri edili e altre professionalità nel settore dell’edilizia, e personale alberghiero, sia nell’accoglienza che in sala e cucina.
In particolare sono ricercati lavoratori per le stagioni invernali, che vanno da novembre ad aprile, e sono quindi opportunità che può cogliere anche chi solitamente lavora per la stagione estiva, come spesso accade nella nostra regione.
Detto ciò, che caratteristiche bisogna avere per poter veramente riuscire a essere presi in considerazione e cogliere le molte opportunità disponibili?
Le due parole chiave da non dimenticare sono qualifiche e lingua tedesca.

Le qualifiche, sia che le abbiamo ottenute studiando che lavorando, sono indispensabili perché un datore di lavoro consideri la nostra candidatura: non c’è molto spazio per chi si improvvisa, e poter certificare le proprie competenze è indispensabile. Per ogni tipo di professione c’è un ente a cui rivolgersi per il riconoscimento delle proprie qualifiche.

Capitolo lingue: non lo ripeterò mai abbastanza, la conoscenza di un’altra lingua apre tante porte e moltiplica le opportunità nella vita, non solo nel lavoro. La conoscenza del tedesco, almeno a livello A2 del quadro europeo, è fondamentale perché un datore di lavoro possa pensare di inserirci nel suo staff: per quanto siamo bravi a gesticolare, la comunicazione all’interno di un gruppo di lavoro non può essere approssimativa e lenta. Chi conosce l’inglese è certamente facilitato, ma potrà usarlo nel lavoro solo in contesti multiculturali piuttosto specializzati, come uffici di multinazionali o enti di ricerca scientifica.
Una conoscenza base della lingua tedesca poi è più che necessaria per le attività di tutti i giorni: cercare una casa, fare la spesa, prendere il bus, trovare un medico. E non solo, serve a vivere al meglio il periodo che passeremo in Germania: approfittare degli impianti sportivi, partecipare a eventi e concerti, fare nuove conoscenze e, insomma, avere una vita sociale soddisfacente. Lo sforzo e l’investimento fatti per il trasferimento possono e dovrebbero essere sempre rivolti a un miglioramento delle condizioni di vita in generale.

Per chi vuole cominciare a fare una ricerca delle offerte di lavoro disponibili, oltre al portale Eures, si possono consultare i siti tedeschi ufficiali dedicati al lavoro: www.arbeitsagentur.de (anche in inglese e francese) e jobboerse.arbeitsagentur.de (anche in italiano).
Volete sapere quanto guadagnereste facendo un determinato lavoro? C’è un sito anche per questo! www.nettolohn.de

Insomma, le informazioni non mancano, ma ci vuole determinazione, un po’ di tempo e buona volontà per realizzare un progetto di trasferimento.

Gluck und auf wiedersehen!

La formazione: dovere o diritto?

Quante volte i genitori di ragazzi under 18 ci chiedono cosa possano fare i loro figli se non intendono continuare gli studi?

La risposta è che occorre adempiere al diritto dovere di istruzione e formazione.

Alla base della normativa sul diritto dovere di istruzione e formazione c’è il desiderio che i giovani, terminata la scuola secondaria inferiore (ex scuola media), proseguano obbligatoriamente la propria formazione almeno fino ai 18 anni.

Occorre però distinguere tra obbligo scolastico e obbligo formativo.

L’obbligo scolastico indica l’obbligo di frequentare la scuola fino al compimento dei 16 anni di età. Di conseguenza, esso può essere assolto con la frequenza al biennio di scuola superiore.

L’obbligo formativo, invece, è il dovere, ma soprattutto il diritto di frequentare attività formative fino all’età di 18 anni.

È regolato dalla legge 144/99 art. 68 il cui obiettivo è quello di rendere i giovani capaci di definire consapevolmente il proprio progetto di vita e di muoversi nel mondo del lavoro.

Ogni giovane, potrà scegliere, sulla base dei propri interessi e delle capacità, uno dei seguenti percorsi:

– proseguire gli studi nel sistema dell’istruzione scolastica fino al conseguimento di un diploma;

– frequentare, dopo il primo biennio della scuola secondaria di 2° grado,  il sistema della formazione professionale attraverso un corso professionale gratuito di almeno due anni;

– iniziare il percorso di apprendistato, che prevede la formazione durante il periodo lavorativo, finalizzato a favorire l’inserimento dei giovani nel mondo del lavoro attraverso l’acquisizione di un mestiere e/o di una professionalità specifica ed è finalizzato al conseguimento di una qualifica professionale.

Durante l’assolvimento dell’obbligo la scelta operata può essere modificata in quanto i tre sistemi sono considerati equivalenti e quindi è prevista la possibilità di passare da un percorso all’altro attraverso il riconoscimento dei crediti.

In questo periodo sono usciti dei corsi di formazione professionale gratuiti rivolti proprio ai ragazzi in età di obbligo formativo, finalizzati all’ottenimento di una qualifica triennale. Questi corsi si tengono in provincia di Pesaro Urbino e partiranno ad anno nuovo.

Natale senza stress

Da ieri 1 dicembre, è iniziato il countdown per Natale. La festività più attesa di tutto l’anno. Infatti le feste natalizie sono l’occasione per riunirsi con familiari ed amici, spesso si inizia a stare insieme dalla vigilia fino al giorno dell’Epifania. Non dimentichiamo la tradizione di scambiarsi qualche dono, perché no!? creato con il fai da te. Le decorazioni, le luci, lo shopping! Aggiungiamo la voglia di godersi un po’ di tempo libero, partecipando ad eventi culturali, turistici, magari organizzando una gita fuori porta.

Ecco che il Natale passa da una magica atmosfera al rischio di essere uno dei momenti più stressanti dell’anno. Solo con una buona organizzazione è possibile riuscire a sopravvivere godendosi le feste.

I preparativi devono iniziare per tempo in modo di non dover fare tutto all’ultimo momento e restare insoddisfatti dal risultato finale.

I primi giorni di dicembre possono essere dedicati agli addobbi, alla realizzazione dell’albero di Natale, alla ghirlanda per la porta, alle decorazioni in casa ed in ufficio. Tutto può essere acquistato con uno shoppping sfrenato, con attenzione alla solidarietà o autorealizzato con materiale di riciclo. Grazie ai video tutorial, chi ha un po’ di manualità e sa ritagliarsi un po’ di tempo può veramente creare di tutto, con una spesa anche molto contenuta.

I regali sono tanto piacevoli da scegliere quanto riceverli. Chi non vorrebbe far felice il proprio caro acquistando il regalo originale e desiderato?! Per questo è necessario fare un elenco di destinatari e di idee regalo, decidere se acquistare on line e ordinare in tempo i prodotti considerando i tempi di spedizione. Il top sarebbe unire l’utile al dilettevole, organizzare un viaggetto per cercare i regali magari tra deliziosi mercatini. Ma attenzione! Al fine di evitare spiacevoli sorprese, con un conto in rosso, è il caso di fissare un budget da gestire. In fondo ciò che conta è il pensiero!

Nel mese di dicembre mentre i preparativi scorrono veloci, numerose sono le occasioni per cene aziendali, feste con amici, apericena improvvisati, insomma l’agenda è fitta di impegni ma cercate di non perdere di vista il senso del Natale. Scegliete e proponete momenti magari meno formali ma con che possano essere motivo di gioia e relax dal resto degli impegni.

Infine organizzare pranzi e cene per le la Vigilia, Natale, Santo Stefano, ..non è facile e poco impegnativo specie se se gli invitati sono numerosi. Sono richieste un sacco di energie per decidere il menù, fare la spesa e preparare la casa e la tavola. Ma non siate perfezionisti! Gli invitati (se quelli giusti) apprezzeranno lo sforzo di condividere del tempo insieme in armonia familiare.

Seguendo almeno alcuni di questi suggerimenti dovreste arrivare al Natale con armonia, riuscendo a concedervi attività ricreative e di divertimento.

Ad Ancona quest’anno non mancano le innumerevoli iniziative che verranno inaugurate domani 3 dicembre con l’accensione dell’albero di Natale in Piazza Roma alle ore 17.00. Per non perdere eventi interessanti e suggestivi,  il Comune di Ancona ha realizzato uno spazio web ad hoc: www.auguriancona.it dove reperire tutte le informazioni del ricco programma. Con l’ausilio del calendario on line sarete in grado di organizzare al meglio la vostra partecipazione alle prossime iniziative natalizie.

 

Dopo il diploma, università o gap year?

La scelta di un percorso da seguire dopo il diploma è tra le più difficili, sia per le tante possibilità che per la complessità e variabilità del mondo del lavoro.

Il quinto anno di scuola secondaria è l’ultimo nel quale, di fatto, abbiamo la vita organizzata e un percorso abbastanza predefinito e standard da seguire. Sia che abbiamo scelto un liceo, che una scuola professionale o tecnica, le nostre giornate scorrono in un alternarsi di ore scolastiche e tempo libero, occupato da uscite con gli amici, sport e studio.
Ma dopo, che si fa? L’improvvisa libertà da una routine sempre uguale e le numerose scelte che potenzialmente potremmo fare sono per alcuni un trampolino di lancio verso un percorso che hanno sempre immaginato (universitario o lavorativo). Per altri invece è come trovarsi in fondo a una strada e da nessuna parte, con davanti un vasto orizzonte ma senza indicazioni su come raggiungerlo.
I dati sull’occupazione indicano la necessità di specializzarsi in qualche cosa per poter avere maggiori e migliori opportunità lavorative, per cui spesso non basta un diploma. Nel migliore dei casi, la scuola che ho appena concluso mi ha fornito una preparazione di base, indispensabile per entrare a far parte della comunità di cittadini adulti in grado di interpretare la realtà che mi circonda, di collegare fatti e dati, di ragionare con la mia testa, di informarmi su quello che mi interessa e di conoscere i miei diritti e doveri.

Molti studenti che termineranno gli studi tra pochi mesi non sanno bene che fare dopo, e vorrebbero avere un po’ di tempo in più per poter decidere. Questo tempo è quello che in molti paesi si chiama gap year, un anno di riflessione e di esperienza che mi aiuterà a capire che cosa voglio fare nel prossimo futuro e che cosa voglio diventare.
Per esperienza si intende qualsiasi attività mi possa aiutare a capire cosa mi interessa, e si può pensare anche, per chi si sente abbastanza curioso e intraprendente, di farla all’estero.
Ecco alcune idee da considerare, che non comportano un grosso investimento di denaro (ma di impegno e entusiasmo sì!).

Partire per un volontariato con il Corpo europeo di solidarietà: si tratta di una attività finanziata dall’UE, aperta a ragazzi e ragazze tra i 18 e i 30 anni che vogliono dedicare alcuni mesi del loro tempo (tra 2 e 12) a un settore di loro interesse tra quelli disponibili (ambiente, cittadinanza, diritti umani, politiche giovanili, inclusione sociale, comunicazione, infanzia, cultura e molti altri) in un altro paese o anche in Italia. L’impegno è di circa 25-30 ore alla settimana, e si ha a disposizione un alloggio, un posto dove mangiare o una somma per provvedere da soli, una piccola paghetta mensile, e una serie di persone di riferimento e supporto per qualsiasi necessità.

Fare un Working Holiday: se l’Europa ha confini troppo stretti per te, e vorresti provare uno stile di vita d’oltreoceano, una idea da considerare è l’esperienza del Working Holiday. Australia, Nuova Zelanda e Canada offrono a giovani cittadini italiani la possibilità di soggiornare per un periodo di un anno in questi paesi, con un visto che permette di lavorare e viaggiare per conoscere il paese. La conoscenza a livello almeno intermedio della lingua costituisce un vantaggio nella richiesta del visto.

Fare Woofing: per chi ama la vita all’aperto, il contatto con la natura ed è curioso di entrare in contatto con altre culture, il circuito di woofer permette di trovare vitto e alloggio presso fattorie e produttori in molti paesi del mondo. In cambio di alcune ore di lavoro, si ottiene vitto, alloggio e la possibilità di incontrare persone di paesi e stili di vita diversi.
Questa breve lista non esaurisce le possibilità esistenti, se avete esigenze o idee diverse passate a trovarci o scrivete a europa@informagiovaniancona.com per avere informazioni e consigli.
L’importante è non sedersi e non scoraggiarsi!

Lavorare all’estero come “au pair”

Lavorare come “au pair” o “alla pari” significa vivere presso una famiglia straniera, aiutando ad accudire i bambini e a sbrigare leggere faccende domestiche in cambio di vitto, alloggio e una piccola retribuzione, variabile da nazione a nazione.

L’au pair  costituisce una categoria specifica che non è né quella di studente né quella di lavoratore. Infatti i programmi alla pari sono considerati progetti di scambio culturale per l’apprendimento e/o il perfezionamento di una lingua straniera.

Sono allo stesso tempo anche un’opportunità di crescita personale.

La ricerca della famiglia viene fatta generalmente tramite un’agenzia con sede in Italia.

Chi, invece, ha una buona padronanza della lingua straniera può rivolgersi direttamente all’agenzia nel Paese di destinazione oppure tramite internet per i paesi in cui esistono siti ad hoc.

Rivolgendosi ad un’agenzia i rischi di incappare in una famiglia “sbagliata” sono minori perché le famiglie ospitanti vengono selezionate e comunque si ha la garanzia di essere ricollocati presso un’altra famiglia nel caso la prima risultasse inadeguata.

La durata del soggiorno varia da 6 a 12 mesi (eventualmente prorogabili per ulteriori 12 mesi) e dipende sia dalla disponibilitá dell’au-pair e della famiglia sia dalle regole in merito del paese ospitante.

Le famiglie richiedono, in genere, un soggiorno minimo di sei mesi, ma anche nove o dodici, con partenza all’inizio dell’anno scolastico o a gennaio.

Anche gli orari di lavoro possono variare in base al paese ospitante. L´Au pair dovrebbe lavorare un massimo di 30 ore a settimana (ad eccezione degli USA, dove l’au pair puó raggiungere un massimo di 45 ore settimanali).

Ogni Au pair ha diritto di norma a 1 – 2 giorni liberi a settimana (in alcuni paesi almeno un giorno libero deve essere la domenica) ed in alcuni casi avranno anche il diritto di avere libero almeno un week-end al mese.

Durante i loro giorni liberi e le loro vacanze, gli Au pair dovrebbero essere invitati dalla famiglia ospitante a partecipare alle loro attivitá. Inoltre durante il periodo di vacanza i ragazzi alla pari sono liberi di rimanere presso la propria famiglia ospitante continuando a ricevere la solita somma di denaro, cosí come vitto e alloggio.

Di norma gli au pair frequentano un corso di lingua nel paese ospitante per migliorare le proprie competenze in materia e conoscere nuove persone.

Per diventare “au pair” occorre avere tra i 17 e 30 anni (anche se nella maggior parte dei paesi, l’età minima è fissata a 18 anni e la massima a 27),  essere celibi o nubili e senza figli,  avere una conoscenza almeno basilare della lingua del paese ospitante e ovviamente avere esperienza nell’accudimento dei bambini.

Il possesso della patente di guida e il fatto di essere non fumatori sono considerati requisiti preferenziali.

La famiglia ospitante, infine, deve essere una famiglia (ma può essere anche una madre o un padre single) disposta ad ospitare un ragazzo straniero rendendolo parte della stessa, avere almeno un figlio minorenne e avere una stanza libera a disposizione dell’au pair. 

Scrivere quello che (non) ti aspetti

Come si fa a scrivere un libro? Nell’era del self publishing la domanda potrebbe sembrare quasi retorica. Chiunque oggi può scrivere un libro, indipendentemente dai contenuti che decide di esprimere. Ma l’arte di scrivere non è questa. Mettere insieme le parole per costruire una storia che abbia un senso non è un’operazione meramente meccanica. Lo scopriamo un po’ tutti prima o poi nella vita: che sia una lettera per l’amata nella stagione dei primi amori, oppure il tema del compito in classe o ancora la tesi di laurea o il report per il tuo capo al lavoro, c’è un momento (più o meno lungo) in cui rimaniamo fermi  e indecisi davanti al foglio (video) bianco (c’è proprio una sindrome che si chiama così e che attanaglia gran parte degli scrittori).

Per scrivere qualcosa che sia (piacevolmente) leggibile sono necessari tanti elementi: l’idea di una storia che sia credibile, quella per protagonisti e personaggi della stessa che siano ben definiti, lo sviluppo di un plot che sia avvincente per il lettore, la proprietà di linguaggio, la capacità di scrivere con termini appropriati, uno stile narrativo. E poi chissà quante e quali altre cose che al momento nemmeno mi vengono in mente. Insomma, scrivere è un’operazione che sta a metà tra la creatività, l’arte e la tecnica. Ma, soprattutto, elemento fondamentale, di ogni buon scrittore è quella che viene chiamata l’urgenza di scrivere, di raccontare, di condividere con altri una storia. Una specie di sacro fuoco che a un certo punto sale dal profondo dell’anima fino alle mani che scrivono con la penna o sulla tastiera; non ci può essere una buona storia, e quindi un buon libro, se chi la racconta non è percorso da un desiderio implacabile di raccontare quello che sente. E, badate bene, dovrebbe essere lo stesso impetuoso stimolo che anima il giornalista che racconta la cronaca, così come lo scrittore di fantasy. In altre parole l’ultimo pubblicista di cronaca locale ha qualcosa in comune con JK Rowling.

Quindi, se è vero che tutti possiamo scrivere un libro, è altrettanto vero che solo alcuni riescono a esprimere davvero qualcosa di coinvolgente. Ed è proprio quelli che cerchiamo e che invitiamo nella nostra rassegna NOIleggiamo, un appuntamento pensato per promuovere chi nella scrittura ci mette del proprio e vuole condividerlo con gli altri; ma anche per chi ama leggere ed è curioso di conoscere storie e scrittori nuovi (che magari un giorno saranno pure famosi).

Il prossimo sabato 3 dicembre, alle 18, sarà la volta di Massimo Cesaroni che presenterà il suo libro “Quello che non ti aspetti“. Un drammatico inseguimento, una notte di tempesta, un’auto fuori controllo, una scelta difficile: cosa unisce tutti questi fatti che si snodano in luoghi e momenti diversi? Lo scopriremo insieme all’autore che, con Rodolfo Bersaglia, illustrerà il suo lavoro. L’incontro è a ingresso gratuito ma i posti sono limitati. Non dimenticate di prenotare il vostro posto, vi aspettiamo!