I nostri laboratori per gli stranieri

Prende il via domani la serie di laboratori che l’Informagiovani di Ancona organizza in collaborazione con il Progetto SPRAR “Ancona Città d’Asilo”, rivolti agli stranieri.

Lo SPRAR è il Sistema di Protezione Richiedenti Asilo e Rigugiati istituito dal Dipartimento per le libertà civili e l’immigrazione del Viminale ed è affidato all’Anci (l’associazione dei comuni italiani).

ll Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati (SPRAR) è costituito dalla rete degli enti locali che per la realizzazione di progetti di accoglienza integrata accedono, nei limiti delle risorse disponibili, al Fondo nazionale per le politiche e i servizi dell’asilo. A livello territoriale gli enti locali, con il supporto delle realtà del terzo settore, garantiscono interventi di “accoglienza integrata” che vanno oltre la sola distribuzione di vitto e alloggio, prevedendo in modo complementare misure di informazione, accompagnamento, assistenza e orientamento, attraverso la costruzione di percorsi individuali di inserimento socio-economico.

Quando lo SPRAR di Ancona ci ha chiesto una collaborazione in questo senso, noi abbiamo accettato senza esitazioni, perché siamo fermamente convinti che il modo migliore per “aiutare” queste persone sia quello di renderli consapevoli nella scelta e autonomi nella vita di tutti i giorni e nella ricerca del lavoro.

Per questo abbiamo ideato una serie di incontri a cadenza mensile rivolti alle persone rifugiate seguite dal servizio SPRAR che mirano a fornire loro orientamento ai servizi e al lavoro.

Partendo da una breve presentazione del servizio Informagiovani, illustreremo ai partecipanti come muoversi sul mercato del lavoro, spiegando quali sono i servizi a cui rivolgersi nella fase di ricerca e come procedere nella fase successiva. Tutto questo aiutadoci con una semplice simulazione che li aiuti a capire come rivolgersi ad un ufficio, come chiedere informazioni. Con domande relative a info molto semplici cercheremo insieme la risposta scoprendo i servizi dell’Informagiovani e come funzionano.

Certamente questa è solo una parte del grande lavoro di integrazione di cui le persone rifugiate necessitano ma è fondamentale per dare loro gli strumenti per iniziare a muoversi in autonomia e con cognizione di causa.

Che lingua stiamo parlando?

Il nostro rapporto con la lingua è quantomai controverso, soprattutto da qualche tempo a questa parte. Riduciamo da qualche anno la numerosità di vocaboli, sbagliamo sempre più spesso l’utilizzo di alcune proposizioni (accidenti al “piuttosto che” utilizzato come disgiuntivo), incespichiamo sempre più spesso nella scelta dei tempi verbali (congiuntivo o condizionale?).

Insomma, come direbbe Paolo Villaggio interpretando il personaggio di Fantozzi (che peraltro con l’uso distorto dell’italiano ha giocato parecchio), pare siamo immersi in dubbi atroci ogni volta che parliamo, scriviamo o comunque ci esprimiamo in italiano. A questo bisogna aggiungere che ci facciamo troppo spesso condizionare (non so se sia il termine giusto) dall’inglese o, meglio, dal suo utilizzo mescolato ed errato con l’italiano come spiega Annamaria Testa nello speech (ops, ci sono cascato anche io!) che potete vedere anche in fondo a questo articolo.

Qual è il problema di noi italiani con la lingua? Che lingua stiamo parlando? e come, per quello che ci interessa, questa cosa influenza e determina anche le nostre scelte professionali? La risposta a queste domande non è facile. Anche perché, la faccenda si potrebbe affrontare anche da un altro lato come fa Anna Momigliano in questo articolo comparso su Rivista Studio ad aprile scorso: noi italiani, in genere e nella media, conosciamo poco la lingua inglese che preferiamo imparare e praticare con pressapochismo, poca scioltezza e molta improvvisazione (che, a volte, è davvero l’arma vincente). Però capita che molti bandi di lavoro, anche pubblici, richiedano la conoscenza di questa lingua ma capita anche che la scuola dell’obbligo non lo insegni quanto serve. Il fatto che in alcune conferenze, relatori con titoli altisonanti non facciano altro che innondare i propri discorsi con parole come trust, score, shift, book, reputation, dis-trust (solo per citare alcuni termini che ho sentito con le mie orecchie) è dovuto proprio alla mancata conoscenza della lingua. e direi pure della lingua italiana prima ancora di quella inglese.

Come dovremmo comportarci? Scrivo la mia, con la forte convinzione che è solo un’opinione e non una regola o un insegnamento. Non utilizzare le giuste congiunzioni o sbagliare i congiuntivi (oppure sostituirli con tempi verbali più semplici) non ci fa fare una bella figura anche se non ce ne accorgiamo e, ahimè, anche se non sempre se ne accorge chi ci ascolta. Usare l’inglese per sembrare belli e importanti non fa “figo” (chissà, è un neologismo o una bruttura questo termine?) ma solo sciatti, impreparati e, se mi passate il termine, un po’ coatti. Quando ci proponiamo nel mondo del lavoro e dobbiamo o vogliamo raccontare le nostre competenze sarebbe bene che lo facessimo nella lingua più consona a chi ci ascolta o a chi indirizziamo i nostri scritti (che siano mail, lettere motivazionali, relazioni, ecc.): l’italiano con gli italiani, l’inglese con i gli anglosassoni e via discorrendo. Se non siamo sicuri di quel che scriviamo (e, lasciatemelo dire, fatevi venire più dubbi del normale, è conveniente!) possiamo sempre farci aiutare (per esempio, all’Informagiovani, una mano ve la possiamo dare in un paio di lingue almeno).

Il tema poi è ampio e diversificato tanto che ci torneremo anche con la nostra iniziativa BeSmart, nel suo secondo appuntamento del prossimo 26 ottobre (e questa notizia è un’anteprima assoluta!): uno dei temi che affronteremo sarà proprio quello della lingua, perché ci sembra che questa rappresenti una di quelle competenze da curare e valorizzare. La lingua che parliamo (nel senso più ampio di questo termine) non racconta soltanto quello che vogliamo dire quando la utilizziamo, ma parla anche di noi, della nostra storia, della nostra cultura: abbiamone cura!

PS: l’immagine di questo post non ha nulla a che fare (credo) con la lingua, ma ci serve per segnalarvi che questo blog va in vacanza fino alla fine di agosto, buona estate!

Offerta di lavoro congrua

L’offerta di lavoro congrua è quella che viene fatta ai percettori dell’Assegno di Ricollocazione all’interno del progetto personalizzato per il reinserimento nel mondo del lavoro e che non può essere rifiutata dal lavoratore, pena la perdita dello stato di disoccupazione e dell’eventuale indennità che percepisce (come la NASPI).

Quando un’offerta di lavoro si può considerare congrua?

A questa domanda ha risposto il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, attraverso il Decreto 10 aprile 2018 che stabilisce i parametri di congruità, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale Serie generale n. 162 del 14 luglio 2018, in ottemperanza a quanto previsto dagli articoli 3 e 25 del Decreto legislativo 14 settembre 2015, n. 150, che contiene le “Disposizioni per il riordino della normativa in materia di servizi per il lavoro e di politiche attive’.

Il punto di partenza della normativa è lo stato di disoccupazione: “sono considerati disoccupati i soggetti privi di impiego che dichiarano, in forma telematica, al sistema informativo unitario delle politiche del lavoro di cui all’articolo 13, la propria immediata disponibilità allo svolgimento di attività lavorativa e alla partecipazione alle misure di politica attiva del lavoro concordate con il centro per l’impiego”.

Lo stato di disoccupazione, e la contestuale iscrizione al Centro per l’impiego (CIOF), del lavoratore licenziato, dimesso o inoccupato, serve ai fini del riconoscimento dello stato di disoccupazione NASPI, DIS coll, ASDI o per l’assegno di ricollocazione.

L’iscrizione al Centro per l’impiego è quindi determinante per ottenere i trattamenti economici di disoccupazione. Al Centro per l’Impiego si può iscrivere chiunque abbia compiuto 16 anni (o 15 se ha terminato le scuole dell’obbligo) e se è in stato di disoccupazione o inoccupazione purché si sia residenti o domiciliati in una provincia italiana.

Per accedere alle prestazioni a sostegno della disoccupazione, finalizzate principalmente a favorire il reinserimento lavorativo dei soggetti interessati, i disoccupati devono sottoscrivere un patto di servizio personalizzato presso il Centro per l’Impiego di riferimento. Questo contratto contiene una serie di condizioni che il disoccupato deve rispettare per mantenere lo stato di disoccupazione e le prestazioni a suo favore, che comprendono la responsabilità di accettare congrue offerte di lavoro che dovessero presentarsi durante il periodo di disoccupazione.

I principi utilizzati per definire un’offerta di lavoro congrua sono:

  • la coerenza tra l’offerta di lavoro e le esperienze e competenze maturate;
  • la distanza del luogo di lavoro dal domicilio e tempi di trasferimento mediante mezzi di trasporto pubblico;
  • la durata dello stato di disoccupazione.

Tenete quindi presenti questi parametri quando vi propongono un’offerta di lavoro.

Studio estivo per test universitari

Concluso l’esame di maturità molti studenti non hanno finito di studiare, dopo un breve riposo o una meritata vacanza, pensano al futuro e all’iscrizione ad un corso di laurea universitario.

Chi sceglie un corso di laurea ad accesso programmato nazionale deve studiare per affrontare il test d’ingresso, una vera e propria prova di ammissione organizzata dal MIur per accedere a Medicina e Odontoiatria, Medicina in inglese (IMAT), Veterinaria, Architettura, Professioni Sanitarie e Scienze della Formazione primaria.

Le prove si svolgono in contemporanea in tutte le università statati italiane, nel giorno stabilito dal Ministero dell’Istruzione  e reso pubblico  con un decreto ministeriale  già dal 1 marzo, consultabile alla seguente pagina.

Sono disponibili i bandi con gli argomenti dei test, le domande per iscriversi al concorso per l’iscrizione, i posti disponibili nelle facoltà.

Per superare questi test è necessaria una preparazione ad hoc che richiede tempo e dedizione anche durante le vacanze estive. Ad esempio qui all’Informagiovani di Ancona abbiamo ospitato gruppi di studio gestiti dalle associazioni di studenti per le future matricole che si preparano simulando il test d’ingresso.

Per l‘accesso ai corsi di laurea dell’Università Politecnica delle Marche, a parte quelli che hanno l’accesso programmato a livello nazionale, non ci sono prove di selezione, ma è previsto un test di verifica delle conoscenze. Questo è uno strumento di auto-valutazione per gli studenti non vincolante per la futura immatricolazione. La frequenza dei corsi di laurea richiede il possesso di un’adeguata preparazione iniziale costituita dalle competenze linguistiche e dalle conoscenze culturali comuni alle scuole secondarie superiori, nonché dalle conoscenze matematiche di base relative ad argomenti precisi.

La legge prevede una verifica delle conoscenze in ingresso effettuata tramite test la cui partecipazione è obbligatoria e l’eventuale esito negativo non preclude la possibilità di immatricolazione. I test possono essere sostenuti anche in un momento successivo all’immatricolazione, ma il superamento è requisito indispensabile per l’iscrizione agli appelli d’esame del secondo anno di corso. I test possono essere ripetuti. Si consiglia di sostenere i test iscrivendosi con l’apposito modulo. Qualora non venisse superato il test con esito positivo l’università prevede delle attività per colmare il debito formativo e poter accedere agli esami del secondo anno.

Infine completamente diversi sono i corsi di laurea a numero chiuso in cui è la singola università che stabilisce di inserire una prova di ammissione per valutare la preparazione dello studente ed il superamento è vincolante all’immatricolazione.

In questo caso per sapere quando si svolge il test di ingresso, cosa studiare e per trovare le informazioni utili si deve far riferimento alle decisioni prese dall’università di interesse, queste informazioni sono disponibili sulla pagina web del corso di laurea a cui si vuole accedere.

 Non ci resta che augurare un in bocca al lupo a tutti gli studenti che studieranno anche durante le vacanze estive per accedere al proprio futuro!

 

I mestieri dello spettacolo dal vivo

Lavorare nel mondo dello spettacolo dal vivo è per molti un sogno molto lontano, irrealizzabile per i più.

Quando si parla di spettacolo dal vivo si intendono teatro di prosa, lirico, balletto, concerto, musical, cabaret, o qualsiasi intrattenimento che preveda la presenza di uno o più artisti che si esibiscano davanti a un pubblico.

Ogni spettacolo presuppone lo sforzo realizzativo e il concorso di molte e differenti professionalità, ognuna delle quali è indispensabile al conseguimento dell’obiettivo finale che è sempre la creazione di un prodotto artistico di livello, capace di riscuotere il consenso del pubblico.

La realizzazione di uno spettacolo dal vivo è, dunque, un lavoro di gruppo, nel quale le competenze di coloro che non appaiono al pubblico sono importanti tanto quanto il talento di coloro che si esibiscono davanti allo spettatore.

Tante sono quindi le professioni che riguardano il mondo dello spettacolo dal vivo: dalle quelle prettamente artistiche a quelle organizzative per arrivare infine a quelle tecniche.

Quelle artistiche sono svolte da professionisti che partecipano all’ideazione e alla realizzazione dello spettacolo fornendo il loro contributo artistico: regista, costumista, direttore d’orchestra, coreografo, attore, ballerino, cantante, ecc.

Il personale organizzativo è quello che si occupa dell’organizzazione generale dello spettacolo dal punto di vista economico, del casting e della comunicazione.

Infine i mestieri tecnici il cui apporto è fondamentale anche in fase progettuale. Si pensi ad esempio al light designer o all’ingegnere del suono, il direttore di scena, il direttore dell’allestimento, gli elettricisti, i fonici, le sarte, i suggeritori, ecc.

I ruoli per poter lavorare in teatro sono quindi diversi ma la domanda è: come si impara?

Ogni ruolo richiede una formazione ad hoc. A questo scopo rispondono i corsi di formazione finanziati dalla Regione Marche nell’ambito del Progetto SIPARIO BIS BIS (di cui abbiamo parlato in un precedente articolo).

Oltre a quelli menzionati nell’articolo di cui sopra, sono stati finanziati anche altri corsi volti a formare professionalità artistiche, tecniche e organizzative. Si tratta dei corsi per:

Tutti questi corsi sono ad occupazione garantita per almeno il 40% degli allievi disoccupati.

Come sempre le informazioni sui corsi le trovate nell’elenco corsi consultabile sul nostro sito.

Tutta questione di pubbliche relazioni

Come si trova lavoro? Risposta facile: grazie alle conoscenze. E poi, come ripetiamo senza mai stancarci, rircordiamo sempre che questo non vuol dire farsi raccomandare, bensì avere una rete di contatti attraverso i quali possiamo scoprire opportunità e occasioni che vanno oltre gli annunci di lavoro. Eh sì, ci sono anche le raccomandazioni, ma su quelle non possiamo fare niente se non dire che il più delle volte danno vita a posti di lavoro discutibili e sperare che con il tempo scompaiano del tutto.

A questo punto la domanda diventa: come si costruisce una rete? Ci sono due strade da percorrere (con molte cose in comune). La prima e forse oggi più facile riguarda i social network. Le piattaforme che ci permettono di metterci in contatto con altre persone, anche lontane hanno un duplice vantaggio: il primo, appunto, è quello di tenere rapporti con persone che altrimenti sarebbero pressoché irraggiungibili (magari anche solo perché non avremmo tempo di affrontare la distanza che ci separa da loro). Il secondo riguarda la costanza o il mantenimento della relazione (anche se spesso è un legame debole): l’abitudine di scrollare con il dito la timeline di un social network con una certa frequenza (ossessiva a volte) ci garantisce un costante aggiornamento su quello che fanno gli altri, le loro attività, i loro pensieri, le eventuali discussioni in comune. Utilizzare i social network (meglio se quelli dedicati alla vita professionale, come Linkedin) ci permette di mantenere attiva una rete di contatti che potrebbero esserci utili nello sviluppo della nostra vita professionale.

C’è anche una seconda strada da percorrere dicevo poco sopra. Quella dei contatti personali e diretti, fisici che possiamo (e dovremmo) mantenere vivi partecipando a eventi, mostre, fiere, congressi e qualsivoglia altra forma di aggregazione di persone per motivi professionali. A volte, a dir la verità, vale anche l’aperitivo; che peraltro è il modo con cui diverse organizzazioni che si occupano di networking utilizzano per far incontrare persone che poi discutono di affari (nel senso più lato del termine). Questi appuntamenti spesso sono importanti perché, anche nell’era dei social media e della relazione digitale, una stretta di mano unita ad un sorriso marcano in maniera molto più evidente una conoscenza, un rapporto, una relazione a cui potremmo dare l’etichetta di “business”.

Le due strade che ho indicato per la costruzione di un network (quella digitale e quella fisica) hanno entrambe un comune denominatore: hanno bisogno di una buona attività di pubbliche relazioni. Un’attività che è sempre stata decisiva ma che lo è ancora di più quando i mercati e i contesti sono più competitivi (leggi: quando, per esempio, i soggetti che cercano un lavoro sono in aumento). Fare le PR (pi-àr, come pronunciano quelli che, stoltamente, scadono in un appariscente quanto inutile inglesismo), significa avere la capacità di intrattenere buoni rapporti con gli altri; riuscire a portare avanti (qualche volta ad iniziare) una buona conversazione su un tema comune ai partecipanti; saper parlare in pubblico in maniera decorosa se non elegante; conoscere modi e maniere per chiedere un numero di telefono, fissare un appuntamento, distribuire biglietti da visita, contattare senza disturbare, farsi conoscere senza essere invadenti, farsi ricordare ma nel modo giusto. Sembra quasi un manuale di bon ton (buono tono) e di fatto lo è. Prendo a prestito una definizione che trovato in questo post per spiegare un ultimo punto: “Le pubbliche relazioni consistono nell’attività comunicativa non commerciale dell’azienda verso il pubblico e verso soggetti influenti con finalità di miglioramento della reputazione aziendale”. Qui si parla di aziende (le PR le fanno anche loro!) ma credo che, mutatis mutandis (anche se c’è davvero poco da cambiare), sia una definizione che contiene un giusto suggerimento anche per chi si sta muovendo nel mercato del lavoro. Quando fate pubbliche relazioni, sui social o fisicamente, non vi state vendendo. Ma costruite, un poco alla volta, la vostra reputazione. E quella sì, che vi servirà per venedervi.

Terza prova addio: ecco come cambierà l’Esame di Stato

La tanto temuta terza prova scritta (o quizzone) ha le ore contate. Gli ultimi a sostenerla sono proprio i 500mila studenti maturandi che questa mattina erano sui banchi di scuola.

Viene elaborata specificatamente da ciascuna commissione di ogni scuola (quindi commissari sia interni che esterni) che sceglie la tipologia di prova e gli argomenti in base allo specifico percorso di studi e viene pensata e predisposta a ridosso delle altre prove.

Perché è tanto temuta dagli studenti? Perché ha carattere multidisciplinare; infatti consiste in test a risposta aperta, a risposta multipla o nella forma mista su ben 4 o 5 discipline (ad esclusione di quelle oggetto delle due prime prove scritte). La terza prova è quindi diversa da scuola a scuola.

Ha lo scopo di verificare il grado di conoscenze acquisite dagli studenti nelle varie materie svolte durante l’ultimo anno di superiori.

Gli studenti devono, quindi, ripassare tutti i programmi di tutte le materie poiché, fino al giorno dello scritto non conosceranno le tracce.

Dal 2019, in base alle novità introdotte dalla Buona scuola bis nel 2017 dal governo Renzi, la terza prova scritta sarà abolita – con grande gioia degli studenti – e lascerà il posto ad un test Invalsi per saggiare le competenze dei maturandi in Italiano, Matematica e Inglese che si svolgerà (al computer) un paio di mesi prima degli esami.

Il test INVALSI costituirà requisito necessario per accedere agli esami, assieme alla sufficienza in tutte le discipline – condotta compresa – e all’avere svolto le 200/400 ore di Alternanza scuola – lavoro previste dalla legge 107. Il voto della prova INVALSI non peserà comunque sul voto finale d’esame.

Rimarranno in gioco la prima prova di italiano e la seconda prova su una della materie caratterizzanti per ogni scuola.

Quindi l’Esame di Stato 2019 sarà composto in tutto di tre prove: due scritti più l’orale.

L’orale, cioè la fase finale dell’esame, cambierà un po’: accerterà il conseguimento delle competenze raggiunte, la capacità argomentativa e critica del candidato, l’esposizione delle attività svolte in alternanza. Il colloquio darà quindi rilevanza all’esperienza di alternanza Scuola-Lavoro che diventerà un requisito necessario per accedere all’esame.

Per essere ammessi all’esame occorrerà infine avere il 6 in tutte le materie anche se al riguardo è prevista l’eccezione di una materia ma in questo caso il maturando verrà ammesso all’esame con un numero di crediti inferiore.

Nessuna eccezione, ai fini dell’ammissione, invece per il voto di condotta che deve raggiungere almeno la sufficienza; aspetto questo importante e deciso per contrastare i fenomeni di bullismo a scuola. Una battaglia di civiltà che vuole trasmettere un messaggio importante e insegnare ai ragazzi regole di civiltà e convivenza.

Cambiano anche i punti per le prove scritte e per quella orale.

Continueremo a tenervi aggiornati sull’argomento.

SIPARIO BIS BIS: corsi gratuiti per lo spettacolo dal vivo

SIPARIO BIS-BIS è il bando emanato dalla Regione Marche con D.D. N. 172/POC DEL 18/10/2016 relativo alla formazione di figure professionali nel settore dello spettacolo dal vivo.

Il progetto è stato presentato dalla Fondazione Pergolesi Spontini di Jesi, ente capofila, in partenariato con alcune tra le più importanti istituzioni formative ed Enti di produzione presenti sul territorio marchigiano, quali Orchestra Sinfonica Rossini, Compagnia della Rancia, Marche Teatro, Agorà Soc. Coop, Lab Soc. Coop, Poliarte Accademia del design e Cooss Marche.

In risposta a questo bando sono stati finanziati diversi corsi gratuiti (FSE) ad occupazione garantita che partiranno nei prossimi mesi.

Si tratta dei corsi di:

  • sarto teatrale, light designer, tecnico polivalente, truccatore teatrale e cantante lirico solista che fanno capo alla Fondazione Pergolesi Spontini di Jesi;
  • attore di teatro, cinema e televisione a cura di MarcheTeatro;
  • professore d’orchestra (archi e fiati) a cura dell’Orchestra Sinfonica Rossini
  • performer di musical theater ed esperto marketing e comunicazione dello spettacolo a cura di Compagnia della Rancia.

Il primo corso a prendere il via, Sarto teatrale, si pone l’obiettivo di formare figure professionali in grado di realizzare costumi per spettacoli teatrali, basandosi sulle indicazioni e sui disegni del costumista, affiancandolo nella scelta dei materiali e delle stoffe da usare. In occasione dell’allestimento di un nuovo spettacolo dovrà avere la capacità tecnica di decodificare il bozzetto preparato dal costumista ed elaborarne i tessuti e i materiali, adattarlo alle misure degli attori, preparare il cartamodello, fare la tela di prova fino alla prova costume ed infine realizzare il costume.

Il corso inizierà a luglio e terminerà a febbraio 2019 e si svolgerà tra Corridonia (teoria e pratica) e Jesi (stage); è rivolto ad un’ampia fascia di età: dai giovani che hanno raggiunto la maggiore età ai meno giovani che, a seguito della crisi, pur avendo una età prossima alla pensione, non hanno un posto di lavoro. Il corso è rivolto infatti agli UNDER 65.

Le domande possono essere presentate entro il 30 giugno 2018.

Sono previste un’indennità oraria per le sole ore di teoria ed i buoni pasto per ciascuna giornata formativa.

Il corso prevede, infine, la garanzia di occupazione per almeno il 40% dei partecipanti.

Per tenervi aggiornati su questo e sugli altri corsi gratuiti vi invito a consultare periodicamente il nostro elenco corsi alla pagina formazione del nostro sito.

Voucher per corsi post laurea

Nella Regione Marche vi è maggiori possibilità e flessibilità per frequentare corsi di perfezionamento post laurea e  master grazie ai voucher erogabili e all’estensione di applicazione effettuata nelle ultime settimane.

Sino ad ora era prevista la possibilità di richiedere l’assegnazione di voucher per l’iscrizione a master universitari e corsi di perfezionamento post-laurea, esclusi quelli on line in modo da permettere ai giovani di inserirsi nel mondo del lavoro con un bagaglio formativo specifico ed ampliato.

Ora i voucher possono essere attuati anche per corsi con un monte ore inferiore a 120 e per l’iscrizione alle Summer school, includendo i programmi per cui non è previsto un esame finale.

Questo ampliamneto risponde all’esigenza di formazione e aggiornamento anche attraverso percorsi di minore durata e articolati in maniera più flessibile rispetto al passato, offerta presente nel panorama formativo e spendibile nel mondo del lavoro.

I destinatari dei voucher sono giovani disoccupati o non occupati da almeno sei mesi, residenti nella Regione Marche; di età inferiore ai 36 anni (non compiuti), ed in possesso di laurea triennale, specialistica, magistrale o vecchio ordinamento.

Per i master di I livello bisogna essere in possesso di laurea triennale, specialistica, magistrale e vecchio ordinamento, mentre per i master di II livello è necessaria la laurea specialistica, magistrale e vecchio ordinamento, così come per i corsi di perfezionamento post-laurea

La formazione deve inserirsi nei seguenti settori: il sistema moda, il settore del legno in tutte le sue articolazioni, l’agroalimentare, il turismo ed i beni culturali, la green economy, il distretto del mare, la meccanica, la domotica e l’assisted living, le biotecnologie, l’internazionalizzazione, la salvaguardia e la valorizzazione del paesaggio e del territorio.

Ciascun richiedente può presentare istanza per la concessione di un solo voucher. Qualora la frequenza fosse iniziata prima della comunicazione dell’attribuzione del voucher, in caso di mancata assegnazione del beneficio, ogni onere è a carico del richiedente. I costo ammissibili sono quelli sostenuti per l’iscrizione all’offerta formativa.

Tre gli indicatori e criteri di valutazione da bando sono specificati: l’età, il genere,l’ Isee, l’attività prevista ed il settore di attività

Per ottenere i voucher le domande dovranno essere presentate esclusivamente per via telematica utilizzando il sistema informatico SIFORM2 accessibile all’indirizzo internet: https://siform2.regione.marche.it.

La scadenza prevista è il 31 dicembre 2019 o comunque fino ad esaurimento risorse.

Maggiori informazioni, bando e procedure per la compilazione della domanda sono disponibili cliccando qui.

Alla scoperta delle smart skill con “Be Smart!”

L’8 giugno è una data importante, perché impareremo insieme come prepararci ai lavori del futuro: all’Informagiovani di Ancona ci aspetta infatti “Be Smart!”, un viaggio alla scoperta delle nuove smart skill, le competenze “intelligenti” che ci aiutano a diventare più competitivi nella vita e nel lavoro.
Cosa sono le smart skill? Abbiamo ribattezzato così le cosiddette competenze trasversali: non quelle che apprendiamo attraverso lo studio specialistico o focalizzandoci su una materia specifica, ma quelle che ci appartengono in quanto persone. Saper parlare in pubblico, possedere un metodo di lavoro, sapersi organizzare, sono tutti esempi di competenze trasversali. Anche se in parte si tratta di caratteristiche legate alla nostra personalità, non significa che non possiamo coltivarle e migliorarle costantemente, perché esistono strumenti e tecniche per farlo.

Il primo motivo per cui veniamo presi in considerazione per un posto di lavoro è che possediamo le competenze specifiche richieste: sono le cose che conosciamo e che sappiamo fare che ci rendono candidabili per un determinato lavoro. Poi c’è il motivo per cui veniamo scelti, e qui entrano in gioco le competenze trasversali: per tutti i lavori che ci troveremo a svolgere, verosimilmente verremo scelti non solo per quello che sappiamo fare, ma anche per quella particolare caratteristica che ci distingue, perché su quella qualità peculiare il nostro futuro datore di lavoro potrà riporre la sua fiducia.
Le competenze trasversali servono per adattarci ai nuovi contesti, a renderci più competitivi, a intuire quali sono i cambiamenti in atto in un mondo del lavoro sempre più mutevole ed esigente.

Non esiste una lista codificata di soft skill: nel selezionare le competenze “intelligenti” da approfondire a “Be Smart!” abbiamo effettuato una scelta, una selezione ragionata di quelle che riteniamo oggi più strategiche e utili da approfondire. L’altro criterio che ci ha guidato nella progettazione di questo evento è stata la scelta dei relatori: non volevamo accontentarci di professionisti che sapessero descrivere una competenza trasversale, volevamo innanzitutto dei testimonial di quella competenza. I sette professionisti che interverranno l’8 giugno ci racconteranno quindi non solo in cosa consiste quella competenza, ma anche come essa ha avuto un impatto sulla loro vita personale e professionale.

A oggi i posti per Be Smart! sono esauriti, ma vi invitiamo a tenere d’occhio la pagina dedicata all’evento nel caso in cui nei prossimi giorni qualcuno rinunciasse al proprio biglietto d’ingresso gratuito. Ci teniamo comunque a dire che “Be Smart!” è un progetto che non si esaurirà con l’incontro dell’8 giugno, ma avrà diverse declinazioni e un respiro più ampio: diventerà innanzitutto un prodotto editoriale, dove cercheremo di documentare l’incontro, integrando gli interventi con interviste ai testimonial, schede tematiche e approfondimenti specifici.
A chi non fosse riuscito a riservare il proprio posto: tranquilli, stiamo già pensando di riproporlo in un prossimo futuro, magari con una formula diversa. Non possiamo anticipare ancora nulla, ma lo faremo non appena avremo qualche coordinata in più a riguardo.
Una cosa è certa: per noi “Be smart!” non è un appuntamento isolato, ma l’inizio di un percorso, dove cercheremo di proporre delle occasioni nuove e uniche per andare “alla scoperta delle competenze per i lavori del futuro”.

ITS: istruzione, formazione e lavoro insieme

ITS: Vi è mai capitato di incontrare questo termine? Beh se scorrete l’elenco dei corsi gratuiti caricati sul nostro sito alla pagina dedicata, in questi giorni lo troverete.

ITS è l’acronimo di Istituti Tecnici Superiori che sono delle “scuole” ad alta tecnologia nate allo scopo di riorganizzare il sistema formativo secondario non universitario, allineando così l’Italia agli altri Paesi europei.

Gli ITS sono, infatti, pensati proprio come alternativa all’Università in quanto mirano a formare dei profili professionali tecnici superiori in aree strategiche del sistema economico- produttivo del Paese.

Queste strutture formative sono costituite sotto forma di Fondazioni tra scuole, università e imprese. Nelle Marche si sono costituite quattro Fondazioni per la formazione di tecnici superiori di cui 2 nell’area tecnologica delle Nuove tecnologie per il made in Italy, con sede rispettivamente a Porto Sant’Elpidio e Recanati, una nell’area tecnologica dell’Efficienza Energetica, con sede a Fabriano ed una nell’area tecnologica Tecnologie innovative per i beni e le attività culturali-turismo con sede a Fano.

I corsi ITS sono percorsi formativi gratuiti, della durata di due anni (1800 ore), che prevedono l’alternarsi di ore di lezione in aula a ore di laboratorio e a periodi di stage in azienda. Lo stage è obbligatorio per almeno il 30% del monte ore complessivo e può essere svolto anche all’estero. Il 50% dei docenti proviene dal mondo del lavoro e delle professioni.

Per accedere a questo tipo di corsi occorre innanzitutto essere in possesso del diploma di istruzione secondaria superiore e poi anche di competenze di base tecniche e tecnologiche, buona conoscenza della lingua inglese e una competenza informatica avanzata. Il possesso di queste competenze viene accertato tramite una selezione iniziale.

Il titolo di studio rilasciato dal corso, Diploma di tecnico superiore, consente di entrare velocemente nel mondo del lavoro.

In questo periodo nel nostro elenco di corsi gratuiti trovate alcuni corsi ITS, per ora solo quelli organizzati dalla Fondazione ITS Recanati.

Non vi resta, quindi, che consultare periodicamente gli elenchi sul nostro sito per tenervi aggiornati sulle novità in essere. Se avete dubbi o domande potete scrivere a formazione@informagiovaniancona.com.

smart soft skill

Soft skill intelligenti

Quest’anno volevamo tornare a scuola (ahimè non più da alunni) a parlare con i ragazzi e le ragazze di lavoro, professioni, carriera, opportunità e futuro. L’occasione ce l’hanno data alcune insegnanti dell’Istituto Savoia Benincasa di Ancona quando ci hanno chiesto: ci venite a spiegare quali saranno i lavori del futuro? A dir la verità la nostra risposta è stata “NO”. Ma abbiamo dato anche una motivazione che spiego anche qui brevemente. Il fatto è che per dire a giovani di 15/17 anni che lavoro faranno tra dieci anni dovremmo essere non solo molto bravi ma anche molto fortunati: il mondo cambia così velocemente che chi fa previsioni, anche sulla base di conoscenze e competenze fondate, rischia davvero di prendere grandi abbagli e dire sostanzialmente delle cose che assomigliano più all’astrologia che non ad un’analisi oggettiva. Per cosa poi? Se scoprissimo che servono un tot di bioingegneri ci butteremmo tutti a fare quello? I ragazzi si iscriverebbero in massa alla facoltà giusta? Secondo me, no.

Ecco perché abbiamo fatto un ragionamento diverso. Ma invece che tentare di indovinare che lavoro troveremo, perché non diciamo che competenze ci serviranno per il mondo che troveremo? La vera risposta e la proposta che abbiamo fatto alla scuola è stata quella di un workshop (laboratorio) per scoprire quali sono e come utilizziamo le nostre soft skill (competenze trasversali). Abbiamo così ideato il format Smart Soft Skill, che possiamo ripetere anche in altre scuole. Che cosa sono e perché secondo noi sono importanti le soft skill? Diversamente dalle hard skill (nemmeno a dirlo) che sono le competenze tecniche specifiche (per fare un esempio cose come sapere come si costruisce una casa, redige un bilancio, traduce un libro, ecc.), le soft skill sono quelle che utilizziamo per dare uno “stile” alle cose che facciamo, raccontano come affrontiamo i problemi e come ci relazioniamo con gli altri, adattandoci alle situazioni e ambientandoci in luoghi diversi. Le soft skill sono le competenze che ci aiutano a comunicare, gestire il tempo, avre idee, trovare soluzioni. Perché sono importanti?

Le soft skill sono importanti perché ci aiutano a trovare lavoro? Sì, anche se da sole non servono a nulla. Chiarisco. Le hard skill, che tutto sommato sono le competenze che acquisiamo prevalentemente nell’ambiente formativo (scuola e università) rappresentano, oggi, la base per la quale veniamo presi in considerazione: senza queste, non abbiamo la possibilità di scrivere un cv che abbia qualche chance di finire sul tavolo di qualcuno che può assumerci. Ecco, le hard skill, ci danno quella possibilità. Le soft skill invece, spesso, sono quelle che ci fanno scegliere, quelle che fanno sì che tra tutti i cv che finiscono su quello stesso tavolo, il nostro sia associato alla faccia di quella persona sveglia, attenta, perspicace, determinata e volitiva. Ambientarsi facilmente, non resistere al cambiamento, riuscire a parlare con tutti, organizzare cose e persone sono tutte abilità molto apprezzate da chi deve assumere qualcuno. Se consociamo queste competenze e cominciamo a utilizzarle nel modo giusto diventiamo smart, come dicono nel mondo anglosassone: un mix di intelligenza, perspicacia, un po’ di furbizia e anche un po’ di metodo. Inomma, personcine di una certa qualità 🙂

Personalmente sono persuaso che le smart soft skill (come il nome che abbiamo dato al nostro laboratorio) siano in grado di farci ottener un altro risultato: intuire in anticipo, vedere e costruire il futuro in maniera più attenta e curata di tante previsioni che possono raccontarci gli altri. Per un semplice motivo: non c’è un futuro del lavoro, ma c’è il futuro del nostro lavoro, quello di ciascuno di noi. Il prossimo 8 giugno ce lo spiegheranno bene i 7 testimonial che abbiamo scelto per raccontare come essere smart: c’è un appuntamento che non si può perdere e che si chiama Besmart!, vi aspettiamo!

 

Un lavoro ben fatto

La prossima settimana si festeggia, come ogni anno, il lavoro. Il primo maggio, per una nazione come la nostra la cui Costituzione recita che è una Repubblica fondata sul lavoro, è una festa che non si può mancare. Sulle origini di questa festa ci sono diverse teorie, anche se in ogni caso la festa è in onore di persone che si sono sacrificate per ottenere diritti universali nel contesto lavorativo. Ma, al di là delle origini, che tipo di lavoro festeggiamo?

Questo, lo abbiamo detto più volte, è un tempo di grandi trasformazioni e di una specie di rivoluzione (che tutti ci auguriamo sia poi un’evoluzione). Ma, per quel che ne riusciamo a capire adesso, sembra proprio che molte delle certezze che avevamo non esisteranno più nel futuro: uno dei primi ad andarsene è stato il posto fisso, poi qualche carriera sicura (vogliamo parlare dei bancari?), le garanzie di un reddito in costante crescita, la stabilità di qualche grande azienda. Ma se sono andate, o se ne stanno andando, anche la scarsità delle opportunità, la mancanza di informazioni, alcuni privilegi ingiustificati. Ma la domanda è: che cosa rimane? Che cosa vorremmo che rimanesse del lavoro?

Personalmente una risposta l’ho trovata nel Manifesto del Lavoro Ben Fatto, pubblicato da Vincenzo Moretti un paio di anni fa. Questo elenco di argomenti ha l’intenzione di stabilire quali sono le caratteristiche che distinguono un lavoro fatto con cura, indipendentemente dalle mode, dai tempi e dalle rivoluzioni (o evoluzioni). Leggetelo, perché è un modo non solo di tornare ad apprezzare il lavoro come espressione delle proprie potenzialità, ma penso che possa essere una buona guida per analizzare il proprio lavoro oppure per cercare quello che vorremmo.

Mi piace qui riportare tre delle “regole” del manifesto che mi sono piaciute di più. La prima dice che “qualsiasi lavoro, se lo fai bene, ha senso”; la seconda che “nel lavoro tutto è facile e niente è facile, è questione di applicazione, dove tieni la mano devi tenere la testa, dove tieni la testa devi tenere il cuore”; la terza (della mia personale classifica, settima nel manifesto) dice che “il lavoro ben fatto non può fare a meno dell’amore per quello che si fa e del piacere di farlo”. Tutte le altre, sono 52 in tutto, le potete leggere nel link che ho postato qui sopra.

Non mi rimane che augurarvi buon primo maggio e buona festa del lavoro ben fatto!

La formazione per l’operaio edile

La figura dell’operaio è una delle quattro tipologie di lavoro subordinato insieme al ruolo di quadri, dirigenti e impiegati. La caratteristica principale di questa categoria è quella di essere legata allo svolgimento di mansioni di tipo manuale o tecnico.

Il lavoro degli operai si differenzia in varie tipologie, in base a quanto fissato dai Contratti Collettivi Nazionali del Lavoro. In base al grado e alla tipologia di preparazione tecnica del lavoro, si distinguono tre tipologie: operai comuni, operai qualificati e operai specializzati.

L’Operaio edile comune opera nel settore delle costruzioni edili all’interno dei cantieri come dipendente di imprese edili. La sua attività è coordinata dal caposquadra, ed è di supporto al muratore.

L’operaio edile comune assiste il muratore nella costruzione o ristrutturazione di opere edili; carica e scarica i materiali necessari all’allestimento del cantiere edile; rimuove le strutture pre-esistenti demolite e affianca manualmente la macchina movimento terra nello scavo di fondazione e di trincea.

Nelle piccole e medie imprese di costruzione il lavoro è molto diversificato e gli operai devono essere versatili ed in grado di affrontare l’ampio ventaglio di prestazioni richieste; nelle grandi imprese si afferma maggiormente la specializzazione in un determinato tipo di lavoro. In qualsiasi situazione, comunque, il lavoro viene eseguito a squadre più o meno grandi e sempre di più viene richiesta la capacità di collaborare con altri artigiani operanti sul cantiere.

La specializzazione si acquisisce a seguito di specifici corsi di formazione organizzati dalle scuole edili presenti sul territorio.

In questo momento sono aperti due corsi di formazione gratuiti in tema di edilizia che mirano a formare delle figure qualificate e specializzate.

Il primo corso, dal titolo Operaio edile – Rebuild4Future, mira a formare operatori tecnici del settore edile, esperti nella realizzazione e finitura di opere edili, nell’allestimento del cantiere edile, nella pianificazione, controllo e verifica di conformità del proprio lavoro. Particolare attenzione verrà rivolta alle soluzioni per la ricostruzione POST – SISMA.

Il secondo corso, dal titolo Operaio edile specializzato in edilizia sostenibile, mira a formare una figura  che svolge la sua attività nei cantieri edili usando una notevole varietà di materiali, realizzando opere di sostegno sia per le strutture già esistenti sia per le nuove strutture con particolare attenzione al reperimento delle materie prime, ai processi produttivi dei materiali, alla dismissione del bene, al recupero e alla riciclabilità dei materiali, coniugando le esigenze e l’evoluzione dell’edilizia, con il rispetto dell’ambiente, del territorio e della salute dell’uomo.

Entrambi i corsi sono rivolti alle persone disoccupate/inoccupate regolarmente iscritte al CIOF di propria competenza e residenti nella regione Marche..

Informazioni più dettagliate su questi ed altri corsi sono reperibili come sempre negli elenchi dei corsi, gratuiti e a pagamento, consultabili alla pagina formazione del nostro sito oltre che scrivendomi a formazione@informagiovaniancona.com.

Informagiovani, non solo informazioni

Che cosa fa il servizio Informagiovani? La risposta che siamo soliti è dare è molto semplice: facciamo informazione e orientamento; informazione significa che distribuiamo notizie e orientamento che tra quelle notizie vi aiutiamo a scegliere quelle che vi servono. Questa definizione ci sta un po’ stretta però. So benissimo che ci sono ancora persone a cui dobbiamo spiegare che l’Informagiovani NON è un’associazione di volontariato, ma un servizio pubblico (gestito da un privato) fatto da professionisti; che l’Informagiovani NON è un club a cui ci si può iscrivere per avere vantaggi esclusivi, ma che è aperto a tutti in maniera libera e gratuita; che l’Informagiovani NON è un’agenzia di lavoro che colloca o, come qualcuno spesso ci chiede, “trova un posto di lavoro”.

L’Informagiovani di Ancona, nome che peraltro inganna sulla tipologia di persone che lo frequentano, è un punto di riferimento per molti nella città: persone e turisti di passaggio, giovani in cerca di lavoro e opportunità per la loro crescita, uomini e donne di altre nazioni in cerca di informazioni e supporto, una serie di accaniti “lettori” di giornali e via dicendo. L’Informagiovani è un luogo, non solo fisico, dove vorremmo le persone si incontrassero, confrontassero, conoscessero qualcosa di nuovo. Per questo motivo, oltre a continuare a dare informazioni, creiamo continuamente occasioni di incontro, che chiamiamo eventi (forse sull’onda lessicale feisbookiana).

Le prossime settimane saranno intense da questo punto di vista. Appena dopo il week end, il prossimo 24 aprile il tema sarà il lavoro con un evento dedicato ai servizi delle agenzie di lavoro (e realizzato con una di loro, Synergie). Il tempo di un giorno di pausa e parleremo ancora di multiculturalità e contaminazione con un appuntamento, il 26 aprile, dedicato alle possibilità di ospitare uno studente straniero. Per chi sogna di andare lontano, il 22 maggio “atterreremo” in Australia, con un evento dedicato alle possibilità di trasferirsi nel Paese che sta ai nostri antipodi. E poi ci sono gli appuntamenti di NOIleggiamo, il nostro format dedicato alla presentazione dei libri: il primo appuntamento è per il 12 maggio con la “Spiegazione di George Silverman” di Dickens (chiaramente non ci sarà lui, ma la traduttrice di questo racconto, che è una marchigiana piena di passione per la lingua e la letteratura).

Ma non ci sono solo gli eventi che facciamo “in casa”, ma anche quelli che portiamo nella scuola: a maggio saremo ospiti dell’Istituto Savoia Benincasa con un format tutto dedicato alle competenze trasversali: sarà un workshop a tutti gli effetti per imparare perché nel mondo non è importante solo quello che sai fare ma anche come lo sai fare. E infine, l’8 giugno proveremo a dire qualcosa di originale sui temi dell’orientamento professionale con un appuntamento che ha un titolo che tutto un programma: Be Smart! Insomma, con la primavera arrivano un sacco di cose belle, sarete dei nostri?

Lauree professionalizzanti

Lauree professionalizzanti

Da ottobre 2018 verranno attivate anche in Italia le lauree professionalizzanti.

A novembre 2017 è stato firmato dal il decreto che istituisce queste nuove lauree triennali, presenti da oltre venti anni nel panorama europeo, pensate per offrire una maggiore professionalizzazione agli studenti in uscita dagli Istituti tecnici superiori.

Dal prossimo anno accademico gli studenti diplomati avranno una nuova possibilità di scelta per orientare il proprio corso di studi verso il contesto lavorativo.

Fino ad ora l’unica scelta post diploma alternativa alla laurea tradizionale era l’iscrizione ad un corso ITS Istituto Tecnico superiore.

I corsi di laurea professionalizzanti si inseriscono nell’ottica di completare l’offerta di istruzione terziaria nel campo delle competenze tecniche e tecnologiche per l’industria 4.0.

In particolare le lauree professionalizzanti sono nuovi percorsi universitari di durata triennale con almeno un terzo di ore dedicate a tirocini ed esperienze lavorative e di laboratorio. Lo scopo primario è dare risposta alla necessità espressa dai giovani di potersi qualificare rapidamente ed alla domanda da parte di imprese e mondo delle professioni di personale altamente formato.

Gli Atenei potranno attivare un corso ogni anno accademico per le professioni che sono regolate da ordini e collegi e dovranno armonizzare la loro offerta con quella degli Istituti tecnici superiori, in una logica di prosecuzione degli studi.

Il corso dovrà essere svolto con i metodi tradizionali non potrà essere on line.

Le università dovranno attivare corsi in stretta collaborazione con il mondo del lavoro e definiti in relazione a professioni comunque disciplinate a livello nazionale, a partire da quelle con ordini. Il percorso sarà strutturato sviluppando accordi e convenzioni con gli ordini e i collegi professionali e con partenariati con le imprese, dato che durante il percorso di laurea devono essere previsti tirocini formativi ad hoc per gli studenti.

Le università formeranno: chimici, super periti industriali, esperti di agraria e agrotecnica, super guide turistiche, esperti di cantieri e scavi archeologici mentre i I corsi ITS continueranno a formare meccanici, tecnici ed esperti di officina super specializzati.

Ad Ancona l’Università Politecnica delle Marche attiverà per l’anno 2018-19 il corso in “Tecniche della Costruzione e Gestione del Territorio”, in collaborazione con i Collegi dei Geometri e dei Geometri Laureati delle Marche, permettendo ai laureati di questo corso di iscriversi al Collegio e di svolgere la professione. Il corso sarà ad accesso programmato, rivolto a trenta studenti.

Per restare aggiornati sull’offerta formativa relativa ai corsi di laurea professionalizzanti che verranno attivati nel 2018 potete contattarci scrivendo le vostre richieste a: formazione@informagiovaniancona.com

Un contributo all’istruzione

L’istruzione è un diritto sancito dalla nostra Costituzione che, all’art. 34  recita: “La scuola è aperta a tutti. …….. I capaci e meritevoli, anche se privi di mezzi, hanno diritto di raggiungere i gradi più alti degli studi.

L’istruzione, quindi, è un diritto di tutti ed è finalizzata a consentire il conseguimento di un titolo di studio di scuola secondaria superiore o di una qualifica professionale di durata almeno triennale entro il diciottesimo anno di età.

Purtroppo però non tutti hanno le possibilità economiche di far studiare i propri figli e quindi molti rinunciano a far proseguire loro gli studi.

Per rendere effettivo questo diritto vengono emessi bandi per borse di studio, assegni alle famiglie ed altre provvidenze, che devono essere attribuite per concorso.

In questa ottica si colloca il bando del MIUR per borse di  studio a.s. 2017/2018 scuola secondaria 2° grado.

Destinatari di queste borse di studio sono tutte le studentesse e gli studenti marchigiani frequentanti le scuole secondarie di secondo grado, statali e paritarie, in possesso di un ISEE (della famiglia) 2018 non superiore a € 10.632,94.

Le borse di studio vengono erogate attraverso voucher in forma virtuale associati alla Carta dello studente denominata “Io studio“.

Il contributo, pari a 200 euro, potrà essere impiegato per l’acquisto dei libri di testo, per la mobilità e il trasporto, per l’accesso a beni e servizi di natura culturale.

Per quanto riguarda il Comune di Ancona, sarà possibile presentare domanda per questo bando a partire dal oggi 26 marzo e fino al 16 aprile 2018.

Le borse di studio sono gestite in autonomia dalle Regioni che ricevono i fondi dal Miur e raccolgono le varie graduatorie parziali provenienti dai Comuni; quindi le trasmettono al MIUR che le erogherà.

Entro il termine ultimo ed inderogabile del 19 aprile 2018, i Comuni dovranno trasmettere alla Regione Marche, dopo averne valutato l’ammissibilità, l’elenco delle istanze ricevute, affinché i competenti uffici regionali possano provvedere a predisporre la graduatoria unica regionale da presentare al MIUR.

Le borse di studio saranno concesse sulla base di tale graduatoria fino ad esaurimento delle risorse assegnate alla nostra Regione, partendo dal livello di Isee più basso e favorendo chi è anagraficamente più giovane in caso di esatta corrispondenza del valore Isee certificato.

Bando e modulistica di domanda sono reperibili sul sito del Comune e in forma cartacea anche allo sportello Informagiovani.

Alternanza scuola-lavoro

Da diversi anni, con la la riforma Buona Scuola del 2015, è stata introdotta l’alternanza scuola-lavoro come un’esperienza obbligatoria per gli studenti delle scuole superiori.

Per molto tempo si è discusso e si continua ancora a parlare delle criticità strutturali dell’istruzione, la quale non prepara i ragazzi ad affrontare il loro futuro professionale. A scuola troppa teoria e poca pratica, pochi collegamenti con i futuri datori di lavoro, le aziende.

L’alternanza scuola-lavoro intende fornire ai giovani, oltre alle conoscenze di base, quelle competenze necessarie per inserirsi nel mercato del lavoro, alternando le ore di studio alle ore di formazione in aula e ore trascorse all’interno delle aziende, per superare il gap tra mondo del lavoro e mondo formativo in termini di competenze e preparazione. Gap che caratterizza il sistema italiano e rende difficile l’inserimento lavorativo una volta terminato il ciclo di studi.

Inoltre aprire il mondo della scuola al mondo esterno consente di trasformare il concetto di apprendimento in attività permanente in un’opportunità di crescita e lavoro lungo tutto l’arco della vita, la cosiddetta lifelong learning, assegnando pari dignità alla formazione scolastica e all’esperienza di lavoro.

L’alternanza scuola-lavoro è definita dal Miur come “una modalità didattica innovativa, che attraverso l’esperienza pratica aiuta a consolidare le conoscenze acquisite a scuola e testare sul campo le attitudini di studentesse e studenti, ad arricchirne la formazione e a orientarne il percorso di studio e, in futuro di lavoro, grazie a progetti in linea con il loro piano di studi.”

Si riprendono le buone prassi europee, coniugandole con le specificità del tessuto produttivo ed il contesto socio-culturale italiano.

L’alternanza permette di collegare il più possibile le aspirazioni e le attitudini dell’allievo alle aziende in grado di far sviluppare queste capacità. In quanto tale dovrebbe essere considerata un’imperdibile occasione di crescita e maturità, un periodo per toccare con mano cosa significhi davvero lavorare.

I ragazzi a partire dal terzo anno delle scuole superiori sono obbligati a svolgere l’esperienza di alternanza, che si concretizza in 200 ore per gli studenti dei licei e in 400 ore per gli iscritti ad istituti tecnici o professionali.

L’alternanza si realizza con attività dentro e fuori dalla scuola. Si concretizza dentro la scuola con attività di orientamento, incontri formativi con esperti esterni, insegnamenti di istruzione generale in preparazione all’attività di stage e fuori dalla scuola con lo stage presso le strutture ospitanti.

Ad esempio noi operatori dell’Informagiovani nei prossimi mesi saremo ospitati come consulenti esterni da un istituto superiore di Ancona per un workshop sulle: soft skills e le nuove professioni, proposta a tutte le classi terze dell’istituto.

L’attività di alternanza può essere svolta nel corso dell’anno scolastico durante le lezioni oppure durante le vacanze. Se si decide di effettuare l’attività in aziende all’estero, è molto più facile concentrarla durante le vacanze estive.

Qualsiasi ente o azienda consolidata, in grado di ospitare concretamente gli studenti e aiutarli in questo importante percorso, deve stipulare una convenzione con la scuola prima di accogliere uno studente.

L’Informagiovani quasi ogni anno ospita stagisti provenienti da licei o istituti secondari superiori per periodi di alternanza scuola lavoro, se siete interessati potete chiedere al vostro insegnate/tutor di inviarci una richiesta che con piacere valuteremo. A riguardo vi segnaliamo la lettura di questo articolo “ Tre settimane all’Ig“ scritto a fine attività da uno stagista ospitato nel nostro servizio.

Infine vi segnaliamo l’esistenza di un piattaforma realizzata dal Miur sull’Alternanza scuola-lavoro, nata dalla necessità di dare a studentesse e studenti, scuole e strutture ospitanti uno strumento per facilitare la gestione quotidiana dell’Alternanza.

L’alternanza non è considerata un rapporto di lavoro, quindi non è prevista retribuzione perché è un percorso a tutti gli effetti formativo, mirato alla crescita dello studente e della studentessa.

Al fine di rafforzare il legame tra imprese e istituzioni scolastiche e facilitare i percorsi di alternanza scuola-lavoro, proprio in questi giorni, il Miur ha siglato un protocollo di intesa con il Consiglio  Nazionale Geometri e Geometri Laureati. Le parti si propongono di attivare iniziative di informazione rivolte agli studenti degli Istituti tecnici-settore tecnologico indirizzo costruzioni, ambiente e territorio, e percorsi di alternanza tramite il raccordo tra Collegi territoriali e scuole.