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Creduloni!

La rete (internet) è sicuramente una trovata fantastica per le mille opportunità che è in grado di offrire. Nasconde però anche qualche trappola e qualche inganno a cui bisogna fare attenzione. Forse un aspetto negativo tra i più diffusi è quello legato alla diffusione di notizie false che oggi, grazie ai social media, riescono a raggiungere dimensioni e ampiezza di “contagio” molto ampli. Ne è un esempio il post diventato virale di qualche giorno fa su Facebook secondo il quale la nota casa automobilistica Volkswagen regalava auto: scritto qui così è fin troppo evidente che suona come una vera bufala, ma su Facebook a condividere la notizia (seriamente, senza quindi battute o commenti che facessero intuire ironia) sono stati molti (troppi, a nostro giudizio).

Sarebbe troppo facile liquidare la faccenda con una generica accusa alle nuove tecnologie o, ancor peggio, con il deprecabile adagio “si stava meglio quando si stava peggio”. La realtà è che la questione dell’informazione e dell’informazione corretta, veritiera e affidabile coinvolge diversi aspetti della persona e non solo il suo rapporto con la tecnologia (che comunque rappresenta una leva importante).

C’è per esempio un giornalista del Washington Post che cura una rubrica settimanale nella quale ogni volta smaschera una bufala portando a conoscenza del pubblico, con l’evidenza dei fatti, le bugie raccontate attraverso la rete. In un recente post ha però raccontato la sua delusione: le persone che credono in una notizia flsa non cambiano idea davanti all’evidenza dei fatti.

Lo ha spiegato anche, con un’apposita ricerca, uno studioso di scienze computazionali di Lucca (Walter Quattrociocchi), che spiega”contesti come Facebook permettono alle persone di modellare quello che leggono in base ai loro gusti. Quelle persone sono quindi sempre più esposte a notizie che – scrivono i ricercatori – sono «allineate con quello in cui credono». Quattrociocchi prova anche ad andare alla radice del problema e spiega: “Se si prendono le bufale e si cerca di smontarle, si vede che sono fatte da un misto di errori, analfabetismo funzionale e sfiducia nelle istituzioni: non proprio problemi facilmente risolvibili.”

Quindi per tornare all’inizio la risposta alla domanda “perché crediamo alle bufale?”, la risposta non è da cercare tanto negli strumenti che utilizziamo per informarci ma quanto nella modalità con cui li utilizziamo, nell’educazione che (non) abbiamo ricevuto per utilizzarli e nella capacità critica che (non) abbiamo più sviluppato. La cosa strana è che internet, i social media e tutto il mondo che gira nella rete sono una grande opportunità per colmare questi gap: basterebbe saperli utilizzare meglio.

Notizie fresche di bufala

bufaleSiamo i primi ad utilizzare internet per recuperare informazioni, notizie ed argomenti che poi riproponiamo o cerchiamo di rendere “fruibili” in maniera differenziata (e speriamo più ampia). Google, i social media, i blog e l’intero universo del web fatto dagli utenti generano una quantità di contenuti potenzialmente infinita. Il bello è che in questo modo abbiamo la possibilità di informarci su tutto e di farlo in maniera veloce ed immediata, senza confini, con la possibilità di scoprire cose nuove di cui non conoscevamo magari l’esistenza. L’aspetto meno confortante invece è che questo insieme di informazioni così vasto rischia di disorientarci, di farci perdere l’obiettivo principale delle nostre ricerche. E qualche volta anche di non trovare quello che cerchiamo. L’esempio che facciamo sempre è questo: provate a mettere su Google le parole “offerte lavoro Ancona”. Nel momento in cui scriviamo il motore di ricerca restituisce 822mila risultati: tanti, forse troppi per trovare quello che ci interessa veramente.

L’eccesso di informazioni porta con sé anche un altro rischio: quello di non riuscire a distinguere le informazioni “buone” da quelle che non lo sono, quelle utili da quelle poco interessanti. Questo accade per due motivi. Il primo è legato alla soggettività: non è detto ad esempio, che un’informazione utile per qualcuno possa essere considerata “spazzatura” da qualcun altro. Guardare video virali e divertenti potrebbe essere perfettamente inutile per molti di noi, mentre potrebbe essere fondamentale per chi si trovasse a doverne realizzare uno per pubblicità. L’informazione non è mai completamente oggettiva ed ha i suoi target di interesse.

C’è poi però un secondo motivo oggettivo: nel web gira un sacco di “mondezza”. Ci sono notizie, informazioni e documenti che sono più o meno palesemente falsi. Capita ormai con una certa frequenza di trovare notizie all’apparenza “intriganti” ma che sono bufale: raccontano delle cose che non corrispondono a verità. Il caso eclatante di questi giorni è quello di un rappresentante delle istituzioni che pensa di scusarsi per una gaffe indecorosa dicendo di aver letto la notizia su internet. Chiaramente la maggior parte delle persone ha pensato che il tipo in questione sia dotato di poca intelligenza (e noi non abbiamo elementi per dimostrare il contrario). Però, a parte la polemica sul caso, quante volte anche noi rischiamo di fare la figura degli imbecilli? Anche con cose di una certa serietà. Ad esempio su web circola in maniera convulsa la notizia che “Poste italiane assume!”: ciclicamente questo annuncio compare su siti web e post sui social media. Ma la verità è che se pensate di diventare postini, con un lavoro sicuro e vicino a casa rimarrete davvero delusi (nelle Marche al momento per esempio le Poste non cercano nessuno). Tra l’altro vi avvertiamo che la stessa cosa sta accadendo con Coop, il noto brand della distribuzione alimentare (ed anche in questo caso, ahinoi, si tratta di una bufala; perlomeno al momento).

Un servizio come l’Informagiovani dovrebbe aiutarvi anche in questo, nel cercare di capire se quello che si trova in giro e che ci può interessare è qualcosa di vero o di falso. E non sempre è così facile fare questa distinzione, perché i casi non sempre sono così evidenti come quelli che abbiamo citato qui sopra. Però oggi apprendiamo che anche Facebook (piattaforma nella quale certe false notizie possono circolare in maniera esponenziale ed incontrollata) ha deciso di porre rimedio in qualche modo alla cosa: “Per ridurre la circolazione di questi post, abbiamo fatto in modo che il flusso tenga conto di quanta gente segnali un dato post come “bufala” e di quanti utenti lo cancellino, dopo averlo pubblicato. Questo significa che un post segnalato da molte persone come una “bufala” – o che molte persone hanno cancellato – subirà una riduzione della sua circolazione sulle sezioni Notizie degli utenti“. Però tutti noi abbiamo un’arma in più rispetto a Facebook: la nostra capacità critica e la nostra abilità di verificare le notizie dovrebbero riuscire a metterci al riparo dalla maggior parte delle false notizie. E poi, possiamo sempre fare confronti, verifiche e cercare informazioni affidabili insieme: basta che passate a trovarci