I voucher tornano sul mercato
Aboliti a marzo (decreto legge n. 25/2017), i nuovi “voucher” sono stati reintrodotti sul mercato a partire dal 10 luglio scorso.
La legge di conversione del decreto 50/2017, approvata in Senato il 15 giugno scorso, introduce la “nuova disciplina delle prestazioni occasionali”.
La novità principale è dovuta alla differente modalità di ricorso al lavoro occasionale a seconda della natura giuridica del committente (persona fisica, azienda o pubblica amministrazione).
Il libretto di famiglia (Lf) e il contratto di prestazione occasionale (Cpo) sono le due formule, rivolte rispettivamente a famiglie e imprese, approvate dal governo per il pagamento dei lavori occasionali.
Le famiglie possono utilizzare i voucher per pagare lavori come le pulizie domestiche, le ripetizioni scolastiche, il giardinaggio o piccole manutenzioni.
Non si userà più il buono cartaceo che si comprava in tabaccheria; infatti ora il datore di lavoro verserà con un F24 una somma nelle casse dell’Inps e avrà un conto da cui provvederà a pagare le prestazioni entro il giorno 15 del mese successivo.
Il libretto famiglia, gestito on line dall’INPS, è un deposito prepagato contenente dei buoni del valore di 10 euro (8 euro netti), ognuno dei quali potrà essere utilizzato per pagare solo un’ora di lavoro.
Le imprese che possono ricorrere al contratto di prestazione occasionale sono solo le micro imprese, cioè quelle con non più di 5 dipendenti e tutti assunti a tempo indeterminato.
Non possono utilizzare i voucher, invece, le imprese dell’edilizia, quelle del settore minerario e lapideo e le imprese vincitrici di appalti sia di opere sia di servizi.
Ogni datore di lavoro può spendere in voucher, tra tutti i collaboratori che paga in questo modo, fino a un massimo di 5.000 euro in un anno.
Il costo orario è diverso da quello dei collaboratori familiari ed è di 9 euro.
Indipendentemente dalle ore effettivamente svolte, l’importo del compenso giornaliero non può essere inferiore alla misura minima fissata per la remunerazione di 4 ore lavorative, ovvero 36 euro.
Sia che si tratti di una famiglia sia che si tratti di un’impresa, chi paga in voucher da oggi deve iscriversi sul sito dell’Inps o attraverso il call center dell’istituto previdenziale.
Anche il lavoratore deve registrarsi sullo stesso sito e dichiarare come preferisce essere pagato: sul conto corrente, dichiarando l’IBAN; su una carta di credito, su un libretto postale o con un bonifico a domicilio.
Il voucher prevede l’assicurazione contro gli infortuni sul lavoro e il pagamento dei contributi volontari nella gestione separata.
Allo stesso tempo il lavoratore pagato con voucher ha dei limiti allo svolgimento dell’attività lavorativa.
Può guadagnare al massimo 5000 euro in un anno attraverso lo strumento del voucher e può lavorare al massimo per 2 datori di lavoro. Questi redditi non sono tassati ai fini Irpef, ma contribuiscono al calcolo del reddito necessario per ottenere o rinnovare il permesso di soggiorno e non modificano lo status di disoccupato.
Può svolgere al massimo 280 ore in regime di voucher in un anno.
La mancata osservazione dei limiti imposti per legge comporta delle sanzioni.
Continueremo a tenervi aggiornati sull’argomento.