La didattica a distanza e il divario digitale

Torniamo oggi a parlare di scuola perché mai come in questo periodo di chiusura delle scuole emergono problemi finora sopìti.

Già in un precedente articolo, abbiamo messo in evidenza il trambusto generato dalla chiusura delle scuole alle famiglie italiane con figli in età scolare e anche al corpo insegnante, catapultati da un giorno all’altro da un sistema di insegnamento con presenza fisica a un sistema virtuale.

Mai avremmo pensato di essere in grado di sostituire l’insegnamento diretto e in presenza con un insegnamento digitale che per quanto tutti o quasi gli insegnanti cerchino di rendere il più personale e relazionale possibile, mai potrà sostituire il confronto diretto.

Proprio questa situazione di emergenza e di isolamento che stiamo affrontando ormai da diverse settimane (e che ci auguriamo finisca presto) ha fatto capire a tutti il vero ruolo della scuola: ossia la scuola come fonte di socializzazione e di confronto. Come dice Roberto Vecchioni, noto cantautore italiano ed ex professore, in questa intervista a La Stampa di qualche giorno fa: “La scuola non è fatta solo di libri e interrogazioni ma di compagni con cui parlare e professori da ascoltare, la scuola è vita e non telematica e se succederà quello che pare, tutto ciò mancherà terribilmente ai ragazzi”.

A questo aspetto va ad aggiungersi quello altrettanto importante del divario digitale.

Il divario digitale o digital divide è il divario esistente tra chi ha accesso effettivo alle tecnologie dell’informazione (pc e internet) e chi invece ne è escluso. Come è facile dedurre, questo divario di traduce in una forma di disuguaglianza che riguarda in primis i più deboli.

Il vero problema non è la didattica a distanza che anzi sembra funzionare bene; a distanza di settimane comincia ad emergere il vero problema e cioè le differenze tra le famiglie.

Ci sono infatti famiglie che hanno un pc, una stampante che magari funzioni anche da scanner, un telefono, un iPad e genitori che sono non solo molto digitali ma che si interessano e altre famiglie meni digitali dove i genitori non hanno ancora capito bene, hanno soltanto un cellulare con la connessione zoppa e più figli che devono usare le stesse strumentazioni.

Il tema del divario digitale può essere considerato composto di due aspetti, quello oggettivo delle infrastrutture e quello soggettivo delle competenze digitali.

Infrastuttura e competenze digitali sono una cosa sola, come riporta questo articolo di Internazionale; la prima serve a poco se non c’è qualcuno che la sappia utilizzare e al contempo le seconde non possono crescere in maniera naturale senza infrastruttura. E allora come fare a superare questo divario?

È chiaro che non ci sia una soluzione immediata al problema ma di certo nel lungo periodo con l’impegno di tutti la situazione potrà migliorare per evitare di trovarsi con gli stessi problemi di adesso. Una soluzione di questo tipo comporta e richiede ovviamente un cambiamento di mentalità e di abitudini da parte di tutti e la presa di coscienza che sia necessario un innalzamento delle competenze digitali individuali, se non si vuole essere tagliati fuori.

La lezione che questo difficile momento storico ci dovrebbe aver insegnato è che una volta superato la politica tutta e lo Stato dovranno discutere seriamente su come fare per evitare che ci siano ancora studenti di serie a e studenti di serie b, cittadini di serie a e cittadini di serie b, per garantire a tutti il diritto a che la scuola sia di tutti.

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