Cameriere!
Della prima (e unica) volta che ho fatto il cameriere ricordo momenti di segno opposto: da una parte l’eccitazione di entrare nel mondo del lavoro (solleticata dalla prospettiva di guadagnare qualche soldo) e dall’altra la paura di sbagliare e non essere adatto (rafforzata, fin da subito, dai “moniti” di chi aveva più esperienza).
I frammenti della mia memoria sono fatti di: le urla del pizzaiolo quando, pizze alla mano, prendevo la direzione sbagliata tra i tavoli; il forte odore di aceto con cui dal pomeriggio lucidavamo le posate; la velocità e lo scatto che il titolare mi insegnò ad avere durante tutto il turno per spostarmi tra i tavoli; le indicazioni circa la cortesia e il linguaggio da usare con i clienti.
Ero molto giovane e l’esperienza non fu così importante in termini di tempo, ma riconduco a quei giorni alcuni insegnamenti che poi mi sono tornati utili anche in altri lavori.
Se dovessi elencarli direi: la pazienza (anche se il cliente non è detto che abbia sempre ragione, può cambiare idea ed essere indeciso fino allo sfinimento); la capacità di capire e agire prima che si manifesti un bisogno (che più tardi ho imparato si chiama “proattività”; se a metà pasto l’acqua in tavola è finita, te la porti dietro e la offri senza aspettare che te la chiedano); l’economia delle risorse (mai fare un viaggio sala/cucina o viceversa a mani vuote!).
Non ho fatto una verifica, ma credo che per queste tre competenze, ci saranno sicuramente laboratori, workshop, seminari, corsi di formazione. Non voglio assolutamente affermare che un’esperienza da cameriere sostituisca una formazione, ma c’è una cosa che riguarda l’esperienza e il nostro modo di apprendere.
Sabato scorso, a un interessante seminario su sport e psicologia, un docente universitario (il professor Vincenzo Biancalana) ha spiegato che l’apprendimento passa più facilmente e più efficacemente attraverso il nostro corpo. Più precisamente “L’evoluzione cognitiva avviene attraverso il movimento (sensomotricità, giocomotricità) e i sensi rappresentano la prima forma di conoscenza”. Ricordo l’esempio: un conto è leggere che cosa è un albero, capire come è fatto e approfondirne anche tutti gli aspetti biologici da un punto di vista teorico; ma poi se sull’albero ci salgo, la mia conoscenza si amplifica.
Ecco, l’esperienza di lavoro da cameriera/e, secondo me, è un amplificatore per le competenze che ho scritto sopra e, in base al tipo di esperienza, anche di altre. Fare esperienza, più in generale, significa apprendere, aumentare il proprio bagaglio di conoscenze che, alla giusta occasione, il nostro cervello tirerà fuori per farci fare bella figura, come un coniglio dal cilindro.