La formazione gratuita con i VOUCHER regionali

Il voucher formativo è un finanziamento destinato a chi desidera frequentare un master o un corso di formazione e va richiesto alle Regioni.

La Regione Marche ha messo a disposizione voucher formativi per la partecipazione a percorsi di formazione autorizzati, grazie ai quali è quindi possibile frequentare i corsi in maniera del tutto gratuita.

Un’opportunità questa da non sottovalutare viste le sempre più rare occasioni di trovare corsi di formazione gratuiti nel settore di proprio interesse.

Non tutti i corsi di formazione, però, rientrano nella categoria di quelli per i quali è possibile richiedere un voucher. Infatti rientrano in questa categoria solo i corsi presenti nel cosiddetto catalogo FORM.I.CA, ossia i corsi a Formazione individuale a catalogo, inviduati dall’interessato o dall’impresa per i suoi dipendenti.

Possono,infatti, presentare domanda per l’ottenimento del voucher:

sia i soggetti disoccupati/inoccupati (anche percettori di Naspi e di altre provvidenze);

sia i soggetti occupati (in questo caso l’azione formativa si svolge in orario di lavoro);

sia i lavoratori autonomi e i liberi professionisti.

I soggetti destinatari del voucher devono avere età maggiore di 18 anni e devono risiedere o essere occupati in ambito regionale.

Il voucher consente di coprire il costo di iscrizione e frequenza del percorso formativo scelto. Va richiesto alla Regione tramite il sistema informatico SIFORM in qualsiasi momento per tutta la durata del bando e quindi entro il 31/12/2019 (salvo esaurimento fondi).

Come fare per sapere quali corsi ci sono in questo momento per i quali è possibile richiedere il voucher? Semplice: basta consultare gli elenchi dei corsi alla pagina formazione del nostro sito oppure inviare una mail a formazione@informagiovaniancona.com. Gli elenchi vengono aggiornati quasi quotidianamente, quindi ogni giorno potreste corsi nuovi.

A cosa serve la tecnologia?

Come utilizziamo la tecnologia che abbiamo a disposizione? Personalmente credo di abusarne. La cosa dipende dal fatto che sono appassionato di oggetti tecnologici e di come questi riescano a semplificare cose semplici. Ammetto però anche che non sempre è così. Qualche volta accade che sono affascinato dalle “magie” che un oggetto tecnologico riesce a fare: pagare avvicinando lo schermo dello smartphone, trovare un’automobile nelle vicinanze da utilizzare al volo (come è permesso dai servizi di car sharing nelle grandi città), misurare il benessere fisico attraverso un semplice braccialetto di gomma. Queste tecnologie a volte alternano l’utilità pratica alla spettacolarità con la quale la raggiungono e questo mi (ci, immagino) conquista!

La tecnologia serve a migliorarci la vita nella maggior parte dei casi, ma siccome è parecchio connessa con meccanismi di marketing a volte scivola nel lezioso. E quindi nel poco utile. La domanda “A cosa serve la tecnologia?” messa a titolo di questo post l’ho presa da un articolo apparso su The Atlantic e ripreso nel numero 1278 di Internazionale. Nell’articolo si paventa l’ipotesi che un giorno tutti avremo un microchip impiantato sottopelle perché questa è la “naturale” evoluzione di quello che sta accadendo. D’altra parte la tendenza a modificare, in maniera più o meno incisiva, il nostro corpo l’abbiamo sempre avuta: pacemaker, protesi, stimolatori interni e anche le semplici lenti a contatto sono tutti strumenti tecnologici con i quali abbiamo accettato di modificare il nostro corpo perché ci sembrava potesse essere utile (se non addirittura vitale). Finora la maggior parte delle persone non ha un microchip sottopelle perché ancora non ci sono sufficienti motivi di utilità per averlo. Ma se le aziende che li costruiscono li trovassero?

Forse non sarà un trucco delle aziende che li producono a farci accettare un livello di tecnologia ancora più invasivo di quanto non sia lo smartphone attuale, ma la nostra graduale routine che renderà familiari oggetti che ci sembrano alieni. Questi scenari futuristici (nemmeno troppo, stiamo parlando di tecnologie che sono in campo da quasi 20 anni) dovrebbero farci però riflettere anche sull’attuale utilizzo della tecnologia, anche quella che ci risulta più facile. Non possiamo più cambiare il fatto che per prenotare un aereo bastano pochi clic sull’applicazione della compagnia che abbiamo nello smartphone (e possiamo farlo in ogni istante!), però magari possiamo evitare di consultare il nostro amico digitale ogni volta che abbiamo una curiosità, un’incertezza, un’esitazione o semplicemente non sappiamo cosa fare. La domanda è: in questi momenti la tecnologia ci serve davvero a qualcosa? Stiamo rendendo la nostra vita quotidiana più semplice e, vorrei dire più felice, o magari siamo vittime di un automatismo inconsapevole? Nel secondo caso magari può essere utile provare a imporsi abitudini diverse: avere il microchip sottopelle è davvero molto più bello se nel frattempo avremo guadagnato in consapevolezza. Dal mio punto di vista la consapevolezza ci aiuta anche a utilizzare meglio gli strumenti che abbiamo, a trarne il maggior vantaggio e scegliere quelle che ci sono utili scartando quelle che non ci servono (con buona pace delle mode passeggere o delle tendenze).

BeSmart! Perchè lo abbiamo fatto

Anche qualche giorno fa confrontandomi con due persone che si occupano di selezione e formazione del personale è uscita questa cosa: “il problema non è che i ragazzi non sono preparati, la questione è che non sembrano essere in grado di inserirsi in un contesto diverso da quello scolastico”. C’è un libro, l’ultimo di Baricco, di cui ho letto soltanto una parte riportata da Luca Sofri su ilPost in cui, ahimè, si afferma che “la scuola così com’è appartiene a un’altra era“. Potrei aggiungere che forse anche il mondo accademico, così com’è, appartiene a un’altra epoca.

Non voglio qui fare una critica alla scuola e all’università, soprattutto se la critica fosse letta poi come la volontà di disfarsi e liberarsi di queste istituzioni. In realtà credo che, al contrario, come dimostrano anche alcuni dati, nel nostro Paese è urgente un investimento nella formazione e nello sviluppo della cultura (qui un infervorato articolo sulla questione). Però è anche vero che molti dei ragazzi e delle ragazze che incontriamo, anche quando si vede o dimostrano di essere molto preparati su competenze tecniche, hanno evidenti difficoltà in ambiti che non siano quello che hanno studiato. Come si comunica in pubblico, come si gestisce una relazione con gli altri, come si rimane concentrati su di un obiettivo, come si gestiscono crisi e cose che non vanno come previsto: su queste ed altre abilità, tendenzialmente, molti sono impreparati. Il nostro sistema formativo non ha spazi, al momento, di approfondimento di questi aspetti se non in maniera in formale o, come spesso accade, rimandata alla buona volontà del singolo docente (e magari ce ne fossero di più!).

Tutto ciò che non si impara a scuola è rimandato alla famiglia (che non può però essere onnisciente) o all’autonomia del singolo. Per cui magari qualche elemento di team building lo apprendi se pratichi uno sport di squadra, qualche elemento di comunicazione se sei appassionato di teatro, alcuni flash di problem solving se partecipi alle attività scout della tua città. Chiaramente puoi evitare tutte queste situazioni e provare a cavartela con la scuola della strada: può andare bene oppure no. Credo però che nel 2018 potremmo avere altre opportunità o, meglio, sarebbe auspicabile che il sistema formativo affrontasse anche questi aspetti, quelle che in gergo si chiamano soft skill: per fare un esempio, le buoni doti comunicative non dovrebbero essere in capo solo al tizio che sembra più svelto, ma ad un certo livello di base dovrebbero essere un’abilità diffusa.

Chiaramente quando abbiamo ideato BeSmart! non avevamo intenzione di sostituirci all’attuale sistema formativo, ma essere una sorta di pionieri nell’affrontare questo tema. E siccome non siamo nemmeno maestri in molte delle smart skill che proponiamo (così le abbiamo chiamate, competenze intelligenti potrei azzardare in una delle possibili traduzioni) abbiamo chiamato dei testimonial per ognuna delle competenze che ci è venuta in mente: venerdì prossimo (26 ottobre) sentirete parlare Laura sull’importanza di conoscere le lingue, Cristiana su quella di saper comunicare (non solo attraverso la lingua), Antonella sulla determinazione e la perseveranza, Laura (un’altra) sulla costruzione delle relazioni. Ci saranno anche due ospiti a sorpresa (e proprio per non rovinarvela non vi dico chi saranno, ma porteranno altri due temi altrettanto interessanti). Personalmente mi sono persuaso che questo tipo di occasioni siano molto formative, si esce con qualcosa in più in testa e qualche volta nel cuore.

PS: se c’è ancora posto potete prenotare il vostro posto qui

Corpo europeo di solidarietà, le novità

Come forse ricordate, abbiamo parlato già lo scorso anno del CES – Corpo europeo di solidarietà, del suo avvio e di come funziona. Sappiamo già che migliaia di giovani tra i 18 e i 30 anni sono partiti per sostenere attività di solidarietà in varie zone d’Europa e non solo, con un volontariato, un tirocinio o un vero e proprio lavoro.

Il concetto di solidarietà, valore fondante dell’Unione, è alla base della creazione del Corpo europeo di solidarietà, che mira a promuovere un cambiamento sociale positivo. Il CES infatti offre ai giovani l’opportunità per contribuire significativamente alla società, promuovere solidarietà ma anche sviluppare competenze, abilità e conoscenze, attraverso un’esperienza umana e professionale.

La novità è che dal 5 ottobre 2018 il Corpo europeo di solidarietà ha una sua base giuridica specifica, un suo regolamento e un suo bilancio dedicato. Tutto ciò rende possibile l’avvio di tanti nuovi progetti che, com’è stato finora, consentono ai giovani di contribuire ad azioni di aiuto alle persone e le comunità bisognose, anche nel proprio paese.

Vediamo allora le tipologie dei progetti che sarà possibile vedere finanziate dal CES – Corpo europeo di solidarietà, a seguito del primo invito a presentare proposte, pubblicato ad agosto. Oltre al volontariato individuale a lungo termine, ai tirocini e agli impieghi nei settori della solidarietà, ecco le novità

  • le organizzazioni potranno offrire progetti a breve termine (da 2 settimane a 2 mesi) per gruppi di volontari. Le organizzazioni che non hanno ancora ottenuto il marchio di qualità, o quality label, necessario per poter presentare proposte, lo potranno richiedere in qualsiasi momento all’agenzia nazionale Erasmus+
  • potranno accedere ai finanziamenti non solo organismi pubblici e privati che hanno sede negli Stati membri dell’UE, ma anche i giovani registrati nel portale del corpo europeo di solidarietà potranno costituire un gruppo di almeno 5 partecipanti e creare loro stessi attività di solidarietà rivolte alla propria comunità e della durata che può andare dai 2 ai 12 mesi;
  • alcuni progetti di volontariato sono aperti anche alla partecipazione di organizzazioni non UE di paesi quali Islanda, Liechtenstein, Norvegia, Turchia, ex Repubblica jugoslava di Macedonia e altri paesi partner.

Per molte delle attività il termine per la presentazione delle proposte è il 16 ottobre ma c’è tempo ancora fino al 18  febbraio 2019 per i progetti di gruppi di volontariato. Per chi è interessato a presentare proposte, il consiglio è di partire dalla Guida del Corpo europeo di solidarietà, per capire bene quali sono i principi che lo ispirano, le finalità e di conseguenza proporre progetti per attività coerenti con le premesse.

Non resta che iscriversi al Corpo europeo di solidarietà e vedere quali sono le missioni a cui potresti prendere parte!

Study Abroad: una marcia in più

Study abroad, studiare all’estero, è l’evento che l’Informagiovani di Ancona organizza in collaborazione con le agenzie di soggiorni studio, per far conoscere le opportunità di formazione scolastica all’estero ai ragazzi dai 14 ai 18 anni.

Sempre più spesso i genitori di ragazzi studenti delle scuole superiori si sentono chiedere dai propri figli la possibilità di andare a studiare all’estero per un periodo più o meno lungo.

Ovviamente di fronte a una tale richiesta i genitori vengono assaliti da tanti dubbi e preoccupazioni. Lasciare andare un figlio in un altro Paese a una così giovane età non è senz’altro facile perché si teme che non sia in grado di affrontare da solo un cambiamento così importante. E non solo i genitori sono anche preoccupati per quello che aspetta al proprio figlio al rientro, dopo un periodo più o meno lungo di assenza dalla scuola italiana.

Ebbene, il programma di studio all’estero, conosciuto anche come “High school Program” prevede, infatti, la possibilità di frequentare un trimestre, un semestre o un intero anno scolastico all’estero, a seconda del paese scelto.

E cosa importante è riconosciuto dal MIUR. La durata massima della frequenza all’estero, al fine di garantire la riammissione in Italia, è di un anno scolastico purchè esso si concluda prima dell’inizio del nuovo anno scolastico. Nonostante il periodo di studio all’estero sia riconosciuto in Italia, tuttavia la riammissione e il passaggio al semestre o all’anno scolastico successivo non è automatica. Occorre quindi concordare, prima della partenza, con i professori e con il dirigente scolastico le modalità di riammissione.

Il programma è rivolto ai ragazzi/e di età tra 14 e 18 anni ma è consigliabile affrontare una scelta di questo tipo al terzo o quarto anno della scuola superiore, quando già i ragazzi/e hanno raggiunto un certo livello di autonomia e non sono impegnati con l’esame di maturità.

Ma da dove si inizia?

Innazitutto occorre scegliere una delle tante agenzie/associazioni, riconosciute dal MIUR, che si occupano di selezionare gli aspiranti partecipanti, prepararli alla partenza, scegliere le scuole all’estero e assegnarle a ciascuno e seguire gli studenti durante tutta la durata del programma.

La domanda va presentata diversi mesi prima della partenza; addirittura un anno prima per l’anno scolastico. La partenza in genere avviene nel mese di luglio dato il diverso inizio dell’anno scolastico negli altri paesi e la necessità di arrivare con un certo anticipo in modo da ambientarsi nel nuovo Paese.

I costi, abbastanza sostenuti, in genere variano da Paese a Paese e in base alla durata del soggiorno ma esiste anche la possibilità di ottenere delle borse di studio a copertura almeno parziale.

A fronte di questi aspetti, però, non si può non riconoscere l’importanza di esperienze di questo tipo, esperienze che formano la persona, il carattere e danno una marcia in più per il futuro professionale.

In primis certamente la possibilità di imparare meglio o da nuovo una lingua straniera, requisito ormai fondamentale in un mercato del lavoro ma anche in un mondo sempre più multiculturale.

Diventare cittadini del mondo, costruire un pacchetto di conoscenze e competenze da spendere in un mercato del lavoro sempre più globalizzato, innalzare le proprie soft skill di tipo relazionale, comunicativo e organizzativo: sono le esigenze sempre più pressanti degli studenti di oggi.

Per saperne di più vi invito a partecipare al nostro evento Study Abroad, dove avrete la possibilità di conoscere ben 13 agenzie e le opportunità da loro offerte e ascoltare la testimonianza di un ospite su come le sue esperienze di studio all’estero hanno influìto sul suo futuro professionale e contribuìto alla sua crescita personale.

La partecipazione all’evento è gratuita e aperta a tutti. Basta iscriversi.

Time to Move 2018, i nostri eventi!

E’ ottobre, e anche quest’anno torna Time to Move!

Time to Move è l’iniziativa europea di informazione e promozione delle opportunità di mobilità per studiare, vivere, lavorare e fare volontariato all’estero, promossa dalla rete Eurodesk, di cui anche noi facciamo parte.

Si può partecipare cominciando dal “Time to Move T-Shirt Design Contest”, un concorso per la creazione della maglietta più bella che esprima che cosa vuol dire per voi viaggiare: si vince un pass InterRail e altri premi interessanti!

Time to Move è anche poter scegliere tra tanti eventi organizzati per tutto il mese di ottobre. Queste attività ti faranno conoscere le tante possibilità per andare all’estero e partecipare a un progetto internazionale, esplorare l’Europa o acquisire esperienze che serviranno per il tuo futuro.

Per quest’anno, abbiamo organizzato due incontri diversi qui ad Ancona:

  • il primo è sul programma Erasmus per giovani imprenditori: sarà presente la referente del punto di contatto locale del programma, che ci spiegherà quali sono i requisiti richiesti per partecipare, quali sono i finanziamenti previsti e come accedere al programma. Avremo anche una testimonianza via Skype di un giovane imprenditore che sta svolgendo questa esperienza in questo momento!

 

La partecipazione ai due eventi è gratuita e aperta a tutti gli interessati, basta iscriversi attraverso la pagina dell’evento.

E se non hai trovato qui quello che ti interessa, contattaci e ti aiuteremo a trovare il progetto internazionale più adatto a te!

Scelta post laurea triennale

Dopo tre anni di studio ed impegno per conseguire la laurea triennale, gli studenti hanno di nuovo bisogno di consigli su come scegliere la strada giusta per il proprio futuro.

Alcuni laureati decidono di entrare nel mondo del lavoro, altri decidono di continuare gli studi all’estero, dove la magistrale è chiamata Master Degree, altri valutano l’iscrizione ad un master di primo livello, una buona metà di laureati continuano il percorso iscrivendosi ad un corso di laurea magistrale.

Il master di primo livello è rivolto a coloro che vogliono una formazione più professionalizzante dopo la triennale. Questo percorso esiste solo in Italia; nei paesi esteri ci sono dei corsi universitari di un anno, o anche meno, ma non sono paragonabili a questo titolo. I master di primo livello possono essere organizzati dalle università oppure da enti privati. Entrambi hanno i loro aspetti positivi e negativi; se sono organizzati da enti privati è probabile che sono spendibili per lo più nell’azienda che li ha organizzati, mentre il master universitario è riconosciuto, ma non sempre garantisce un accesso rapido al mondo del lavoro come ci si potrebbe aspettare.

Sicuramente valutare di intraprendere un nuovo percorso di studi universitari: una laurea magistrale, è una decisione importante e a volte appare come un’impresa difficile; le possibilità offerte sono numerose, e non è facile riconoscere le proprie passioni, motivazioni ed aspirazioni (anche se noi consigliamo sempre di partire da queste!).

Per scegliere un corso di laurea magistrale piuttosto che un altro è fondamentale analizzare le proprie qualità personali, le conoscenze e competenze acquisite durante il percorso triennale, cercando di capire i punti di forza e di debolezza su cui voler investire per il futuro.

Altrettanto importante è confrontare quanto è emerso con le figure professionali incontrate durante la triennale, tenendo conto della continua evoluzione del mercato del lavoro.

Essenziale raccogliere tutte le informazioni possibili sull’Ateneo, la facoltà ma soprattutto sul percorso di studi; valutando i piani di studio, analizzando gli insegnamenti caratterizzanti e quelli integrativi, confrontandoli con le proprie aspettative. Valutare i contenuti ed i metodi attuati dai docenti cercando di capire se si tratta solo di professori universitari o anche di professionisti che hanno esperienze accademiche e non.

Informarsi significa tenere costantemente sotto controllo il sito dell’Ateneo per restare aggiornati su eventuali bandi, prove di ammissione, scadenze e non solo, infatti anche per la scelta della magistrale le facoltà organizzano attività di orientamento ed open day.

Tirocini all’estero di settembre

Avete già fatto il vostro tirocinio all’estero? O state pensando che potrebbe essere una buona occasione per spiccare il volo verso un futuro professionale brillante?

Ecco qualche opportunità di stage all’estero per studenti universitari o laureati, da considerare ora per l’inverno o il prossimo anno!

Per studenti – tirocini in settori diversi dell’ESA – Agenzia Spaziale Europea – sedi varie
Durata: da 3 a 6 mesi
Requisiti: essere studenti universitari (prevalentemente ci sono opportunità per materie tecniche e scientifiche).
Retribuzione: previsto un rimborso spese di 600 euro mensili
Scadenza: 15 ottobre

Per laureati – tirocini presso l’ITLOS – International Tribunal for the Law of the Sea – Amburgo (Germania)
Durata: 3 mesi, con inizio a gennaio 2019
Requisiti: laurea in giurisprudenza, relazioni internazionali, pubbliche relazioni, scienze politiche, scienze librarie e traduzione, impegnati in un percorso di formazione post-laurea. Richiesta conoscenza dell’inglese e/o francese.
Retribuzione: non prevista
Scadenza: 30 settembre

Per studenti delle università partner (Macerata, Camerino e Urbino per le Marche) – tirocini curricolari presso le Ambasciate, i Consolati e le Rappresentanze permanenti del Ministero degli Esteri presso le Organizzazioni internazionali , e gli Istituti di Cultura Italiana all’estero
Durata: 3 mesi
Requisiti: essere studenti di una delle lauree che permettono la carriera diplomatica (vedi bando), conoscenza dell’inglese almeno di livello B2
Retribuzione: previsto un rimborso spese di circa 300 euro mensili
Scadenza: 12 ottobre

Per studenti – tirocini presso l’OCSE – Organizzazione per la Cooperazione economica e lo Sviluppo – Parigi (Francia)
Durata: da 1 a 6 mesi
Requisiti: essere studenti in una delle discipline d’interesse dell’OECD, ottima conoscenza dell’inglese o del francese e buona conoscenza di un’altra lingua
Retribuzione: previsto un contributo alle spese di circa 700 euro al mese
Scadenza: 30 novembre

Per laureati – tirocini presso il Comitato delle Regioni – Bruxelles (Belgio)
Durata: 5 mesi
Requisiti: laurea, conoscenza approfondita di una lingua ufficiale dell’UE e di inglese o francese
Retribuzione: previsti 1170 euro mensili
Scadenza: 30 settembre

Per neolaureati – tirocini presso il Segretariato del Consiglio dell’Unione europea – Bruxelles (Belgio)
Durata: 5 mesi
Requisiti: laurea, conoscenza approfondita di una lingua ufficiale dell’UE e di inglese o francese
Retribuzione: previsti 1176 euro mensili
Scadenza: 28 settembre

Altri tirocini e opportunità in Europa seguendo il nostro broadcast Eurodesk NewsEuropa su Whatsapp e Telegram!

Formazione e lavoro: binomio indissolubile

Come ogni anno, settembre è il mese della ripresa di molte attività, dopo la pausa estiva. Si riprende a cercare lavoro, si riprende a cercare i corsi di formazione.

Ogni giorno all’Informagiovani, infatti, in questo periodo arrivano tante persone che vogliono essere indirizzate verso la strada migliore per il loro futuro professionale.

Arrivano allo sportello sia giovani alla ricerca della loro prima occupazione sia meno giovani che un lavoro lo avevano ma ora non più.

Nella prima categoria, come è facile immaginare, rientrano i neodiplomati o i neo laureati che, avendo terminato il loro percorso di studi, vorrebbero entrare subito nel mondo del lavoro. Spesso, però, non è così semplice e non solo perché il mercato del lavoro sta attraversando ormai da diverso tempo un periodo di crisi ma spesso anche perché il proprio profilo non risponde alle richieste delle aziende.

Molto spesso, infatti, il possesso di un titolo di studio non garantisce l’immediatezza nel trovare lavoro, perché, come potete vedere anche dalle offerte pubblicate sul nostro sito, le aziende ricercano personale sempre più specializzato e/o con esperienza.

E questi sono requisiti che un giovane, appena uscito da un percorso di studi, difficilmente possiederà.

E allora cosa si può consigliare ad un ragazzo? – ma lo stesso discorso vale anche per i meno giovani. Cercare di arricchire il proprio profilo professionale non solo con esperienze lavorative ma magari con percorsi formativi.

L’Informagiovani di Ancona stila un elenco di corsi, gratuiti e a pagamento, in partenza in ambito regionale al quale potete fare riferimento per la scelta del corso più adatto a voi.

Questi elenchi sono consultabili sia in forma cartacea allo sportello sia on line sul nostro sito alla pagina formazione.

Come potete vedere, in questo periodo ci sono numerosi (ben 4 pagine) corsi gratuiti, molti dei quali rivolti ai disoccupati/inoccupati. All’interno di questo elenco sono presenti molti corsi ITS, già trattati in un precedente articolo.

Mi soffermo ancora una volta su questi corsi perché oltre ad essere una valida alternativa all’università – infatti sono rivolti a diplomati – danno anche garanzia di occupazione.

Infatti in Italia c’é sempre più consapevolezza nel ritenere che la strada da seguire per combattere disoccupazione e abbandoni scolastici sia il rafforzamento della formazione, in particolare quella on the job, e di come i percorsi ITS siano a tal proposito una valida risposta, in quanto mirano a far acquisire elevate competenze tecniche ed esperienze che faciliteranno l’inserimento nel mondo del lavoro.

Le Fondazioni gestori degli ITS nelle Marche le potete trovare sul sito regionale dedicato.

Gli elenchi dei corsi in partenza in ambito regionale, ITS e non solo, che l’Informagiovani stila sono in continuo aggiornamento e quindi vi consiglio di consultarli di frequente.

Per qualsiasi chiarimento in merito alla scelta di un corso potete scrivermi a: formazione@informagiovaniancona.com.

Cosa fa la differenza

In questo periodo stiamo proponendo con una certa frequenza temi e attività che riguardano le competenze trasversali (chi ci segue sa che anche gli ultimi eventi che hanno avuto come tema questo): con un termine abusato si chiamano soft skill e sono quelle cose che ognuno di noi sa fare anche se non ha frequentato un corso o una scuola per impararle.

Le competenze trasversali, nella considerazione comune, vivono di una doppia fama. Da una parte c’è chi le considera soltanto un orpello utile a chi deve chiacchierare di competenze e mercato del lavoro, perché nel mondo del lavoro quello “vero” è importante imparare un mestiere, saper fare una cosa (meglio se pratica) in maniera corretta senza badare a tante altre cose. Questa teoria, a mio modo di vedere, ha un fondo di verità (è vero, quando ti pagano per un lavoro la prima cosa è saperlo fare in maniera corretta) ma anche un certo livello di approssimazione (per esempio: tutti sappiamo portare un piatto al tavolo, ma non tutti siamo bravi camerieri). Più in generale mi pare che il problema più serio di questa teoria sia un certo anacronismo: questo approccio, secondo me, andava bene 20 o 30 anni fa quando il mercato del lavoro era più semplice per certi versi.

Poi c’è invece chi, senza esagerare, considera le soft skill un elemento abbastanza importante per definire la propria professionalità. Quando mi capita di parlare in qualche scuola faccio sempre questo esempio. Nell’anno in cui vi diplomerete, insieme a voi lo faranno qualche altra decina di persone. E stiamo parlando dello stesso istituto, perché se allarghiamo l’orizzonte a un territorio più ampio o all’intera nazione i numeri si moltiplicano notevolmente. ora la domanda è: è ragionevole pensare che tutti i diplomati di una stessa scuola siano uguali in senso professionale? Detto in altro modo: se ciascuno di quei diplomati (ma vale anche per la laurea) compila un curriculum e lo porta ad un dato datore di lavoro, per questo non fa nessuna differenza il candidato che si presenta? Chiaramente la risposta è no. Per il datore di lavoro (ma per chiunque debba avere a che fare con noi, in senso professionale e non solo) non è indifferente la persona che ha davanti, anche se ha la stessa formazione, sa fare le stesse cose, ha acquisito le stesse conoscenze. Alla domanda “che cosa fa la differenza?” la mia risposta è che è il bagaglio delle competenze trasversali. Non intendo, se per caso fosse passato questo messaggio, la personalità di ciascuno.

Le competenze trasversali (saper comunicare, sapersi organizzare, saper costruire e mantenere relazioni, saper lavorare in gruppo e via discorrendo) sono abilità che arricchiscono le nostre competenze più tecniche. Per certi versi io credo che ci facciano, per esempio, essere migliori ingegneri, commercialisti, idraulici, professori, impiegati eccetera. Le competenze trasversali ci aiutano a marcare una differenza con gli altri. Si tratta di una differenza, sulla quale, se siamo bravi, possiamo costruire la nostra carriera. Mi piace poter dire una cosa: il nostro obiettivo, nel mondo del lavoro, dovrebbe essere sempre quello di scegliere di essere diversi.

ATTENZIONE, forse cerchiamo anche te! 😉

Se pensi di avere una competenza che fa la differenza partecipa al prossimo appuntamento di BeSmart e vieni a raccontarcela! Clicca qui e scopri come!

Servizio Civile Universale 2018

Finalmente, dopo una lunga attesa estiva, lo scorso 20 agosto è uscito il bando del Servizio Civile Universale 2018, aperto a tutti i ragazzi e le ragazze tra i 18 e i 28 anni, italiani, europei o extraeuropei ma residenti in Italia.

Come si partecipa? e soprattutto, qual’è lo scopo?

Innanzitutto bisogna ricordare che il servizio civile non è un lavoro , ma un volontariato. E’ un impegno a sostenere e promuovere con azioni concrete i valori fondativi della Repubblica italiana. In altre parole si dedica un anno del proprio tempo e delle proprie energie ad attività di educazione, inclusione, partecipazione e confronto a contatto con la comunità in cui si vive, quindi nella propria città, o in altre parti di Italia, se c’è l’interesse a spostarsi, o addirittura all’estero.

Una volta scelto il progetto, presentata la candidatura e superata la selezione, si comincia con un periodo di formazione, utile per approfondire il valore e il significato del servizio civile, e per allargare le conoscenze necessarie a svolgere al meglio il proprio ruolo presso l’associazione o l’ente che ci accoglie.

Il servizio civile, se il progetto viene scelto bene, in base ai propri interessi e progetti, può essere anche un’ottima esperienza professionale. La durata delle attività è abbastanza lunga e consistente (l’impegno richiesto è di circa 30 ore settimanali) da permetterci di imparare molto sull’ambiente, le competenze necessarie, i soggetti coinvolti e il settore in generale.

Per molti progetti vengono anche riconosciuti dei crediti formativi, validi poi per una eventuale iscrizione all’università o nella formazione professionale.

Andando a cercare sul sito ufficiale un progetto nella vostra zona o nel settore che vi interessa vedrete che si possono scegliere tra due tipi di progetti, chiamati ordinari o sperimentali. I primi sono i progetti ideati secondo le regole che sono state valide negli anni scorsi, e quindi saranno progetti della durata di 12 mesi, nei settori tradizionali di attività del servizio civile. I progetti sperimentali sono invece quelli che in qualche aspetto hanno introdotto le novità previste dal Servizio Civile Universale (nuovi settori per svolgere il servizio civile, maggiore possibilità di partecipare per chi ha difficoltà di vario genere, durata modulata in modo diverso).

Le cose fondamentali da ricordare sono la scadenza per presentare la domanda, che è fissata alle ore 18 del 28 settembre, e la possibilità di presentare una sola domanda, quindi è importante scegliere bene!

Per chiederci tutto quello di cui non abbiamo parlato, vedere quali sono i progetti tra cui scegliere, e soprattutto incontrare i referenti dei progetti che cercano volontari per Ancona, ci vediamo lunedì 17 settembre qui all’Informagiovani, ti aspettiamo!

La scuola ai nastri di partenza

Ebbene sì: la scuola è ai nastri di partenza; infatti a parte gli studenti della provincia di Bolzano che, ahimé, hanno già iniziato il nuovo anno scolastico il 5 settembre, in tutte le altre regioni la prima campanella suonerà tra questa e la prossima settimana.

Gli studenti marchigiani torneranno a scuola lunedì 17 settembre, come da calendario scolastico regionale.

Il calendario scolastico infatti viene deciso dalle singole regioni che dal 2000 hanno una propria autonomia amministrativa, didattica e organizzativa.

Come sempre le giornate che precedono l’inizio della scuola sono dense di emozioni contrastanti sia nei più piccoli che per la prima volta varcheranno la soglia di una scuola sia per i più grandi.

Si passa dall’entusiasmo di conoscere i nuovi compagni di scuola o ritrovare quelli “vecchi, conoscere i nuovi insegnanti o rivedere quelli dello scorso anno, all’ansia di doversi rimettere in gioco per affrontare al meglio il nuovo anno scolastico.

Tornare sui banchi di scuola o affacciarvisi per la prima volta vuol dire dover cercare di riorganizzare le proprie giornate secondo ritmi più intensi dimenticati durante la pausa estiva.

Infatti, in genere, in concomitanza con la ripresa della scuola riprendono anche le attività extrascolastiche che impegnano i pomeriggi della stragrande maggioranza di bambini e ragazzi.

Anche questo aspetto è motivo di ansia perché si dovrà imparare a gestire al meglio il proprio tempo a disposizione dividendosi tra attività scolastiche ed extra.

Pensate, però, ragazzi che anche i vostri insegnanti provano le stesse emozioni, per alcuni perché si tratta magari della prima esperienza, per gli altri perché comunque con i vecchi alunni sarà la ripresa di un dialogo interrotto a giugno, con i nuovi alunni sarà l’inizio di un cammino.

Generalmente, comunque, l’inizio è piuttosto soft: si fa conoscenza con i nuovi compagni o si riabbracciano gli amici che non si sono frequentati durante l’estate, i professori spiegano i programmi e gli obiettivi da raggiungere.

I primi giorni serviranno per imparare a conoscervi reciprocamente ma niente paura avrete un intero anno scolastico per farvi apprezzare come studenti e come persone.

Pronti per la partenza? Vi auguriamo di affrontare con la giusta serenità il nuovo anno scolastico.

Nuove professioni: scegli il tuo futuro per pianificare domani

Giovedì 13 Settembre alle ore 18,00 presso l’Informagiovani di Ancona abbiamo organizzato l’evento “Nuove professioni: scegli il tuo futuro per pianificare il domani! in collaborazione con Masterandskills, la Business School del dipartimento di Metodi e Modelli per il territorio, l’economia e la Finanza della Sapienza Università di Roma.

L’evento è rivolto a ragazzi laureati del territorio marchigiano ed ha come obiettivo il dialogo tra esperti dell’attuale mercato del lavoro ed i giovani per valutare come rendere spendibile il proprio titolo di studio sul territorio.

Manager, Imprenditori, psicologi del lavoro, la Business School Masterandskills  interverranno per presentare una fotografia dinamica dei bisogni del mercato e delle figure professionali nuove o tradizionali ma ripensate in funzione di nuovi bisogni del mercato dei giovani e del loro futuro professionale.

L’evento prevede una tavola rotonda con domande aperte da parte dei partecipanti  alle quali gli esperti offriranno risposte e soluzioni realistiche per avere un orientamento concreto al proprio futuro. Inoltre per la MasterandSkills sarà l’occasione per presentare un Master Executive: “Management per nuove strategie di crescita delle PMI”.

La MasteranSkills è una Business School nata con l’obiettivo di offrire una forte specializzazione a laureati, laureandi e professionisti provenienti dal settore economico-giuridico. Ha come mission l’erogazione di servizi formativi di alto profilo specialistico professionale ma progettati con un taglio decisamente pragmatico.

La dott.ssa Cristina Menichelli, co-fondatrice e direttrice di Masterandskills chiarisce la mission con questo intervento: “Le nostre iniziative, spesso innovative, sono concepite come una sorta di palestra formativa che si pone l’obiettivo di potenziare e massimizzare Ie performance dei singoli: i rilevanti risultati di placement dei giovani sono il frutto di un articolato lavoro complessivo, tailored (costruito su misura) sui ragazzi. La MasteranSkills non è un’agenzia per il lavoro, non offre solo la possibilità di incontro di domanda ed offerta ma è soprattutto una struttura formativa all’interno della quale i ragazzi che utilizzano al meglio l’allenamento della palestra ottengono un placement, un esito occupazionale di alto profilo. Questa è la caratteristica che ci contraddistingue”.

Se diamo uno sguardo ai numeri vediamo che MasterandSkills ogni anno forma 500 giovani, di cui l’80% trova collocamento nelle aziende nazionali, il restante ottiene una posizione lavorativa all’estero o dà vita ad un proprio progetto di imprenditoriale.

Per restare aggiornati e partecipare all’evento è necessario prenotare il proprio posto gratuito cliccando qui.

Conquistare i clienti

Venditore, consulente commerciale, rappresentante, sales manager, account, key account: lo potete chiamare come volete ma questo lavoro è uno di quelli che non vuole fare quasi nessuno. Perché? Da questa domanda siamo partiti quando abbiamo immaginato un percorso dedicato alle figure commerciali in azienda con Filotea.

La risposta che ci siamo dati riguarda soprattutto l’idea generale, l’opinione comune del venditore (utilizziamo questo termine per adesso, poi ci torneremo) che si è maturata nel tempo di questa professione: un lavoro senza uno stipendio certo e fisso, con un sacco di grane, in condizioni di precarietà e improvvisazione molto lontane dalla professionalità. Questa è una rappresentazione parziale della realtà: anche se è vero che ci sono offerte di lavoro come venditore “drammatiche” nella loro proposta, ne esistono anche molte altre che possono davvero essere delle ottime occasioni di lavoro e carriera. In buona sostanza esiste un problema di brand del venditore ed è anche per questo che nell’immaginare un titolo per un evento dedicato a questa professione abbiamo scelto “Diventare bravi a conquistare clienti“.

Diventare bravi a conquistare clienti” è un format di tre appuntamenti per la formazione di figure professionali nel settore commerciale, della comunicazione, del marketing che abbiamo immaginato, progettato e realizzato con Filotea, un’azienda artigiana del nostro territorio. Saranno tre giornate formative che gestiremo con Filotea e con il contributo di Synergie, agenzia di lavoro che opera da anni nel territorio. Avranno come obiettivo quello di formare persone che vogliono avventurarsi nel mondo del lavoro mettendosi in prima linea nella conquista e nella gestione dei clienti. L’intento è quello di sviluppare professionalità che siano in grado di acquisire, gestire e trattare i clienti in modi diversi: attraverso il web, la gestione delle relazioni, l’incontro commerciale, la costruzione di un network. Il percorso verrà presentato il prossimo 11 settembre alle ore 17 nello store di Filotea, in via 1° maggio ad Ancona

Il percorso non è fine a se stesso: al termine, Filotea sceglierà una persona da inserire all’interno del proprio organico, inizialmente con un tirocinio di tre mesi al quale potrà seguire un’assunzione nell’area commerciale che comprende non solo la vendita pura e semplice ma più in generale l’acquisizione e la gestione dei clienti anche attraverso tecniche e strategie digitali. A questo evento abbiamo invitato anche altre aziende che potranno, se lo vogliono, conoscere il profilo dei partecipanti al percorso e contattarli per le proprie esigenze. In sintesi si tratta di un’occasione vera per mettere in contatto chi cera e chi offre lavoro in una dinamica che non è solo quella del mercato (“cosa mi offri?” contro “cosa sai fare?”), ma di maggiore conoscenza reciproca e di incontro fondato sulla condivisione di competenze, visioni e aspettative.

Tutte le informazioni per partecipare al percorso (l’evento dell’11 settembre è libero, gratuito e senza prenotazione) le trovate in questa nostra pagina dedicata, ma il consiglio è quello di venire martedì 11 settembre da Filotea (scopri dov’èper avere la possibilità di chiarire tutti gli aspetti del percorso, le modalità di partecipazione, i temi della formazione e fare tutte le domande che volete per chiarire ogni dubbio. 

 

I nostri laboratori per gli stranieri

Prende il via domani la serie di laboratori che l’Informagiovani di Ancona organizza in collaborazione con il Progetto SPRAR “Ancona Città d’Asilo”, rivolti agli stranieri.

Lo SPRAR è il Sistema di Protezione Richiedenti Asilo e Rigugiati istituito dal Dipartimento per le libertà civili e l’immigrazione del Viminale ed è affidato all’Anci (l’associazione dei comuni italiani).

ll Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati (SPRAR) è costituito dalla rete degli enti locali che per la realizzazione di progetti di accoglienza integrata accedono, nei limiti delle risorse disponibili, al Fondo nazionale per le politiche e i servizi dell’asilo. A livello territoriale gli enti locali, con il supporto delle realtà del terzo settore, garantiscono interventi di “accoglienza integrata” che vanno oltre la sola distribuzione di vitto e alloggio, prevedendo in modo complementare misure di informazione, accompagnamento, assistenza e orientamento, attraverso la costruzione di percorsi individuali di inserimento socio-economico.

Quando lo SPRAR di Ancona ci ha chiesto una collaborazione in questo senso, noi abbiamo accettato senza esitazioni, perché siamo fermamente convinti che il modo migliore per “aiutare” queste persone sia quello di renderli consapevoli nella scelta e autonomi nella vita di tutti i giorni e nella ricerca del lavoro.

Per questo abbiamo ideato una serie di incontri a cadenza mensile rivolti alle persone rifugiate seguite dal servizio SPRAR che mirano a fornire loro orientamento ai servizi e al lavoro.

Partendo da una breve presentazione del servizio Informagiovani, illustreremo ai partecipanti come muoversi sul mercato del lavoro, spiegando quali sono i servizi a cui rivolgersi nella fase di ricerca e come procedere nella fase successiva. Tutto questo aiutadoci con una semplice simulazione che li aiuti a capire come rivolgersi ad un ufficio, come chiedere informazioni. Con domande relative a info molto semplici cercheremo insieme la risposta scoprendo i servizi dell’Informagiovani e come funzionano.

Certamente questa è solo una parte del grande lavoro di integrazione di cui le persone rifugiate necessitano ma è fondamentale per dare loro gli strumenti per iniziare a muoversi in autonomia e con cognizione di causa.

Che lingua stiamo parlando?

Il nostro rapporto con la lingua è quantomai controverso, soprattutto da qualche tempo a questa parte. Riduciamo da qualche anno la numerosità di vocaboli, sbagliamo sempre più spesso l’utilizzo di alcune proposizioni (accidenti al “piuttosto che” utilizzato come disgiuntivo), incespichiamo sempre più spesso nella scelta dei tempi verbali (congiuntivo o condizionale?).

Insomma, come direbbe Paolo Villaggio interpretando il personaggio di Fantozzi (che peraltro con l’uso distorto dell’italiano ha giocato parecchio), pare siamo immersi in dubbi atroci ogni volta che parliamo, scriviamo o comunque ci esprimiamo in italiano. A questo bisogna aggiungere che ci facciamo troppo spesso condizionare (non so se sia il termine giusto) dall’inglese o, meglio, dal suo utilizzo mescolato ed errato con l’italiano come spiega Annamaria Testa nello speech (ops, ci sono cascato anche io!) che potete vedere anche in fondo a questo articolo.

Qual è il problema di noi italiani con la lingua? Che lingua stiamo parlando? e come, per quello che ci interessa, questa cosa influenza e determina anche le nostre scelte professionali? La risposta a queste domande non è facile. Anche perché, la faccenda si potrebbe affrontare anche da un altro lato come fa Anna Momigliano in questo articolo comparso su Rivista Studio ad aprile scorso: noi italiani, in genere e nella media, conosciamo poco la lingua inglese che preferiamo imparare e praticare con pressapochismo, poca scioltezza e molta improvvisazione (che, a volte, è davvero l’arma vincente). Però capita che molti bandi di lavoro, anche pubblici, richiedano la conoscenza di questa lingua ma capita anche che la scuola dell’obbligo non lo insegni quanto serve. Il fatto che in alcune conferenze, relatori con titoli altisonanti non facciano altro che innondare i propri discorsi con parole come trust, score, shift, book, reputation, dis-trust (solo per citare alcuni termini che ho sentito con le mie orecchie) è dovuto proprio alla mancata conoscenza della lingua. e direi pure della lingua italiana prima ancora di quella inglese.

Come dovremmo comportarci? Scrivo la mia, con la forte convinzione che è solo un’opinione e non una regola o un insegnamento. Non utilizzare le giuste congiunzioni o sbagliare i congiuntivi (oppure sostituirli con tempi verbali più semplici) non ci fa fare una bella figura anche se non ce ne accorgiamo e, ahimè, anche se non sempre se ne accorge chi ci ascolta. Usare l’inglese per sembrare belli e importanti non fa “figo” (chissà, è un neologismo o una bruttura questo termine?) ma solo sciatti, impreparati e, se mi passate il termine, un po’ coatti. Quando ci proponiamo nel mondo del lavoro e dobbiamo o vogliamo raccontare le nostre competenze sarebbe bene che lo facessimo nella lingua più consona a chi ci ascolta o a chi indirizziamo i nostri scritti (che siano mail, lettere motivazionali, relazioni, ecc.): l’italiano con gli italiani, l’inglese con i gli anglosassoni e via discorrendo. Se non siamo sicuri di quel che scriviamo (e, lasciatemelo dire, fatevi venire più dubbi del normale, è conveniente!) possiamo sempre farci aiutare (per esempio, all’Informagiovani, una mano ve la possiamo dare in un paio di lingue almeno).

Il tema poi è ampio e diversificato tanto che ci torneremo anche con la nostra iniziativa BeSmart, nel suo secondo appuntamento del prossimo 26 ottobre (e questa notizia è un’anteprima assoluta!): uno dei temi che affronteremo sarà proprio quello della lingua, perché ci sembra che questa rappresenti una di quelle competenze da curare e valorizzare. La lingua che parliamo (nel senso più ampio di questo termine) non racconta soltanto quello che vogliamo dire quando la utilizziamo, ma parla anche di noi, della nostra storia, della nostra cultura: abbiamone cura!

PS: l’immagine di questo post non ha nulla a che fare (credo) con la lingua, ma ci serve per segnalarvi che questo blog va in vacanza fino alla fine di agosto, buona estate!

Tirocini all’estero di agosto

Con questo caldo?? Eh, sì, anche con questo caldo stiamo qua a proporvi di prendere in considerazione un tirocinio all’estero, anche e soprattutto perché questo è il momento di fare progetti per l’autunno!

Ecco qualche buona opportunità di stage all’estero per studenti e laureati. Buona ricerca e buona estate!

Per studenti o laureati – tirocinio all’ OSCE, Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa – Foca (Bosnia Herzegovina)
Durata: fino a 6 mesi
Requisiti: due anni di studi universitari o laurea in una delle aree di interesse dell’OSCE, ottima conoscenza dell’inglese, di Microsoft Office e piattaforme di videoconferenza. Preferibile esperienza in raccolta fondi e
Retribuzione: previsto un rimborso spese
Scadenza: 5 agosto

Per laureati – tirocini in settori vari presso Commissione Europea – Bruxelles (Belgio), Grange (Irlanda), Lussemburgo (Lussemburgo)
Durata: 5 mesi, con inizio a marzo 2019
Requisiti: laurea e conoscenza di due lingue ufficiali dell’UE
Retribuzione: 1176 euro mensili e rimborso delle spese di viaggio.
Scadenza: 31 agosto

Per laureandi e laureati presso il JRC – Joint Research Centre – sedi varie
Durata: da 3 a 5 mesi
Requisiti: studi relativi al tirocinio richiesto, conoscenza di due lingue ufficiali dell’UE di cui una deve essere inglese, francese o tedesco (livello B2)
Retribuzione: prevista una retribuzione mensile pari al 25% di quella di un dipendente di grado AD5/1 e un rimborso viaggio
Scadenza: scadenze varie tra fine agosto e primi settembre

Per laureati – tirocini presso il Centro Europeo di Lingue Moderne – Graz (Austria)
Durata: 6 mesi
Requisiti: studi e preparazione adeguata ai vari tirocini (settori amministrativo e finanziario, comunicazione web, gestione eventi, ricerca e documentazione), conoscenza di inglese o francese.
Retribuzione: 720 euro mensili
Scadenza: 31 agosto

Per studenti – Graphic Designer Intenship con ESPA presso azienda di Bath (UK)
Durata: 6 mesi
Requisiti: conoscenza dell’inglese a livello B2, essere studenti di una facoltà attinente, conoscenza di Illustrator, Photoshop e InDesign
Retribuzione: previsto alloggio con utenze pagate e trasporto locale
Scadenza: non indicata

Per studenti – Machine Learning & 3D Image Processing Internship con ESPA presso azienda di Belfast (IE)
Durata: 6 mesi
Requisiti: conoscenza dell’inglese a livello B2, essere studenti di una facoltà attinente
Retribuzione: previsto alloggio con utenze pagate e trasporto locale
Scadenza: non indicata

Offerta di lavoro congrua

L’offerta di lavoro congrua è quella che viene fatta ai percettori dell’Assegno di Ricollocazione all’interno del progetto personalizzato per il reinserimento nel mondo del lavoro e che non può essere rifiutata dal lavoratore, pena la perdita dello stato di disoccupazione e dell’eventuale indennità che percepisce (come la NASPI).

Quando un’offerta di lavoro si può considerare congrua?

A questa domanda ha risposto il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, attraverso il Decreto 10 aprile 2018 che stabilisce i parametri di congruità, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale Serie generale n. 162 del 14 luglio 2018, in ottemperanza a quanto previsto dagli articoli 3 e 25 del Decreto legislativo 14 settembre 2015, n. 150, che contiene le “Disposizioni per il riordino della normativa in materia di servizi per il lavoro e di politiche attive’.

Il punto di partenza della normativa è lo stato di disoccupazione: “sono considerati disoccupati i soggetti privi di impiego che dichiarano, in forma telematica, al sistema informativo unitario delle politiche del lavoro di cui all’articolo 13, la propria immediata disponibilità allo svolgimento di attività lavorativa e alla partecipazione alle misure di politica attiva del lavoro concordate con il centro per l’impiego”.

Lo stato di disoccupazione, e la contestuale iscrizione al Centro per l’impiego (CIOF), del lavoratore licenziato, dimesso o inoccupato, serve ai fini del riconoscimento dello stato di disoccupazione NASPI, DIS coll, ASDI o per l’assegno di ricollocazione.

L’iscrizione al Centro per l’impiego è quindi determinante per ottenere i trattamenti economici di disoccupazione. Al Centro per l’Impiego si può iscrivere chiunque abbia compiuto 16 anni (o 15 se ha terminato le scuole dell’obbligo) e se è in stato di disoccupazione o inoccupazione purché si sia residenti o domiciliati in una provincia italiana.

Per accedere alle prestazioni a sostegno della disoccupazione, finalizzate principalmente a favorire il reinserimento lavorativo dei soggetti interessati, i disoccupati devono sottoscrivere un patto di servizio personalizzato presso il Centro per l’Impiego di riferimento. Questo contratto contiene una serie di condizioni che il disoccupato deve rispettare per mantenere lo stato di disoccupazione e le prestazioni a suo favore, che comprendono la responsabilità di accettare congrue offerte di lavoro che dovessero presentarsi durante il periodo di disoccupazione.

I principi utilizzati per definire un’offerta di lavoro congrua sono:

  • la coerenza tra l’offerta di lavoro e le esperienze e competenze maturate;
  • la distanza del luogo di lavoro dal domicilio e tempi di trasferimento mediante mezzi di trasporto pubblico;
  • la durata dello stato di disoccupazione.

Tenete quindi presenti questi parametri quando vi propongono un’offerta di lavoro.