Vita sociale e relazioni tra le persone

Il volontariato ti fa ricco!

Il volontariato ti fa ricco!

Qualcuno sostiene che per fare volontariato bisogna partire da una situazione economica molto buona, così da poter dedicare tempo ad altre attività che non siano il lavoro.
Questa osservazione è solo in parte vera, visto che spesso non viene richiesto un grande impegno in termini di tempo, ma una giornata o addirittura poche ore al mese, a volte alcune mezze giornate all’anno. Tutto sta nell’organizzazione del proprio tempo e delle proprie priorità: trovare qualche ora ogni tanto da dedicare a una causa che ci sta a cuore, a una situazione che vogliamo contribuire a migliorare, non è impossibile.

Abbiamo già parlato, tra l’altro, di tutto quello che possiamo guadagnare dall’esperienza di un volontariato: nuove amicizie e nuovi contatti con persone diverse ma con cui condividiamo gli stessi valori; sviluppo delle competenze relazionali e organizzative (sono importantissime anche sul lavoro!) e stare meglio con se stessi, vivere meglio. Poi ci sono i vantaggi legati alla possibilità di viaggiare con un budget minimo, nel caso in cui decidiamo di andare a fare volontariato lontano da casa.

Il volontariato quindi non è solo per chi ha tanto tempo libero e risorse finanziarie, ma per chi vuole davvero diventare più ricco di relazioni, di soddisfazioni e di competenze sociali.

Se da un lato fare volontariato non significa solo mettere a disposizione il proprio tempo, ma anche capacità, dall’altro possiamo ricordare che nell’ambito del terzo settore, cioè delle organizzazioni di volontariato, ONLUS (organizzazioni non lucrative di utilità sociale) e associazioni di promozione sociale , si può anche trovare un vero e proprio lavoro.

Forse non se ne parla abbastanza, ma in generale, per poter davvero essere utili ad una organizzazione, dobbiamo avere qualche competenza, qualcosa, anche semplice, che sappiamo fare, o che conosciamo bene perché ci appassiona, un’attitudine (ad esempio all’ascolto) che possiamo mettere al servizio della causa che scegliamo. Ognuno di noi può mettere del suo nell’attività che svolge come volontariato: c’è chi è più bravo al pubblico, nei mercatini o nelle raccolte fondi, e chi se la cava meglio nel supportare altre persone nelle loro difficoltà, c’è chi preferisce fare da animatore con disabili o anziani e chi ha conoscenze adeguate per curare le pagine social delle associazioni, o le newsletter. Le possibilità sono veramente infinite.

Per chi, oltre a un po’ di tempo e buona volontà, ha una professionalità specifica che vuole mettere in campo al servizio degli altri, ci sono molte occasioni anche di impiego. Coordinatori e manager di progetto, personale sanitario, educatori, amministrativi, addetti alla comunicazione e alle raccolte fondi, logisti e informatici, sono tutte figure necessarie nella gestione e realizzazione di progetti, sia in Italia che all’estero.

Da dove cominciare? Cercando sul web escono fuori migliaia di risultati, ma per facilitarvi la vita segnaliamo qui di seguito alcuni portali in cui sono pubblicate varie opportunità di fare volontariato.

Per cercare qualche opportunità in Italia provate con Italianonprofit e Uidu. Per trovare qualcosa vicino casa, il miglior consiglio è quello di rivolgervi al CSV – Centro Servizi Volontariato più vicino a voi, loro sapranno indirizzarvi ad una associazione che accoglie volontari, a seconda dei vostri interessi. Non esiste ancora una banca dati online di opportunità di volontariato nelle Marche, chissà che non venga presto creata.

Per la ricerca di opportunità di volontariato all’estero (anche finanziate) partite dalla sezione dedicata al volontariato del Portale dei giovani, mentre se cercate opportunità lavorative presso le organizzazioni internazionali, provate Jobs4good e la sezione apposita dell’Agenzia italiana per la cooperazione allo sviluppo.

Buon volontariato!

Il 25 novembre per riflettere e sensibilizzare

Il 25 novembre è la Giornata Internazionale contro la violenza sulle donne, ricorrenza istituita dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite, tramite la risoluzione numero 54/134 del 17 dicembre 1999.

Una data scelta non a caso. Infatti, in questo stesso giorno del 1960, furono uccise le tre sorelle Mirabal, attiviste politiche della Repubblica Dominicana. Le tre sorelle vissero gli anni bui in cui nel Paese si era instaurata una delle più feroci dittature dell’America Latina che riuscirono a combattere pagando il loro coraggio con la vita.

Istituire una giornata mondiale dedicata proprio alla lotta alla violenza sulle donne è un invito per i governi e le associazioni a dare spazio alla riflessione su questo tema attraverso progetti di prevenzione e denuncia.

Questa ricorrenza si pone l’obiettivo di ricordare a tutti che il rispetto è alla base di ogni rapporto e che è necessario dire no agli abusi, alle discriminazioni e alle violenze di genere.

La Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne è stata istituita partendo dall’assunto che la violenza contro le donne sia una violazione dei diritti umani, conseguenza della discriminazione contro le donne, dal punto di vista legale e pratico, e delle persistenti disuguaglianze tra uomo e donna.

“Quanto più la donna cerca di affermarsi come uguale in dignità, valore e diritti all’uomo, tanto più l’uomo reagisce in modo violento. La paura di perdere anche solo alcune briciole di potere rende l’uomo volgare, aggressivo, violento.” (Michela Marzano).

Questa citazione sintetizza il nocciolo della questione: la violenza sulle donne è causata dalla non accettazione, da parte dell’uomo, dell’autonomia femminile.

Non so voi cosa ne pensiate ma io credo che a monte di ciò ci sia una cultura sbagliata, ossia una cultura che non accetta le diversità e che vede come unica affermazione dell’io il possesso. E questo non solo riferito al genere ma anche ad atri aspetti.

Per arginare la violenza (sulle donne e non solo) occorre promuovere una cultura della tolleranza e dell’accettazione reciproca. E a questo fine siamo chiamati in causa tutti, dai genitori agli insegnanti, ai politici, ai personaggi che hanno ruoli pubblici.

L’odio e la violenza si potranno combattere efficacemente solo quando si capirà che il problema comincia nelle famiglie e nelle scuole e che, per affrontarlo seriamente, si deve ripartire dall’educazione dei più piccoli.

Le donne e gli uomini sono certo diversi, ma la diversità non è sinonimo di disuguaglianza. Anzi. È proprio nella diversità che l’uguaglianza e il rispetto reciproco possono essere promossi.

Oggi in tutto il mondo vengono organizzati eventi di sensibilizzazione verso questo tema e anche ad Ancona potete partecipare a una serie di iniziative pubbliche, di cui potete prendere visione sul sito del Comune.

I componenti dei seggi elettorali

Nei mesi di ottobre e novembre di ogni anno vengono emessi gli avvisi pubblici per l’scrizione agli albi dei presidenti e degli scrutatori dei seggi elettorali.

Con il termine “seggio elettorale” si intendono sia il luogo dove gli elettori si recano per votare sia il complesso delle persone che prestano servizio nell’ufficio stesso.

Il seggio elettorale deve essere costituito appositamente presso ogni sezione elettorale in occasione delle consultazioni elettorali o referendarie per sovrintendere allo svolgimento delle operazioni di voto e di scrutinio. Esso è formato da un presidente, da un numero variabile di scrutatori (uno dei quali svolge le funzioni di vicepresidente) e da un segretario; presso l’ufficio operano inoltre i rappresentanti dei candidati e delle liste.

Per svolgere le funzioni di Presidente di seggio elettorale è necessario essere iscritti nell’Albo delle persone idonee all’Ufficio di Presidente di seggio elettorale. Ogni Comune emette ogni anno nel mese di ottobre l’avviso per l’iscrizione all’Albo.

La carica di presidente di seggio è quella che comporta le maggiori responsabilità in quanto egli è giuridicamente responsabile in prima persona, anche sotto il profilo penale, dello svolgimento delle operazioni di voto e di scrutinio.

Tra i numerosi compiti di presidente c’è anche quello di costituire l’ufficio elettorale di sezione, chiamando a farne parte gli scrutatori nominati secondo la legge e il segretario, da lui stesso designato prima dell’insediamento dell’ufficio elettorale.

Possono ricoprire l’incarico di presidente i cittadini italiani maggiorenni, iscritti nelle liste degli elettori e in possesso di un titolo di studio non inferiore al diploma di istruzione secondaria di secondo grado. Stessi requisiti devono possedere anche coloro che vogliono ricoprire il ruolo di segretario.

Gli scrutatori, infine,sono coloro che assistono e partecipano alle operazioni di voto nelle sezioni elettorali. Anche per svolgere questo incarico occorre essere iscritti all’Albo unico degli Scrutatori depositato presso l’Ufficio Elettorale del Comune, il quale contiene la lista delle persone idonee a ricoprire tale incarico e in possesso dei necessari requisiti, ossia essere iscritti nelle liste elettorali del Comune e avere assolto agli obblighi scolastici.

La richiesta d’iscrizione all’albo deve essere presentata una sola volta e resta valida fino a che l’elettore non perde i requisiti o chiede di essere cancellato. Quindi coloro che sono già iscritti all’Albo non devono ripresentare la domanda.

L’iscrizione va effettuata entro il 30 novembre di ogni anno, presso l’ufficio dell’anagrafe del comune dove si è registrati per il seggio elettorale.

Lo Scrutatore partecipa alla costituzione del seggio e alla preparazione del materiale elettorale; durante la consultazione svolge attività quali l’identificazione degli elettori, l’annotazione del numero delle loro tessere elettorali e il timbro di queste e, a consultazione chiusa, partecipa allo spoglio, al conteggio dei voti e a redarre le tabelle e i documenti relativi al voto e allo scrutinio.

Fare lo scrutatore è un bel modo per racimolare qualche soldo. Per molti anni è stata la classica aspirazione degli studenti, ma in questi anni di disoccupazione elevata lo è diventata anche per chi un vero lavoro non ce l’ha. Fare lo scrutatore di seggio (o il presidente di seggio o il segretario di seggio) può, quindi, essere un bel modo per guadagnare dei soldi nei giorni di elezioni politiche, amministrative o referendum.

I lavoratori dipendenti godono di un permesso retribuito per tutti i giorni in cui si svolgono le operazioni elettorali, a prescindere dall’effettivo orario di queste ultime, e inoltre di un riposo compensativo di uno o due giorni (a seconda che la settimana lavorativa sia di 6 o 5 giorni), a carico del datore di lavoro. Se i riposi non vengono fruiti, vengono retribuiti.

Per il Comune di Ancona, potete reperire avviso e domanda sul sito oppure passare allo sportello Informagiovani per averne una copia cartacea.

Global Climate Strike Ancona 27 settembre

Che cosa vogliono e cosa fanno i ragazzi che scioperano per il clima

Se siete tra i tantissimi, giovani e non, che venerdì mattina erano in piazza Cavour già lo sapete: è stata una giornata importante, quasi storica, per la città di Ancona, come per molte altre in Italia e all’estero, ed è solo l’inizio.
Per chi non c’era, ma ha capito che qualcosa di grosso sta succedendo, ecco quello che c’è da sapere, e da fare, per il prossimo futuro.

Venerdì 27 settembre moltissimi studenti di Ancona e città vicine (almeno 4000 tra scuole elementari, medie e superiori) hanno scioperato e manifestato per chiedere a tutti e alle istituzioni in particolare di cominciare ad agire concretamente per contrastare il cambiamento climatico. Il 27 settembre in tutto il mondo è stato il 3° Global Strike For Future, una iniziativa del movimento Fridays For Future (che ha promosso il 15 marzo e il 24 maggio altre due manifestazioni simili).

Fridays For Future è un movimento internazionale nato sull’esempio dello sciopero che la giovane studentessa svedese Greta Thunberg ha cominciato nel 2018 come forma di protesta. Gli studenti che decidono di non frequentare le lezioni scolastiche per partecipare a manifestazioni chiedono che si prenda finalmente atto dell’enorme problema che riguarda tutti (ma loro in modo particolare) e che si agisca, a livello politico locale e globale, per prevenire il riscaldamento globale, il cambiamento climatico e quello che ne consegue.

Il movimento organizza proteste di fronte alle sedi delle istituzioni per spingerle a rispettare gli impegni presi alla conferenza di Parigi del 2015, che costituisce il primo accordo universale giuridicamente vincolante sul clima mondiale. Le manifestazioni del movimento vengono organizzate evitando violenza e odio, in modo da non causare danni e non spargere rifiuti.

Nonostante le numerose critiche che sono state fatte a Greta e ai giovani che partecipano al movimento (concentrate su tutt’altre questioni che quella di cui si dovrebbe parlare), è indubbio che l’emergenza è più che reale, e avrà un impatto grandissimo sul futuro di chi oggi ha la maggior parte della vita davanti e si troverà ad affrontare le conseguenze delle scelte fatte dalle generazioni precedenti.
Le catastrofi climatiche già in atto mettono a rischio il futuro vicino non solo dei giovani ma anche dei più deboli, come chi ha la sfortuna di vivere in paesi interessati per primi dall’innalzamento dei mari e dall’inquinamento atmosferico.

La manifestazione di venerdì si aggiunge alle altre che Fridays For Future Ancona ha organizzato, insieme ad iniziative di sensibilizzazione e azioni concrete a livello locale. Solo per citare un esempio, per ridurre l’inquinamento del suolo e rendere gli spazi più vivibili, i ragazzi si sono dedicati pulizia di piazza Cavour dai mozziconi di sigaro e sigaretta, che ad Ancona sono un problema notevole, diffusissimo e ignorato dai più (nonostante una legge vieti da tempo l’abbandono di piccoli rifiuti, prevedendo conseguenti sanzioni).

Si stanno discutendo già nuove iniziative e idee, come quella di individuare un’area per il rimboschimento, così da incrementare la superficie destinata al verde. Tra le questioni che interessano i ragazzi c’è anche la l’inquinamento dell’aria causato dal traffico di auto e navi che arrivano in porto.

Il gruppo FridaysForFuture Ancona è aperto a tutti quelli che hanno capito l’urgenza della questione e che vogliono fare finalmente qualcosa perché la consapevolezza della gravità della situazione raggiunga più persone possibili e muova le azioni della politica.
L’appuntamento è per giovedì 3 ottobre alle 19, per decidere qual è la prossima iniziativa su cui lavorare.

“E se qualcuno pensa ancora tutto questo sia un problema solo per panda e pinguini si sbaglia di grosso.”

Puliamo il mondo?

Quante volte in spiaggia per stendere l’asciugamano devi fare lo slalom per evitare di sederti su rifiuti di ogni genere? E mentre fai il bagno ti trovi a pochi centimetri oggetti galleggianti che non sono certo creature del mare?
Oppure se vai al parco non riesci a trovare una panchina che non sia circondata da cartacce, lattine e mozziconi di sigarette?

Ecco, questa è una situazione che condividiamo con centinaia, migliaia di altre persone nel mondo, anche se viviamo in posti molto diversi.

L’inquinamento di acqua, suolo, aria è un problema mondiale, e non si tratta solo del fastidio che proviamo a vivere circondati da immondizia di ogni genere, ma è una questione di sopravvivenza. I rifiuti, ormai lo sappiamo, uccidono molti animali che ci rimangono impigliati o che li scambiano per cibo, e finiscono anche in quello che mangiamo, una volta entrati nella catena alimentare.

Risolvere questo problema non è questione di un giorno e di sicuro non possiamo farlo da soli, come singoli (anche se esempi come quello di Greta Thunberg ci fanno riflettere sul potere che può avere una sola persona nell’influenzare e muovere meccanismi più grandi). Ma possiamo fare tanto, soprattutto a livello locale, per cambiare abitudini e tendenze delle persone che ci circondano. Magari in gruppo, perché sicuramente ci sono vicino a noi altri che hanno la stessa consapevolezza dell’importanza di un ambiente meno inquinato.

La più grande iniziativa a livello mondiale che si occupa di questo problema è Clean up the world, nata nel 1993 in Australia e attiva da allora per liberare dai rifiuti e dall’incuria i parchi, i giardini, le strade, le piazze, i fiumi e le spiagge di molte città del mondo.

L’edizione italiana di Clean up the World è coordinata dall’associazione italiana Legambiente, e si chiama Puliamo il Mondo. Ogni anno migliaia di volontari si organizzano in gruppi, scelgono un posto da ripulire e dedicano alcune ore di una giornata tra il 20 e il 22 settembre a questa piccola attività di volontariato civico.

Ma come fare per partecipare, e cambiare faccia a quell’angolo della tua città che vedi sempre così degradato?
Una iniziativa locale può essere promossa da chiunque, una associazione, una scuola, un ente o anche un singolo cittadino, basta iscriversi e seguire le semplici istruzioni già predisposte. Infatti non siamo lasciati soli nell’organizzazione, ma ci vengono forniti kit di pulizia, assicurazione e consigli su come gestire tutto al meglio!

Qui ci sono le iniziative di Puliamo il mondo del prossimo 21 settembre già in fase di organizzazione nelle Marche. Si può partecipare a iniziative anche nelle città vicine, come Agugliano, Camerano, Falconara, Montemarciano, Jesi, Monsano, Polverigi e Sirolo.

Ad Ancona non c’è ancora una iniziativa organizzata. Ok, abbiamo applicato una risoluzione del Parlamento Europeo per la riduzione della presenza di prodotti di plastica sull’ambiente, dichiarando il litorale anconetano plastic free, ma tutto il resto? Per fortuna c’è ancora tempo fino al 10 settembre per idearne una anche qui!

Naturalmente è importante documentare tutto, fotografare l’area prima e dopo l’intervento di pulizia, e magari anche il durante, per ispirare sempre più persone a fare lo stesso. Come stanno facendo ad esempio quelli che utilizzano da tempo l’hastag #trashtag per gli scatti delle loro operazioni di pulizia.

In diverse parti del mondo e anche in Italia, ci sono anche altre iniziative per limitare la dispersione nell’ambiente della plastica, che è uno dei materiali inquinanti più utilizzati e più diffusi. Le idee sono tante, ad esempio quella di usare la plastica come moneta di scambio per buoni spesa, servizi o per pagare il biglietto della metro, come in alcune fermate a Roma.

E dopo il 21 settembre? Per continuare a vedere sempre meno rifiuti in giro e riciclare sempre più e meglio a casa nostra, c’è l’app gratuita Junker, che attraverso il codice a barre di un prodotto ti dice dove gettare l’involucro, ti ricorda in quali giorni vengono raccolti i vari materiali nel tuo quartiere, e ti permette di segnalare rifiuti abbandonati.

Ma non solo: per raggiungere gli obiettivi di sviluppo sostenibile che ci siamo dati con l’Agenda Onu 2030, e provare così a garantirci la sopravvivenza, sono tantissime le iniziative promosse nel mondo da gruppi di persone e associazioni, da sostenere, da copiare, da conoscere.

Per migliorare l’ambiente in cui viviamo ci sono tante piccole cose semplici che si possono fare: buon 21 settembre!

Disinteresse giovane

Lavoro da anni in un posto che si chiama “Informagiovani” e, quindi, da anni sento parlare di giovani (all’inizio ero anche io uno di loro). Parlare, però. Perché la parte del “fare” è sempre un po’ mancata. Da qualche tempo dico che i giovani sono un po’ come i panda, una razza (scusate la parola) in via di estinzione (soprattutto nel nostro Paese).

Il calo di natalità non alimenta la fascia di popolazione che più di ogni altra dovrebbe assicurare il futuro di una comunità, per cui quello che sta accadendo è che in Italia i giovani sono sempre di meno e, forse per questo, sempre meno considerati. Per dirla meglio, ho l’impressione che vengano considerati come “fenomeni” e non come cittadini. Credo che a rappresentare al meglio la situazione possa essere questo paragrafo tratto da un articolo de Lavoce.info: “ Tutto quello che riguarda i giovani è sconsolatamente al ribasso nel nostro paese rispetto al mondo con cui ci confrontiamo. Le nascite sono al ribasso, il peso elettorale dei giovani è al ribasso, gli investimenti in formazione, ricerca e sviluppo sono al ribasso, la loro presenza attiva nei processi di crescita del paese è al ribasso, di conseguenza anche la loro fiducia nelle istituzioni è bassa. Ciò che è cresciuto in questi anni tra i giovani è l’incertezza nel futuro e la mobilità verso l’estero. Quello che, a danno delle nuove generazioni, abbiamo messo in atto è il piano migliore in Europa per non far crescere il paese. E ci siamo riusciti.

Scrivevo che si parla molto ma si agisce poco. In effetti quello che manca non è più, a questo punto, il protagonismo giovanile. A mancare sono più che altro spazi (in senso lato) in cui i giovani (in senso più stretto, perché credo sia quantomeno ambiguo decretare lo stato di giovinezza oltre i 30 anni) possano fare qualcosa piuttosto che spazi in cui dei giovani se ne parla (e a parlare sono di solito gli adulti). Progetti, dibattiti, eventi spesso sono organizzati PER i giovani ma non CON i giovani: se ci pensate è davvero un po’ come quando si va allo zoo (a vedere il panda, appunto); il panda sta lì, per carità, tutti gli vogliamo bene e cerchiamo di fare in modo che abbia il suo benessere, ma nessuno si chiede davvero se può esserci un modo (e un mondo) diverso in cui il panda starebbe anche meglio.

La stessa dinamica (che io chiamo “osservare la bestia”) si riscontra nel mondo del lavoro che, parlando di giovani, si riempie di stereotipi e schemi interpretativi che hanno almeno 50 anni: i giovani non hanno voglia, sono disinteressati, non hanno obiettivi, sono superficiali. A me sembrano giudizi sempre molto affrettati se non addirittura frasi fatte per coprire il misfatto: un sostanziale disinteresse per i giovani. In ogni caso non raccontano la realtà ma sempre una parte presa per il tutto (una sorta di sineddoche sociale). I ragazzi e le ragazze sono meglio di come li rappresentiamo, si tratterebbe di dar loro risorse e modo di dimostrarlo.

Un’estate per socializzare

Puntuale come ogni anno è arrivata la tanto agognata fine della scuola e puntuale anche l’esigenza di trovare una sistemazione divertente ma sicura per i figli quando i genitori sono ancora impegnati nelle attività lavorative.

Le vacanze estive sono, infatti, un periodo piuttosto lungo durante il quale bambini e ragazzini hanno necessità e diritto di distrarsi e divertirsi, allentando i ritmi frenetici della scuola e delle attività extra scolastiche, impiegando il loro tempo in attività a loro adatte.

Ci sono famiglie che possono contare sui nonni, pilastri del welfare italiano, o qualche altro parente vicino o lontano a cui lasciare i figli per qualche ora o addirittura per qualche settimana.

Ci sono, poi, famiglie che non hanno questa possibilità e che quindi già da qualche settimana si stanno muovendo alla ricerca di una soluzione.

Chi punta a cercare una baby sitter fidata e competente (in questo articolo potete trovare qualche suggerimento utile), chi invece opta per i centri estivi.

Occorre informarsi con un certo anticipo sul tipo di struttura presso la quale iscrivere il bambino e sarebbe meglio tenere conto delle abilità e degli hobby del bambino scegliendo un centro orientato in tal senso.

In questo senso la scelta tra centri estivi è ormai molto ampia in grado di andare incontro ai vari tipi di personalità, gusti, desideri e bisogni.

Tutti i centri estivi sono organizzati all’aria aperta; poi ovviamente ognuno differisce dall’altro per tipologie di attività offerte: da attività a stretto contatto con la natura, ad attività sportive (calcio, nuoto, pallavolo, pallacanestro, equitazione, vela, canottaggio…) attività artistiche, corsi di lingua per entrare giocosamente nell’uso di una lingua straniera, ecc.

Indipendentemente dal tipo di attività prevista, tutti i centri si pongono l’obiettivo di far divertire, svagare e socializzare i bambini o ragazzini partecipanti.

I centri estivi possono essere comunali o privati.

I centri estivi del Comune di Ancona sono rivolti ai bambini e ragazzi dai 4 anni ai 14 anni e coprono tutto il mese di luglio.

Per essere ammessi occorre presentare domanda di iscrizione da oggi fino al 20 giugno e attendere la formazione della graduatoria di ammissione in base a determinati requisiti (ISEE, n° figli iscritti, ecc.).

Prevedono la possibilità di scegliere la formula con o senza pasto e sono attivi dal lunedì al venerdì.

A differenza di quelli comunali, per i centri estivi privati i requisiti sono meno restrittivi; ovviamente sono meno economici ma rappresentano una valida alternativa ai primi.

In base al tipo di attività proposta, i centri privati possono accogliere i bambini a partire dai 3 anni fino all’età di 15 anni, prevedono formule settimanali, quindicinali o mensili, con possibilità di mensa o meno e prevedono attività fino al sabato.

Per rendervi la scelta più agevole abbiamo provato a riepilogare le informazioni sui centri estivi ad Ancona e dintorni in questo elenco, augurandoci il più possibile esaustivo:

Passando allo sportello Informagiovani potrete ritirare copia del materiale cartaceo relativo ai centri estivi. 

Assegno per nucleo familiare, novità 2019

L’assegno per il nucleo familiare definito con l’acronimo ANF, conosciuto come assegno familiare, è una contributo economico erogato dall’INPS ai lavoratori per il coniuge e i figli dello stesso, a condizione che questi non prestino alcuna attività lavorativa retribuita. Spetta ai lavoratori dipendenti, parasubordinati iscritti alla gestione separata, pensionati da lavoro dipendente, lavoratori domestici e dipendenti agricoli e titolari di prestazioni a sostegno del reddito (come NASpI e cassa integrati)

La famiglia deve essere composta da due o più persone e il reddito complessivo della famiglia deve essere inferiore a quello determinato ogni anno dalla legge. Gli importi del reddito e degli assegni sono determinati annualmente dall’INPS e riportati in apposite tabelle valide dal 1 luglio al 30 giugno dell’anno successivo.

Inoltre condizione essenziale è che il reddito complessivo del nucleo familiare deve essere composto da reddito derivante da lavoro dipendente e assimilato, per almeno il 70%.

Oltre al richiedente possono far parte del nucleo familiare: il coniuge; i figli minorenni o maggiorenni se impossibilitati a dedicarsi ad un lavoro a causa di difetto fisico o mentale ovvero figli maggiorenni fino a 21 anni se frequentanti una scuola secondaria di primo o secondo grado, un corso di formazione professionale, laurea o apprendisti se appartenenti ad un nucleo familiare composto da più di tre figli di età inferiore ai 26 anni; nipoti, fratelli e sorelle non coniugati minorenni o maggiorenni se (cumulativamente) impossibilitati a dedicarsi ad un lavoro a causa di difetto fisico o mentale, orfani di entrambi i genitori e non titolari di pensione ai superstiti.

L’importo dell’assegno varia in base al numero dei familiari e al loro reddito complessivo. Il periodo di corresponsione decorre dal 1 luglio al 30 giugno dell’anno successivo quindi  vorrà continuare a percepire la prestazione dovrà presentare una nuova domanda con decorrenza dal 1 luglio 2019.

Dal 1 aprile 2019 c’è una novità, i dipendenti dovranno presentare le domande ANF direttamente all’INPS in via telematica, collegandosi al sito www.inps.it se in possesso di PIN dispositivo o credenziali SPID oppure  rivolgersi ai Patronati, commercialisti e consulenti del lavoro.

Fino a quest’anno la domanda doveva essere presentata in modalità cartacea al datore di lavoro utilizzando il modello ANF/DIP  ma ora tale modalità è rimasta attiva solo per gli operai agricoli a tempo indeterminato.

Maggiori dettagli e chiarimenti possono essere consultati direttamente nel sito dell’INPS nell’apposita sezione oppure richiesti contattando il numero verde 803 164, gratuito da telefono fisso e il numero 06 164 164 da cellulare, a pagamento in base alla tariffa applicata dai diversi gestori. Il servizio è attivo dal lunedì al venerdì, dalle ore 8 alle ore 20 e il sabato dalle ore 8 alle ore 14.

Bando straordinario Servizio Civile Universale

Alla fine di aprile è stato pubblicato un bando straordinario del Servizio Civile Universale per la selezione di 766 volontari da impiegare in progetti volti all’accompagnamento di grandi invalidi e di ciechi.

Il bando è rivolto a tutti i ragazzi tra i 18 e i 28 anni compiuti, cittadini italiani, degli altri paesi dell’Unione Europea o non comunitari ma regolarmente soggiornanti in Italia.

Coloro che vogliono partecipare devono essere consapevoli che si tratta di un anno di volontariato, dedicato al servizio della comunità e contestualmente alla formazione personale e alla crescita individuale. Sicuramente potrà essere anche un’opportunità per avvicinarsi al mondo del lavoro.

Per candidarsi in primis si sceglie il progetto a cui si vuole partecipare, si presenta la candidatura presso l’ente di riferimento ed infine si sostiene la selezione. Superata quest’ultima si inizia l’anno di volontariato, in cui è previsto un primo periodo di formazione, durante il quale ci si prepara per svolgere le attività previste dal progetto presso la realtà ospitante.

Visto che si tratta di un bando straordinario in cui i progetti sono rivolti ad attività con grandi invalidi e ciechi, chi decide di candidarsi sa a priori che il target con cui andrà a svolgere le attività è ben definito, quindi è bene valutare la propria motivazione interiore per poter vivere al meglio quest’esperienza ed essere proattivi nel proprio ruolo all’interno dell’ente.

Il servizio civile universale ha una durata di 12 mesi, con un monte ore settimanale di minimo 25 ore e prevede l’erogazione di un assegno mensile di € 433,80.

Con Decreto del 2 maggio 2019 il bando è stato rettificato abbassando  il numero di progetti da 82 a 78 per un totale di 752 volontari  a fronte degli iniziali 766.

Qualora un interessato, nel frattempo, avesse già presentato domanda per uno dei progetti cancellati, può presentarne una nuova per un altro progetto inserito nel bando.

L’elenco dei progetti è consultabile grazie al motore di ricerca presente sul sito ufficiale.

Nella provincia di Ancona ci si può candidare per il progetto: “Accompagnamento Dei Ciechi Civili Ex Art. 40 – Ancona” promosso dall’Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti – Onlus.

Il progetto dell’Uici Ancona, disponibile nel sito, è rivolto a 12 volontari che, oltre ai requisiti richiesti da bando, devono essere in possesso di: conoscenze informatiche di base, patente B, diploma di scuola media superiore e predisposizione al lavoro di gruppo.

I candidati devono presentare una sola domanda presso l’ente promotore del progetto scelto entro il 3 giugno 2019 con raccomandata A/R o via PEC (Posta elettronica certificata intestata all’interessato). Attenzione! Qualora si scelga di consegnare la domanda a mano, la scadenza è fissata alle ore 18 del 31 maggio.

Per ulteriori informazioni, per consultare e scaricare il bando e i moduli di domanda potete contattarci all’Informagiovani, siamo a vostra disposizione!

Elezioni europee del 26 maggio, stavolta voto!

Manca solo un mese all’appuntamento del 26 maggio, il più importante dell’anno per l’Europa!

Tutti i cittadini europei che compiono 18 anni entro il 26 maggio potranno votare per eleggere i 751 deputati che li rappresentano al Parlamento europeo. L’Italia ha 73 parlamentari da eleggere (sarebbero stati 76 se la Gran Bretagna fosse effettivamente uscita dall’UE, cosa che non è ancora definitiva), che sono tanti e questo significa che come paese abbiamo un peso notevole sulle decisioni che si prendono.

Votare ti permette di scegliere chi prenderà queste decisioni e in quale direzione, secondo quale visione e quale idea di Europa vuoi che si realizzi. Non votando, altri decideranno per te ed è una responsabilità che non è consigliabile lasciare ad altri.

Votare alle elezioni europee significa dire la propria su ciò che l’Europa dovrà decidere per i prossimi cinque anni per quanto riguarda il commercio internazionale, la sicurezza, la protezione dei consumatori, la lotta al cambiamento climatico e la crescita economica. Gli eurodeputati non solo modellano la nuova legislazione ma controllano anche l’operato delle altre istituzioni europee.

Votare non è solo un dovere ma anche e soprattutto un diritto, quello di ricercare e promuovere i valori che più ti rappresentano, perché sono quelli che poi daranno forma alle leggi e ai regolamenti sulle questioni pratiche.

A volte non si vota per ragioni molto semplici ma di fondamentale importanza, come il non sapere come si vota? e quando? come si fa a scegliere chi votare se non so chi sono i candidati?
Cominciamo a rispondere a queste domande, per cercare di aiutare chi non ha esperienza o non ha avuto tempo finora di informarsi sui siti ufficiali.

Si vota domenica 26 maggio dalle 7 alle 23 (segnalo subito sul tuo calendario!) presentandosi al proprio seggio elettorale (quello indicato sulla tessera elettorale) con la tessera e un documento di identità valido (cioè non scaduto: e il tuo, quando scade?).

Chi non ha la tessera elettorale, perché ha compiuto da poco 18 anni, perché l’ha persa, o non ha più posto per i timbri (ogni volta che voti, avrai un timbro sulla tua tessera elettorale), può andare a prenderla all’ufficio elettorale del Comune di residenza, questo è quello di Ancona. Sono previste aperture straordinarie per permettere a tutti di ritirare i documenti necessari al voto.

Potrai votare indicando da 1 a massimo 3 preferenze per i candidati della lista che sceglierai (devono essere tutti della stessa lista!), nel caso delle Marche per la circoscrizione Centro. Molti dettagli, approfondimenti e risposte si trovano risposte a molte domande sul sito ufficiale dedicato del Parlamento europeo, e sul sito del Ministero degli Interni.

Per trovare il tuo candidato o la tua candidata, dovrai cercare e scegliere nelle liste del partito, movimento o gruppo politico che ha presentato le sue liste e da cui ti senti rappresentato. Sul sito del Ministero degli Affari Interni sono stati pubblicati lo scorso 18 aprile i contrassegni di quelli che hanno presentato i documenti necessari, e successivamente anche le liste e i candidati.

Il voto del 26 maggio sarà particolarmente importante per determinare cosa sarà l’Europa nel prossimo futuro, dato che, come abbiamo detto tante volte, l’UE non è uno stato, non è una istituzione rigida e predefinita, ma cambia e può cambiare nel tempo a seconda della forma che gli stati membri e i loro cittadini vorranno darle.

Questa volta ciascuno di noi deve assumersi la responsabilità e scegliere il proprio futuro, ricordando quali sono i valori fondanti dell’Europa, quelli che ci hanno garantito per molti decenni pace, crescita economica, cooperazione, maggiori libertà e opportunità.
Abbiamo imparato negli ultimi tempi come sia facile trasformare la diversità in divisione, e come sia fragile e precaria la democrazia. L’UE si basa sul rispetto condiviso dei diritti fondamentali e dei principi democratici, e il tuo voto è importante per far valere questi diritti, per te e per gli altri.

Non serve che impegni tutta la giornata del 26 maggio, basterà che dedichi un’ora (forse meno!) per andare a esprimere il tuo voto!

Tutore volontario di minori stranieri non accompagnati

La figura del Tutore volontario di minori stranieri non accompagnati (MSNA) è stata introdotta dalla Legge n. 47/2017 “Disposizioni in materia di misure di protezione dei minori stranieri non accompagnati”, nell’ambito delle politiche di accoglienza e integrazione degli immigrati.

Tale figura sì è resa necessaria a causa della scarsa tutela giuridica dei migranti minori la cui presenza risulta aumentata notevolmente in rapporto percentuale al totale dei migranti sbarcati sulle coste italiane.

Giunti in Europa, per vie illegali, molti di questi minori non accompagnati non ricevono le condizioni minime di assistenza necessaria, tra cui in primis la protezione da abusi e violenze. Mancano strutture di accoglienza adeguate, operatori qualificati in grado di assisterli, percorsi educativi pensati per loro che limitino il rischio di emarginazione e sfruttamento, interpreti e mediatori culturali in grado di facilitare le relazioni tra sistema di assistenza e minori.

Conseguenza di questa inadeguatezza è il c.d. esercito degli invisibili, o degli scomparsi. Infatti molti di loro, una volta arrivati in Italia, diventano irreperibili.

Come è facile immaginare, i MSNA hanno un bagaglio di vita pesante alle spalle, costituito spesso da violenze, torture, schiavitù, privazioni e sono accomunati dall’esperienza di un viaggio lungo mesi se non anni, compiuto senza un adulto di riferimento per raggiungere un futuro possibile in Europa.

Una volta raggiunti l’Italia e l’Europa, incontrano ostacoli e difficoltà in un paese che non conoscono e affrontano le sfide dell’integrazione decisive per il loro futuro, come l’apprendimento della lingua e l’inserimento scolastico e lavorativo. Sfide da superare per non rimanere sospesi in un limbo e poter invece raggiungere una piena integrazione, sentendosi parte attiva e responsabile della comunità territoriale di accoglienza.

A tutela quindi di questi diritti fondamentali, la legge 47 del 2017 ha istituto la figura del Tutore volontario: rappresentante legale e portavoce degli interessi del minore, ponte con le istituzioni e persona di riferimento, con cui confidarsi e a cui chiedere aiuto o consiglio nel quotidiano.

I tutori sono privati cittadini che si assumono la tutela di un minore straniero non accompagnato o di più di uno nel caso di fratelli e sorelle. Tale figura è espressione di una genitorialità sociale e cittadinanza attiva, in quanto il tutore non esercita soltanto una rappresentanza giuridica del minore, ma è attento alla relazione umana ed educativa con il minore, ai suoi bisogni e problemi.

Questi soggetti vengono selezionati e adeguatamente formati da parte dei Garanti regionali per l’infanzia, attraverso una formazione iniziale della durata di 3 moduli di 8/10 ore ciascuno (modulo fenomenologico, giuridico, psico-sanitario) e un periodo di accompagnamento con incontri formativi periodici e confronto esperienziale.

Per la regione Marche il corso si tiene a Fano ed è organizzato dall’Associazione L’Africa chiama Onlus.

Per poter diventare tutore volontario di MSNA sono richiesti pochi requisiti: occorre essere cittadino italiano o dell’UE, avere la residenza anagrafica in Italia, aver compiuto 25 anni, godere dei diritti civili e politici, avere la fedina penale pulita, avere disponibilità di tempo ed energie per realizzare la funzione, non essere in conflitto di interessi nei confronti del minore.

Se avete i requisiti di cui sopra e siete interessati a svolgere questa funzione, potete fare domanda di partecipazione al corso entro il 12 aprile.

Per rimanere aggiornati sui corsi di formazione in partenza in ambito regionale potete consultare gli elenchi dei corsi,gratuiti e a pagamento, sul sito dell’Informagiovani alla pagina formazione.

Corpi civili di pace

I Corpi Civili di Pace

I Corpi Civili di Pace sono una iniziativa del Dipartimento per le politiche giovanili e il Servizio civile universale della Presidenza del Consiglio dei Ministri, fortemente voluta dalla società civile impegnata sui temi della pace e della nonviolenza.

L’obiettivo dei Corpi Civili di Pace è quello di cercare soluzioni alternative all’uso della forza militare per la risoluzione dei conflitti attraverso la promozione dei diritti umani, la lotta alle ingiustizie, all’esclusione culturale e educativa e per la difesa dell’ambiente (qui un breve approfondimento storico sulla nascita dei Corpi Civili di Pace, in azione dal 2014).

Ma quali sono le attività che si svolgono come volontari dei Corpi Civili di Pace? Ecco gli ambiti di intervento:

a) sostegno ai processi di democratizzazione, di mediazione e di riconciliazione;
b) sostegno alle capacità operative e tecniche della società civile locale;
c) monitoraggio del rispetto dei diritti umani;
d) attività umanitarie, il reinserimento sociale degli ex-combattenti, la facilitazione dei rapporti tra le comunità residenti e i profughi, sfollati e migranti;
e) educazione alla pace;
f) sostegno alla popolazione civile che fronteggia emergenze ambientali.

La partecipazione è possibile attraverso un bando simile a quello per il Servizio Civile, nel quale si specifica chi può partecipare e come, e soprattutto quali sono i progetti per i quali ci si può candidare come volontari.
L’ultimo bando uscito è del marzo 2019, con il quale sono stati selezionati 130 volontari in totale per 3 progetti in Italia, che hanno impegnato 18 volontari, mentre il resto delle destinazioni erano all’estero, in paesi extraeuropei.

I requisiti minimi per partecipare sono: avere tra i 18 e i 28 anni, un titolo di studio di scuola secondaria e la conoscenza dell’inglese a livello B2 e di un’altra lingua. Nella selezione vengono valutati anche altri titoli di studio superiori, come la laurea o corsi di formazione specifici, e le esperienze già fatte nel settore di cui il progetto scelto si occupa (possono essere esperienze di lavoro, volontariato, servizio civile o altro).

La motivazione è, in questo caso più che mai, un fattore determinante per valutare la possibilità di partecipare: le condizioni in cui si vive saranno molto diverse da quelle a cui siamo abituati, per cui è indispensabile un forte spirito di adattamento.

Il volontariato con i Corpi Civili di Pace ha una durata fissa di 12 mesi, con un impegno di circa 30 ore alla settimana (ma possono essere un po’ di più). La selezione e l’avviamento al progetto avverrà entro la metà di settembre. I volontari ricevono un assegno mensile di 433 euro, e per chi partecipa ad un progetto all’estero è prevista una quota aggiuntiva giornaliera (dai 13 ai 15 euro, a seconda del paese) per ogni giorno di effettivo servizio prestato.

Per tutti i volontari è inoltre prevista una assicurazione contro i rischi collegati alle attività svolte. Per garantire la sicurezza dei volontari, nella formazione che i partecipanti selezionati faranno prima di cominciare è incluso il tema della sicurezza. A tutti i volontari che vanno all’estero è richiesta l’iscrizione al sito www.dovesiamonelmondo.it prima della partenza.

Per i volontari che partono per un paese estero è garantito vitto, alloggio e due viaggi di andata e ritorno, uno dei quali coinciderà con la formazione generale di 3 giorni prevista a dicembre a Roma.

Se hai viaggiato all’estero più volte e hai già partecipato attivamente e per un periodo abbastanza lungo a progetti di volontariato strutturato, questa potrebbe essere una esperienza che fa per te.

Campi di volontariato 2019

Non c’è peggior nemico della noia che ti assale quando ti ritrovi, soprattutto in estate, nei soliti posti, e con scarsa offerta di svago e divertimento: se hai voglia di qualcosa di nuovo, che poi ti lasci il ricordo di una bella esperienza e nuove amicizie, i campi di volontariato sono quello che fa per te!

I campi di volontariato sono attività a favore della comunità o della città ospitante e possono durare 2 o più settimane. Vengono organizzati per gruppi di persone (possono essere da 8 fino a 25 volontari, spesso da diversi paesi), che si incontrano e contribuiscono insieme alla realizzazione di un progetto locale.
Le attività che si svolgono per alcune ore al giorno possono essere in settori diversissimi, e chi partecipa deve scegliere in base ai propri interessi e valori. Ci sono progetti di tutela ambientale, di lavoro manuale e ricostruzione, sociali, culturali, progetti di animazione con i bambini o con i disabili, di promozione della legalità o di supporto all’organizzazione di festival. E’ incredibile quante cose diverse si può scegliere di fare.
Si può decidere di partecipare a un campo in Italia o all’estero, e spesso in questo caso la lingua comune di scambio e comunicazione è l’inglese. Non è richiesto un livello avanzato, basta che si riesca a capirsi sulle questioni quotidiane, soprattutto se ci sono persone che vengono da paesi diversi.

Se ti stai chiedendo “perché dovrei partecipare a un campo di volontariato?” ecco che noi abbiamo almeno cinque buoni motivi da suggerire!

Ci sono campi per maggiorenni, per adulti, per minorenni, per famiglie, per gruppi, le soluzioni sono veramente tante, basta scegliere bene, in base alle proprie esigenze e aspettative, e affidarsi alle organizzazioni che da anni gestiscono campi di qualità.

Per i campi per minorenni, il consiglio è quello di muoversi per tempo, cioè a marzo, per poter avere maggior scelta e tutto il tempo per chiedere informazioni e decidere che fare. I campi per minorenni sono quello che esauriscono posti per primi, essendo molto ricercati.

E i costi? I campi sono generalmente autofinanziati, per questo gli organizzatori chiedono una quota di partecipazione (di solito è circa 120 euro) che copre la maggior parte delle spese: di organizzazione (per gestire l’arrivo, il soggiorno, i pasti, le attività dei volontari e tutto quello che ci sta intorno ci vogliono persone preparate, tempo e impegno!) di vitto e alloggio e di assicurazione.

Se ci pensiamo, è molto poco, considerando che mangeremo e dormiremo per diversi giorni ospitati dalla struttura locale, e che comunque, restando a casa, avremmo comunque delle spese per mangiare e non solo. A carico del volontario rimangono le spese di viaggio per raggiungere il campo, e le piccole spese personali.

I programmi dei campi a cui si può partecipare già a partire dal prossimo mese sono stati pubblicati, è il momento di cominciare a pensare a dove andare e cosa fare!

Reddito di cittadinanza: è iniziato il countdown

Il reddito di cittadinanza, introdotto con il decreto (D.L. n. 4/2019) collegato alla legge di Bilancio 2019, è una misura di sostegno al reddito il cui importo varia in base alla situazione economica del nucleo familiare.

Come strumento contro la povertà, il reddito di cittadinanza non è una novità prettamente italiana ma è istituito anche in diversi paesi in Europa, con il nome di reddito di base o reddito minimo garantito, allo scopo di sostenere, non solo economicamente, le persone che hanno perso il lavoro involontariamente oppure che non hanno un reddito o infine che hanno un reddito da lavoro troppo basso da garantire una vita dignitosa.

Con questo strumento, il Governo italiano vuole garantire a ogni cittadino una vita dignitosa, politiche per la ricerca attiva del lavoro, percorsi di qualificazione e riqualificazione professionale, istruzione per i figli, accesso alle cure e inclusione sociale e anche un supporto psicologico.

Tutte le informazioni su cos’è e come funziona e su chi può richiedere il Reddito di cittadinanza (RdC) possono essere consultate sul sito ufficiale; proviamo comunque a sintetizzare gli aspetti più importanti.

Le domande possono essere presentate a partire dal 6 marzo 2019 direttamente on line sul sito ufficiale redditodicittadinanza.gov.it oppure presso tutti gli Uffici Postali o i CAF. Per poter accedere alla procedura on line sul sito ufficiale, bisogna essere in possesso di una Identità Digitale Spid.

Tutte le richieste verranno verificate dall’INPS; se la domanda verrà accettata, dal 27 aprile sarà possibile ritirare presso gli Uffici Postali la carta (carta RdC) sulla quale saranno caricate le varie mensilità. Si tratta di una carta bancomat dove vengono tracciate tutte le spese effettuate tra quelle ammesse, verificare e controllare il saldo e l’utilizzo dei soldi e il blocco in caso di violazione delle norme. Non sarà permesso il risparmio che anzi verrà penalizzato e non saranno permesse spese “immorali” ma solo spese di prima necessità.

Dopo l’accettazione il beneficiario, in funzione dei suoi requisiti, sarà contattato dai Centri per l’Impiego per sottoscrivere un Patto per il Lavoro o dai Comuni per sottoscrivere un Patto per l’Inclusione sociale.

Il RdC è una misura attiva; pertanto il beneficiario dovrà accettare di partecipare a un piano di reinserimento nel mondo del lavoro. Secondo la proposta di legge, infatti, le persone che richiedono il reddito di cittadinanza devono iscriversi ai Centri per l’Impiego, dimostrare di passare almeno due ore al giorno cercando un lavoro, iscriversi a corsi di qualifica professionale ed essere disponibili a partecipare a progetti utili alla collettività otto ore a settimana.

Saranno i navigator ad avere il compito di guidare chi ha chiesto il reddito di cittadinanza alla ricerca di un nuovo lavoro o all’attivazione di un percorso di formazione.

L’importo del reddito è di 780 euro mensili per le persone singole disoccupate; la somma aumenta in caso di famiglie con figli.

Il RdC spetta anche ai cittadini extracomunitari con residenza in Italia da almeno 10 anni di cui gli ultimi due in via continuativa e con permesso di soggiorno CE lungo soggiornanti.

La durata del Rdc è di 18 mesi + 18 mesi: dopo i primi 18 mesi lo Stato verificherà la sussistenza dei requisiti e in caso di esito positivo garantirà l’erogazione del contributo per ulteriori 18 mesi, con uno stop di un mese tra un rinnovo e l’altro.

L’argomento è ancora in fase di aggiornamenti e quindi vi consigliamo di continuare a seguirci sul blog.

Bebè in famiglia: novità 2019

Nel 2019 diventano operative alcune novità e proroghe previste dalla Legge di Bilancio a favore della maternità, paternità e nuclei familiari con un bebè.

Vediamo cosa viene confermato e cosa cambia entrando un po’ più nel dettaglio delle varie azioni.

Il congedo  di paternità obbligatorio per i padri lavoratori dipendenti, diventa di cinque giorni da fruire entro i cinque mesi dalla nascita del figlio. Può essere allungato a sei giorni se fruito in alternativa a un giorno di maternità della madre e può essere goduto anche in modo non continuativo.

Le future mamme possono lavorare fino al parto, sempre con parere favorevole del medico, in modo da poter usufruire di cinque mesi di congedo di maternità interamente dopo la nascita del bambino.

Ora vediamo le proroghe e modifiche del Bonus bebè e Bonus nido erogate dall’Inps.

Il Bonus bebè, noto come assegno di natalità, consiste in un assegno mensile erogato dall’Inps per dodici mesi per ogni figlio nato, adottato o in affido preadottivo. La richiesta di questa agevolazione è riservata alle famiglie a basso reddito e quindi vi sono dei precisi requisiti a livello di reddito Isee richiesti al fine di fare domanda.

L’assegno è pari a 192 euro al mese con Isee pari o inferiore a 7mila euro, 80 euro in caso di Isee fino a 25mila euro. La novità del 2019 consiste in un incremento del 20% delle suddette somme per l’arrivo di un secondo figlio, quindi si sale rispettivamente a 192 euro o 96 euro in base all’Isee.

Anche per il 2019, i requisiti richiesti ai genitori sono: la cittadinanza italiana, di uno Stato europeo o di uno Stato extraeuropeo con regolare permesso di soggiorno; la residenza in Italia; la convivenza con il figlio e il nucleo familiare in possesso di un reddito Isee non superiore a 25mila euro annui, per tutta la durata dell’assegno.

Come nel 2018 l’incentivo viene corrisposto sotto forma di assegno, a partire dal giorno di nascita o di ingresso del figlio nella famiglia e fino al compimento del primo anno di età o al primo anno dall’ingresso nel nucleo.

La domanda va presentata secondo apposito modello predisposto dall’Inps, disponibile sul sito  www.inps.it, deve essere accompagnata dall’autocertificazione dei requisiti che danno titolo all’assegno, deve essere presentata entro 90 giorni dalla nascita o dall’ingresso del figlio adottato nel nucleo familiare. Se la domanda viene presentata in ritardo, si ha comunque diritto a ricevere l’importo sino al limite di età del bambino, ma si perde il diritto agli arretrati.

Infine vediamo le novità relative al Bonus asilo nido e forme di supporto presso la propria abitazione. Dal 2019 l’importo del Bonus su base annua sale a 1.500 euro, invece dei precedenti 1.000, in favore del genitore che iscriva bambini nati, adottati o affidati dal 1° gennaio 2016 ad uno degli asili nido pubblici e privati autorizzati. Il beneficio spetta anche in favore dei bambini di età inferiore a tre anni, impossibilitati a frequentare gli asili nido in quanto affetti da gravi patologie croniche, per i quali le famiglie si avvalgono di servizi assistenziali domiciliari. Questa misura è stata prorogata fino al 2021.

Il premio è corrisposto direttamente dall’INPS su domanda del genitore.

Il Bonus asilo nido viene erogato con cadenza mensile, parametrando l’importo massimo di 1.500 euro su 11 mensilità, per un importo massimo di 136,37 euro, direttamente al genitore richiedente che ha sostenuto il pagamento, per ogni retta mensile pagata e documentata.

Il contributo mensile erogato dall’Istituto non può eccedere la spesa sostenuta per il pagamento della singola retta e non è cumulabile con le detrazioni fiscali frequenza asilo nido.

Nel caso di Bonus per le forme di supporto presso la propria abitazione, il premio viene erogato dall’Inps in un’unica soluzione direttamente al genitore richiedente. a seguito di presentazione da parte del genitore richiedente, che risulti convivente con il bambino,  di un attestato rilasciato dal pediatra di libera scelta che attesti la situazione.

Dal 28 gennaio è possibile presentare la domanda utilizzando l’apposito servizio Inps.

Entrambi i Bonus possono essere richiesti utilizzando la modalità on line del servizio Inps, quindi ricordiamo ai genitori  (più o meno giovani ) che possono venire all’Informagiovani dove hanno la possibilità di utilizzare gratuitamente le postazioni internet  o la WiFi accedendo con un proprio dispositivo.

Sarà sufficiente portare un documento d’identità per effettuare la prima registrazione con un operatore, il quale rilascia le credenziali di accesso. Non esitate a contattarci per qualsiasi chiarimento.

Dovremmo uscire da Facebook?

Quello che scrivo oggi lo raccolgo da una suggestione condivisa da Luca Conti, un esperto di media digitali, marketing e nuovi orizzonti della comunicazione on-line (che ho la fortuna di avere anche come amico). L’altro giorno Luca ha condiviso un articolo del New York Times il cui titolo aveva questa domanda: “Hai il dovere morale di abbandonare Facebook?“. Non è la prima volta che si leggono cose che riguardano il social network blu (è diventato talmente presente e nominato che la ricerca dei sinonimi per chiamarlo è quasi leziosa), ma stavolta il giornalista americano propone un tema meno pratico e più legato al nostro stile di vita, a quello che decidiamo di fare della nostra vita e all’idea che abbiamo del mondo in cui vogliamo vivere.

Una prospettiva interessante perché, credo, mai come in questa epoca l’evoluzione tecnologica è talmente veloce, pervasiva e per certi versi incomprensibile che non è più questione che ci sta cambiando la vita nel modo di fare le cose, nella pratica. In un un tempo poco più lungo dell’immediato, mai come in altre epoche, la tecnologia sta cambiando il nostro modo di pensare, ragionare, immaginare e costruire il nostro futuro. L’articolo del NYT pone l’accento sul fatto che Facebook, da questo punto di vista, gioca un ruolo importante: raccoglie circa 2 miliardi di iscritti, le persone ci trascorrono (noi ci trascorriamo) un sacco di tempo, lo utilizziamo come fonte di informazione (lo abbiamo sostituito ai giornali, non vi pare?). Ma come lo gioca questo ruolo?

Secondo il filosofo ce ha scritto l’articolo del NYT decisamente male. Facebook è stato usato (o, forse, per come la si può intendere, si è fatto usare) per fare propagande politiche che sminuiscono il valore della democrazia (in tutti quei casi in cui questo social media è diventato un canale di diffusione anche di voci razziste o sessiste per esempio), è stato usato (si è fatto usare) per diffondere l’odio tra le persone (il cyberbullismo vi dice niente?), è stato usato (o si è fatto usare) per divulgare notizie false o culture che rimettono in discussione studi scientifici o elementari conoscenze di base (in primis nel campo della salute). La prima osservazione che viene in mente é: ma Facebook che c’entra? Sono le persone che sbagliano e utilizzano il media in modo sbagliato. In parte questo è vero, manca l’educazione all’utilizzo. In aula ultimamente faccio questo esempio: ho fatto lo scout e avevo, anche in tenera età, sempre con me un coltellino svizzero; non mi è mai venuto in mente di utilizzarlo per offendere qualcuno grazie al fatto che ho avuto un contenitore (lo scoutismo) che mi ha insegnato come utilizzarlo senza offendere. Non voglio esagerare dicendo che FB è un’arma, ma se è vero che può essere utilizzato in maniera pericolosa, è altrettanto vero che non c’è nessun contenitore “culturale” che ne insegni l’uso corretto (non solo come principi ma anche come tecniche). D’altro canto però non credo che Facebook possa legittimamente sentirsi senza colpe, soprattutto perché ci ha costruito un business. Ancora una volta, non voglio esagerare ma, sinceramente, è credibile che i produttori di armi non abbiano nessun ruolo sullo sviluppo delle guerre?

Chiaramente la faccenda con Facebook non è così drammatica, non è una guerra insomma. E capisco anche che è un ragionamento comprensibile quello di chi afferma che “ma io lo uso solo per postare le foto dei miei gatti o di quello che mangio”. Però la semplice fruizione del mezzo dovrebbe comunque farci sentire qualche responsabilità: siamo comunque dentro, condizioniamo altri ad entrarci, siamo “dati” che alimentano il business, possiamo essere utilizzati per fare esperimenti (digitali chiaramente). Tutto questo forse dovrebbe farci sorgere qualche domanda sulla nostra permanenza su Facebook. Personalmente me la sono posta e, unitamente alle analisi profonde sul senso dell’iscrizione a Facebook, mi sono chiesto anche che tipo di vantaggio (pratico e intellettuale) possa avere rimanere lì dentro. La mia risposta è che i vantaggi sono davvero pochi e, piano piano, nella mia personalissima scala valoriale sono superati da una serie di altri svantaggi (come quello di perdere tempo togliendolo non tanto al lavoro quanto ad attività, come lo sport e la lettura, che mi fanno sentire meglio). E voi, ve la siete fatta una domanda? E che risposta avete da condividere?

 

Ohana meetup, come cambiare il mondo (del lavoro)

Quante volte avete (abbiamo) pensato che la situazione lavorativa in cui ci troviamo non è quella che speravamo? Quante volte vi siete (siamo) detti: “bisogna fare qualcosa?” Quante volte poi, alla fine, avete davvero fatto qualcosa? Non so che idea ha chi legge questo post, ma io credo che cambiare qualcosa la prima mossa spesso è quella di cambiare un po’ noi stessi. Non vorrei che questo risultasse un invito mistico ad una vita più rilassata, spirituale eccetera eccetera. Sono convinto invece che molto spesso quando qualcosa non ci piace siamo portati a trovare un “colpevole” (alibi direbbe qualcuno) per sentirci meno costretti a dover fare qualcosa. Non vi pare?

Il passaggio successivo, quello in cui decidiamo di non darci degli alibi, è quello di trovare delle soluzioni e la cosa spesso è difficile. Anche perché in alcuni casi la soluzione non è che la possiamo trovare autonomamente o in breve tempo. faccio un esempio. Una questione che secondo me riguarda una gran parte di chi lavora (ma anche di chi il lavoro lo sta cercando) è che gli stipendi, in media, in Italia sono piuttosto bassi (anche in relativamente al costo della vita). Quindi se ho questo problema è chiaro che il primo istinto è quello di imprecare contro imprenditori, governo, sindacati e quanto altro mi viene in mente per cercare un colpevole (fase uno: l’alibi). Fase due: in un momento di riflessione, pensiamo se possiamo fare qualcosa… panico! In realtà su questo aspetto, da soli, forse possiamo fare ben poco. Credo invece che abbiamo una risposta anche a una situazione del genere: possiamo parlare, confrontarci e cercare soluzioni con altri. Sembra una stupidaggine ma non lo è affatto.

Con questo metodo, che potrei definire forse partecipativo, nei secoli scorsi sono nate nazioni, partiti politici, organizzazioni che si occupano di temi universali e anche aziende di successo. Con lo stesso metodo della partecipazione e del confronto ogni giorno ci sono persone che cercano di affrontare questioni pratiche, minime (se ci pensate, non si utilizzano confronto e partecipazione anche quando si decide chi prende l’automobile per andare a mangiare la pizza o fare la gita?). Lo facciamo probabilmente anche tutti noi in famiglia, piccola o grande che sia, quando le scelte da fare non sono così scontate. Quello che vi propongo oggi è di prendere in considerazione il metodo della partecipazione e del confronto anche per un tema grande e importante come quello di cambiare il mondo del lavoro. E di farlo dentro una famiglia (ohana in hawaiano) che si chiama Ohana Meetup. L’Ohana Meetup è una “festa” per cambiare il mondo del lavoro senza fare una rivoluzione (perlomeno nel senso che noi intendiamo tradizionalmente) ma cercando di compiere un’evoluzione, personale e di gruppo. Ve lo dice chi ha già partecipato alla prima edizione (quella del 2018, la prossima sarà a marzo 2019 ma per partecipare è necessario iscriversi entro il 15/12): se ti piacerebbe che le cose cambiassero, non c’è modo migliore per passare all’azione che farlo con qualcun altro che, sorridendo, ti dice: “perchè no?”. Ci vediamo all’Ohana Meetup!

A cosa serve la tecnologia?

Come utilizziamo la tecnologia che abbiamo a disposizione? Personalmente credo di abusarne. La cosa dipende dal fatto che sono appassionato di oggetti tecnologici e di come questi riescano a semplificare cose semplici. Ammetto però anche che non sempre è così. Qualche volta accade che sono affascinato dalle “magie” che un oggetto tecnologico riesce a fare: pagare avvicinando lo schermo dello smartphone, trovare un’automobile nelle vicinanze da utilizzare al volo (come è permesso dai servizi di car sharing nelle grandi città), misurare il benessere fisico attraverso un semplice braccialetto di gomma. Queste tecnologie a volte alternano l’utilità pratica alla spettacolarità con la quale la raggiungono e questo mi (ci, immagino) conquista!

La tecnologia serve a migliorarci la vita nella maggior parte dei casi, ma siccome è parecchio connessa con meccanismi di marketing a volte scivola nel lezioso. E quindi nel poco utile. La domanda “A cosa serve la tecnologia?” messa a titolo di questo post l’ho presa da un articolo apparso su The Atlantic e ripreso nel numero 1278 di Internazionale. Nell’articolo si paventa l’ipotesi che un giorno tutti avremo un microchip impiantato sottopelle perché questa è la “naturale” evoluzione di quello che sta accadendo. D’altra parte la tendenza a modificare, in maniera più o meno incisiva, il nostro corpo l’abbiamo sempre avuta: pacemaker, protesi, stimolatori interni e anche le semplici lenti a contatto sono tutti strumenti tecnologici con i quali abbiamo accettato di modificare il nostro corpo perché ci sembrava potesse essere utile (se non addirittura vitale). Finora la maggior parte delle persone non ha un microchip sottopelle perché ancora non ci sono sufficienti motivi di utilità per averlo. Ma se le aziende che li costruiscono li trovassero?

Forse non sarà un trucco delle aziende che li producono a farci accettare un livello di tecnologia ancora più invasivo di quanto non sia lo smartphone attuale, ma la nostra graduale routine che renderà familiari oggetti che ci sembrano alieni. Questi scenari futuristici (nemmeno troppo, stiamo parlando di tecnologie che sono in campo da quasi 20 anni) dovrebbero farci però riflettere anche sull’attuale utilizzo della tecnologia, anche quella che ci risulta più facile. Non possiamo più cambiare il fatto che per prenotare un aereo bastano pochi clic sull’applicazione della compagnia che abbiamo nello smartphone (e possiamo farlo in ogni istante!), però magari possiamo evitare di consultare il nostro amico digitale ogni volta che abbiamo una curiosità, un’incertezza, un’esitazione o semplicemente non sappiamo cosa fare. La domanda è: in questi momenti la tecnologia ci serve davvero a qualcosa? Stiamo rendendo la nostra vita quotidiana più semplice e, vorrei dire più felice, o magari siamo vittime di un automatismo inconsapevole? Nel secondo caso magari può essere utile provare a imporsi abitudini diverse: avere il microchip sottopelle è davvero molto più bello se nel frattempo avremo guadagnato in consapevolezza. Dal mio punto di vista la consapevolezza ci aiuta anche a utilizzare meglio gli strumenti che abbiamo, a trarne il maggior vantaggio e scegliere quelle che ci sono utili scartando quelle che non ci servono (con buona pace delle mode passeggere o delle tendenze).