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Offerta di lavoro congrua

L’offerta di lavoro congrua è quella che viene fatta ai percettori dell’Assegno di Ricollocazione all’interno del progetto personalizzato per il reinserimento nel mondo del lavoro e che non può essere rifiutata dal lavoratore, pena la perdita dello stato di disoccupazione e dell’eventuale indennità che percepisce (come la NASPI).

Quando un’offerta di lavoro si può considerare congrua?

A questa domanda ha risposto il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, attraverso il Decreto 10 aprile 2018 che stabilisce i parametri di congruità, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale Serie generale n. 162 del 14 luglio 2018, in ottemperanza a quanto previsto dagli articoli 3 e 25 del Decreto legislativo 14 settembre 2015, n. 150, che contiene le “Disposizioni per il riordino della normativa in materia di servizi per il lavoro e di politiche attive’.

Il punto di partenza della normativa è lo stato di disoccupazione: “sono considerati disoccupati i soggetti privi di impiego che dichiarano, in forma telematica, al sistema informativo unitario delle politiche del lavoro di cui all’articolo 13, la propria immediata disponibilità allo svolgimento di attività lavorativa e alla partecipazione alle misure di politica attiva del lavoro concordate con il centro per l’impiego”.

Lo stato di disoccupazione, e la contestuale iscrizione al Centro per l’impiego (CIOF), del lavoratore licenziato, dimesso o inoccupato, serve ai fini del riconoscimento dello stato di disoccupazione NASPI, DIS coll, ASDI o per l’assegno di ricollocazione.

L’iscrizione al Centro per l’impiego è quindi determinante per ottenere i trattamenti economici di disoccupazione. Al Centro per l’Impiego si può iscrivere chiunque abbia compiuto 16 anni (o 15 se ha terminato le scuole dell’obbligo) e se è in stato di disoccupazione o inoccupazione purché si sia residenti o domiciliati in una provincia italiana.

Per accedere alle prestazioni a sostegno della disoccupazione, finalizzate principalmente a favorire il reinserimento lavorativo dei soggetti interessati, i disoccupati devono sottoscrivere un patto di servizio personalizzato presso il Centro per l’Impiego di riferimento. Questo contratto contiene una serie di condizioni che il disoccupato deve rispettare per mantenere lo stato di disoccupazione e le prestazioni a suo favore, che comprendono la responsabilità di accettare congrue offerte di lavoro che dovessero presentarsi durante il periodo di disoccupazione.

I principi utilizzati per definire un’offerta di lavoro congrua sono:

  • la coerenza tra l’offerta di lavoro e le esperienze e competenze maturate;
  • la distanza del luogo di lavoro dal domicilio e tempi di trasferimento mediante mezzi di trasporto pubblico;
  • la durata dello stato di disoccupazione.

Tenete quindi presenti questi parametri quando vi propongono un’offerta di lavoro.

La formazione per i giovani

In questo periodo sono aperti dei bandi rivolti ai giovani i quali mirano alla loro formazione imprenditoriale e a facilitare l’incontro con il sistema delle imprese.

Un bando è quello intitolato “Crescere Imprenditori”: si tratta di un percorso formativo gratuito promosso dal Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali e attuato dal sistema delle Camere di Commercio, volto ad accompagnare i giovani alla creazione d’impresa.

Il corso è rivolto ai giovani NEET tra i 18 e 29 anni iscritti al Programma Garanzia Giovani, che vogliono aprire una propria attività, uscendo in questo modo dal mondo dei NEET.

Per partecipare al corso, occorre compilare un test online per capire se la persona è più o meno adatta a diventare imprenditore.

Al termine del corso i partecipanti avranno acquisito le conoscenze base per realizzare un business plan e ottenere punti utilizzabili per presentare domanda di finanziamento al fondo SELFIEmployment gestito da Invitalia.

Il prossimo corso organizzato dalla Camera di Commercio di Ancona (si tratta infatti della seconda edizione) si svolgerà nel periodo 13 novembre – 11 dicembre 2017.

Un altro bando che merita di essere messo in evidenza è quello intitolato “Confindustria per i giovani”.

Si tratta di un progetto promosso da Confindustria con l’obiettivo di facilitare l’incontro di 25 neolaureati di talento con il sistema delle imprese.

Prevede l’attivazione di tirocini presso varie sedi del Sistema di Rappresentanza, sia in Italia che in Europa, articolati in attività d’aula e training on the job.

Gli stage avranno una durata di 6 mesi e prevedono un rimborso spese mensile pari a 1.000 Euro lordi.

Possono partecipare giovani neolaureati, preferibilmente in materie tecnico scientifiche ed economico giuridiche.

Dato che il programma di stage avrà inizio a febbraio, la laurea dovrà essere conseguita non prima del 12 febbraio 2017 ed entro il 1° dicembre 2017. Sono ammesse sia le lauree triennali che quelle magistrali.

La selezione prevede 3 fasi: screening dei CV, prova scritta e colloquio motivazionale.

Le domande devono essere presentate entro il 23 ottobre 2017.

Continuate a seguirci per saperne di più sulle opportunità formative rivolte ai giovani e non solo.

Formazione: una panoramica sui corsi

L’estate si sta concludendo ed è quindi il momento di ricominciare a pensare ai prossimi impegni.

Gli studenti iniziano a prepararsi per il prossimo anno scolastico o accademico, gli adulti riprendono, se già non lo hanno fatto, le proprie attività lavorative.

Poi ci sono coloro che studenti non sono più e che sono quindi alla ricerca della loro prima occupazione (inoccupati) o che invece un lavoro lo avevano ma ora purtroppo non più (disoccupati).

Tanti possono essere i motivi per cui si ha difficoltà a trovare o ritrovare un impiego e ovviamente dipendono da vari fattori, soggettivi e oggettivi.

A volte un motivo è la scarsa specializzazione, altre volte è la scarnezza del proprio profilo professionale.

Un’obiezione che ci sentiamo porre al riguardo: come faccio a specializzarmi o ad arricchire il c.v. se non mi danno la possibilità di fare esperienza?

Certamente il proprio profilo professionale si arricchisce con l’esperienza lavorativa ma non solo.

Per sopperire sia alla scarsa specializzazione sia alla scarnezza del proprio profilo professionale possono, infatti, essere di aiuto anche i corsi di formazione professionale.

L’Informagiovani di Ancona stila un elenco di corsi, gratuiti e a pagamento, in partenza in ambito regionale al quale potete fare riferimento per la scelta del corso più adatto a voi.

Questi elenchi sono consultabili sia in forma cartacea che on line sul sito dell’Informagiovani alla pagina formazione.

In questo periodo trovate un ricchissimo elenco di corsi gratuiti, rivolti ai disoccupati (e/o inoccupati), molti dei quali riservati esclusivamente ai residenti e/o domiciliati nelle Marche.

Molti dei corsi presenti in questo momento rilasciano qualifiche professionali (i corsi FSE), altri diplomi di specializzazione (i corsi ITS, di cui abbiamo già parlato in un precedente articolo), altri ancora sono rivolti ai ragazzi in età di obbligo formativo ed hanno lo scopo di far conseguire una qualifica ai ragazzi tra i 15 e i 18 anni privi di titolo di studio.

Ovviamente gli elenchi sono in continuo aggiornamento e quindi vi consigliamo di consultarli con una certa frequenza.

Per qualsiasi chiarimento in merito alla scelta di un corso potete contattarmi alla mail: formazione@informagiovaniancona.com.

I voucher tornano sul mercato

Aboliti a marzo (decreto legge n. 25/2017), i nuovi “voucher” sono stati reintrodotti sul mercato a partire dal 10 luglio scorso.

La legge di conversione del decreto 50/2017, approvata in Senato il 15 giugno scorso, introduce la “nuova disciplina delle prestazioni occasionali”.

La novità principale è dovuta alla differente modalità di ricorso al lavoro occasionale a seconda della natura giuridica del committente (persona fisica, azienda o pubblica amministrazione).

Il libretto di famiglia (Lf) e il contratto di prestazione occasionale (Cpo) sono le due formule, rivolte rispettivamente a famiglie e imprese, approvate dal governo per il pagamento dei lavori occasionali.

Le famiglie possono utilizzare i voucher per pagare lavori come le pulizie domestiche, le ripetizioni scolastiche, il giardinaggio o piccole manutenzioni.

Non si userà più il buono cartaceo che si comprava in tabaccheria; infatti ora il datore di lavoro verserà con un F24 una somma nelle casse dell’Inps e avrà un conto da cui provvederà a pagare le prestazioni entro il giorno 15 del mese successivo.

Il libretto famiglia, gestito on line dall’INPS, è un deposito prepagato contenente dei buoni del valore di 10 euro (8 euro netti), ognuno dei quali potrà essere utilizzato per pagare solo un’ora di lavoro.

Le imprese che possono ricorrere al contratto di prestazione occasionale sono solo le micro imprese, cioè quelle con non più di 5 dipendenti e tutti assunti a tempo indeterminato.

Non possono utilizzare i voucher, invece, le imprese dell’edilizia, quelle del settore minerario e lapideo e le imprese vincitrici di appalti sia di opere sia di servizi.

Ogni datore di lavoro può spendere in voucher, tra tutti i collaboratori che paga in questo modo, fino a un massimo di 5.000 euro in un anno.

Il costo orario è diverso da quello dei collaboratori familiari ed è di 9 euro.

Indipendentemente dalle ore effettivamente svolte, l’importo del compenso giornaliero non può essere inferiore alla misura minima fissata per la remunerazione di 4 ore lavorative, ovvero 36 euro.

Sia che si tratti di una famiglia sia che si tratti di un’impresa, chi paga in voucher da oggi deve iscriversi sul sito dell’Inps o attraverso il call center dell’istituto previdenziale.

Anche il lavoratore deve registrarsi sullo stesso sito e dichiarare come preferisce essere pagato: sul conto corrente, dichiarando l’IBAN; su una carta di credito, su un libretto postale o con un bonifico a domicilio.

Il voucher prevede l’assicurazione contro gli infortuni sul lavoro e il pagamento dei contributi volontari nella gestione separata.

Allo stesso tempo il lavoratore pagato con voucher ha dei limiti allo svolgimento dell’attività lavorativa.

Può guadagnare al massimo 5000 euro in un anno attraverso lo strumento del voucher e può lavorare al massimo per 2 datori di lavoro. Questi redditi non sono tassati ai fini Irpef, ma contribuiscono al calcolo del reddito necessario per ottenere o rinnovare il permesso di soggiorno e non modificano lo status di disoccupato.

Può svolgere al massimo 280 ore in regime di voucher in un anno.

La mancata osservazione dei limiti imposti per legge comporta delle sanzioni.

Continueremo a tenervi aggiornati sull’argomento.

voucher

Voucher aboliti ma sopravvivono

I voucher o buoni lavoro sono ormai da un po’ di tempo oggetto di particolare attenzione e notizia in continua evoluzione.

Ripercorrendo velocemente le tappe fondamentali, i voucher sono stati introdotti dalla legge Biagi nel 2003 allo scopo principale di far emergere il lavoro sommerso. Inizialmente rivolti a disoccupati di lunga durata studenti, pensionati, casalinghe utilizzabili per una particolare tipologia di lavori ad esempio: piccoli lavori domestici, lezioni private, pulizia di edifici. Poi negli anni  è stato legittimato l’uso per quasi tutti i tipi di lavoro, infatti nel 2012 la legge Fornero ha escluso qualsiasi vincolo nell’impiego del voucher.

Il Jobs Act 2015 ha previsto l’innalzamento del limite economico massimo annuo di compenso percepibile da cinque mila a sette mila euro netti  (due mila euro per committente), con il divieto di utilizzo nell’esecuzione di appalti e con obbligo di tracciabilità.

In parole semplici il voucher viene  acquistato dal datore di lavoro ad un valore di 10 € e alla riscossione il lavoratore percepisce 7,50 €, la differenza si concretizza in contributi.

Inoltre con il Job Acts è stata confermata la possibilità, per i percettori di prestazioni integrative del salario o di sostegno al reddito, di effettuare prestazioni di lavoro accessorio, in tutti i settori produttivi, compresi gli enti locali, nel limite complessivo di 3.000 euro (lordo 4.000 euro) di compenso per anno.

La liberalizzazione nell’utilizzo dei voucher ha portato sicuramente ad una emersione del lavoro nero ma anche a molti abusi. Infatti molti datori di lavoro attivavano il buono solo quando scattavano i controlli, in modo che il lavoratore risultava in regola in quel momento e quindi con un solo buono venivano retribuite molte ore di lavoro.

Ecco che a marzo 2017 nel decreto legge n.25, pubblicato a tempo di record in Gazzetta Ufficiale, vengono aboliti i voucher, quindi dal 17 marzo è vietato l’acquisto dei voucher.

Quelli già acquistati possono essere utilizzati fino al 31 dicembre 2017.

Come specificato nella nota del sito Inps, è attivo il servizio on line per attivazione, riscossione e rimborso dei voucher fino a fine anno.

Colpo di coda finale, ripristinata l’emissione dei voucher baby sitting, con una nota dell’INPS emessa ieri,  30 marzo 2017, a seguito  di una risposta affermativa ricevuta dal Ministero del Lavoro e dal Dipartimento Politiche per la Famiglia.

L’Istituto comunica di aver modificato la procedura in modo da consentire l’emissione dei voucher baby sitting – contributo asilo nido visto che non è stata prevista l’introduzione di strumenti alternativi per l’erogazione del beneficio dopo l’abrogazione dei voucher.

Quindi resta la possibilità per la madre lavoratrice, al termine del periodo di congedo di maternità, per gli undici mesi successivi e in alternativa al congedo parentale, di scegliere la corresponsione di voucher per l’acquisto di servizi di baby-sitting o per gli oneri della rete pubblica dei servizi per l’infanzia o dei servizi privati accreditati.

Contributo prorogato per il 2017 e 2018 che continuerà con la stessa modalità dei voucher corrisposti in modalità telematica, secondo le istruzioni fornite dall’INPS con la circolare n. 75/2016, che contiene anche la procedura da seguire per l’utilizzo telematico dei buoni lavoro.

Per ulteriori aggiornamenti dedicheremo spazi ad hoc nel nostro blog visto il tema caldo.

Mi laureo: sì e poi?

Questo articolo potrebbe avere come sottotitolo: l’incubo de “ l’esperienza”. È un problema comune a una bella fetta di giovani appena uscita dagli atenei: la disoccupazione post-laurea, con il conseguente infrangersi delle speranze nutrite da anni di sacrifici trascorsi nella convinzione che uno “studio matto e disperatissimo “ e degli ottimi risultati possano aprire con facilità le porte sul mondo del lavoro. Però è ormai evidente che ciò è vero solo in parte, e che la delusione in cui incappano tanti giovani ha una motivazione molto semplice, cioè la mancata duttilità, diretta conseguenza di un termine ormai temuto e detestato: esperienza. In parole povere, sembra che un datore di lavoro spesso non sappia cosa farsene di un giovane super qualificato grazie agli studi ma privo di quella conoscenza pratica che gli permetta di saper spaziare e di far fronte a tutte le situazioni, ben diverse da quelle dello studente, in cui capita di incappare durante la carriera lavorativa.

I dati raccolti durante l’indagine dell’Eurobarometro sono chiari: quando un’impresa si trova di fronte alla decisione di assumere, guarda soprattutto a quelli che hanno già un po’ di esperienza, piuttosto che a quelli in arrivo da atenei “doc” ma che si sono dedicati esclusivamente allo studio.

Vi riportiamo, come è già stato fatto dall’editoriale sul lavoro del sito “Repubblica” (miojob.repubblica.it), le risposte dei manager di 7 mila imprese europee alla domanda: “Quanto è d’accordo con la seguente affermazione: l’esperienza lavorativa pregressa è un requisito cruciale per le nuove assunzioni

tabella torta

E se credete che questo sia un problema tutto nostro, sappiate che l’Italia non è nemmeno tra i primi Paesi per i quali il famigerato fattore “esperienza” è fondamentale: prima arrivano Germania, Regno Unito e Francia (sempre secondo i dati dell’Eurobarometro).

Cosa possiamo consigliarvi noi? Di non accantonare il desiderio di conoscere il mondo anche quando sembra che la vita universitaria sia l’unica possibile (e sappiamo quanto possa riempire i pensieri e le giornate!), di non pensare che studiare basti e di mantenere sempre viva la curiosità e la sete di nuove esperienze, sia che si tratti di stage, che  di soggiorni all’estero che di lavori occasionali o volontariato. Tutto contribuirà a costruire la vostra identità non solo professionale ma anche di persone in possesso delle skill necessarie a “farsi scegliere” dai datori di lavoro (la sicurezza di sé, la capacità di comunicare, l’adattabilità, la creatività, lo spirito d’iniziativa e l’intraprendenza sono doti che possono fare la differenza in sede di selezione) e non solo! Come disse Oscar Wilde: “Nulla di ciò che vale la pena conoscere può essere insegnato”, quindi perché non iniziare venendo a trovarci per scoprire tutte le opportunità di lavoro, formazione ed esperienza che il mondo offre?

È un duro lavoro (ma lo farà qualcuno?)

duro lavoroI dati sulla disoccupazione e sulla mancanza di lavoro sono talmente sempre così negativi che il rischio è farci l’abitudine. La sindrome, in qualche modo, è quella che ha fatto nascere i neet (Not (engaged) in Education, Employment or Training, cioè persone, prevalentemente giovani, che non sono coinvolte in percorsi educativi, di lavoro o di formazione): in pratica si sono arrese ad un contesto quasi totalmente privo di opportunità oppure non riescono a cogliere in un mondo professionale troppo competitivo.

Le previsioni dell’ILO per il prossimo futuro in questo senso non sono buone. Nel suo documento con le previsioni per il 2015 sul mondo del lavoro la ripresa economica e quella lavorativa non sono dietro l’angolo.  Nel grafico che ha pubblicato la rivista Internazionale lo si può vedere anche bene: da qui al prossimo quinquennio a migliorare i dati sull’occupazione saranno solo Spegna e Grecia (che però partono da tassi doppi rispetto al nostro). L’italia, secondo queste previsioni, dovrebbe attestarsi sul livello attuale (attorno al 12,5%): in altre parole nei prossimi mesi possiamo aspettarci di non peggiorare.

Confortanti o meno che siano questi dati (che non possiamo cambiare o modificare da soli) si tratta di capire come singolarmente possiamo affrontare questo contesto così difficoltoso. Dal nostro punto di vista adottando due visioni della questione. La prima è strategica: dobbiamo essere capaci di delineare un progetto, una strada, un percorso da seguire prima ancora che metterci alla ricerca dell’ultimo annuncio di lavoro. Ci siamo chiariti su che cosa vogliamo fare? Dove lo vogliamo fare? Come vediamo noi stessi da qui a qualche anno (tipo 3 o 5)? Non sono esercizi di fantasia ma domande le cui risposte potrebbero aiutarci a non fare passi falsi o girare a vuoto; questa è una modalità che ci aiuta anche ad “affezionarci” ai nostri progetti, a costruirli con cura, a perseguirli con determinazione. Se ci confrontassimo con qualsiasi persona di successo (anche relativo) copriremmo che questo passaggio è fondamentale.

La seconda visione è invece più operativa e riguarda gli strumenti che adottiamo per perseguire la nostra strategia. Da quelli più classici come il curriculum vitae e la lettera di presentazione, a quelli meno considerati come i social media. Non è sufficiente “averli” ed utilizzarli come li utilizzano tutti gli altri. Anche  in questo caso risulta fondamentale saper utilizzare bene ogni mezzo. Ad esempio: siamo tra coloro che hanno personalizzato il proprio cv o tra quelli invece che hanno soltanto utilizzato un modello come un modulo compilandolo nelle sue varie parti? Siamo tra coloro che hanno scritto due frasi di rito (peraltro spesso molto formali) o tra chi ha personalizzato la lettera di presentazione raccontando ciò che nella vita professionale ha più a cuore? Siamo tra coloro che si sono iscritti a tutti i social network perché “tanto è gratis e male non fa” oppure abbiamo scelto con consapevolezza in quali stare e cosa pubblicarci? Non sono differenze da poco, soprattutto in un mercato molto competitivo. Cercare lavoro è un duro lavoro, ma lo farà qualcuno?