Gli ITS: percorsi formativi post diploma

Nell’arco della loro carriera scolastica, i ragazzi sono chiamati a compiere delle scelte importanti per il loro futuro, sia scolastico sia professionale. La prima scelta importante viene richiesta già al terzo anno della scuola secondaria di primo grado, quando i ragazzi devono scegliere a quale scuola secondaria di secondo grado iscriversi. In questo le scuole si sono “attrezzate” prevedendo giornate di visita alle scuole superiori allo scopo di far conoscere ai ragazzi l’offerta del proprio territorio. La seconda scelta importante viene affrontata all’ultimo anno delle scuole secondarie di secondo grado; anche per i ragazzi di questa età le scuole prevedono visite di orientamento alle università locali volte a fornire una panoramica il più possibile completa dell’offerta formativa accademica.

L’università, però, non rappresenta l’unica possibilità formativa per i neo diplomati; infatti il panorama formativo contempla anche gli ITS Istituti Tecnici Superiori – che rappresentano un canale formativo post secondario parallelo ai percorsi accademici.

Gli ITS sono scuole di alta tecnologia che hanno lo scopo di formare tecnici superiori in aree tecnologiche strategiche del sistema economico -produttivo del Paese, quali la mobilità sostenibile, l’efficienza energetica, il made in Italy, le nuove tecnologie per i beni culturali e il turismo, le tecnologie dell’informazione e della comunicazione. Queste scuole sono costituite nella forma di fondazioni formate da scuole, università e imprese per dare vita ad un’autentica integrazione tra istruzione, formazione e lavoro.

I corsi ITS, che sono gratuiti ma prevedono una compartecipazione alle spese didattiche,  hanno una durata biennale per un totale di 1800 ore, suddivise tra ore di attività in aula e in laboratorio e ore di stage in azienda; lo stage è obbligatorio per almeno il 30% del monte ore complessivo ed è prevista la possibilità di effettuare il tirocinio anche all’estero. Il 50% dei docenti proviene dal mondo del lavoro e delle professioni.

Il titolo rilasciato è un Diploma di tecnico superiore con l’indicazione dell’area tecnologica e della figura nazionale di riferimento, corrispondente al V livello del Quadro Europeo delle qualifiche – EQF.

Accedono ai percorsi, previa selezione, i giovani in possesso del diploma di istruzione tecnica (scuola secondaria superiore), coerente con l’area tecnologica di riferimento; è consentito l’accesso ai candidati in possesso di altri tipi di diploma, previa frequenza di moduli di specifica preparazione, finalizzati a “riallineare” le competenze tecniche specifiche mancanti. Requisiti indispensabili sono una buona conoscenza in informatica e dell’inglese.

Se volete sapere quali corsi ITS sono in partenza in ambito regionale, potete l’elenco corsi gratuiti sul sito dell’Informagiovani alla pagina dedicata.

La zona di comfort

Per trovare lavoro, per realizzare degli obiettivi, oggi è necessario uscire dalla propria “zona di comfort”. Sono quasi certa che anche tu, caro lettore, avrai sentito dire questa frase almeno una volta nella vita. Anzi negli ultimi anni, da quando finalmente ci siamo modernizzati,  i corsi si chiamano workshop, l’immagine personale si chiama brand e ci sentiamo tutti un po’ più internazionali.

I disoccupati purtroppo si chiamano ancora disoccupati, ma è perché si ostinano a non uscire dalla propria zona di confort.  Quella famosa zona, di cui magari avrai sentito parlare all’ultimo workshop sull’empowerment delle skills personali. No, non era un corso in inglese, come hai pensato per tutta la prima ora, era in italiano. Ma tu  hai perso la metà dei contenuti perché ti ostini a non studiare il vocabolario di oggi, a non modernizzarti. Sei ancora nella tua zona di confort. E quindi scommetto che sei tornato a casa con la decisa intenzione di uscire finalmente da quella stramaledetta e confortevole zona in cui sei rimasto seduto per anni. E hai iniziato ad analizzarla. Quella “zona” del tuo quotidiano, in cui non hai lavoro, vivi ancora con i tuoi, sei nella tua confortevole cameretta di quando avevi 12 anni, litighi ogni giorno con tua madre perché questa casa non è un albergo, mangi vegano perché i tuoi sono più alla moda di te e invece della bistecca cucinano veggy burger.

A una prima analisi non ti sembra esattamente una zona di comfort. E ti senti un po’ preso in giro da quel formatore che parlava tutto strano. In effetti, pensi, sei stato abbastanza eroico per sopportare tutto quel “confort” fino ad oggi. Ma non ti scoraggi, accendi il pc ed inizi a navigare alla ricerca delle piattaforme di formazione, di auto promozione, corsi, informazioni: tutto quello che potrebbe portarti fuori da quella “confortevole” zona morta. Lui, il formatore sapiente e trilingue, non sa che anche dentro la più buia delle zone comfort può nascondersi il più grande dei guerrieri, il più spavaldo degli esploratori. Con un sorriso di sfida pensi che sei pronto ad informarti su tutto l’iperuranio, ad esplorare ogni galassia lavorativa, a studiare anche di notte, a tampinare (stalkerare anzi) ogni possibile datore di lavoro con i mezzi più sofisticati… ce la farai. Ma a fare cosa, esattamente??

Improvvisamente, con la testa piena di informazioni prese dal mare di internet, ti guardi allo specchio, con gli occhi sgranati e l’espressione pesantemente sconfortata. Una vocina dentro di te ti dice che quell’uscita dalla zona comfort è molto più sconfortante del previsto. Quella vocina forse non ha tutti i torti, ma se l’ascolti meglio forse ti dirà anche da dove cominciare. Per esempio dal cercare prima dentro di te quali sono i tuoi desideri profondi. A chiederti chi sei e cosa ti fa stare bene, prima di chiederti cosa sia vendibile oggi. A conoscerti meglio e darti fiducia, per poi iniziare a cercare la tua strada fidandoti anche del tuo istinto. Insomma, in poche parole, quella vocina potrebbe dirti come costruire dentro di te una reale zona di comfort, come farla crescere e renderla ogni giorno più forte, riempirla delle tue passioni, delle tue convinzioni, di ciò che è importante e portarla sempre con te. Quella zona sarà un ottimo alleato, con cui potrai esplorare e sperimentare luoghi e attività nuove senza paura.  E se vorrai potrai comunque darle un nome in inglese, che fa sempre scena. Se la custodirai a dovere sarà una zona in cui far crescere tante skill. O, più “banalmente”, l’amore per te stesso e la tua autostima. Un brand a prova di bomba!

Eat me

Torna il nostro appuntamento con #atuttoschermo, i film visti da noi. Il film di ottobre, che vi presenteremo già il prossimo sabato 1 ottobre, è il documentario sui disturbii alimentari Eat Me realizzato curato dal centro Heta, realtà di riferimento nel panorama regionale sul tema dell’alimentazione. Per questa occasione abbiamo organizzato un duplice appuntamento.

Alle 17 verranno presentate le attività dell’Associazione per la stagione 2016-17 e la fitta rete di collaborazioni attivate per studiare e affrontare da più versanti e in più ambiti la problematica, ormai epidemica, dei Disturbi del Comportamento Alimentare (ormai 40000 donne colpite nelle sole Marche; ancora solo il 40/50% degli affetti intraprende, in Italia, un percorso terapeutico).

Nelle scorse settimane, il Centro Heta ha stipulato convenzioni e accordi volti a sviluppare progetti di ricerca, prevenzione e cura con soggetti pubblici, come Unicam, Ateneo di spicco nell’ambito delle ricerche biologiche e nutrizionali, e privati come Co.Gi.To., consorzio di cooperative di servizi assistenziali sorto nel 2015, e Happiness Group, circuito marchigiano di fitness club tra i più rilevanti in Italia. In collaborazione con questi diversi attori, con la consulenza dello staff di strutture di eccellenza nella cura dei DCA come Villa Miralago (Varese), l’Associazione intende ampliare le prospettive di intervento e dare consistenza a una vera e propria rete.

Nell’incontro, verranno presentate le iniziative di prossimo avviamento: la proposta avanzata al Tavolo Tecnico Regionale sui DCA dal Centro Heta, in collaborazione con Unicam e Co.Gi.To., per costituire una comunità terapeutica in tempi brevissimi sul territorio regionale, in località Esanatoglia (MC); i progetti di ricerca clinica ed epidemiologica formulati con Unicam e Villa Miralago; la nuova campagna di prevenzione e informazione Eat Me 2016-2017, che anche quest’anno toccherà numerose località e aggiungerà al docufilm omonimo, in ultimazione, altri materiali di spunto ricavati dal lavoro clinico quotidiano svolto a Heta e in altri centri nazionali, e vedrà il lancio di un contest video rivolto alle scuole secondarie di primo e secondo grado, con premiazione in occasione della prossima Giornata del Fiocchetto Lilla; la convenzione con Happiness Group e il progetto di elaborazione di protocolli volti a monitorare e accreditare quelle realtà nei cui contesti spesso si ha una maggiore incidenza del disturbo, come palestre, consorzi sportivi, club; le attività di formazione del centro che quest’anno coinvolgeranno enti privati e pubblici e culmineranno in un’occasione di formazione intensiva per operatori nel marzo 2017.

Parteciperanno rappresentanze delle autorità cittadine, e dei partner in collaborazione con Heta: Fanpia Onlus e il Centro Oltre, Cooperativa Co.Gi.To., Unicam, Happiness Group, Tornaconto & C, Fideuram, Idea Psicologia. Modererà Giovanni Iannelli, Direttore Rai Marche
Alle 18 sarà la volta di “Eat Me” il docufilm pensato con l’obiettivo di offrire uno scorcio diretto ma non spettacolarizzato sui disturbi del comportamento alimentare. Un tentativo di abbandonare la retorica del dolore per addentrarsi nelle fitte dinamiche del problema. Una narrazione intima e profonda in cui ciascun protagonista ha potuto raccontarsi e raccontare. Work-in-progress nato seguendo le storie di soggetti sofferenti di un Disturbo del Comportamento Alimentare, giunto ormai vicino alla versione definitiva grazie al successo della campagna crowdfunding terminata lo scorso giugno, in questa occasione verrà presentato arricchito di ultimissimi materiali. Saranno presenti i registi Ruben Lagattolla e Filippo Biagianti. Il film sarà introdotto da Luca Pierucci, Presidente dell’Ordine degli Psicologi della Regione Marche.

L’ingresso è gratuito, alla fine verrà offerto un buffet e voi siete tutti invitati!

BORSE LAVORO OVER 30

La Regione Marche ha approvato l’avviso pubblico per l’assegnazione di 1000 borse lavoro per over 30, di cui 302 destinate alla provincia di Ancona. Con questo bando la regione intende favorire l’inserimento o il reinserimento lavorativo di persone di età compresa tra 30 e 65 anni, disoccupate certificate, residenti nelle Marche, con basso reddito ISEE e a prescindere dal titolo di studio, offrendo loro anche una possibilità di riqualificazione professionale.

Un soggetto che abbia i requisiti sopra descritti e che intende partecipare al bando dovrà cercare un datore di lavoro privato (impresa o ente senza fini di lucro) o uno studio professionale con il quale ideare e concordare un progetto di borsa lavoro da svolgere al suo interno per un periodo di 6 mesi, con un orario minimo di 25 ore settimanali e con una retribuzione di 650,00 euro lordi al mese.

Le borse lavoro in nessun caso configurano un rapporto di lavoro con i soggetti ospitanti.

Come il soggetto ospitato, così anche il soggetto ospitante deve rispondere al requisito della residenza in regione, requisito che si applica alla sede legale od operativa, e ad un’altra serie di requisiti previsti da bando.

Non è così semplice individuare una potenziale azienda ospitante; in questo, però, un aiuto viene fornito dai CIOF (Centri per l’Impiego) i quali pubblicano sul loro sito le disponibilità da parte delle aziende ad accogliere borsisti. Per la provincia di Ancona potete consultare la pagina dedicata alle offerte di lavoro di aziende private.

Un ulteriore aiuto lo potete trovate anche presso l’Informagiovani di Ancona che mette a disposizione degli utenti un apposito book con le offerte relative a questo bando.

Una volta individuata l’azienda ospitante e concordato con essa il progetto di borsa lavoro, il borsista dovrà presentare apposita domanda sia telematicamente attraverso il sistema informatico della regione, SIFORM,sia per raccomandata A/R  ad uno degli indirizzi indicati da bando.

Il termine di presentazione delle domande, inizialmente fissato per il 30/09/2016, è stato prorogato al 24 ottobre 2016.

I programmi e gli strumenti europei per la mobilità e la trasparenza

Tra le priorità delle politiche europee in ambito educativo e formativo c’è la promozione dell’apprendimento permanente e del libero movimento dei cittadini.
Il raggiungimento di questi obiettivi si basa sulla realizzazione di strumenti che garantiscono una maggiore trasparenza e comparabilità delle qualificazioni in tutta l’Unione Europea.
E’ per questo che la Commissione Europea ha avviato numerose iniziative sia per l’accesso all’informazione e l’orientamento dei cittadini su queste tematiche, sia per l’effettivo riconoscimento delle competenze e delle qualifiche di coloro che si spostano da un paese all’altro portandosi dietro il loro bagaglio di esperienze e conoscenze.
Strumenti come Europass (di cui il cv europeo fa parte), EQF (European Qualifications Framework), ECVET (European Credit system for Vocational Education and Training), EQAVET (European Quality Assurance in Vocational Education and Training) , ESCO (European Skills, Competences, Qualifications and Occupations) sono proprio quelli che vanno utilizzati in caso di mobilità per lavoro o studio.

Ma cosa sono? Come si ottengono, e come si usano?

Proprio di questo parleremo il prossimo mercoledì 28 settembre al seminario, destinato agli addetti ai lavori, organizzato dal Punto Nazionale di Coordinamento EQF, il Centro Nazionale Europass e il Centro Euroguidance in collaborazione con il Comune di Ancona ed Eurodesk Italy.

Obiettivo del seminario è presentare le caratteristiche e l’uso dei singoli strumenti e l’interazione tra di essi, nonché lo stato di avanzamento dei lavori di implementazione del Sistema nazionale di certificazione e della costruzione del Quadro Nazionale delle qualificazioni.

Ai partecipanti sarà rilasciato un attestato di partecipazione al termine del seminario.

Per tutti i partecipanti provenienti da fuori Ancona, ecco qualche indicazione per raggiungere la sala conferenze dell’Informagiovani Ancona:

  • dalla stazione ferroviaria: prendere il bus numero 1/4 dal marciapiede su cui ci si trova uscendo dalla stazione (attenzione, il secondo marciapiede, dove sulla palina in alto è scritto “CENTRO”). Il bus avrà come destinazione Piazza IV Novembre, e passa circa ogni 7 minuti. Dalla stazione ci vogliono tra i 5 e 10 minuti, cioè 7 o 8 fermate, per arrivare in piazza Roma, dove si scende all’ingresso del Rettorato dell’Università. Da lì basta attraversare la strada e scendere le scale sotto la tettoia della fermata bus, o le scale in corrispondenza del corso Garibaldi, al centro della piazza.
  • per chi ci raggiunge in auto, ecco la mappa dei parcheggi del centro.

Di seguito il programma della giornata con le presentazioni scaricabili dei relatori.

“Gli strumenti europei per la mobilità e la trasparenza”

Ancona, 28 settembre 2016 | Agenzia Locale Eurodesk del Comune di Ancona | Piazza Roma Underground – Ancona

PROGRAMMA

9.15   Saluti istituzionali- Marco Brutti, Comune di Ancona

9.30    La rete europea Eurodesk  e i tools a supporto della mobilità per l’apprendimento transnazionale –  Serena Principi, Agenzia Locale Eurodesk  del Comune di Ancona.

9.45     I programmi e gli strumenti europei per la trasparenza delle qualificazioni e la mobilità a fini di studio e di lavoroCatia Mastracci, Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali

10.00   Il programma Erasmus+Roberta Grisoni, Isfol

10.45   Il Quadro Europeo delle Qualificazioni EQF e la costruzione del Quadro NazionaleDiana Macrì, Isfol

  1. 15 Pausa

11.30  Il Quadro Operativo delle Qualificazioni Regionali: presentazione dell’Atlante del Lavoro e delle Qualificazioni – Rita Porcelli, Isfol

12.00  Gli strumenti per la trasparenza del Portafoglio EUROPASS   –  Silvia Lotito, Isfol

12.30   La rete EuroguidanceSilvia Lotito, Isfol

13.00   La rete EURES e lo schema di mobilità per i giovani Your first EURES jobCatia Mastracci,  Ministero del lavoro e delle Politiche Sociali

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Bonus cultura 18enni

Dal 15 settembre 2016 è attivo il bonus cultura per i 18enni, agevolazione introdotta nella Legge di Stabilità 2016 all’interno del Pacchetto cultura e sicurezza.

Cos’è il bonus cultura 18enni?

Il bonus consiste in una card elettronica sulla quale vengono accreditati 500 euro da spendere in biglietti di ingresso per eventi culturali, come musei, teatro, cinema, mostre, spettacoli dal vivo, ma anche per acquistare libri e testi (non solo scolastici), anche in formato digitale, ebook, pubblicazioni e riviste.

A chi spetta?

Spetta a tutti i giovani che compiranno 18 anni nel corso del 2016, sia italiani che stranieri purché residenti in Italia e in possesso di regolare permesso di soggiorno, ed è utilizzabile fino al 31 dicembre 2017.

Come funziona?

Il bonus può essere utilizzato tramite una specifica applicazione web per smartphone, tablet e pc, realizzata dal Governo, l’App 18 anni.

Prima ancora il diciottenne deve registrarsi in uno dei cinque identity provider (Poste, Aruba, Tim, Infocert e Sielte) per avere lo «Spid» (il Sistema pubblico per la gestione dell’identità digitale) che permette agli utenti di essere riconosciuti dallo Stato e di ricevere le credenziali per accedere a tutti i servizi online della Pubblica Amministrazione ed a molti servizi privati.

A questo punto il giovane deve scaricare da un sito dedicato (www.18app.it oppure www.diciottapp.it) su smatphone, tablet (sia Apple che Android) o computer l’App  «18app»: usando lo Spid l’utente farà il login e entrerà nel sistema: si accrediterà nell’App (fornendo dati personali, residenza, cellulare e e-mail) e automaticamente verrà generato il plafond da 500 euro, attivo dal giorno del compleanno fino allhttp://www.18app.ita fine del 2017, da utilizzare per spese in ambito culturale.

Chi ha già compiuto 18 anni quest’anno dovrà attendere fino a ottobre per fare i primi acquisti.

In questa prima fase sono chiamati a registrarsi nella webapp www.18app.it anche gli esercenti. Tutti gli enti e gli esercizi che si occupano degli ambiti  previsti dal Governo (cinema, concerti, eventi culturali, libri, musei, monumenti, parchi naturali ed aree archeologiche, teatro e danza) possono, infatti, registrarsi e rendere i propri prodotti e servizi o i biglietti di ingresso agli eventi e alle proprie strutture acquistabili con il bonus di 500 euro dai diciottenni.

Farsi riconoscere (il titolo di studio)

Spostarsi in Europa per studio o lavoro è sempre più facile, grazie ai trattati europei a seguito dei quali le frontiere sono state aperte, possiamo usare i nostri documenti di identità nazionali, non dobbiamo chiedere visti, cambiare moneta e insomma ci risparmiano tutta una serie di passaggi che ci complicherebbero parecchio la vita e porterebbero via un sacco di tempo.
Questo non significa però che possiamo dare tutto per scontato, ad esempio per quanto riguarda vedersi riconoscere il titolo di studio in un altro paese, o farsi riconoscere nel proprio un titolo conseguito all’estero.
Il riconoscimento dei titoli non è un meccanismo automatico, ma richiede un passaggio con le autorità competenti, e prevede una sintetica valutazione del titolo straniero e la definizione di una corrispondenza di livello nel paese in cui si vuole farlo riconoscere.
I titoli accademici e professionali vengono riconosciuti a livello europeo sulla base della “Convenzione sul riconoscimento dei titoli di studio relativi all’insegnamento superiore nella Regione europea” e delle “Direttive europee sul riconoscimento dei titoli professionali”
Chi ha intenzione di proseguire gli studi in un altro paese dell’UE o completare una parte degli studi all’estero, dovrà verificare prima di partire che il paese in cui ha scelto di recarsi riconosca il titolo di studio già posseduto.
Per quanto riguarda la laurea, ad esempio, nella maggior parte dei casi è possibile ottenere un “certificato di equipollenza”, che equipara il titolo di studio a quelli del paese in cui si desidera trasferirsi. In altri casi ci verrà richiesto di dare degli esami integrativi o frequentare dei corsi presso l’istituto di destinazione, per allineare il proprio titolo a quello nazionale.

Per informarsi nel dettaglio e avviare questa pratica, è necessario contattare il centro ENIC/NARIC del paese in cui si desidera ottenere l’equipollenza, o del proprio paese di origine nel caso di ritorno dopo studi compiuti all’estero.
A seconda del paese in cui i diplomi vengono valutati e dello scopo di tale valutazione, il centro ENIC/NARIC si occuperà direttamente della pratica o la trasferirà all’autorità competente. In Italia, il centro per il riconoscimento dei titoli è il Cimea.

Prima di chiedere l’equipollenza, è consigliato accertarsi di alcuni dettagli importanti, e cioè: dell’eventuale costo del servizio, della durata della valutazione (che va da alcune settimane a mesi), del documento che verrà rilasciato (potrebbe trattarsi di una piena equipollenza o di una relazione comparativa).
E’ consigliabile fornire la documentazione nel formato Europass (come il supplemento al diploma o il supplemento al certificato), in modo che il diploma possa essere più facilmente confrontato e riconosciuto. A livello europeo, infatti, esistono una serie di strumenti creati appositamente per facilitare la comprensione e rendere più trasparente alle istituzioni universitarie o ai datori di lavoro stranieri i titoli acquisiti.

Insomma, non è tutto immediato ma basta sapere cosa fare e a chi rivolgersi!

Scegliere un corso di formazione

Quale corso di formazione posso scegliere? Qual’è il corso più adatto a me?: queste sono alcune delle domande più frequenti che gli operatori di orientamento si sentono rivolgere.

In un mondo del lavoro in continua evoluzione, è naturale che evolvano anche i bisogni delle aziende; vengono richieste sempre nuove competenze e di conseguenza cambiano anche i fabbisogni formativi. Il titolo di studio (diploma o laurea) non è più sufficiente a garantire l’immediato inserimento nel mondo del lavoro ma sempre più spesso deve essere integrato da un percorso formativo in grado di fornire conoscenze più pratiche e specialistiche. Diviene quindi fondamentale scegliere corsi di formazione in grado di fornire tutte le competenze di cui una figura professionale ha bisogno.

L’impresa non è sicuramente semplice dal momento che l’offerta formativa presente sul mercato è vastissima. Tuttavia è possibile seguire alcune indicazioni utili ad una scelta consapevole.

Il primo passo da compiere è cercare di individuare le professioni che il mercato richiede maggiormente senza però prescindere dai propri interessi, dalle proprie inclinazioni, dalle ambizioni personali e dalla passione che farà da filo conduttore a tutta la carriera professionale.

Una volta individuati i propri interessi, è necessario scegliere anche in base alla tipologia di corso, alle caratteristiche dell’ente organizzatore e alla durata del corso stesso.

I corsi di formazione possono, infatti, essere gratuiti o pagamento. Quelli gratuiti possono essere finanziati dal Fondo Sociale Europeo (FSE); quelli a pagamento possono essere autorizzati dalla Provincia. Per ottenere il finanziamento o l’autorizzazione, i corsi vengono sottoposti a valutazione da parte dell’ente Provincia sulla base di criteri di qualità.

Non solo i progetti formativi ma anche gli enti di formazione devono sottostare a criteri di qualità per ottenere il finanziamento o l’autorizzazione del proprio corso. Solo gli enti che rispondono a questi criteri vengono accreditati.

Solo i corsi di formazione organizzati da enti accreditati possono rilasciare qualifiche professionali o diplomi di specializzazione e quindi titoli riconosciuti sul mercato del lavoro.

Sulla scelta di un corso inciderà quindi anche il titolo rilasciato dal corso stesso. In base alla durata del corso, i titoli che si possono ottenere sono: attestato di partecipazione (durata corso: almeno 36 ore), qualifica professionale (durata corso: almeno  400 ore) e diploma di specializzazione (durata corso: almeno 300 ore).

Se state cercando un corso di formazione in ambito regionale, consultate i nostri elenchi alla pagina corsi e concorsi.

Un anno di scuola, ma all’estero

A volte la scuola ti va stretta, perché non offre abbastanza stimoli, o perché ti sembra non sia abbastanza aperta a orizzonti che tu invece intravedi e insegui.

Se quello di cui hai bisogno sono nuove sfide, nuovi amici e un contesto internazionale, frequentare un periodo di scuola in un altro paese (europeo e non) può essere la risposta per chi è maturo e preparato ad affrontare un viaggio oltre i confini delle solite abitudini.

L’anno, o semestre, all’estero è consigliato durante il quarto anno delle scuole superiori (ma si può partire anche per il terzo anno), quando si è abbastanza grandi e autonomi, ma non ancora arrivati ad affrontare il quinto ed ultimo anno e il conseguente esame di maturità.

Ma come funziona, da dove si comincia? Tutta l’organizzazione della mobilità all’estero dello studente viene gestita da società riconosciute dal Ministero dell’Istruzione: queste si preoccuperanno di selezionare gli aspiranti partecipanti, prepararli alla partenza, scegliere le scuole all’estero e assegnarle a ciascuno, oltre a seguire gli studenti per tutta la durata del programma.

E’ indispensabile cominciare a informarsi e prepararsi con ampio anticipo (tra i 15 e i 18 mesi prima) dato che la domanda va presentata già dall’anno precedente nel caso dell’anno intero, e comunque diversi mesi prima della partenza.

Si parte in genere nel mese di luglio, tenendo conto del diverso inizio dell’anno scolastico nel paese di destinazione, e in ogni caso in modo da arrivare sul posto qualche giorno prima, per cominciare ad ambientarsi.

I costi da sostenere per questa esperienza variano a seconda della destinazione e della durata: non sono stratosferici ma nemmeno troppo contenuti. Ad esempio un anno scolastico all’estero in un paese anglosassone può costare tra 8 e 10 mila euro, quota che include la preparazione, il viaggio, l’iscrizione alla scuola, il tutoraggio, il vitto e l’alloggio presso una famiglia locale.

E quando si torna? Cosa succede? Nonostante l’anno o il periodo trascorso all’estero sia riconosciuto, il riconoscimento e il passaggio all’anno o al semestre successivo non è automatico, e bisogna presentare alla scuola in cui si rientra i documenti relativi alla frequenza all’estero e seguire le indicazioni dell’istituto. La cosa migliore da fare è programmare con anticipo per avere il tempo di concordare con gli insegnanti e il dirigente scolastico quali saranno le modalità di rientro già prima di partire.

Quali sono i vantaggi? Inutile dire che la permanenza all’estero permette di fare un balzo in avanti nella conoscenza e nell’uso di una lingua straniera, se non di apprenderne una nuova. Inoltre si impara a conoscere meglio se stessi, i propri limiti, le proprie potenzialità, stando a contatto con una realtà diversa da quella in cui si è cresciuti. Si guadagna in autonomia, in capacità di individuare problemi che ci riguardano e relative soluzioni.

Se pensi che potrebbe essere una esperienza che fa per te, o semplicemente vuoi saperne di più, segui la nostra pagina eventi e partecipa ai prossimi incontri informativi sull’argomento! Le candidature per il prossimo anno sono già aperte.

 

Nuovo lavoro? Come superare i primi giorni da neoassunto

Trovare “IL” lavoro è senza dubbio una delle esperienze più impegnative da affrontare. Dovrebbe essere noto che la ricetta per trovare l’impiego dei nostri sogni (più o meno) è una intricata formula alchemica in cui si mescolano in parti non uguali l’adeguatezza delle competenze e delle capacità al ruolo per il quale ci stiamo candidando (in primis), il saper comunicare noi stessi e le nostre aspirazioni nel modo migliore, un modo di presentarsi adatto e anche, ultimo ma discretamente importante, un pizzico di “fattore c”.

Posto quindi di aver messo in campo con successo tutto quello che serve per l’ottenimento del tanto sospirato contratto, arriva il momento di fronteggiare la situazione che più fa tremare i polsi dei neoassunti: quella dei primi giorni nel nuovo luogo di lavoro.
Se credete che con questo si intenda semplicemente la normale eccitazione che ci coglie quando siamo alle prese con delle novità importanti vi sbagliate di grosso: secondo Michael Watkins, ex professore della Harvard Buisness School e uno dei maggiori esperti sulla formazione dei ruoli di leadership nel lavoro, nonché autore di:I primi 90 giorni. Strategie di esordio vincenti per leader a ogni livello, sono i primi tre mesi a determinare il successo o il fallimento della propria carriera in un’azienda ed è quindi all’inizio che bisogna fare in modo di mostrare il meglio di sé, il che non vuol dire imparare tutto lo scibile sul proprio ruolo in questo ristretto periodo di tempo, ma mostrare quella commistione di intenzioni, atteggiamenti e potenzialità che possano confermare di essere la “persona giusta”.

Dello stesso parere è Russell Johnson, managing director dell’EPR Career Management il quale, come riportato in un articolo pieno di buoni consigli del blog Italians in fuga, afferma che: ”[…] una volta raggiunti i primi 90 giorni, o vi siete affermati oppure siete in crisi. E’ molto semplice: i vostri colleghi stanno formando le loro prime impressioni su di voi e queste sono molto difficili da modificare. […]”.

Premettendo che ogni situazione lavorativa è un mondo a sé, ci sono alcuni suggerimenti che sicuramente valgono in linea generale:

Prima di tutto, informarsi!
Ovviamente, diamo per scontato il procedimento di ricerca (sul web, tramite passaparola o recandosi di persona) di informazioni sull’azienda fatto al momento dell’invio della propria candidatura: una volta che si è diventati parte di quella realtà lavorativa, si deve fare un passo in più e studiarne da dentro la mission e lo stile, così da potersi, pian piano, uniformare.
Ma non solo: cercare di conoscere il prima possibile la disposizione degli ambienti fisici (bagni, zone ristoro, ambienti con determinate strumentazioni, uffici dei colleghi coi quali ci si dovrà rapportare maggiormente) contribuirà ad aumentare la propria professionalità e a rendersi indipendenti in meno tempo; in sostanza, a migliorare l’opinione che il restante gruppo di lavoro ha di noi. L’imperativo è quindi tenere ben aperti occhi ed orecchie e dedicarsi, almeno all’inizio, all’ascolto e al sempreverde “imparare con gli occhi” (e se c’è una mappa dei locali di lavoro, ricordarsi di studiarla!).

Non vergognarsi di non sapere.
Al contrario, fingere di avere la risposta a tutto e mostrarsi come qualcuno che non ha nulla da imparare può mostrarsi molto controproducente non solo per la formazione in azienda, ma anche e soprattutto per la costruzione del rapporto con i colleghi.
Bisogna mettere quindi in campo tutta la curiosità, l’interesse e la voglia di apprendere, magari organizzando un elenco di domande da porre durante questo primo periodo; è auspicabile appuntare tutti questi dettagli e informazioni da qualche parte, così da mostrarsi coinvolti e organizzare meglio le proprie mansioni (e magari evitare di chiedere ripetutamente le stesse cose).

Iniziare subito a costruire il rapporto con i colleghi.
Di importanza fondamentale durante questo primo periodo: essere sorridenti e positivi, saper ascoltare, mostrarsi aperti alla collaborazione e al gioco di squadra piuttosto che all’individualismo, evitare per quanto possibile le competizioni, i conflitti o l’immergersi nelle diatribe tra colleghi (che ci saranno sempre!), sono alcune delle buone pratiche da seguire per costruire una buona immagine di sé e per mettere un’ipoteca sulla propria permanenza (oltre che per evitarsi molte situazioni stressanti). Anche saper regalare buonumore è molto importante: meglio non sottovalutare l’importanza dei piccoli gesti, come il volersi fermare per la pausa pranzo assieme ai colleghi, o l’offrire di tanto in tanto un caffè, ma anche l’evitare di sovrapporre le proprie esigenze a quelle dei colleghi presenti da più tempo (un esempio su tutti è quello dei periodi di ferie).
Chiudiamo questo punto con un’informazione: non è affatto raro che i periodi di prova per un nuovo lavoro si concludano in un nulla di fatto a causa della mancata integrazione del neoassunto nel team dei colleghi.

Non dire no!
Non c’è niente di strano nel sentirsi inadeguati alle proprie mansioni durante i primi giorni. Ma non bisogna scoraggiarsi e soprattutto, non bisogna farsi la nomea di qualcuno che rimanda o evita i lavori. Provare ad eseguire tutti i compiti che verranno proposti (nei limiti di quello che vi sembra lecito, ovviamente) e imparare “strada facendo” è sicuramente una strategia vincente. Mostrarsi intraprendenti (senza esagerare), disponibili e allegri lastricherà la vostra strada verso il successo.

Dal canto nostro, non stiamo con le mani in mano riguardo questi argomenti! L’Informagiovani offre tanti servizi legati al mondo del lavoro e se avete bisogno di consigli o consulenze sulla vostra situazione vi basta venire a trovarci durante i nostri orari di apertura. A proposito, con il mese di settembre arriva una carrellata di eventi dedicati ad una ricerca efficace del lavoro: restate sempre aggiornati dalla pagina dedicata!

Vuoi saperne di più sul mondo del lavoro? Ti aspettiamo il 16!

Clicca e scopri come partecipare gratuitamente

 

Un tuffo e via!

Sono arrivate anche per noi le ferie: ci dedichiamo a qualche giorno di svago, riposo e divertimento non tanto perché ce lo meritiamo. Ma, soprattutto, perché qualche volta fa bene, al di là dei risultati che raggiungiamo. Crediamo che il momento di relax, allentamento della tensione, piacere e pace se lo meritano tutti. Ecco, andare in vacanza, anche solo con il cervello se non si è in condizione di farlo diversamente è davvero una bella occasione che tutti dovremmo regalarci. Anche fosse solo per un tuffo e via!

Noi abbiamo la fortuna di poterlo fare per quasi una settimana intera: così dal 12 al 19 agosto troverete l’Informagiovani chiuso, un messaggio in segreteria telefonica, una risposta automatica alla mail e un po’ di silenzio anche sugli altri nostri canali di comunicazione. Magari c’è anche qualcuno di voi che dirà: alleluja! Ma torneremo e abbiamo già programmato degli appuntamenti speciali per voi: a settembre torneremo a parlare di lavoro (il 16 settembre) con un workshop dedicato alla giusta strategia per la ricerca di un lavoro (in collaborazione con Company Improvement), di lavoro all’estero (il 22 settembre) con un workshop dedicato al colloquio di selezione in inglese (con The Victoria International School) e infine scopriremo le opportunità che ci sono in Australia (il 5 ottobre, in collaborazione con Students World). A tutti gli eventi è già possibile iscriversi e scoprire maggiori dettagli attraverso la nostra apposita pagina.

Non ci resta che augurarvi con tutto il cuore: buone vacanze!

Informagiovani in ferie

Vacanze, parti con la tua TEAM

Agosto, tempo di ferie, viaggi, partenze, e quindi…di preparazione dei bagagli.
Ognuno ha il suo metodo, c’è chi in mezz’ora ha pronto uno zaino completo di tutto il possibile necessario, e chi comincia a prepararsi giorni prima, facendo una lista ordinata e ragionata, da spuntare man mano che si avvicina la partenza.
Qualunque sia il tuo metodo, non dimenticare di portare con te la tua TEAM – Tessera Europea di Assicurazione Malattia, più comunemente conosciuta come Tessera Sanitaria.

In queste settimane molti ne hanno ricevuta una nuova in sostituzione a quella in scadenza, ed è bene sapere che, per poterla usare per i servizi di base (attestazione dell’iscrizione al Servizio Sanitario Nazionale, del codice fiscale e accesso all’assistenza sanitaria in Europa) non è necessaria alcuna attivazione particolare, prevista invece per eventuali altri servizi online forniti dalle pubbliche amministrazioni.

Quando viaggiamo, la carta TEAM, o Carta Regionale dei Servizi, ci permette di poter usufruire, presentandosi presso un medico o una struttura sanitaria pubblica, dell’assistenza medica di base nel paese europeo in cui andiamo in vacanza (o nel quale ci troviamo per un soggiorno breve di studio, lavoro o altro).
Attenzione però, perché ciò non significa che avremo sempre e comunque prestazioni gratuite: avremo diritto allo stesso trattamento che hanno i cittadini del paese in cui siamo, non al trattamento che abbiamo in Italia. Quindi ad esempio se ci troviamo ad avere necessità di una prestazione medica in Francia, dobbiamo sapere che ne pagheremo comunque un 20%, perché così funziona per i francesi.
Come fare a sapere che cosa ci dobbiamo aspettare nel paese dove andremo? Possiamo informarci prima (soluzione adatta ai più previdenti!) consultando il sito del servizio nazionale del paese dove andremo, o usare l’app predisposta dall’UE, così da poter accedere, in caso di bisogno, alle informazioni organizzate per paese.

In ultimo, vi ricordiamo che la tessera TEAM non sostituisce un’assicurazione di viaggio: valutate se stipularne una prima di partire, in base al tipo di vacanza e alla destinazione.

Non ci resta che augurarvi buone vacanze!

Un lavoro felice

Come vi sentite quando state lavorando? Siete contenti, felici ed eccitati oppure tristi, amareggiati e depressi? Alzarsi la mattina per andare a lavorare è uno sforzo sovrumano oppure una eccitante emozione ogni volta? Le due situazioni sono gli estremi comportamenti che forse nessuno di noi ha mai provato realmente. La sensazione che abbiamo quando andiamo a lavorare però non è da sottovalutare: lavorare forse non potrà essere il massimo della felicità ma non può nemmeno essere una tortura quotidiana; come e dove troviamo un giusto equilibrio? Quanto in questo conta una accurata scelta del lavoro che facciamo? Quanto la preparazione e le competenze che coltiviamo possono aiutarci a trovare un lavoro che ci rende felici?

L’equilibrio che stiamo cercando per un lavoro felice si trova lavorando su due aspetti: da una parte le aspettative e dall’altro le offerte e le reali proposte di lavoro. Su entrambi i fronti a essere coinvolti non sono soltanto i dipendenti e collaboratori, ma anche i datori di lavoro e gli imprenditori che vorrebbero avere le persone migliori nella propria azienda. Partiamo con le aspettative: un’analisi fatta negli Stati Uniti ha evidenziato che è in aumento il turnover dei lavoratori in azienda (si tratta del tasso con i dipendenti lasciano un’azienda, ndr), conseguenza dle fatto che oggi i lavoratori si aspettano qualcosa in più di uno stipendio, seppur questo sia il motivo principale per cui lavoriamo. Per esempio una buona parte degli intervistati afferma di non voler lavorare per un’impresa che non ha assunto alcun impegno di carattere sociale o ambientale (e buona parte di questi si dice disposta a lavorare per un salario più basso a fronte di un impegno sociale e ambientale concreto ed evidente dell’azienda).  Un altro aspetto interessante, analizzato dalla società di consulenza Accenture, riguarda i motivi per cui i lavoratori si dicono infelici nel proprio posto di lavoro: mancanza di riconoscimenti, non condivisione alle politiche interne dell’azienda, mancanza di prospettive di sviluppo, problemi con il proprio superiore. Un ultimo dato riguarda chi un lavoro ce lo ha già: per la metà sono persone che mentre lavorano, stanno già cercando una nuovo opportunità. Non è certo l’atteggiamento di chi è felice del posto in cui lavora. Cosa possono fare coloro che si occupano di selezionare il personale per far ein modo che la persona giusta sia nel posto giusto con buona pace e felicità di tutti?

La risposta non è semplice ma abbiamo trovato on line due infografiche (che trovate qui sotto) che raccontano in sintesi quali possono essere le considerazioni da fare da una parte (chi cerca lavoro) e dall’altra (chi lo offre e seleziona il personale) per fare in modo che questi due “opposti” non solo si attirino ma al contempo si piacciano (le infografiche hanno il testo in inglese semplice; le abbiamo trovate qui)

 

 

Un’estate indimenticabile

Finalmente eccola, ci stiamo proprio in mezzo! L’estate che abbiamo tanto atteso e caricato di aspettative è qui, e ha tutti i numeri per diventare una di quelle che ricorderemo per un bel pezzo.

Come fare ad aiutare la nostra buona stella e ritrovarci a settembre belli soddisfatti rispetto ai mesi appena passati e pieni di energie per la prossima stagione?
Ecco alcuni suggerimenti, a costi contenuti e a forte impatto emotivo 🙂

Un campo di volontariato o lavoro.
Si possono fare sia in Italia che all’estero, hanno una durata breve (settimane) e richiedono solo una piccola quota di partecipazione e un po’ di impegno personale, ma solo in qualcosa che ci sta particolarmente a cuore! Si può andare a far parte dello staff di un parco naturale per la protezione dell’ambiente e degli animali, aiutare a costruire una scuola o ristrutturare un edificio particolare (chi altri vi darà l’opportunità di imparare come si fa?), collaborare all’organizzazione di campi estivi o festival artistici, portare il vostro aiuto dove c’è bisogno.
Siete minorenni? Senior? Famiglie? Niente paura, ci sono soluzioni per tutti!
Vitto e alloggio sono forniti dall’organizzazione che vi ospita.
E ricordate: fare del volontariato, dare qualcosa agli altri (tempo, energie, attenzione) fa bene tanto a chi riceve che a chi dà, è scientificamente provato.

Lavoro in cambio di ospitalità.
Si tratta di persone, famiglie o piccole organizzazioni (spesso nel settore agricolo) che offrono ospitalità a viaggiatori in cambio di qualche ora di lavoro: in genere nel periodo estivo c’è più da fare e molti host accolgono volentieri persone da altri paesi in cambio di un po’ d’aiuto e della possibilità di conoscere persone nuove e interessanti. Un’ottima occasione per stare qualche giorno a contatto con la natura, vivere un ambiente diverso e farsi nuovi amici! Il portale Workaway raccoglie tante possibilità di questo tipo, per tutti i gusti.

Zaino in spalla e viaggiare
Quanto tempo è che non uscite dai confini dell’antica Marca? Che non provate a parlare un’altra lingua? Che non sentite il brivido dell’avventura?

Nemmeno ve lo ricordate? Bene, è arrivato il momento di sconfinare, partire alla scoperta di paesaggi nuovi e persone incredibili, mettere da parte per un po’ le solite abitudini e sperimentarne di nuove, andare a curiosare per vedere come si vive qualche centinaio di chilometri più a est, a sud, a nord… per tornare più ricchi e più leggeri, pieni di stupore e sorpresa per quello che avrete scoperto sugli altri, e soprattutto su voi stessi, come ha fatto qualche mese fa Raffaele.
Ecco qualche suggerimento per viaggiare low-cost e godersi al meglio tutto quello che incontrerete.

Ognuna di queste esperienze ci permette di fare una vacanza, divertirci, farci nuovi amici e contatti, imparare qualcosa che potrà servirci presto, anche sul lavoro, ed esercitare un po’ di lingue straniere: tutto quello che si può desiderare da un’estate indimenticabile.
E allora coraggio! Scegliete, organizzatevi, pianificate, e via!

Poi a settembre vi aspettiamo per sentire i racconti e vedere le immagini della vostra avventura, qui all’Informagiovani 🙂

Passione coworking

Quanto è importante condividere? Secondo una canzone che sta tormentando la nostra estate, è più importante che vivere. Ma senza essere così iperbolici, possiamo affermare che anche (o soprattutto?) nel mondo del lavoro di oggi, il successo vero arriva quando si è in grado di formare una rete di contatti, di competenze, di idee in grado di produrre un enorme valore aggiunto a tutto ciò che stiamo creando.

Chi fa coworking lo sa bene, pure se la definizione di questa tipologia di lavoro è, a primo impatto, piuttosto sterile: Wikipedia infatti ci spiega che “Il coworking è uno stile lavorativo che coinvolge la condivisione di un ambiente di lavoro, spesso un ufficio, mantenendo un’attività indipendente. A differenza del tipico ambiente d’ufficio, coloro che fanno coworking non sono in genere impiegati nella stessa organizzazione“.

Il coworking, la cui traduzione letterale è “lavorare insieme”, ha in realtà una duplice funzione: da un lato la fornitura di spazi “chiavi in mano” in cui un professionista o aspirante tale che non può permettersi un ufficio può trovare, in genere a costi piuttosto accessibili, un luogo creato sempre più ad arte e fornito di tutti i comfort (computer, wi-fi, telefono e fax, ma anche aree relax e postazioni open space per tenere riunioni) dall’altro, ed è qui la sua maggiore utilità, è una vera fucina di idee, un luogo in cui l’incontro di menti, esperienze e competenze anche piuttosto diverse tra loro può fiorire e dare il suo meglio.

In barba alla definizione semplicistica di Wikipedia, in non molto tempo le reali potenzialità di questo nuovo stile lavorativo sono saltate agli occhi delle grandi aziende, in primis a quelli delle multinazionali statunitensi, ben disposte ad ospitare in propri spazi debitamente allestiti menti creative e giovani imprenditori, così da “nutrirsi” – nel senso più positivo del termine, ovviamente – delle loro idee e prospettive, praticando il cosiddetto “coworking verticale“, formato da professionisti che operano nello stesso settore (al contrario del “coworking orizzontale“, che si sviluppa invece sul lavoro di persone impiegate in ambiti diversi).

Ma senza scomodare le grandi imprese d’oltreoceano si possono scoprire, con una semplice ricerca Google, numerosi esempi di realtà italiane nate appositamente per favorire il lavoro condiviso: c’è chi cerca di riunire le realtà di coworking sotto uno standard e chi offre consulenza e sostegno per l’allestimento di spazi di coworking all’interno di realtà professionali con ambienti inutilizzati, ma anche chi fonda, sui valori della condivisione del lavoro e delle idee, associazioni no-profit.

Facendo un passo indietro, chi ha “creato” il coworking? É importante premettere che, citando l’intervista all’avvocato Domenico Comito per la Wind Buisness Factory: ” Il coworking spesso è istituito da una cd comunità di coworking, ove vengono condivisi i medesimi obiettivi e/o affini modalità di gestione del lavoro”, a dimostrazione ulteriore del fatto che la condivisione semplicemente fisica di uno spazio di lavoro per “dividere i costi d’affitto” conta poco o nulla.
La prima realtà di coworking nasce negli USA nel 2005, su iniziativa di Brad Neuberg, un programmatore di San Francisco a cui serviva un posto in cui riunirsi con il suo gruppo di lavoro che non fosse l’ormai abusato bar. Poco dopo si fecero strada tentativi più articolati e sempre più diffusi, negli Stati Uniti e altrove, fino a quando anche l’Italia, nel 2008, “si incontra” con il coworking, dapprima nelle principali metropoli e poi in tutto il resto della penisola (Marche comprese! Provate a cercare e resterete sorpresi. Noi nel frattempo vi suggeriamo due realtà nelle nostre vicinanze: Cowo Coworking Ancona e Cowo42). Ad oggi, anche se è piuttosto complicato determinarne con precisione il numero, si conoscono più di 300 realtà di coworking in Italia.

Anche se è passato qualche anno, una buona parte di chi pratica questo stile lavorativo ha ancora lo stesso profilo professionale degli albori: meno di trenta anni e specializzazione nell’ambito dell’informatica, del web design e della comunicazione. La giovane età e una professione che più di altre si presta alla necessità di “fare rete” sono caratteristiche  che hanno favorito questa concezione di lavoro fuori da quella classica di ufficio, anche se sono sempre di più i professionisti di altri settori interessati a prendere il meglio dall’autonomia imprenditoriale e dalla condivisione del lavoro e delle competenze.

Nel mondo odierno, frutto di una società liquida in cui trovare il proprio posto di lavoro (non solo materialmente parlando) è sempre più complesso e meno scontato, in cui crearsi una rete di contatti e collaborazioni è ben più importante che nel passato, la possibilità di costruire la propria identità professionale in luoghi di costante confronto vivo e creativo è un’opportunità da non perdere, soprattutto se si è dei giovani bisognosi di accrescere le proprie competenze ed entusiasti di dare forma a quello che, secondo molti, è il futuro del lavoro.

All’ Informagiovani lo sappiamo bene, per questo vi ricordiamo che i nostri spazi, oltre a poter essere affittati per riunioni e conferenze, si possono utilizzare, mentre siamo aperti, come aula di studio, luogo per incontrarsi e perché no, “cantiere” per far nascere progetti in condivisione e dare vita a collaborazioni di tutti i tipi. Vi aspettiamo nei nostri orari di apertura!

#GUIDAeBASTA

Primo week end di luglio, che si fa? Ci si diverte e soprattutto si va in giro. E per girare l’auto rimane il mezzo più utilizzato da noi italiani: basta vedere le code in autostrada a partire da questo week end. L’auto, grande passione degli italiani. Come lo smartphone al quale dedichiamo sempre più tempo: telefonate, messaggi, post sui social network e quant’altro. Smartphone e automobile possono essere però un’accoppiata micidiale!

Lo dicono quelli che si occupano di traffico e, purtroppo, anche la cronaca. 48.524 sono state le infrazioni contestate nel 2015 per utilizzo di telefono o smartphone alla guida: il +20,9% rispetto all’anno precedente. Tra i principali fattori di distrazione vi è l’uso del cellulare alla guida per telefonare o per inviare/leggere messaggi nonché la maggior parte dei dispositivi di bordo (di navigazione, di intrattenimento ecc.). Diversi studi hanno confermato una generale sottovalutazione della distrazione come fattore di rischio da parte dei conducenti. Peraltro il fenomeno è in crescita parallelamente alla diffusione dell’utilizzo di dispositivi telefonici e di bordo che possono distogliere l’attenzione dalla guida.

La campagna #Guidaebasta, lanciata da ANAS e Polizia di Stato a cui abbiamo deciso di aderire anche noi,  lancia il messaggio forte: è arrivato il momento di dire che essere costantemente connessi non è sempre la cosa più giusta. Che è meglio non sentire i nostri cari per qualche ora, piuttosto che rischiare di non vederli più. Come dice anche LaPina di Radio DeejayNon casca il mondo se non rispondi: non muore nessuno, nel vero senso della parola. Insomma, diciamolo chiaro che quando guidi, devi guidare e basta”.  Con loro anche noi pensiamo che sia giunto il momento di rinfrescare la nostra educazione stradale, informare gli automobilisti sui rischi e sulle conseguenze delle cattive abitudini e del mancato rispetto delle regole.

Scattare un selfie: 14 secondi; consultare un social network: almeno 20. Se lo fate mentre siete alla guida l’effetto può essere fatale. A 100 km orari, si percorrono “al buio” una distanza pari a cinque campi da calcio. Avrai tempo di farlo quando sarete di nuovo fermi. Quando guidi, guida e basta!

Vacanze e studio delle lingue, accoppiata perfetta!

L’estate è arrivata, ormai per davvero, e a parte chi è impegnato proprio in questi giorni negli esami di maturità (in bocca al lupo ragazzi/e!!) o chi svolge lavori stagionali, per molti è cominciato un periodo di tempo libero o comunque di impegni meno intensi.

Quale momento più adatto per dedicare un po’ di energie al miglioramento delle lingue che conosciamo così così, o per imparare l’abc di quella lingua che ci piace tanto ma che non abbiamo mai studiato?

Sono numerose le scuole, associazioni e gli enti che organizzano corsi all’estero di lingue straniere, venendo incontro alle nostre diverse esigenze, unendo attività divertenti allo studio e permettendoci di incontrare persone da tutto il mondo per approfondire la conoscenza della lingua e immergerci nella cultura locale.

I costi per l’iscrizione ai corsi variano molto a seconda del paese, della città di destinazione, della durata del soggiorno e a seconda dell’organizzazione proponente. Per scegliere al meglio, cioè in base a all’obiettivo che abbiamo e al budget che possiamo investire, vi consigliamo di informarvi bene, visitando i siti web delle varie organizzazioni, le loro pagine social (ad esempio Facebook), per confrontare le offerte e leggere impressioni, recensioni, commenti e valutarne l’affidabilità.

Ecco un elenco di siti di scuole, associazioni o enti che organizzano soggiorni vacanze e studio, tratto da Eurodesk.it, per coloro che desiderano seguire un corso di lingue all’estero. Buone vacanze!

 

KAPLAN
Kaplan propone oltre 40 scuole di inglese all’estero negli Stati Uniti, Inghilterra, Canada, Australia, Nuova Zelanda, Irlanda, Scozia e Malta. Tutte le scuole sono situate in posizioni centrali e godono di strutture moderne. Kaplan ti offre un ambiente internazionale, insegnanti competenti e qualificati ed un metodo di studio che ti consente di migliorare le tue abilità linguistiche in tempi molto rapidi.

WEP
La WEP propone una grande varietà di progetti per soggiorni linguistici, educativi, e culturali, offrendo ai giovani a partire dai 14 anni la possibilità di scoprire un altro paese, un’altra cultura, un’altra lingua.

EF-Education First
Organizza, fra le varie attività, programmi di scambio per studenti dai 14 ai 18 anni. I ragazzi si recano in un paese all’estero, vivono presso le famiglie di accoglienza e frequentano una scuola superiore locale. Gli studenti ricevono assistenza e consulenza in loco dai numerosi coordinatori EF.

Mondoinsieme
Organizzazione senza scopo di lucro che organizza scambi culturali e soggiorni linguistici in tutto il mondo.

ESL Soggiorni linguistici
Soggiorni linguistici in decine e decine di destinazioni: corsi di lingua per giovani, scuole di lingue per adulti, stage professionali o corsi business.

Ace English Malta
La ACE English Malta organizza corsi di lingua inglese a Malta per studenti che vogliono raggiungere degli obbiettivi specifici.

Sprachcaffe
Sprachcaffe con oltre 30 anni esperienza nell’organizzazione di vacanze studio per adulti nel mondo, offre corsi di lingua in 7 lingue e in 30 scuole di lingue situate nelle più belle città il mondo. Sprachcaffe organizza anche le vacanze studio all’estero per ragazzi dai 13 ai 21 anni. Il programma prevede oltre al corso di lingua, del tempo libero che permette ai ragazzi di praticare ciò che hanno imparato in classe oltre a calarsi nella cultura e nello stile di vita del paese che li ospita.

MB Scambi culturali
Organizza corsi di lingua per giovani al di sotto dei 18 anni, studenti e neolaureati, professionisti, insegnanti di lingue, famiglie.

Intercultura
l programmi estivi rappresentano delle esperienze più brevi rispetto ai tradizionali programmi di Intercultura (semestre o anno di studio all’estero), e consentono di vivere un’esperienza di scambio interculturale di durata variabile dalle 4 alle 7 settimane. I programmi estivi di norma prevedono il soggiorno in famiglia. Le iscrizioni si aprono in genere tra settembre e novembre per l’estate successiva.

Euro Master Studies
Propone una vasta gamma di soggiorni studio all’estero per giovani e adulti.

IALC Associazione Internazionale di Centri Linguistici
Offre opportunità per studiare la lingua e scoprire la cultura di numerose destinazioni mondiali. I suoi corsi di lingua variano da lezioni generali per tutte le età a corsi altamente specializzati per professionisti, oltre a combinare lo studio della lingua con un’esperienza lavorativa.

Centro Diffusione Lingue
Propone vacanze studio in qualsiasi periodo dell’anno. Sono disponibili soggiorni studio per ogni esigenza, abbinati a: corsi di lingua ad ogni livello per adulti; corsi di aggiornamento per insegnanti; corsi di management aziendale; corsi specifici di preparazione agli esami; vacanze studio specifiche per ragazzi.

Linguland
Con più di 10 anni di esperienza, Linguland organizza vacanze studio per tutte le età in moltissime località del mondo, offrendo la possibilità agli studenti di imparare le lingue in alcune delle più mete più richieste (come Londra, New York, Berlino) ma non solo.

Cactus Language
Cactus è specializzata nell’organizzazione di corsi di lingue per singoli e gruppi sin dal 1998 per clienti in tutto il mondo, e soddisfa diverse esigenze e budget. Ogni anno coinvolge 10.000 persone nell’apprendimento di più di 30 lingue in 200 destinazioni nel mondo.

MLA Vacanze Studio
Tour operator per le vacanze studio per bambini, ragazzi e adulti che desiderano seguire un corso di lingua all’estero a scelta tra numerose destinazioni.

ELgo
Il sito contiene una classifica delle scuole di lingua inglese nel Regno Unito (‘Centres of excellence’ scelte sulla base dei risultati delle ispezioni del British Council) e informazioni quali un prezzo indicativo per ogni istituzione e la sicurezza della destinazione scelta (basata sull’Indice della Pace Globale).

Per quale professione siete pronti?

Il mondo delle professioni non è mai stato così poco definito come oggi. Ci sono tanti professionisti che alla domanda “che lavoro fai?” non sanno realmente rispondere o non sanno farlo con un solo nome della loro professione. Il motivo è che attualmente le professioni è più facile descriverle come un insieme di competenze, piuttosto che come una mansione. Fino a qualche tempo fa la cosa non era così, anche contrattualmente: il mansionario, documento utilizzato all’interno delle organizzazioni lavorative, serviva proprio a definire chi faceva cosa e, di controverso, dire che professioni venivamo impiegate.

Le abilità richieste oggi negli ambienti di lavoro, soprattutto quelli meno classici, sono quelle che raccontano i problemi che sappiamo risolvere, gli obiettivi che sappiamo raggiungere e più in generale la nostra adattabilità e preparazione generica a stare in un luogo di lavoro. Questa terza categoria di abilità non è riservata solo ad alcune professioni ma riguarda un po’ tutti. Potremmo dire che sono le capacità che dicono se siamo realmente pronti per essere assunti. Per esempio: siamo in grado di essere puntuali? Sappiamo organizzare un lavoro semplice? Sappiamo gestire uno spazio di lavoro? Sembrano banali, ed alcune di queste lo sono, ma non tutte sono così scontate (se non ci credete provate a chiedere ad un datore di lavoro qualsiasi).

C’è un test da fare on line che si chiama “Skillage: sei pronto ad essere assunto?” con il quale ognuno può verificare se è realmente pronto per lavorare. Noi lo abbiamo fatto ed è stato pure divertente: vi raccontiamo un po’ che ce n’è parso.  Il test verte su 4 aree di competenze che sono “Idoneità a lavoro”, “Produttività”, “Comunicazione”, “Social Media”, “Gestione dei contenuti e sicurezza”. Prima osservazione: una buona aprte delle domande ha a che fare con le tecnologie e con internet in generale: non è più ammissibile che ci sia qualcuno che sta cercando lavoro e che di queste cose, anche poco, non sappia nulla. C’è una domanda che riguarda la fascia di età e, udite udite, da 16 a 24 anni siamo “cazzuti”, ma da 25 in poi siamo già “anziani” (una bella botta di realismo, anche se ironico). Per il resto le domande spaziano su competenze diverse: come utilizziamo i social network, con quali strumenti organizziamo banche dati e archivi, come gestiamo aspetti cruciali come quello della sicurezza e della riservatezze. Noi vi consigliamo di provarlo e verificare, con il report finale, quanto e cosa ancora dovete imparare.