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Il CV non è un modello

Chi non si è mai confrontato con la scelta del “modello di cv” per candidarsi per un lavoro? E allora, cosa significa che il cv non è un modello?
Basta pensarci un attimo, e tutto diventa chiaro. Se riflettiamo su che cosa è un cv, e soprattutto sullo scopo che deve avere, capiamo subito che confidare in un “modello” spesso non è una strategia vincente.
Il cv è la presentazione del nostro profilo professionale, delle nostre esperienze e capacità, e questo ce lo siamo detto tante volte, anche qui sul nostro blog.
Ma è anche lo strumento attraverso il quale cerchiamo di evidenziare e far risaltare le nostre capacità, i nostri punti di forza, i nostri assi nella manica.
L’obiettivo che cerchiamo di raggiungere non è forse quello di distinguerci? E allora come potremmo farlo, se ci incaselliamo in un modello uguale per tutti, senza rivederlo in nessuna parte e senza adattarlo un po’ a quello che vogliamo dire?
Ecco, questo è quello che intendo quando dico che il cv non è un modello: bisogna fare in modo che la forma del cv contribuisca alla comunicazione del contenuto, che è per ognuno un po’ diverso.
Alcune aree di informazioni , come i contatti personali, sono indispensabili per tutti, ma ci possono essere altre informazioni che non trovano immediatamente un posto nel cv e bisogna trovare un modo per evidenziarle e valorizzarle. Potrei non avere molto da scrivere sotto la categoria “lingue straniere” ma magari ho capacità manuali o artigianali che ho appreso in contesti informali (cioè non a scuola o a seguito di un corso specifico) e allora potrei creare una sezione specifica per indicarle. Oppure posso non avere approfondite competenze informatiche ma ho sviluppato capacità di relazione in esperienze di viaggi e attività di volontariato o di gruppo. Come fare a dare uno spazio adeguato a questi elementi che mi distinguono, mi caratterizzano e spesso possono essere significativamente importanti per il lavoro per cui mi voglio candidare?

Vale la pena di prendere un modello come punto di partenza, ad esempio quelli che vi suggeriamo noi, e poi rivederlo pensando alle cose che vogliamo raccontare di noi al prossimo datore di lavoro a cui ci rivolgiamo (sempre tenendo a mente che cosa gli può interessare).
Aggiungo una nota: se vi viene richiesto un modello specifico, usate quello, in questo modo sarete sicuri di incontrare le preferenze del destinatario. Ad esempio, vi verrà richiesto il modello europeo ogni volta che parteciperete ad una iniziativa (una mobilità all’estero, un corso di formazione o altro) finanziata dall’Unione europea. Quasi sempre anche per la partecipazione a bandi e concorsi nel settore pubblico vi viene richiesto il modello europeo. In questi casi, cercate ugualmente di rendere al meglio il vostro profilo, ma seguendo il form già dato.
Ricordando sempre che un cv deve essere chiaro, leggibile, sintetico e completo, potrete comunque fare in modo che rispecchi la vostra esperienza e personalità, in altre parole, che sia unico, come voi!

Non finire nel cestino!

Diamo spesso consigli su come redigere il proprio curriculum vitae e qualche volta assistiamo le persone nella sua stesura. Per quante volte lo possiamo aver detto, ci accorgiamo però che c’è sempre qualcuno che ha ancora bisogno di qualche suggerimento. Così come ci sono delle domande sulla sua compilazione che sono intramontabili (degli evergreen): la foto ci va? Metto anche le esperienze di lavoro nero? Devo mettere il voto? Anche se è basso? In altre parole c’è sempre chi è alla prima volta davanti al foglio bianco su cui scrivere le proprie competenze (cercando di scriverle nel modo più attraente possibile).

Le parole d’ordine per quello che riguarda il cv sono due: attenzione ai dettagli e scrivere cose interessanti. L’attenzione ai dettagli è fondamentale perché basta poco per finire nel cestino: chi legge il vostro cv, che voi avete avuto in gestazione per tanto tempo con tanti tormenti, gli dedica al massimo un minuto, 30 secondi in una buona maggioranza dei casi. Significa che anche un piccolo errore di ortografia rischia di essere preponderante su tutto il resto se in quel breve lasso di tempo dedicato alla lettura è la cosa che salta agli occhi. Un apostrofo di troppo, un congiuntivo scambiato per un condizionale e la vostra candidatura fa una brutta fine. Direte voi: ma non sono errori sostanziali (soprattutto se non mi candido come prof di italiano). Beh, però ascoltate bene: non siete voi a decidere e, soprattutto, una valutazione del candidato non è mai fatta solo sulle sue competenze tecniche.

A proposito: i migliori cv sono quelli da cui è possibile avere un’idea della personalità della persona che lo ha scritto. Per questo motivo è necessario raccontare anche le proprie esperienze diverse dalle singole mansioni lavorative; parlare di un hobby o di una passione a cui si dedicano tempo ed energie aiuta a far capire di che pasta siete fatti. Non basta dichiarare di essere “buoni comunicatori” o “affidabili organizzatori” se poi queste affermazioni non sono supportate da contesti e momenti in cui le avete messe alla prova. Documentare un cv significa raccontare ciò che abbiamo fatto e realizzato più che quello che siamo.

Da ultimo in questo post una nota sul modello di CV da utilizzare. Scordatevi, per favore, il curriculum vitae europeo: lo possiamo vedere come un indice delle cose da inserire in un cv, ma non di più. Il cv europeo è più che altro il parto di un apparato burocratico e amministrativo fatto nel tentativo di unificare e uniformare i lavoratori di tutta Europa. Peccato che nel mercato del lavoro il principio sarebbe quello di differenziarsi per farsi riconoscere. E se non credete a noi sentite qua: “ho sempre ritenuto che il CV europeo sia l’antitesi di quello efficace perché non è chiaro, è troppo lungo e ripetitivo. È una gabbia poco flessibile che costringe tutti i candidati a parlare di sé allo stesso modo. E tutti alla fine sembrano usciti dallo stesso stampo. Il curriculum europeo ha il ruolo opposto a quello che dovrebbe svolgere un CV, cioè facilitare la comprensione a prima vista delle competenze di un candidato da parte di una persona che va di fretta e che ha altri centinaia di curricula da leggere.” Parola di Michèle Favorite, esperta alla John Cabot University.

A proposito: la John Cabot University sarà nostra ospite il prossimo 4 dicembre, prendete nota (e prossimamente nella nostra pagina eventi tutti i dettagli)

CV senza vergogna

cv senza vergognaQual è la cosa più strana che avete scritto in un curriculum? Quella più intelligente? E quella più stupida? Probabilmente sono cose che riusciamo a scoprire solo dopo un po’ di tempo, magari rileggendo il nsotro cv dopo un po’ di tempo Oppure perché leggiamo un post come questo in cui ci sono indicazioni di cose strane, intelligenti e stupide da mettere in un cv.

A dircelo è un’analisi fatta dall’Università Ca’ Foscari di Venezia in collaborazione con alcune aziende multinazionali (c’era la Apple, c’erano Toyota, Cameo, H&M, L’Oréal, poi Calzedonia, Luxottica, il gruppo Coin). “I selezionatori sono cattivi, ma i neolaureati che aspirano a un lavoro sanno farsi male da soli. Uno su tre presenta un curriculum vitae, su carta o digitato in una piattaforma aziendale, cronologicamente sballato. Difficile comprendere il percorso scolastico del neolaureato, individuare il momento in cui ha fatto esperienze formative extra: master, stage. Difficile comprendere, pure, se un viaggio all’estero sia il qualificante Erasmus o una gita universitaria“.

Le aziende ed i selezionatori hanno anche indicato quali sono gli errori più comuni (ed anche quelli meno perdonabili). Molti dimenticano di inserire i dati di contatto: la mail, il numero di telefono oltre al luogo di nascita e la residenza. Il 18 per cento dei selezionatori di fronte a queste dimenticanze mette il curriculum nel tritacarte. Alcuni segnalano, ancora, che nel foglio che dovrebbe essere la prima presentazione nel mondo del lavoro, non c’è l’indicazione del diploma, né il voto di laurea. Se fosse una dimenticanza sarebbe già grave, ma spesso questo lascia intendere un’altra cosa: che si preferisce nasconderlo e per un datore di lavoro lo considera un segnale negativo.

Nello spazio “foto” quale mettete? Qui l’indcazione di chi sta dall’altra parte della barricata è chiara. Alcuni candidati, una minoranza però larga e rumorosa, mettono foto inappropriate, anche estive, scattate in spiaggia e al pub. Il selfie, per intenderci. è bandito dal cv. Poi c’è la questione di quanto e cosa scrivere: i candidati peggiori sono prolissi, ridondanti e caotici. Hanno sovrastima di sé e non si capisce se è arroganza o tensione all’automarketing. Se è vero che un utilizzo sensato dei social media spinge molto nella direzione dell’autopromozione, sarebbe anche il caso di utilizzare una certa consapevolezza dei propri mezzi. Quindi, tanto per intenderci, raccontare bene le proprie competenze non significa mentire. Come per le lingue: “fluente” significa essere in grado di parlare in maniera ordinata, corretta e comprensibile una certa lingua (vale anche per l’italiano 🙂 ). La brutta, ma realistica, notizia è che piccole bugie o trucchi di questo genere vengono poi sempre scoperti. E l’effetto dannoso e prolungato: lo verranno a sapere anche altre aziende che misureranno così la nostra credibilità con altri canoni.

La novità al tempo dei social è che metà dei selezionatori va a controllare Facebook, Twitter, soprattutto LinkedIn, ed è tra i post e i commenti che inizia a valutare il candidato. C’è un mito da sfatare, poi. Il modello cronologico, il racconto di sé, è preferito da un terzo rispetto al curriculum Europass, quello preordinato e da completare (“informazioni personali”, “posto per il quale si concorre”). Non è sepolto, insomma. Una buona esposizione indica una conoscenza dell’italiano e una predisposizione al ragionamento. Una veste grafica personalizzata, infine, non solo aiuta la presentazione, ma dimostra che chi si presenta sa utilizzare le tecnologie. Spedire un cv non è una mera operazione di copia&incolla: necessita di un’attenta opera di revisione, analisi, scelta, consapevolezza e arguzia nell’utilizzo di termini, parole, notizie da inserire. Senza esagerare nell’autopromozione ma cercando di essere affascinanti. In altre parole ed in senso buono, mandate un cv senza vergogna,