Chi sopravvive all’autoimpiego?

L’autoimpiego è il modo (un po’ burocratese a dir la verità) con cui si individuano tutte le forme di lavoro autonomo. Anni fa (era il 2000) con questa dicitura era stata fatta anche una legge il cui scopo era quello di finanziare chi decideva di non trovare un lavoro ma di crearselo. Da quell’anno, anche se la legge non possiamo dire sia stata un successone, la strada del lavoro autonomo è stata suggerita via via sempre con maggior frequenza. I più maliziosi penseranno che questo suggerimento aumenti con l’aumentare del tasso di disoccupazione: come a dire “visto che il lavoro non c’è, inventatene uno!”. In realtà le cose non stanno esattamente così, anche se non possiamo negare che ci sia chi abbia fatto propria questa strategia nel dare consigli di ricerca attiva del lavoro. C’è un lavoro e un monitoraggio a livello europeo del grado di “imprenditorialità” (passateci il termine) di questo nostro continente. Per come va il mondo oggi, infatti, avere un tasso di crescita delle attività imprenditoriali (inclusi in questo senso anche i lavoratori autonomi), significa stare in una situazione di crescita, di buone prospettive o almeno di terreno fertile per l’economia (Silicon Valley docet).

Sarebbe anche importante che il tasso di crescita sia sano, il che significa che non sia un mero dato dell’attività di nascita delle imprese. Per esempio se in un certo territorio si volesse far alzare il tasso di nascita delle imprese si potrebbe dare un incentivo (economico) a chi la avvia senza troppi vincoli (l’esempio non è casuale). Ma se vogliamo che quell’impresa cresca e si sviluppi questo non è sufficiente, come non lo sono gli obblighi a rimanere aperta (e se un neoimprenditore fallisce non è che lo si può lasciare in attività per legge). Diventano invece importanti fattori come la qualità dei servizi per le imprese, il grado di fiducia dei finanziatori, l’accesso alle risorse economiche e materiali diverse, la cultura locale di impresa. Bisogna insomma capire non tanto il tasso di nascita delle nuove iniziative (imprenditoriali o di lavoro autonomo) ma anche il loro grado di sopravvivenza.

Questo studio è stato fatto da un ufficio dell’Unione Europa che si occupa di sviluppo sociale e occupazione (a questo link potete scaricare il loro studio annuale su questi fenomeni). Quello che ne emerge è una analisi dle contesto europeo sui motivi di sopravvivenza (o non sopravvivenza) delle iniziative personali in tema di lavoro. Innanzitutto come la solito il grado di sopravvivenza cambia da Stato a Stato (ai primi posti ci sono Svezia e Belgio mentre agli ultimi Lituania e Portogallo; l’Italia è poco sopra la media). L’altro aspetto interessante è che il grado di preparazione del singolo incide in maniera rilevante sul suo potenziale successo: chi è più preparato, ha studiato il settore e ha incamerato competenze ha maggiori chance di successo degli altri quando avvia una propria attività. Per coloro che avviano un’impresa perché, nei fatti, non hanno un’alternativa, la scelta di farlo in un settore in cui hanno maturato in precedenza esperienze di lavoro aumenta la probabilità di rimaner nel mercato. L’ultimo dato che emerge è che le iniziative che hanno più speranze di crescere sono quelle inerenti a settori in crescita dove l’iniziativa personale incontra anche un trend di mercato favorevole e in crescita.

In altre parole, per rispondere alla domanda del titolo, riesce a sopravvivere all’avvio di una attività in proprio chi investe nella propria preparazione e in un settore in crescita: non fa per tutti, ma non è nemmeno impossibile.

Yfej | Your first Eures job, un aiuto per partire!

Il Progetto YfEj – Your first Eures job ha l’obiettivo di supportare i giovani europei (cittadini o residenti) tra i 18 e i 35 anni nella ricerca e realizzazione di una esperienza di lavoro, tirocinio o apprendistato all’estero.

Il progetto offre un contributo finanziario per l’eventuale necessità di formazione linguistica, per le spese legate al riconoscimento delle qualifiche professionali o dei titoli di studio, e per coprire parte delle spese sostenute per recarsi ad un colloquio o per trasferirsi nel paese di destinazione.

L’iniziativa fornisce inoltre servizi quali informazione, reclutamento, matching e collocamento sia per i giovani candidati che per i datori di lavoro interessati ad assumere personale proveniente da paesi diversi. Per entrambi sono previsti servizi di supporto informativo e finanziamenti.

Per partecipare bisogna registrarsi e caricare il proprio cv in formato europeo sulla piattaforma YfEj: qui si possono trovare anche offerte di lavoro per professionalità specifiche, alla sezione Hot Jobs.

Nelle Marche è possibile rivolgersi per informazioni e attivazione del programma ad un referente della rete EURES, esperti della mobilità per lavoro che trovate nei CIOF– centri per l’impiego, l’orientamento e la formazione del territorio.

Il programma è arrivato alla sua quinta edizione e durerà fino al 2018.

E se hai più di 35 anni? C’è un programma anche per te! Scopri di più su ReAct.

La biblioteca della legalità

Che leggere fa bene lo abbiamo detto tante volte. Leggere certi libri piuttosto che altri può diventare anche un segnale importante: la scelta di un libro racconta qualcosa (a volte molto) di noi e ci fa crescere: aumenta le nostre conoscenze ma attiva anche i nostri pensieri e le nostre idee, facendoci diventare creativi, impegnati, riflessivi, esperti e molto altro ancora. Anche per questo motivo siamo contenti di ospitare, sabato prossimo (il 24 ottobre) alle 18.00 la presentazione della Biblioteca della Legalità ad Ancona, promossa dall’Associazione Agorà Dorica.

La “Biblioteca della Legalità” (BILL) è un progetto nazionale promosso dalla sezione marchigiana dell’AIB Associazione Italiana Biblioteche e parte dalla convinzione che lettura e legalità siano due fattori intimamente legati e che la loro più ampia diffusione possa promuovere una maggiore qualità della vita democratica. Dal 2010 la sezione ragazzi della Benincasa è in parte chiusa per lavori di adeguamento, nei primi mesi del 2016 i locali dovrebbero essere completamente restituiti alla comunità ed il servizio ripristinato nella sua sede storica. L’idea è quella di cogliere l’occasione per ampliare l’offerta culturale a disposizione dei giovani anconetani, proprio attraverso la BILL. Una parte della bibliografia è già presente all’interno della biblioteca comunale Benincasa, ma non è organizzata con una scaffalatura dedicata, l’idea condivisa è quindi quella di dare visibilità alla tematica legalità, creando uno spazio a tema. Siamo convinti che questa sia una buona opportunità per ben seminare oggi tra le giovani generazioni di giovani, studenti, universitari, professionisti,  così che, ci auspichiamo, sarà più semplice arrivare ad una  società in cui la cultura della legalità è diffusa e difesa dai suoi cittadini.

L’occasione è anche quella quindi di creare un gruppo di lavoro permanente che oltre a seguire le questioni della BILL si impegni a promuovere con iniziative coordinate la cultura della legalità sul territorio. Tutti i protagonisti di questo progetto, a partire dalla Biblioteca comunale Benincasa, sono già parte di una piccola rete cittadina di realtà che lavorano autonomamente sul tema della legalità, ne manca la consapevolezza; questo progetto si propone anche di offrire un’opportunità di sintesi e scambio di buone pratiche. Nello specifico, oltre al coinvolgimento di Libera, attraverso Michele Altomeni della Fattoria della legalità di Isola del Piano e del gruppo nascente di Libera Ancona coordinato da Laura Malerba, ci sono anche molte altre realtà locali (e tra queste anche l’Informagiovani). 

Sabato 24 ottobre alle 18.00, qui da noi, verrà presentato la natura del progetto ed anche la sua operatività. Interverranno il magistrato Paolo Gubinelli, l’assessore alla cultura Paolo Marasca, Michele Altomeni di Libera, Valeria Patregnani di AIB MArche, Maria Costanza Petrini Dirigente dell’Istituto Comprensivo Scocchera. E poi tutti voi, desiderosi di fare delle buone letture che siano anche l’indice del vostro impegno. Vi aspettiamo!

Scuola all’estero, un trampolino di lancio

La possibilità di frequentare una scuola superiore in un paese estero, per un periodo che può andare da un anno intero a un semestre o un trimestre è senz’altro una opportunità unica di confrontarsi con coetanei uguali ma diversi, di crescere e allargare i propri orizzonti.

Per capire come funziona e come si può realizzare il sogno di fare questo tipo di esperienza, vi invitiamo a partecipare agli incontri che organizziamo periodicamente qui all’Informagiovani con agenzie specializzate, il nostro format Study Abroad!

Avrete così la possibilità di confrontare le proposte, fare domande direttamente ai referenti delle agenzie e decidere quale fa al caso vostro.

Gli ultimi eventi da noi organizzati sull’argomento sono stati:

Giovedì 22 ottobre: Scuola all’estero con Intercultura

Giovedì 5 novembre: Anno di studio all’estero con New Beetle

Gli eventi sono aperti a tutti e sono gratuiti, basta iscriversi e partecipare per saperne di più. Per rimare informati sugli eventi, gli incontri e i laboratori da noi organizzati, basta iscriversi alla nostra newsletter sul form dedicato presente in homepage!

Vivere per studiare o studiare per vivere?

Il periodo più “formativo” nella nostra vita coincide anche con quello più difficile della gestione delle nostre esperienze, emozioni, relazioni. Si tratta dell’adolescenza durante la quale la nostra valutazione delle esperienze che facciamo, diciamolo, non è sempre equilibrata. Per questo motivo i ricordi e le motivazioni legate a questo passaggio non sempre sono nitidi, chiari e coerenti.

Nell’esperienza comune siamo portati a studiare, durante questo periodo, più che per una vera passione o fame di conoscenza, per altro: sfida, obbligo, paura. Non ci guida, essenzialmente, una volontà di sapere più cose. Anzi, a volte, forse spesso, quello che ci accade è di studiare con una certa sufficienza o noia. Per carità, non è quello che accade proprio a tutti. In generale comunque possiamo dire che lo studio impariamo ad apprezzarlo più tardi, magari con la scelta dell’università oppure leggendo qualcosa che ci interessa veramente quando siamo più grandi (anche di poco).

Eppure la nostra prima giovinezza, lo dicono gli studiosi, è il periodo in cui il nostro cervello sarebbe più fertile e accogliente per un sacco di nozioni. Sarebbe importante arricchire quanto più possibile il periodo della nostra vita in cui siamo, per così dire, più ricettivi.

Di occasioni ce ne sono tante e in questo periodo ve ne facciamo conoscere alcune che riguardano in particolare lo studio all’estero durante il periodo della scuola superiore: se guardate al nostro calendario degli eventi nei prossimi giorni abbiamo una serie di appuntamenti dedicati a questo argomento. Il 22 ottobre lo faremo con Intercultura, il 27 ottobre con Au pair in USA e il 5 novembre con NewBeetle. Abbiamo dato così tanto spazio a eventi di questo genere perché pensiamo che possano essere esperienze davvero interessanti. Per quale motivo?

Di motivi ce ne sono diversi. C’è l’importanza personale, perché un viaggio all’estero è una sfida: ci vuole curiosità e iniziativa per prendere una decisione e partire, ci vuole coraggio, perseveranza e senso di responsabilità per raggiungere le mete prefisse. Si impara ad arrangiarsi, a diventare indipendenti e autonomi. C’è un motivo che riguarda il nostro sistema di relazioni: un’esperienza all’estero fa sì che la propria abilità nel rapportarsi agli altri venga messa alla prova e si sviluppi; quando ci si trova in un paese straniero la propria capacità comunicativa ne esce rafforzata. C’è un motivo culturale, perché grazie all’incontro con usi, costumi e mentalità di altri luoghi, è possibile valorizzare le proprie tradizioni, abitudini e idee, il viaggio diventa un’occasione per un prezioso scambio culturale.

Infine il soggiorno all’estero aiuta a sviluppare le proprie competenze linguistiche:  chi arricchisce il proprio curriculum con l’approfondimento di una o più lingue straniere e/o con un’esperienza lavorativa, avrà delle carte in più da giocare quando cercherà un impiego e, di conseguenza, anche maggiori possibilità di fare una carriera professionale soddisfacente anche dal punto di vista economico. Un anno (ma anche un semestre o un trimestre) all’estero potrebbero davvero cambiarvi la vita e portarvi a vivere lo studio con tutt’altra passione passando da “vivere per studiare” (magari senza voglia) a “studiare per vivere” (meglio).

Insomma ce n’è abbastanza per non rinunciare almeno a uno dei nostri appuntamenti (anche se vi consigliamo di viverli tutti se potete in modo da poter fare dei confronti). Vi aspettiamo il 22, 27 e 5 novembre. Prendete il vostro ticket qui!

 

I sogni sono obiettivi

Quando vi è capitato l’ultima volta di sognare ad occhi aperti? Di avere un grande desiderio da realizzare? Di sentirvi come un bambino di cinque anni a cui viene chiesto “cosa vuoi fare da grande”? E che risponde con solenne convinzione “l’astronauta!” ?

Attenzione, non sto parlando di sogni indotti da sostanze psicotrope! Ma di desideri che ci fanno volare alto a mente lucida… e che hanno come unico effetto collaterale una forte sensazione di ottimismo. Pensate che i sogni ad occhi aperti siano roba da bambini? Beh, ricordatevi che i bambini la sanno lunga sul come godersi la vita…: possono volare tranquillamente su Marte con il semplice uso della fantasia, e sanno sempre cosa vogliono fare da grandi. Ma quando cresciamo lo dimentichiamo, iniziamo a perdere ottimismo, e ad annoiarci facilmente…. e la noia va spesso a braccetto con i comportamenti a rischio, in primis l’uso di sostanze (con le quali cerchiamo a volte di tornare su Marte..)

Oggi vi proponiamo un ottimo antidoto: esprimete un desiderio! E per invogliarvi a provare questa semplice tecnica, vi raccontiamo una storia. È una storia vera, ma visto che siamo in tema di bambini ci piace iniziarla così:

C’era una volta a Salvador de Bahia, nel nord-est del Brasile, un uomo coraggioso, che creò un’associazione insieme ad altri collaboratori, per aiutare i bambini di strada, molti dei quali erano dipendenti da droghe pesanti, vivevano di piccoli furti, e rischiavano quotidianamente la vita. Era un lavoro complesso, così come erano complesse e tragiche le storie di vita dei “meninos de rua”. Un giorno il più grande teatro della città offrì dei biglietti gratis all’associazione per uno spettacolo di danza classica. Bambini di strada ad un balletto classico? Gli educatori si chiesero cosa avrebbero combinato in un contesto del genere, e tentennarono… Ma poi decisero di rischiare.

Durante tutto lo spettacolo i bambini rimasero immobili e silenziosi. All’uscita uno di loro disse: “perché non potremmo farlo anche noi?”

E questo fu il primo desiderio di bambini che fino a quel momento sentivano di non avere più nulla da perdere. Un desiderio che diede il via ad un enorme progetto in cui centinaia di ragazzini e bambini hanno ricominciato a sognare, ricostruendo la loro vita grazie all’arte e alla danza. E soprattutto ai loro desideri. Molti ex meninos de rua oggi sono ballerini o musicisti professionisti. Il progetto si chiama Axé, e il suo motto è “desidero, dunque sono!

Quell’uomo coraggioso si chiama Cesare Florio La Rocca, creatore del progetto e della pedagogia del desiderio.

Perché vi abbiamo raccontato questa storia? Perché ci sembra un ottimo esempio di come impegnarsi per realizzare un sogno sia un ottimo stimolo per raggiungere i nostri obiettivi e fare quello che ci piace. Provare per credere: avete già espresso un desiderio?

 

(questo articolo è stato scritto da Chiara Crocianelli, operatrice dellInfomabus di Ancona)

Lavori emergenti

Individuare le professioni emergenti oggi non è cosa facile perché i cambiamenti a cui la nostra società è soggetta sono molteplici e spesso molto veloci. Per questo quando i ragazzi e le ragazze ci chiedono di avere una indicazione per meglio scegliere il proprio percorso di formazione in vista di una carriera professionale soddisfacente, dare una risposta certa è difficile. In passato abbiamo più volte scritto di quanto sia difficile pronosticare che cosa accadrà tra 3, 5 anni o a fine università; in un articolo di questo blog dello scorso mese avevamo anche ricordato di quanto fosse rischioso, in qualche modo, scegliere avendo come indicatore soltanto il lavoro che chiede il mercato.

Per scegliere bene, tuttavia, sarebbe importante avere informazioni allargate e, soprattutto, prendere in considerazione punti di vista diversi. Ad esempio oggi vi proponiamo quello dei selezionatori o, meglio, quello del mondo degli annunci. C’è un’agenzia on line di annunci che ha fatto una statistica tra gli annunci pubblicati per capire quali fossero le professioni più richieste. Prima di dirvi quali sono stati i risultati è necessaria una premessa che riguarda il mondo degli annunci. Il datore di lavoro che arriva a pubblicare un annuncio di ricerca di personale probabilmente non è alla prima fase della sua esplorazione ma ha già fatto diversi passi. Per esempio ha già verificato che nel network delle sue conoscenze (dalla famiglia alla concorrenza) non ci sia il professionista che sta cercando; ha provato a fare una ricerca interna per verificare che una risorsa che è già al suo interno non possa essere “trasformata” in quello che sta cercando. Arrivato ad un punto più o meno di disperazione sceglie di avviare una selezione (esplicita, esponendo direttamente l’offerta, oppure rivolgendosi ad un selezionatore professionista). In ogni caso l’annuncio è sempre la ricerca di qualcosa che scarseggia, di una “rarità”: il motivo può essere che le abilità ricercate siano molto sofisticate oppure che ci sia una mancata proporzione tra le abilità richieste e il budget messo a disposizione o il reale contesto del mercato (tradotto: in quel contesto la risorsa che si cerca non c’è o non esiste). Purtroppo in alcuni casi si tratta anche di quella che in alcune zone di Italia chiamano sòla (o fregatura).

Quando leggiamo un annuncio quindi, non dobbiamo pensare che quelle indicate siano le uniche figure che realmente trovano lavoro, però sicuramente un’analisi degli annunci ci permette di avere una panoramica sulle figure che possono avere qualche chance in più. Quali sono attualmente in Italia? Un articolo di Wired riporta questa tendenza che possiamo così semplificare:

  • al primo posto ci sono tutti i lavori che interessano l’ICT (le tecnologie della comunicazione e dell’informazione) con il 26,72% dei posti attualmente disponibili;
  • al secondo posto troviamo le figure commerciale e vendita di beni e servizi, che vale il 14,09% dei ruoli cercati;
  • al terzo posto si posizionano i ruoli attinenti a consulenze e libere professioni, con una richiesta pari al 12,05% del totale degli annunci.

La classifica andando avanti menziona anche ruoli un tempo al top di classifiche di questo genere (come l’area dell’ingegneria, del diritto e della economia) che invece ora sono fuori dalle prime tre. Anche questo dato, probabilmente, rappresenta un cambiamento in atto e dovrebbe far riflettere chi ancora si basa su schemi appartenenti a epoche che ormai sono passate (probabilmente i neolaureati in giurisprudenza potrebbero confermare ad alcune mamme e papà che no, l’avvocatura non fa diventare ricchi).

Questi dati vanno resi con una certa saggezza più che con cautela: la saggezza sta nel fatto di non tenerli come unici indicatori ma di metterli insieme ad altri legati al contesto (nel territorio in cui vivo c’è un settore trainante?), alla propensione personale (va bene il mercato ma devo pur sempre scegliere qualcosa che dovrò fare per almeno 40 anni), alle opportunità (quanto è facile/difficile formarsi in un ambito? Cosa sono disposto a fare? Mi posso spostare?). Per chi vuole approfondire qui all’Informagiovani abbiamo una serie di altri materiali, documenti, riviste. Vi aspettiamo!

Lavorare all’estero: guida all’uso (get the job!)

Una delle richieste più frequenti che riceviamo al nostro Informagiovani è: avete suggerimenti, consigli, notizie utili per andare a lavorare all’estero?  A questa domanda è sempre difficile dare una risposta standard ed esauriente per tutti. In primo luogo perché dietro alla parola “estero” c’è un mondo. Ebbene sì, fuori dai confini nazionali i paesi sono tanti e con regole, culture e procedure diversi per entrare nel mondo del lavoro. Certamente all’interno dei confini europei la cosa è più facile e la mobilità dei lavoratori non solo è più fluida ma è anche incoraggiata.

In secondo luogo perché bisognerebbe sempre conoscere la “storia” e, soprattutto, gli obiettivi di chi vuole andare all’estero. Storia, perché la “fuga” non è la strada migliore per un progetto che prevede la permanenza per lavoro in un paese straniero; un buon bagaglio di competenze e conoscenze accompagnate da una conoscenza discreta di una lingua straniera (inglese in primis) dovrebbero essere alla base di qualsiasi spostamento oltre confine. Ma, tant’è, non sempre è così.

Per questo, per dare una risposta completa e concreta alla richiesta di spostarsi all’estero, abbiamo organizzato il workshop di giovedì pomeriggio prossimo. Get the job servirà a far conoscere strumenti e modalità per presentarsi in inglese senza gaffe ma con successo. Nelle due ore circa in cui staremo insieme scopriremo e proveremo a capire un modo differente di fare i colloqui di selezione, che cosa un datore di lavoro straniero vuole davvero sapere su di noi, cosa dire e cosa assolutamente evitare di dire in un colloquio, come apparire affascinante e interessanti durante un’intervista senza sembrare strani(eri). Tutto questo avverrà con l’aiuto e il supporto di International House, una scuola non solo di lingue ma anche di cultura e di promozione della lingua anglosassone.

Partecipare è facilissimo: prenotate il vostro biglietto, GRATUITO, a questo link e presentatevi giovedì 8 ottobre alle 17,30 all’Informagiovani. Il resto verrà da solo. Il workshop sarà in lingua ma non è necessaria una conoscenza approfondita anche perché con il supporto di Nicky, l’insegnante di madrelingua di International House, sarà tutto semplice.

Non perdetevi questo concentrato (gratuito!) di consigli pratici per la candidatura di lavoro in inglese!

Cosa bisogna studiare per garantirsi il futuro

Scegliere il proprio percorso di studi non è facile: le incognite sono tante quante sono le raccomandazioni, i consigli, i suggerimenti. Il fatto è che alcune scelte che compiamo nei “primi” annid ella nostra vita potrebbero risultare determinanti per il nostro futuro. Non sempre sono facili da fare per una serie di motivi: ci capita di dover scegliere qualcosa che è più “grande” di noi, non siamo nel periodo giusto, non abbiamo un paragone di confronto che ci aiuta a fare la scelta corretta, non abbiamo la certezza che ciò che sceglieremo si manterrà una buona scelta anche in futuro. E via discorrendo per altre decine di dubbi. La notizia positiva è che questo tipo di “angosciosa” incertezza la viviamo un po’ tutti, un po’ tutti ci siamo passati e, qualche volta, chi non l’ha avuta è chi ha fatto poi le scelte peggiori.

Uno di questi momenti topici nel nostro spettro di decisioni è quando dobbiamo scegliere il nostro futuro professionale. Significa scegliere che scuola fare, che professione intraprendere e, qualche volta, anche se trasferirci dal posto dove viviamo. Su che basi facciamo questa scelta? Solitamente dipende dall’età: da adolescenti sulla scorta di quello che fanno gli amici (che poi uno si chiede: ce ne sarà uno che sceglie?), da giovani sulla spinta di quello che dicono genitori, parenti e insegnanti, da grandi sulla base dell’esperienza. Ma in ogni caso non sempre questi suggerimenti esterni sono corretti, seppur dati con scrupolo e buona fede.

In un articolo apparso questa estate sul Fatto Quotidiano si faceva questa domana: “È giusto studiare quello per cui si è portati e che si ama?” E la risposta del giornale era la seguente: “Soltanto se si è ricchi e non si ha bisogno di lavorare, dicono gli economisti. Se guardiamo all’istruzione come un investimento, le indagini sugli studenti dimostrano che quelli più avversi al rischio, magari perché hanno voti bassi e non si sentono competitivi, scelgono le facoltà che danno meno prospettive di lavoro, cioè quelle umanisticheI ragazzi più svegli e intraprendenti si sentono sicuri abbastanza da buttarsi su Ingegneria, Matematica, Fisica, Finanza. Studi difficili e competitivi. Ma chi li completa avrà opportunità maggiori, in Italia o all’estero.” A dire questa cosa sono gli economisti che hanno studiato il valore (monetario per certi versi) di alcuni studi. A certificare questa cosa c’è un documento di rilevanza internazionale (che chi mastica l’inglese può leggere qui) che indica tra le altre cose quanto vale l’investimento fatto per ottenre una laurea. Ad esempio “fatto 100 il valore medio attualizzato di una laurea a cinque anni dalla fine degli studi, per un uomo laureato in Legge o in Economia è 273, ben 398 se in Medicina. Soltanto 55 se studia Fisica o Informatica (le imprese italiane hanno adattato la propria struttura su lavoratori economici e poco qualificati). Se studia Lettere o Storia, il valore è pesantemente negativo, -265. Cioè fare studi umanistici non conviene, è un lusso che dovrebbe concedersi soltanto chi se lo può permettere“.

Questa affermazione, da un puro punto di vista economico, matematico e razionale, è inconfutabile. Quindi: tutti a iscriversi alle facoltà scientifiche? Beh, secondo noi non è proprio così. Per due motivi: il primo è che ci sono una serie settori in cui la preparazione umanistica può essere fondamentale (avete mai sentito parlare, ad esempio, di content manager?) ed anche se rappresentano una nicchia hanno un loro riscontro. Il secondo motivo ve lo spieghiamo per una domanda: se una laurea in lettere vale -265 quanto vale invece una non-laurea (cioè un percorso di laurea intrapreso e non concluso) in ingegneria? Se avete la risposta postatela qui sotto. E buono studio!

Scambio giovanile in partenza!

L’associazione THOLUS NGO e l’associazione Cult Europe stanno cercando 4 partecipanti italiani per lo scambio “Business Young Entrepreneurs”  in partenza a ottobre.

Lo scambio si svolgerà in Romania, a Comanesti, dal 19 al 29 ottobre 2015.
Il Programma Erasmus+ finanzia i costi di vitto, alloggio e attività per i partecipanti e garantisce un rimborso dei costi di viaggio fino a 170 euro.
Possono partecipare ragazzi e ragazze tra i 18 e i 25 anni.
Per informazioni sullo scambio: andreiprundeanu@live.com o  cult.europe2013@gmail.com

Sharper, la notte dei ricercatori (2015 edition)

Sharper, la notte dei ricercatori. Ma anche di tutti quelli che ricercatori non sono ma dalla ricerca sono attratti, affascinati, incuriositi. Ma anche per quelli che hanno della ricerca un’idea vaga (e spesso pregiudizievole), superficiale o forse nemmeno sanno che anche in Italia (ad Ancona!) si fa ricerca scientifica. Sharper è un progetto europeo che ha l’obiettivo di avvicinare e sensibilizzare l’opinione pubblica alla scienza e al mondo dei ricercatori. Sharper è un evento dedicato a tutti e fatto per far conoscere a tutti la scienza e le sue meravigliose scoperte.

Venerdì 25 settembre a dimostrarlo ci penseranno professori e ricercatori dell’Università Politecnica delle Marche che venerdì 25 settembre saranno in piazza dal pomeriggio fino alla sera. Quest’anno, la notte europea dei ricercatori compie 10 anni a conferma dell’interesse e del coinvolgimento di tanti, tra cittadini ed organizzatori, agli eventi proposti. La manifestazione rappresenta un modo nuovo di avvicinarsi ad un mondo che genera opportunità di crescita e sviluppo per tutti, grandi e piccini. La ricerca è spesso considerata “lontana” quando, invece, è molto più vicina di quello che pensiamo. È nella vita di tutti i giorni e di tutti noi. È un approfondimento sulla quotidianità e una lente di ingrandimento su temi che ci sembrano “sconosciuti” ma che invece sono assolutamente fruibili e comprensibili da coloro che ogni giorno, non smettono mai di osservare il Mondo per andare… oltre.

Il programma è denso di iniziative: esperimenti, dimostrazioni, speaker’s corner, spettacoli, talk scientifici, laboratori aperti e molto altro. Ci sono due eventi che sono per i quali è necessaria la prenotazione. Il primo è la Silent Disco che “andrà in onda” la sera del 25 settembre: per ballare ciascuno la sua musica ma insieme agli altri è necessario avere le cuffie che potete prenotare a questo indirizzo www.radioarancia.tv.  Il secondo evento per il quale potete prenotare la partecipazione (non è obbligatorio) è la visita alla nave oceanografica del CRN: per farlo potete andare su naveoceanografica.eventbrite.it e prenotare l’orario della vostra visita (ci sono 4 visite da 20 persone ciascuna, dalle 17 alle 19).

E l’Informagiovani che ci fa a Sharper? Oltre alla nostra disponibilità per tutte le informazioni che vi serviranno, ospiteremo i laboratori scientifici dedicati ai ragazzi delle scuole superiori durante la mattina (purtroppo sono per i ragazzi della scuola, a voi non rimarrà che vedere le foto) e poi, nel pomeriggio alle 18.00 lo spettacolo di lettura teatrale sulla storica scoperta del DNA.

Ecco tutto il resto del programma. Vi aspettiamo!

 

CoderDojo: imparare l’informatica giocando

coderdojo_bambiniSapete tutti cos’è un CoderDojo?
No? Bene, così questo post vi sarà utile perché scoprirete una cosa nuova e divertente.
Sì? Bene ugualmente perché alla fine di questo post troverete un’occasione interesante.

Ma partiamo da chi non ne sa nulla. Un CoderDojo è  un movimento senza scopo di lucro che organizza incontri gratuiti in cui i bambini imparano a programmare in modo ludico. I bambini di oggi sono bombardati di stimoli informatici ed elettronici e, spesso a nostra insaputa, apprendono velocemente concetti che a noi richiederebbero mesi. L’evoluzione tecnologica e la conseguente rivoluzione sociale che ne deriva stanno abbassando drasticamente l’età in cui un bambino entra non solo in contatto con gli strumenti di ultima generazione, ma riesce addirittura a padroneggiarne i meccanismi. CoderDojo ha una sola regola:

Above All: Be Cool“, bullying, lying, wasting people’s time and so on is uncool
(Soprattutto sii in gamba! Il bullismo, mentire e far perdere tempo non è da persone in gamba).
Il Coderdojo è un’attività che prevede la presenza di adulti che insegnano ai bambini la programmazione in maniera divertente e interattiva.
CoderDojo è un progetto internazionale che offre le basi della programmazione informatica per i giovanissimi. Nato in Irlanda nel 2011 il fenomeno si è esteso a macchia d’olio agli Stati Uniti, al Giappone e a mezza Europa (Regno Unito in primis), fino ad arrivare anche in Italia. E, da qualche settimana, anche ad Ancona. L’associazione che lo promuove si chiama, come era naturale, CoderDojo Ancona, ed è formato da un gruppo di volontari che prestano gratuitamente qualche ora del loro tempo libero per spiegare, giocare e divertire i bambini e ragazzi dai 7 ai 14 anni avvicinandoli alla tecnologia in un modo diverso rispetto al classico. C’è già un calendario di eventi (il primo, in programma per il 3 ottobre, è già pieno) e la notizia è che per l’appuntamento del 7 novembre saremo noi ad ospitare il dojo (evviva!).
Ed ora veniamo a chi sapeva già che cosa fosse un CoderDojo. Per tutti questi, c’è un annuncio che ci arriva direttamente dall’associazione di Ancona e che volentieri pubblichiamo. Stanno cercando Mentor! Che cosa è un mentor? Un Mentor è un volontario che partecipa agli eventi organizzati dal Dojo perchè ha una passione da condividere per l’informatica e per l’educazione e vuole divulgare questa forma di creatività ai più piccoli aiutandoli, supportandoli ed incoraggiondali davanti ai loro dubbi, ostacoli o perplessità. Il Mentor non è necessariamente un informatico, una persona con esperienza nel settore o uno “smanettone” ma è prima di tutto una persona capace di stare con piccoli creativi e che ha voglia di divertirsi. Che aspettate? Leggete qui sotto e candidatevi!

CoderDojo Ancona cerca Mentor. Sei uno studente o laureato in informatica, ingegneria informatica e scienze dell’educazione, sai utilizzare scratch e vuoi diventare parte dello staff di CodeDojo Ancona ? Stiamo cercando proprio te! Invia il tuo curriculum a info@coderdojoancona.it oppure compila la form all’indirizzo “http://www.coderdojoancona.it/diventa-mentor-anche-tu“. Sarai selezionato per affiancare i mentor di CoderDojo, movimento aperto, libero e gratuito, finalizzato alla promozione della digital culture tra i più giovani. L’obiettivo dei CoderDojo, club gratuiti diffusi in tutto il mondo, è promuovere tra i ragazzi dai 7 ai 17 anni l’apprendimento creativo del coding, ovvero della programmazione informatica. Imparare a programmare da piccoli favorisce infatti lo sviluppo di competenze utili a costruire storie, animazioni e videogiochi. Si potenzia così il pensiero computazionale, che favorisce un processo mentale basato sul ragionamento per la risoluzione dei problemi. I laboratori di CoderDojo si terranno normalmente ogni primo sabato del mese dalle 15 alle 18 negli spazi messi a disposizione dal Comune di Ancona (Lazzaretto, Biblioteca, Informagiovani, etc..). Le attività di formazione ruoteranno intorno al gioco, lo scambio reciproco ed il peer learning, secondo l’unica regola fondamentale di ogni dojo: Be Cool.! È possibile dare la disponibilità anche solo per un giorno. Cosa aspetti? Noi siamo già pronti per questa nuova esperienza. E tu? Per qualsiasi informazione o per partecipare visita il sito www.coderdojoancona.it

Facce nuove

facce nuoveBenvenuti! O, meglio, bentornati e benritrovati! Finalmente torna ad aggiornarsi il nostro spazio web che, dopo l’estate, ha fatto un po’ di lifting ;-). Come vedete, ha una faccia nuova! Abbiamo una nuova veste grafica ma non solo. Non ci siamo scostati troppo dalla precedente versione soprattutto per non creare troppo scompiglio e confusione (immaginavamo già mail e telefonate alla richiesta di chiarimenti su dove fossero finiti gli elenchi dei corsi o le offerte di lavoro; ah, presto anche queste avranno uno spazio tutto loro).

La novità vera di questo restyling è la possibilità che avremo di aggiungere funzionalità e servizi molto più che in passato: così a breve sarà possibile prenotare il propri posto ad un workshop direttamente da qui o leggere le offerte di lavoro in maniera più lineare (anche se al momento troverete più o meno tutto come prima). Le differenze sostanziali possiamo riassumerle, anche per dare modo di navigare con più facilità nelle pagine. Cambia la nostra home page e adesso, in alto a sinistra, scorrono con titoli brevi gli ultimi nostri post del blog. I nostri articoli che prima ruotavano in prima pagina sono adesso nella sezione “blog“, raggiungibile dal menù in alto appena sotto l’immagine di copertina. Il menù principale è organizzato più o meno come in precedenza (anche se abbiamo tolto un po’ di fronzoli): c’è una pagina dedicata alla sala conferenze perché da adesso il nostro locale lo potete affittare per i vostri eventi, abbiamo migliorato la pagina in cui trovate le nostre foto e una sezione interna (non più esterna) per quello che riguarda le opportunità europee.

La vera novità è anche l’aggiunta di una sezione in cui potete lasciare i vostri dati (bastano nome, cognome e mail) per rimanere aggiornati su quello che facciamo: la pagina newsletter è pensata proprio per questo e speriamo che in molti di voi ne approfitteranno. Come sempre saranno graditi suggerimenti, consigli e idee per continuare a migliorare anche questo spazio web.

Ma le facce nuove dell’Informagiovani non sono solo virtuali. Come vi avevamo preannunciato ci sono 4 nuove facce anche all’interno del nostro servizio. Sono quelle di Edy, Ilaria, Pietro e Viola i volontari del servizio civile che ci aiuteranno nel prossimo anno non solo a fare il lavoro quotidiano ma anche a organizzare eventi, iniziative e servizi nuovi (e presto li vedrete anche qui).

Buona navigazione!

L'estate addosso

family-vacationUna delle canzoni tormentone di questa estate si intitola “L’estate addosso”: mai come quest’anno forse l’estate la sentiamo così presente, con il caldo che non da tregua ma anche con giornate lunghe, luminose e bellissime. A parte l’afa, sta facendo una estate strepitosa! Potevamo non approfittarne anche noi? Risposta scontata: ne approfittiamo. E così anche quest’anno ci concediamo una pausa. L’informagiovani rimarrà chiuso dal 10 al 14 agosto e inoltre sarà aperto solo il mattino dal 5 all’8 e dal 17 al 20 agosto. Ma poi quando torneremo non mancheranno novità, sorprese ed eventi che stiamo già “cucinando” fin da adesso. Il primo appuntamento è per il 25 agosto: in programma abbiamo un workshop dedicato all’affitto per gli studenti universitari che proprio in quei giorni saranno alle prese con la ricerca di un alloggio, una stanza o un posto letto che possa accoglierli durante gli studi. Nei primi giorni di settembre torneremo a parlare inglese con gli interessanti workshop realizzati in collaborazione con The Victoria Company. Per il 4 settembre abbiamo scelto un titolo per dare respiro ai vostri desideri: Expand your world! Per completare il rientro delle vacanze il 25 settembre saremo tra i protagonisti e ospiti di Sharper, la notte dei ricercatori l’interessante iniziativa organizzata dall’Università Politecnica delle Marche in collaborazione con Fosforo; all’Informagiovani e per le piazze della città ci saranno gli scienziati (quelli veri) che daranno dimostrazione di come la ricerca può cambiare le nostre vite e anche meravigliarci un po’. Ma le novità non riguardano soltanto gli eventi. Vi ricordate che qualche tempo fa stavamo cercando volontari per il servizio civile? Ebbene, li abbiamo trovati! Da settembre a collaborare con noi saremo lieti di avere quattro giovani che hanno superato le prove per far parte del nostro team. Per sapere chi sono dovete cliccare sul sito del Comune di Ancona e vedere la graduatoria che è stata stilata dopo le prove. Noi li aspettiamo con entusiasmo: grazie a loro abbiamo idea di portare l’Informagiovani in tutta la città, con iniziative e interventi che possano arrivare anche nelle zone periferiche. La nostra idea è quella di far sentire il nostro servizio più vicino e utile per le ragazze e i ragazzi di tutta la città. Stiamo anche lavorando ad una nuova versione di questo spazio web: oltre alla sezione blog che oggi rappresenta il contenuto principale, attiveremo altri servizi in una veste grafica e di fruizione nuova e diversa: sarà possibile, attraverso il sito, accedere in maniera più facile e immediata ad alcuni servizi che eroghiamo solitamente allo sportello. In cantiere infine ci sono una serie di workshop esperienziali: dall’utilizzo del pc, alla realizzazione di un video curriculum, dalla gestione del proprio profilo sui social media alla redazione di una presentazione professionale  cercheremo di offrire occasioni per imparare facendo con l’aiuto di esperti di ogni settore. Ma per fare tutto questo, adesso, abbiamo bisogno di qualche giorno di vacanza. E, forse, ne avete bisogno anche voi. Buona estate addosso! PS: questo è l’ultimo post prima delle vacanze; gli articoli riprenderanno le loro uscite a settembre   [youtube https://www.youtube.com/watch?v=VHcAusNO3L4]

In estate si guarda al futuro

estate futuroChi di voi si rivolge a una maga o un veggente per scoprire che cosa gli accadrà domani? Speriamo nessuno. Così come speriamo che siano pochi anche coloro che fanno troppo affidamento sugli oroscopi, che in realtà sono solo un modo divertente e giocoso per provare a farci delle domande su noi stessi e non per sapere se domani vinceremo la lotteria o troveremo un nuovo lavoro fichissimo.

Ma così come sono poco precise le previsioni di chi si affida alle stelle, ai pianeti e agli astri in genere, altrettanto lo sono, ahinoi, anche quelle economiche, politiche e sociali. Chiaramente in questi casi la base su cui vengono fatte sono un po’ più scientifiche, tecniche, misurabili e comprensibili (oltre che realizzate per fini più nobili). Ma pur sempre si tratta di approssimazioni e non di verità. In questi tempi in cui siamo abituati ad affidarci alla tecnologia, rischiamo a volte di darle più importanza e fiducia di quanta ne meriterebbe. Un esempio? Le previsioni del tempo. A differenza di un tempo, oggi siamo abituati a circolare, smartphone alla mano, con l’ultima previsione del tempo sempre in tasca. e per sapere se tra poco pioverà, anziché alzare gli occhi al cielo, li puntiamo sul display cercando una risposta più precisa, vera, attendibile. Alzi la mano chi non è rimasto deluso almeno una volta dalla sentenza letta sul web. Questo accade perché per tutto ciò che riguarda il futuro, che ci piaccia o no, c’è sempre una parte che non possiamo conoscere.

E quando si tratta del nostro futuro? Come facciamo a capire che cosa ci accadrà? Veramente siamo solo in balia del “destino”? C’è chi dice che “il futuro non è un evento inaspettato, che un giorno arriverà all’improvviso e ci sorprenderà. Il futuro è fatto di tanti segnali che stanno già entrando dentro di noi e ci stanno già trasformando” Ma che vorrà dire? Hanno provato a spiegarlo e a delineare alcune linee che possono tratteggiare il futuro che ci aspetta alcuni “guru”, personalità ed esperti di settori diversi, che si sono incontrati per un evento lo scorso giugno a Milano. Grazie ai loro interventi, in due giorni è stato possibile abbozzare una prima ricognizione dei prossimi anni, cercando appunto di leggere i segnali di lunga portata, quelli che vanno al di là del singolo gadget, tecnologia o tendenza.

Li riprendiamo da questo post e ve li riproponiamo. Vi potranno sembrare forse un po’ evanescenti, a volte un po’ romanzati, altre volte troppo futuristici. A noi sono sembrati simpatici e, soprattutto, più che adatti per una leggera lettura estiva.  Ecco qua alcuni concetti base che, forse, diventeranno familiari da qui a 10 anni:

  • Hyper-reality: la iper-realtà, quella che possiamo ottenere grazie alle proiezioni di dati di un oggetto tecnologico su ciò che guardiamo (realtà aumentata), sarà il prolungamento del nostro sé con altri mezzi. Una estensione che comporta molte perdite, ma anche un potenziamento che mette i brividi.
  • Publi-cy: con questo neologismo nato dalle parole “pubblico” e “privacy” si vuole indicare una dimensione nella quale saremo immersi (o forse già lo siamo) nei prossimi anni; il pubblico e privato si fondono in una nuova dimensione in cui bisognerà rinegoziare di continuo quali informazioni vogliamo condividere e quali no (non lo state già facendo con i post su Facebook?)
  • Data artist: se è vero che i Big Data e l’Internet delle Cose faranno crescere in maniera esponenziale il numero di dati scambiati, avremo bisogno di una nuova figura professionale: il Data Artist. Di cosa si tratta? Qualcuno in grado del significato, della forma, del movimento, della trasformazione dei dati. In altre parole un designer che anziché lavorare sugli aspetti esteriori delle cose che vedremo, lo farà sul loro interno.
  • Inclusione e uguaglianza: forse queste due parole non sono fantascientifiche come le altre che avete letto poco sopra; ma sicuramente sono più comprensibili e forse anche più importanti. Non è una coincidenza se due degli interventi più applauditi dabbiano avuto una conclusione simile, nonostante in uno si parlasse di cultura museale e in un altro di politica. In entrambi i guru hanno lanciato un forte appello affinché il futuro sia anche più inclusivo e uguale: diventerà un campo di battaglia nei prossimi dieci anni (soprattutto nelle forme di protesta e disobbedienza civile).

E voi, che futuro vedete? Anche se non siete (siamo) guru possiamo utilizzare in un mix vincente le nostre conoscenze e le nostre fantasie per dar vita a qualche previsione affascinante. Una sola avvertenza: se l’idea geniale vi verrà dopo una giornata calda passata sotto il sole senza cappello, forse potrebbe trattarsi di qualcosa di diverso da una previsione futuristica 🙂

 

Fare da soli

fare da soliUno degli obiettivi del nostro servizio è quello di aiutare i giovani a essere autonomi. Cosa vuol dire autonomia? I più preparati in lingua forse potrebbero indovinare la risposta che abbiamo in mente noi. Autonomia è una parola che ha origine dalle parole greche autòs e nomòs: così composte potremmo dire che il significato trasportato in italiano suonerebbe come “la capacità di darsi delle regole e saperle rispettare” (oppure libertà d vivere con le proprie leggi). Quello che ci interessa di questa definizione è che in realtà autonomia non significa “fare quello che ci fare” e nemmeno indica una libertà non meglio definita. Autonomia non è quindi la possibilità di fare la prima cosa che ci viene in mente senza rendere conto a nessuno. Si tratta invece di altro.

L’autonomia è la capacità di poter decidere quale sarà la nostra linea di comportamento, quale saranno le direttive che seguiremo, quale regole ci daremo per raggiungere un obiettivo. L’esempio più semplice e immediato lo abbiamo nel passaggio dalla scuola superiore all’università o al mondo del lavoro. Dopo la scuola, all’università, non troveremo più insegnanti che ci daranno compito e eseguiranno interrogazioni a sorpresa per vedere se abbiamo studiato: c’è un calendario degli esami, ti devi iscrivere a una sessione, nessuno ti obbliga e il prof non ti viene a cercare se non dai l’esame. Idem nel lavoro: una volta trovato non sarà il datore di lavoro e ricordarvi passo passo quello che c’è da fare, suggerirvi come farlo eccetera. L’unico controllo sarà quello di verifica: se la mansione non è svolta, probabilmente il vostro lavoro durerà poco. Questa autonomia è legata fortemente a un altro concetto, quello di responsabilità: in altre parole una volta autonomi, siamo i soli a rispondere delle nostre azioni.

Ma l’autonomia non serve soltanto a prendersi responsabilità, ma anche e soprattutto a imparare a fare cose da soli. Allora la nostra domanda è: quante cose facciamo da soli? Non solo nel senso che siamo in grado di farle, ma anche in quello che decidiamo di farle da soli e non i  compagnia. PEr esempio: quanti di noi vanno al cinema da soli? Quanti si concedono una serata di svago senza una compagine di amicizie fisse? “La questione non è se ci divertiremo di più facendo qualcosa con gli amici piuttosto che da che soli, ma riguarda invece quelle volte in cui non abbiamo nessuno con cui andare al cinema o mangiare in un ristorante, e ci sentiamo a disagio a farlo da soli anche se sappiamo che probabilmente passeremmo un momento piacevole” spiega Rebecca Ratner, professoressa di marketing alla Robert H. Smith School of Business (qui trovate un articolo de Il Post che ne parla). Siamo convinti che non ci divertiremmo perché siamo preoccupati di quello che penseranno gli altri a vederci da soli: inisce che rimaniamo a casa invece di uscire perché abbiamo paura che gli altri penseranno che siamo degli sfigati. Alzi la mano chi ha fatto lameno una volta un pensiero del genere.

Ma gli altri, in realtà, non perdono tempo a giudicarci o a preoccuparsi dei fatti nostri. Non se ne curano quasi per niente, a dire il vero. Ci sono molte ricerche che dimostrano quanto costantemente e regolarmente esageriamo l’interesse degli altri verso di noi. Il fenomeno è ben conosciuto e in psicologia ha anche un nome: l’effetto riflettore. Viviamo convinti che un faro ci illumini costantemente attirando su di noi le attenzioni degli altri.” Si tratta anche in questo caso di mancanza di autonomia? Forse si tratta di poca autostima mixata con un po’ di cultura che, almeno dalle nostre parti, la fa da padrone. Ma l’autonomia è anche la capacità di aere il coraggio e la forza di portare avanti piccoli e grandi obiettivi non perché ce li hanno dati gli altri, ma soprattutto perché ce lo siamo detti da soli. vedere un film che ci piace è sicuramente un piccolo obiettivo, am se non troviamo nessuno che viene a vederlo con noi che facciamo? Se rinunciamo forse è un piccolo cedimento della nostra capacità di fare da soli: senza esagerare in azioni solitarie, qualche volta potremmo scegliere che vedere il film che ci piace è più importante di farlo con qualcuno. Se davvero ci piace gran parte del divertimento e del piacere starà nel vedere le scene, non nell’avere qualcuno che conosciamo seduto lì a fianco.

Scrive ancora la Ratner: “il modo migliore per liberarsi dell’imbarazzo di fare cose in pubblico da soli è probabilmente farle di più; abbiamo bisogno che le regole cambino un pochino. Abbiamo bisogno di persone convinte che divertirsi da soli sia una cosa figa e coraggiosa. Qualcuno deve iniziare questa nuova tendenza“. Volete voi essere i primi? Potrebbe essere una figata.

 

Leggere fa bene

leggere fa beneQuante volte vi è capitato di aver voglia di vivere un’avventura? Una storia affascinante e coinvolgente? Viaggiare in un’altra dimensione? Bene, potete farlo! Ed è semplicissimo: basta leggere un libro, meglio se un romanzo. Leggere un libro è una esperienza a cui diamo sempre più spesso un significato di mero svago, se non addirittura di inutilità. Invece rappresenta uno dei momenti in cui le nostre facoltà sono maggiormente sollecitate.

Ma quanto, noi italiani, leggiamo? Stando all’ISTAT non siamo proprio dei campioni. Nel 2014, oltre 23 milioni 750 mila persone di 6 anni e più dichiarano di aver letto almeno un libro nei 12 mesi precedenti l’intervista, per motivi non strettamente scolastici o professionali. Rispetto al 2013, la quota di lettori di libri è scesa dal 43% al 41,4%. Quasi una famiglia su dieci (9,8%) non ha alcun libro in casa; il 63,5% ne ha al massimo 100. I “lettori forti”, cioè le persone che leggono in media almeno un libro al mese, sono il 14,3% dei lettori, una categoria sostanzialmente stabile nel tempo. Potremmo fare meglio anche se la lettura è condizionata dalla condizione familiare (più leggo i genitori, più leggeranno i figli) e da quella geografica (al Mezzogiorno si legge meno che al nord).

Ma perché leggere potrebbe farci bene? Quando leggiamo non solo la nostra mente ma tutti i nostri sensi sono pervasi dalle sensazioni che il racconto che stiamo seguendo ci evoca. “Immergersi in un romanzo vuol dire entrare in altri mondi e vivere altre vite, ampliare le proprie prospettive, scoprirne di nuove e farle proprie, viaggiare nello spazio e nel tempo. Vuol dire, a storia terminata, provare ulteriori emozioni: appagamento, straniamento, nostalgia e perfino sollievo se la lettura si è rivelata, come può succedere, tanto immersiva quanto destabilizzante o disturbante scrive Annamaria testa nel suo blog. Sostanzialmente si attivano aree del nostro cervello che provocano le stesse sensazioni che abbiamo quando sperimentiamo realmente quello che leggiamo: per esempio la parola gelsomino evoca la stessa sensazione che proviamo quando abbiamo vicino e tocchiamo un gelsomino; come se potessimo sentirne ugualmente il profumo.

Se l’autore che leggiamo è particolarmente bravo nella sua arte, ci potrebbe accadere anche di “vivere” un’esperienza narrativa come se fosse reale, non una finzione: “i testi dei grandi autori sfidano il lettore trasportandolo in un contesto nuovo in cui sta a lui trovare la propria strada, colmando le lacune e immedesimandosi nei personaggi. Insomma: è il lettore a dover interpretare l’opera, facendola propria. In questa prospettiva, leggere non è “simulare”, ma vivere pienamente una nuova esperienza, proiettandosi nei panni e negli ambienti dei personaggi.” (sempre Annamaria Testa).

Dunque ora non vi resta che scegliere un bel romanzo (anche più di uno!) e immergervi nella lettura, profonda, per buona parte di questa estate. Volete qualche spunto? La settimana scorsa c’è stata la cerimonia del Premio Strega, uno dei più importanti premi letterari italiani. Il vincitore è stato La ferocia di Nicola Lagioia, ma vale la pena prendere in considerazione anche gli altri candidati: Come donna innamorata di Marco Santagata, La sposa di Mauro Covacich, Chi manda le onde di Fabio Genovesi, Storia della bambina perduta della misteriosa Elena Ferrante. Correte in libreria e buona lettura!

Scambi giovanili, un'idea meravigliosa

Il nostro Informagiovani è un servizio aperto a tutti i giovani, studenti o universitari, in cerca di informazioni, consigli, orientamento e supporto nella realizzazione del loro progetto di studio, vita e lavoro. Tra le attività di consulenza che facciamo costantemente c’è quella di orientamento e informazione sulla possibilità di fare un’esperienza all’estero, come volontari, tirocinanti, lavoratori, ma prima di tutto, come partecipanti a uno scambio internazionale!

Condividere spazi, orari e cibo con coetanei di altri paesi è una palestra di convivenza, adattamento, rispetto e tolleranza potentissima: si impara presto a trovare un punto di incontro, a discutere produttivamente di un problema da risolvere, a tenere conto delle esigenza anche di chi ci sta vicino ed è diverso, o diversamente abituato, da noi. Stare per qualche giorno lontano da casa, senza i genitori che stressano, ma che al tempo stesso pensano a tutto anche per noi, è un assaggio della vita da giovani adulti, in grado di prendersi cura di se stessi a partire dalle piccole cose fino all’organizzazione della propria giornata.

Quest’anno l’organizzazione degli scambi è un po’ diversa dal passato: le diverse modalità di partecipazione, le scadenze e le progettazioni variate con il nuovo settennato di programmazione europea (2014-2020) ci hanno portato a doverci organizzare diversamente. Non vi presenteremo un pacchetto di scambi già pronto per l’estate (che era anche un po’ come organizzarvi le vacanze), ma lavoriamo e lavoreremo alla partecipazione in progetti di scambio che proporremo di volta in volta.  Rimangono invariate alcune cose: la durata degli scambi è di circa una settimana; le giornate sono programmate con attività varie, a seconda del tema principale dello scambio; la metodologia di lavoro è ispirata ai principi dell’educazione non formale e finalizzata all’apprendimento di capacità sociali e relazionali. Come in passato partecipare a uno scambio giovanile internazionale vi permetterà di imparare a relazionarvi e comunicare con persone di culture diverse, sperimentare abitudini differenti dalle solite, ideare e realizzare un progetto insieme ad altri, e molto altro ancora. In altre aprole, anche se son cambiate un po’ le modalità tecniche, crediamo ancora che partecipare a uno scambio sia un’idea meravigliosa!

E allora che aspettate? Noi abbiamo già pronta una proposta. Il primo campo disponibile quest’anno è “Dare to care, BE an ethical citizen!” in Romania, dal 6 al 13 settembre. Il campo è aperto a ragazzi/e tra i 15 e i 18 anni, e tratterà il tema del consumo etico, dell’impatto dei consumi dal punto di vista economico, ecologico e politico. Se cliccate qui potete conoscere altri particolari e scaricare un pacchetto informazioni completo. A questa pagina trovate un modulo con il quale vi sarà possibile rimanere aggiornati su altri scambi ed altre novità? Quali potrebbero essere? Innanzitutto stiamo aspettando lì’approvazione di altri progetti che consentiranno di partire in altri periodi e per altre destinazioni (la certezza l’avremo solo dopo il 15 luglio). Poi stiamo preparando dei veri e propri laboratori di progettazione per gli scambi, sia in invio che in accoglienza, aperti a gruppi informali di ragazzi/e e ad associazioni che vorrebbero pianificare e organizzare un’esperienza di scambio: con loro ragioneremo sugli obiettivi e metodologie degli scambi internazionali, sulle modalità di presentazione dei progetti e delle candidature, sulla scelta dai partner e sulle varie fasi di realizzazione delle attività, a partire dalla preparazione fino al follow up. Seguiteci e rimanete aggiornati!