Study abroad: la scuola all’estero

Study abroad è il secondo degli appuntamenti organizzati dall’Informagiovani di Ancona in occasione della settimana della mobilità all’estero, Time to move 2019. Del primo abbiamo già parlato nell’articolo della scorsa settimana.

Study abroad è l’appuntamento informativo gratuito in cui verranno presentate le opportunità di studio all’estero, rivolto ai ragazzi/e dai 14 ai 18 anni.

Studiare all’estero rappresenta siauna sfida che una conquista.

Una sida perché studiare all’estero comporta di dover lasciare il proprio Paese e le proprie abitudini per trasferirsi in un Paese straniero dove le certezze vengono sostituite dall’urgenza di mettersi in discussione tutti i giorni a migliaia di chilometri da casa.

I ragazzi che scelgono di provare l’esperienza di exchange student si trovano completamente fuori dalla famiglia, dove sono troppo protetti e assistiti, imparano una lingua straniera nella vita quotidiana più che sui libri e infine si confrontano con metodi di studio molto diversi da quelli cui erano abituati.

Le famiglie di questi ragazzi temono che il proprio figlio/a non sia in grado di affrontare da solo un cambiamento così importante.

Dall’altro lato, però, una conquista perché la possibilità di frequentare una scuola superiore in un paese estero è certamente una delle esperienze più significative e indimenticabili che un ragazzo/a possa fare nella propria vita.

Studiare all’estero per un periodo che può andare da un intero anno a un semestre o un trimestre è senz’altro un’opportunità unica di confrontarsi con un’altra cultura, imparare una lingua straniera e immergersi nella vita quotidiana di un Paese straniero, aprendo così la mente, insegnando a guardare il mondo da prospettive diverse, facendo crescere e maturare, con enormi vantaggi per il proprio futuro, sia a livello umano che professionale.

Un’altra preoccupazione è senz’altro per quello che aspetta l’exchange student al rientro, dopo un periodo più o meno lungo di assenza dalla scuola italiana.

È bene quindi sapere che il programma di studio all’estero, detto High School Program, è è riconosciuto dal MIUR. ll Ministero riconosce questo tipo di esperienze come parte integrante del percorso di studio in Italia e non come un’interruzione dello stesso. Pertanto chi lo sceglie non dovrà sostenere esami di idoneità (esami a settembre) e, al termine dell’esperienza all’estero, sarà riammesso nella sua classe di appartenenza in Italia.

Tuttavia la riammissione e il passaggio al semestre o all’anno scolastico successivo non è automatica. Occorre quindi concordare, prima della partenza, con i professori e con il dirigente scolastico le modalità di riammissione.

È consigliabile affrontare questo tipo di esperienza al terzo o quarto anno della scuola superiore, quando già i ragazzi/e hanno raggiunto un certo livello di autonomia e non sono impegnati con l’esame di maturità.

Il primo passo da compiere è quello di scegliere l’agenzia con cui partire. Le agenzie, riconosciute dal MIUR, si occupano di seguire tutte le varie fasi del programma: dalle selezioni degli aspiranti partecipanti, al percorso di formazione, al soggiorno all’estero, fino al rientro in Italia.

Occorre muoversi con grande anticipo perché la domanda va presentata diversi mesi prima della partenza (addirittura un anno prima per l’anno scolastico); la partenza avviene in genere a luglio dato il diverso inizio dell’anno scolastico negli altri Paesi e la necessità di arrivare nel Paese di destinazione con un certo anticipo in modo da iniziare ad ambientarsi.

I costi sono in genere abbastanza elevati e variano da Paese a Paese e in base alla durata del programma ma esiste anche la possibilità di ottenere delle borse di studio a copertura almeno parziale.

Per capire come funziona e come si può realizzare il sogno di fare questo tipo di esperienza, vi invitiamo a partecipare all’incontro informativo “Study abroad” dove avrete la possibilità non solo di conoscere ben 13 agenzie, confrontare le loro proposte, fare domande direttamente ai referenti delle stesse ma anche ascoltare la testimonianza di un ospite su come le sue esperienze di studio all’estero hanno influito sul suo futuro professionale e contribuito alla sua crescita personale.

La partecipazione all’evento è gratuita e aperta a tutti. Basta iscriversi!

Vi aspettiamo martedì 15 ottobre alle ore 16.00 all’Informagiovani.

Professione artista

In questi giorni nella sala espositiva dell’Informagiovani di Ancona è allestita una personale di Daniela Nasoni dal titolo “Nello stesso tempo”. Daniela, originaria di Varese, da poco stabilitasi ad Ancona, ha una consolidata esperienza professionale come artista. Ha attraversato un percorso che l’ha portata dai primi quadri con la rappresentazione di città dipinte ad acrilico su tela, legate al mondo dell’immaginario fino al più attuale progetto “6.829.360.438”, che prende radice dall’azione del donare, sia come desiderio di condivisione con gli altri, sia come volontà di contraddire le regole del mercato sulle quali è basata la società.

Daniela Nasoni, martedì 1° ottobre, parlerà direttamente delle sua esperienza, del suo lavoro e di come sia riuscita a fare, dell’arte, una professione. Sarà un incontro con una doppia valenza: da una parte la possibilità di confrontarsi con Daniela e conoscere in maniera più approfondita il suo lavoro; dall’altra, per chi avesse in mente di cercare nell’arte la propria strada professionale, la possibilità di avere idee, suggerimenti, indicazioni e informazioni utili per costruire il proprio progetto artistico e professionale in maniera efficace. Daniela racconterà di come ha mosso i primi passi in questo campo, delle scelte che ha fatto, delle opportunità che ha trovato ed anche delle difficoltà incontrate.

L’appuntamento è per martedì 1° ottobre alle 17.30 nella sala Informagiovani in piazza Roma ad Ancona. Nell’occasione Daniela accompagnerà i presenti anche ad una breve illustrazione della mostra allestita nei locali. 

Parti come au pair

Parti come au pair è l’evento che l’Informagiovani di Ancona organizza il 14 ottobre in occasione della settimana europea di Time To Move, la campagna informativa Eurodesk dedicata ai giovani UNDER 30 per promuovere le opportunità europee di mobilità.

Parti come au pair è solo il primo degli eventi organizzati all’interno della settimana della mobilità! Dal 14 al 18 ottobre, infatti, all’Informagiovani di Ancona concentriamo gli eventi dedicati a chi guarda all’estero per lo sviluppo della propria formazione e di una futura professione.

Trascorrere un periodo all’estero è sicuramente la modalità migliore per imparare una lingua straniera ma anche per fare un’esperienza proficua dal punto di vista dell’arricchimento del proprio bagaglio di competenze – non solo professionali ma anche e forse soprattutto personali.

Conoscerete nuove realtà, nuove culture e ovviamente nuove persone. Ma come è facile pensare la novità spaventa: mi troverò bene? saprò adattarmi? riuscirò a capire e farmi capire?

Partire come au pair è allora un’ottima soluzione per fare un’esperienza all’estero, imparare o migliorare una lingua straniera, senza dover affrontare spese eccessive e con il vantaggio di avere una famiglia di appoggio, e quindi una sistemazione sicura ed economica.

Lavorare come au pair o alla pari significa, infatti, vivere presso una famiglia straniera aiutando nell’accudimento dei figli e in piccole faccende domestiche, in cambio di vitto e alloggio e di una piccola retribuzione, variabile da paese a paese.

Capirete quindi quanto sia importante scegliere con cura la famiglia ospitante informandovi bene prima sulle condizioni che regolano questo tipo di lavoro.

È bene quindi sapere che l’esperienza di au pair è regolamentata in ambito europeo, come esperienza di scambio culturale,dall’Accordo di Strasburgo, che definisce diritti e doveri sia dell’au pair sia della famiglia ospitante.

In base a questo accordo, “i diritti e i doveri della persona collocata alla pari, nonché i diritti e i doveri della famiglia ospitante, devono essere concordati per iscritto, preferibilmente prima che l’au pair abbia lasciato il Paese nel quale risiede o, al più tardi, durante la prima settimana del collocamento”.

La scelta della famiglia vi consigliamo quindi di farla tramite agenzie accreditate con sede in Italia; rivolgendovi ad un’agenzia i rischi di incappare in una famiglia “sbagliata” sono minori perché le famiglie ospitanti vengono selezionate e comunque l’agenzia garantisce un ricollocamento presso un’altra famiglia nel caso la prima risultasse inadeguata.

Per il buon fine del matching au pair/famiglia, è importante dare una descrizione di sé più completa possibile, descrivendo i propri gusti, le abitudini, che cosa ci piace e cosa ci interessa, perché l’abbinamento è determinato non solo dalla reciproca disponibilità del periodo e della durata dell’esperienza, ma anche dall’affinità di gusti e di interessi per una migliore riuscita dello scambio culturale.

La famiglia ospitante deve essere una famiglia (ma può essere anche una madre o un padre single) disposta ad ospitare un ragazzo straniero rendendolo parte della stessa, avere almeno un figlio minorenne e avere una stanza libera a disposizione dell’au pair.

Per diventare “au pair” occorre avere tra i 17 e 30 anni (anche se nella maggior parte dei paesi, l’età minima è fissata a 18 anni e la massima a 27), essere celibi o nubili e senza figli, avere una conoscenza almeno basilare della lingua del paese ospitante e ovviamente avere esperienza nell’accudimento dei bambini.

Il possesso della patente di guida e il fatto di essere non fumatori sono considerati requisiti preferenziali.

La durata del soggiorno varia da 6 a 12 mesi (eventualmente prorogabili per ulteriori 12 mesi) e dipende sia dalla disponibilità dell’au-pair e della famiglia sia dalle regole in merito del paese ospitante.

Anche gli orari di lavoro possono variare in base al paese ospitante. L’au pair può essere impegnata dalle 15 alle 30 ore a settimana (ma mai più di 40), e ha diritto ad almeno un giorno libero a settimana, serate libere e tempo per poter frequentare un corso di lingua. Tutto questo va concordato prima di partire in base alle esigenze sia dell’au pair che della famiglia.

Se state pensando di partire come au pair o siete anche solo semplicemente curiosi di saperne di più, partecipate al nostro evento “Parti come au pair” in programma per lunedì 14 ottobre 2019 alle ore 16 nei nostri locali.

Durante l’incontro avrete modo di scoprire tutti i dettagli e confrontarvi direttamente con le agenzie che abbiamo invitato.

La partecipazione è gratuita ma è necessario iscriversi questo link.

Vi aspettiamo numerosi!

Alternanza scuola lavoro: tutte le novità

Oggi, primo giorno di scuola per gli studenti marchigiani (e non solo), vogliamo affrontare alcune novità che riguardano il mondo della scuola, nello specifico la procedura di Alternanza Scuola Lavoro, novità introdotte dalla Legge di Bilancio 2019 e che entrano quindi in vigore dal corrente a.s.

La prima grande novità riguarda il NOME: non più alternanza scuola – lavoro ma “Percorsi per le competenze trasversali e per l’orientamento”, a chiarire da subito i propri obiettivi.

COS’È

L’alternanza scuola lavoro (ASL) è un progetto, promosso dal MIUR, che permette agli studenti di liceo, istituti tecnici e professionali, di trascorrere un periodo di tempo a diretto contatto con la realtà lavorativa, grazie a un tirocinio ad hoc presso aziende o enti della Pubblica Amministrazione.

L’alternanza scuola lavoro deve la propria introduzione alla legge 107/2015 meglio nota come Buona Scuola, che ha reso obbligatoria questa nuova modalità didattica come esperienza utile agli studenti per la ricerca del futuro lavoro.

L’ASL è, infatti, un momento di preparazione che unisce studio teorico a esperienza pratica in azienda, allo scopo di arricchire le competenze acquisite sui libri con un’esperienza extrascolastica e aumentare il senso di responsabilità del ragazzo.

A CHI È RIVOLTA

L’Alternanza scuola-lavoro è obbligatoria per tutte le studentesse e gli studenti dell’ultimo triennio delle scuole superiori, licei compresi.

QUANDO SVOLGERLA

I progetti di alternanza possono essere svolti sia durante l’anno scolastico, nell’orario di lezioni o nel pomeriggio, sia nei periodi di vacanza.

Le scuole sono incoraggiate a inserire nel calcolo delle ore dedicate all’alternanza scuola lavoro anche le eventuali esperienze lavorative svolte dallo studente all’estero.

DOVE SVOLGERLA

I progetti di alternanza possono essere svolti presso imprese, aziende, associazioni sportive e di volontariato, enti culturali, ordini professionali e istituzioni.

Gli studenti potranno contare sulla figura di un tutor interno, cioè un docente che li guiderà nella scelta del percorso più conforme alle proprie attitudini e ambizioni e che verificherà che l’esperienza si svolga in maniera corretta. Al di fuori della scuola gli studenti saranno invece coadiuvati dal tutor esterno, appartenente all’azienda prescelta.

Una volta scelto il soggetto ospitante, lo studente dovrà accettare firmando il Patto Formativo, ossia le norme vigenti in quello specifico luogo di lavoro. A questo proposito è stata istituita una Carta dei diritti e dei doveri degli studenti nell’alternanza,  con l’obiettivo di tutelare i ragazzi e per garantire la giusta sicurezza nello svolgimento della pratica. Questa carta è composta di sette articoli dettagliati che raccolgono tutto quello cui lo studente ha diritto (dal tipo di formazione alla presenza di un tutor a un corso di formazione sulla sicurezza sul lavoro) e le norme comportamentali da rispettare in azienda per non incorrere in provvedimenti disciplinari.

Una volta terminata l’esperienza pratica in azienda lo studente compilerà un modulo di valutazione per rendere conto della propria esperienza. Allo stesso tempo riceverà un Certificato delle competenze acquisite, che riconosce quali livelli di apprendimento ha raggiunto rispetto a quelli indicati nel Piano formativo.

Un’altra novità ancora è che lo svolgimento di questo percorso non è più condizione sine qua non per l’ammissione all’Esame di maturità anche se rimane in ogni caso obbligatorio, tanto è vero che all’orale della nuova maturità ne sarà richiesto un resoconto.

MONTE ORE

Anche su questo punto ci sono importanti novità: cambia, diminuendo, il monte ore minimo previsto per questo tipo di esperienza nei vari istituti passando a 180 ore negli istituti professionali (contro le 400 ore di prima), 150 ore in quelli tecnici (contro le 400 ore di prima) e 80 nei licei (contro le 200 ore di prima). Le scuole comunque potranno essere autonome nella scelta dell’aumento o meno del monte ore dedicato all’alternanza.

Per concludere un augurio per un anno scolastico ricco di emozioni positive e perché no di gratificazioni personali, sia dal punto di vista del profitto sia dal punto di vista dell’interesse ed entusiasmo che la scuola speriamo vi trasmetta.

Settembre: mese di buoni propositi

A settembre con la fine dell’estate, riparte la routine con tanti nuovi buoni propositi. All’Informagiovani notiamo sempre un maggior numero di persone che vengono e sono pro attive per la ricerca del proprio percorso formativo, professionale; questo mese è vissuto quasi come un inizio anno, dopo una pausa estiva più dedicata al tempo libero, alla riflessione e alla leggerezza.

Si riparte cercando di mettere “ordine” nella propria vita e non solo. È il momento adatto per liberarsi di tutto ciò che è superfluo, inutile e per riorganizzare quello che vogliamo tenere. Iniziamo in primis dalla nostra abitazione, dove spesso accumuliamo più oggetti possibili ma poi arriva il tempo di fare una cernita.

Il “declutterering”, de-clutter, togliere il disordine ed eliminare ciò che non serve più,  dovrebbe essere una linea guida per gestire al meglio la casa, l’armadio, ma anche altro, pensiamo ai video/immagini da noi realizzati, file, foto digitali, cartoline.

Sarebbe meglio essere strategici, organizzare le cose a cui si tiene di più in modo efficiente e utile. E se durante questo lavoro si trovano cose da buttare tanti sono i modi per sbarazzarsene.

Ad esempio vendere questi oggetti o vestiti nei mercatini di seconda mano, magari ricevendo in cambio un buono sconto, un’alternativa è barattare o riciclare oppure donare tramite associazioni di volontariato o il passaparola.

Oggi esistono numerose possibilità grazie ai mercatini fisici ma anche on line, ai gruppi face book creati ad hoc, alle iniziative promosse dai Comuni.

Ad esempio questo fine settimana adotteranno il metodo dello “sbaracco” i commercianti del Comune di Falconara  sabato 14 e domenica 15 svuotano i magazzini a prezzi stracciati allestendo appositi stand lungo l’isola pedonale dalle ore 10 alle 20.

Allora accanto alla parola “decluttering” inseriamo “space clearing”: l’arte di fare spazio.

Entrambe le azioni dovrebbero essere la soluzione al problema dell’accumulo degli oggetti, negli ambienti liberi dal superfluo sembra si lavori meglio e si perda meno tempo.

Comunque quando si riorganizza qualcosa l’obiettivo dovrebbe essere: sapere che cosa si ha, dove trovare quello che serve e dove mettere le altre cose indipendentemente da quante se ne hanno.

Il segreto potrebbe essere buttare via alcune cose e organizzarne molte altre. Questo vale anche traslato sulle proprie riflessioni per gli obbiettivi da raggiungere.

All’informagiovani trovate operatori disponibili ad aiutare in questa mission, con informazioni e ricerca eventi per le cose materiali e con tanti suggerimenti e input per orientare al percorso professionale più idoneo.

Non ci resta che augurarvi buon lavoro!

Crescere in digitale: opportunità per giovani e aziende

Nel mese di settembre riparte Crescere in digitale, il Progetto attuato da Unioncamere in partnership con Google e promosso da ANPAL, volto a promuovere, attraverso l’acquisizione di competenze digitali, l’occupabilità di giovani che non studiano e non lavorano (c.d. NEET) e investire sulle loro competenze per accompagnare le imprese nel mondo di Internet.

Crescere in Digitale offre ai ragazzi tra i 16 e i 29 anni (fuori da percorsi di studio e mondo del lavoro) iscritti al programma Garanzia Giovani corsi formativi, laboratori e tirocini aziendali retribuiti. I giovani saranno coinvolti in percorsi formativi per acquisire competenze digitali e in tirocini in cui affiancheranno gli imprenditori nello sviluppo della propria azienda su web.

I giovani potranno seguire un training on line di 50 ore, offerto da Google, sulle tematiche del web per il business, alla fine del quale dovranno sostenere un test volto a verificare le conoscenze acquisite e per il quale sarà rilasciata una certificazione.

I giovani che supereranno il test finale saranno convocati ai laboratori di formazione e di orientamento dove incontreranno le imprese del territorio. Durante questi laboratori i giovani sosterranno uno o più colloqui di lavoro con le imprese selezionate.

I laboratori prevedono delle sessioni di formazione di gruppo organizzate mensilmente presso le sedi provinciali delle Camere di Commercio delle Marche e volte a migliorare le conoscenze tecniche e relazionali e delle sessioni di formazione individuale, volte a favorire il matching fra giovane e impresa.

In caso di esito positivo dei colloqui, la Camera di Commercio attiverà tirocini formativi extracurricolari della durata di 6 mesi, rimborsati 500,00 euro al mese, con i fondi del Programma Garanzia Giovani.

Attraverso i tirocini, il giovane NEET potrà sperimentare le nozioni acquisite nel corso “Crescere in digitale” nel contesto operativo dell’impresa ospitante. Il tirocinante può supportare l’azienda nell’analisi della presenza on line, nell’implementazione e aggiornamento del posizionamento on line, nell’implementazione e aggiornamento della promozione on line, nell’analisi dei risultati e nell’utilizzo dei social media.

Le imprese potranno ospitare uno o più tirocinanti, senza dover coprire alcun costo di rimborso ai giovani. Per ogni tirocinante le uniche spese a carico dell’impresa saranno quelle legate al costo delle assicurazioni obbligatorie (INAIL e Responsabilità civile contro terzi).

Per iscriversi al progetto, i giovani NEET e le aziende dovranno collegarsi alla piattaforma crescere in digitale.

Nelle Marche i primi a iniziare con i laboratori di gruppo saranno i giovani della provincia di Ancona, il 25 settembre, e a seguire le altre province secondo il calendario stabilito dalla Camera di Commercio e consultabile a questo link.

Tirocini all’estero di settembre

Settembre, tempo di nuovi progetti! Ecco alcune delle opportunità da cogliere per chi sta programmando un tirocinio all’estero.

Tirocini per laureati presso le Delegazioni Ue del Mondo in Islanda e Venezuela
Durata: 6 mesi a partire da ottobre/novembre
Requisiti: laurea in relazioni internazionali, comunicazione o simili, ottima conoscenza dell’inglese o del francese scritto e parlato
Retribuzione: prevista
Scadenze tra il 15 e il 16 settembre

Per laureati – 10 tirocini presso JRC- European Joint Research Centre – Ispra (IT), Geel ( BE), Petten (NL) , Karlsruhe (DE)
Durata: dai 3 ai 5 mesi
Requisiti: laurea attinente al tirocinio scelto (settori sanitario, energia, trasporti, clima, spaziale, sicurezza, migrazioni e altri)
Retribuzione: 25% della retribuzione di un funzionario AD5/1
Scadenza: varie tra l’11 settembre e il 2 ottobre

Per studenti tirocinio presso Archipelagos Institute of Marine Conservation – Grecia
Durata: dai 3 ai 12 mesi
Requisiti: almeno un anno di studi nel settore scienze marine, biologia, ambiente, veterinaria; buona conoscenza dell’inglese
Retribuzione: previsto un rimborso mensile di 600 euro
Scadenza: 21 settembre

Per laureati – tirocini presso l’OCSE – Bruxelles
Durata: 5 mesi a cominciare da metà febbraio
Requisiti: laureati con ottima conoscenza di una delle lingua ufficiali dell’UE e buona conoscenza dell’inglese o del francese
Retribuzione: circa 1196 euro al mese
Scadenza: 30 settembre

Per laureati – tirocini presso il Consiglio D’Europa – Bruxelles
Durata: 5 mesi
Requisiti: laurea e cittadinanza UE
Retribuzione: 1.196 euro al mese e rimborso di viaggio
Scadenza: 30 settembre

Per laureati – tirocini presso il Comitato delle Regioni – Bruxelles
Durata: 5 mesi a partire da metà febbraio
Requisiti: laurea, ottima conoscenza di una delle lingue ufficiali dell’UE più buona conoscenza di una seconda lingua tra inglese e francese
Retribuzione: circa 1195 euro al mese, rimborso di viaggio e di metà del costo dei trasporti locali
Scadenza: 30 settembre

Per studenti magistrali – tirocini presso l’ International Tribune of law of the sea – Amburgo
Durata: 3 mesi con inizio a gennaio
Requisiti: studenti di giurisprudenza, relazioni internazionali, relazioni pubbliche, scienze politiche, archivistica e traduzione; buona conoscenza dell’inglese e/o francese
Retribuzione: il tirocinio non è pagato ma è possibile candidarsi per un sostegno finanziario al Trust Fund for the Law of the Sea
Scadenza: 30 settembre

Per studenti – Administrative Student Programme del CERN – Ginevra
Durata: da 2 a 12 mesi
Requisiti: studenti che abbiano frequentato l’università per almeno 18 mesi, con conoscenza dell’inglese o del francese. I dipartimenti presso i quali è possibile svolgere il tirocinio sono: translation, human resources, advanced secretarial work, business administration, logistics, law, finance, accounting, library and information science, engineering management, science communication, education, audiovisual, communication and public relations, psychology, audit
Retribuzione: 3305 franchi svizzeri al mese e un contributo per le spese di viaggio
Scadenza: 21 ottobre

Per studenti – Technical Student Programme del CERN – Ginevra
Durata: da 4 a 12 mesi
Requisiti: studenti di facoltà tecnico-scientifiche che abbiano frequentato l’università per almeno 18 mesi, con conoscenza dell’inglese o del francese. Gli ambiti entro i quali è possibile svolgere il tirocinio sono: applied physics; electrical or electronics engineering; general or civil engineering; IT, mathematics and robotics; material and surface science; mechanical engineering
Retribuzione: 3305 franchi svizzeri al mese e un contributo per le spese di viaggio
Scadenza: 21 ottobre

Non hai trovato quello che cercavi? contattaci e ti aiuteremo a trovare quello che fa per te! europa@informagiovaniancona.com

Cosa fare dopo il diploma

Molto spesso ragazzi/e neodiplomati/e vengono all’Informagiovani chiedendo di essere aiutati nella scelta del loro futuro professionale.

La domanda che gli operatori Informagiovani si sentono rivolgere sempre più spesso da parte di questo target di utenti è senz’altro quella di cosa fare dopo il diploma di istruzione secondaria di secondo grado.

Molti diplomati, i.p. i liceali, scelgono di proseguire gli studi iscrivendosi all’Università ma questa non è l’unica scelta possibile; infatti in Italia il sistema di istruzione superiore comprende, oltre e/o in alternativa al sistema universitario, anche quello non universitario che viene impartito attraverso Scuole o Istituti che offrono una formazione di alto livello in vari settori.

Stiamo parlando dei corsi ITS e IFTS, percorsi formativi gratuiti rivolti appunto ai diplomati.

Se degli IFTS abbiamo già parlato in un precedente articolo, anche gli ITS sono stati argomento di precedenti articoli su questo blog ma ci preme tornarci sopra dal momento che in questo periodo sono usciti i bandi dei corsi ITS relativi alla Regione Marche, come potete vedere dall’elenco dei corsi gratuiti sul nostro sito alla pagina dedicata.

ITS – acronimo di Istituti Tecnici Superiori sono delle “scuole” ad alta tecnologia nate allo scopo di formare tecnici superiori in aree tecnologiche strategiche del sistema economico-produttivo del Paese, quali la mobilità sostenibile, l’efficienza energetica, il made in Italy, le nuove tecnologie per i beni culturali e il turismo, le tecnologie dell’informazione e della comunicazione. Queste scuole sono costituite nella forma di fondazioni formate da scuole, università e imprese per dare vita a un’autentica integrazione tra istruzione, formazione e lavoro.

Gli ITS ( come già spiegato in questo nostro articolo) sono percorsi formativi gratuiti (prevedono una compartecipazione alle spese didattiche),  hanno una durata biennale per un totale di 1800 ore, suddivise tra ore di attività in aula e in laboratorio e ore di stage in azienda; lo stage è obbligatorio per almeno il 30% del monte ore complessivo ed è prevista la possibilità di effettuare il tirocinio anche all’estero. Il 50% dei docenti proviene dal mondo del lavoro e delle professioni.

Il titolo rilasciato è un Diploma di tecnico superiore con l’indicazione dell’area tecnologica e della figura nazionale di riferimento, corrispondente al V livello del Quadro Europeo delle qualifiche – EQF.

Sono rivolti ai giovani in possesso del diploma di istruzione tecnica (scuola secondaria superiore), coerente con l’area tecnologica di riferimento; è consentito l’accesso ai candidati in possesso di altri tipi di diploma, previa frequenza di moduli di specifica preparazione, finalizzati a “riallineare” le competenze tecniche specifiche mancanti. Requisiti indispensabili sono una buona conoscenza in informatica e dell’inglese.

Garantiscono una soluzione professionale di eccellenza, sono equiparabili all’università, vanno a braccetto con il mondo del lavoro e offrono sbocchi professionali qualificati e in linea con i parametri europei, oltre agarantire un più rapido inserimento lavorativo.

Rispetto ai percorsi accademici, sono più brevi, più operativi, più tecnici e più economici e comunque rilasciano crediti formativi per un’eventuale iscrizione all’università.

Potete reperire i bandi dei corsi ITS in ambito regionale dal nostro sito alla pagina corsi di formazione cliccando sul titolo del corso oppure passare allo sportello a ritirarne una copia cartacea o inviando una mail a: formazione@informagiovaniancona.com.

Puliamo il mondo?

Quante volte in spiaggia per stendere l’asciugamano devi fare lo slalom per evitare di sederti su rifiuti di ogni genere? E mentre fai il bagno ti trovi a pochi centimetri oggetti galleggianti che non sono certo creature del mare?
Oppure se vai al parco non riesci a trovare una panchina che non sia circondata da cartacce, lattine e mozziconi di sigarette?

Ecco, questa è una situazione che condividiamo con centinaia, migliaia di altre persone nel mondo, anche se viviamo in posti molto diversi.

L’inquinamento di acqua, suolo, aria è un problema mondiale, e non si tratta solo del fastidio che proviamo a vivere circondati da immondizia di ogni genere, ma è una questione di sopravvivenza. I rifiuti, ormai lo sappiamo, uccidono molti animali che ci rimangono impigliati o che li scambiano per cibo, e finiscono anche in quello che mangiamo, una volta entrati nella catena alimentare.

Risolvere questo problema non è questione di un giorno e di sicuro non possiamo farlo da soli, come singoli (anche se esempi come quello di Greta Thunberg ci fanno riflettere sul potere che può avere una sola persona nell’influenzare e muovere meccanismi più grandi). Ma possiamo fare tanto, soprattutto a livello locale, per cambiare abitudini e tendenze delle persone che ci circondano. Magari in gruppo, perché sicuramente ci sono vicino a noi altri che hanno la stessa consapevolezza dell’importanza di un ambiente meno inquinato.

La più grande iniziativa a livello mondiale che si occupa di questo problema è Clean up the world, nata nel 1993 in Australia e attiva da allora per liberare dai rifiuti e dall’incuria i parchi, i giardini, le strade, le piazze, i fiumi e le spiagge di molte città del mondo.

L’edizione italiana di Clean up the World è coordinata dall’associazione italiana Legambiente, e si chiama Puliamo il Mondo. Ogni anno migliaia di volontari si organizzano in gruppi, scelgono un posto da ripulire e dedicano alcune ore di una giornata tra il 20 e il 22 settembre a questa piccola attività di volontariato civico.

Ma come fare per partecipare, e cambiare faccia a quell’angolo della tua città che vedi sempre così degradato?
Una iniziativa locale può essere promossa da chiunque, una associazione, una scuola, un ente o anche un singolo cittadino, basta iscriversi e seguire le semplici istruzioni già predisposte. Infatti non siamo lasciati soli nell’organizzazione, ma ci vengono forniti kit di pulizia, assicurazione e consigli su come gestire tutto al meglio!

Qui ci sono le iniziative di Puliamo il mondo del prossimo 21 settembre già in fase di organizzazione nelle Marche. Si può partecipare a iniziative anche nelle città vicine, come Agugliano, Camerano, Falconara, Montemarciano, Jesi, Monsano, Polverigi e Sirolo.

Ad Ancona non c’è ancora una iniziativa organizzata. Ok, abbiamo applicato una risoluzione del Parlamento Europeo per la riduzione della presenza di prodotti di plastica sull’ambiente, dichiarando il litorale anconetano plastic free, ma tutto il resto? Per fortuna c’è ancora tempo fino al 10 settembre per idearne una anche qui!

Naturalmente è importante documentare tutto, fotografare l’area prima e dopo l’intervento di pulizia, e magari anche il durante, per ispirare sempre più persone a fare lo stesso. Come stanno facendo ad esempio quelli che utilizzano da tempo l’hastag #trashtag per gli scatti delle loro operazioni di pulizia.

In diverse parti del mondo e anche in Italia, ci sono anche altre iniziative per limitare la dispersione nell’ambiente della plastica, che è uno dei materiali inquinanti più utilizzati e più diffusi. Le idee sono tante, ad esempio quella di usare la plastica come moneta di scambio per buoni spesa, servizi o per pagare il biglietto della metro, come in alcune fermate a Roma.

E dopo il 21 settembre? Per continuare a vedere sempre meno rifiuti in giro e riciclare sempre più e meglio a casa nostra, c’è l’app gratuita Junker, che attraverso il codice a barre di un prodotto ti dice dove gettare l’involucro, ti ricorda in quali giorni vengono raccolti i vari materiali nel tuo quartiere, e ti permette di segnalare rifiuti abbandonati.

Ma non solo: per raggiungere gli obiettivi di sviluppo sostenibile che ci siamo dati con l’Agenda Onu 2030, e provare così a garantirci la sopravvivenza, sono tantissime le iniziative promosse nel mondo da gruppi di persone e associazioni, da sostenere, da copiare, da conoscere.

Per migliorare l’ambiente in cui viviamo ci sono tante piccole cose semplici che si possono fare: buon 21 settembre!

Cv a puntate: esperienze di lavoro

Abbiamo visto come gestire le sezioni del cv che riguardano i dati e contatti personali e la formazione: è ora di occuparci delle esperienze di lavoro!

Nel cv le esperienze di lavoro sono sicuramente tra le più importanti e spesso le prime che si vanno a guardare, soprattutto se ce ne sono diverse. Ma cosa devi metterci? E come? Ecco alcune linee guida.

Prima di tutto è necessario ricordare un concetto fondamentale, e cioè che il cv non è un elenco di contratti di lavoro. Non serve, e anzi è una pessima mossa, copiare i tutti i dati relativi ai contratti che hai avuto in questa sezione del cv. Nel caso un datore di lavoro sia interessato a questi dati, c’è la scheda professionale, quella serie di fogli illeggibili (diciamolo) che ti rilascia il Centro per l’impiego, e nei quali vengono riportati i giorni precisi di durata dei tuoi contratti, il tipo di contratto collettivo nazionale applicato, il livello, la mansione contrattuale, la ragione sociale del datore di lavoro, e tanto altro.

Molti inciampano, per così dire, proprio qui. Questa parte del cv si chiama, non per niente, esperienze di lavoro, o esperienze professionali, ed è così per almeno due motivi.

Il primo è la chiarezza e la necessità di far capire a chi legge quali competenze hai in pratica: bisogna indicare le esperienze e le mansioni effettivamente svolte (quante volte nel contratto sono scritte mansioni che non dicono niente di quello che effettivamente hai fatto?) nelle varie occasioni. Se sul tuo contratto c’è scritto “operaio” ma tu hai fatto il banconista in una pizzeria, come fa a capirlo il tuo prossimo datore di lavoro, se sul cv riporti solo la mansione del contratto? Pensaci.

Il secondo è che non a tutte le esperienze corrisponde un contratto. Eh no, vero? Non ci giro intorno, perché il lavoro nero è una diffusissima (triste) realtà, e non dal tempo della cosiddetta crisi, ma da ben prima. A molti, soprattutto giovani, capita di lavorare in nero, cioè senza nessun tipo di contratto formale che regoli gli accordi tra lavoratore e datore di lavoro. Queste sono comunque esperienze lavorative, esperienze che stai facendo o che hai fatto e che ti hanno permesso (oltre che di mantenerti, o di poterti permettere un viaggio o qualche spesa ) di imparare a fare qualcosa, di capire come funziona un certo settore, cosa significa lavorare, come funziona un call center o l’organizzazione di un ristorante.

La risposta quindi è sì, puoi inserire nel cv i lavori che hai fatto in nero, occasionalmente o meno, ma che sono significativi per la tua personale formazione o percorso, o che servono per dimostrare che non hai passato gli ultimi mesi o anni senza fare niente. Spesso chi ha lavorato in nero non vuole inserire nel cv queste esperienze perché teme sanzioni: ricordo qui che le sanzioni per la mancata assunzione riguardano il solo datore di lavoro, responsabile di non aver regolarizzato la posizione del dipendente, e di conseguenza di non aver pagato tasse e contributi. L’unico caso in cui il lavoratore viene sanzionato è se allo stesso tempo lavora in nero e percepisce sostegni al reddito, ad esempio la NASpI (che è per i disoccupati): in questo caso si tratta di truffa ai danni dell’INPS.

Il cv poi è uno strumento che serve a far capire al prossimo datore di lavoro che cosa so fare. Di fatto chi legge non è interessato a questo aspetto: certo poi dovrai saper comunicare che hai effettivamente svolto quel lavoro, descrivendo le attività e le mansioni. Se preferisci puoi evitare di inserire il nome del datore di lavoro, e rimanere sul generico descrivendo solo il tipo di azienda.

Poi ci sono tutte quelle esperienze diverse da un vero e proprio lavoro ma che ti hanno fatto crescere personalmente e professionalmente o ti hanno permesso di sviluppare qualche competenza personale. Parliamo ad esempio di esperienze di volontariato, tirocinio, alternanza scuola lavoro. Anche queste sono da inserire, soprattutto per i più giovani che, naturalmente, non hanno solide e consistenti esperienze lavorative.

Come vanno descritte e ordinate le esperienze? Per ogni esperienza di lavoro è consigliabile indicare:

  • quando (mese e anno di inizio e di fine dell’esperienza sono sufficienti), che serve a far capire quanta esperienza hai in quel tipo di lavoro
  • la mansione effettiva: è la parola chiave della riga, sceglila bene per far capire cosa hai fatto, ricordati che chi legge non ti conosce, non c’era e probabilmente non è mai stato nel tuo luogo di lavoro. A volte si possono aggiungere le principali mansioni svolte, per specificare ulteriormente: addetto segreteria può significare aver fatto molte cose diverse, meglio spiegare per rendere l’idea del lavoro pratico svolto.
  • dove: in quale tipo di azienda, come si chiama, e in quale città si trova. Nel caso di un lavoro che non ha una sede fissa, scrivi per quale azienda lo hai svolto.

Il modo più diffuso di ordinare le esperienze di lavoro è dalla più recente alla più vecchia, ipotizzando che il lavoro che hai fatto per ultimo sia più professionalizzante dei primi, o più vicino a quello che ti interessa al momento, o sul quale sei più aggiornato/a. Nel caso tu abbia molte esperienze di lavoro, consigliamo sempre di scegliere quelle più pertinenti al tipo di lavoro per cui ti stai presentando, o almeno di accorpare e sintetizzare quelle meno rilevanti.

Molti di noi hanno percorsi non lineari, che includono lavori in settori molto diversi: nel momento della scelta di quali esperienze inserire e come descriverle, il principio che deve guidarci è quello di pensare a che cosa può interessare al possibile datore di lavoro a cui mi rivolgo. E quindi, no al cv fatto una volta per tutte e inviato, senza modifiche o revisioni, a tutti i datori di lavoro e le offerte a cui rispondo. Ogni candidatura va studiata e considerata a sé, anche se il cv è sempre della stessa persona.

Per concludere, anche per la sezione esperienze di lavoro valgono le regole che si applicano a tutto il cv: bisogna essere chiari ma sintetici, dettagliati ma non prolissi. Se ti trovi in difficoltà nel rispettare queste indicazioni, puoi sempre venire a chiedere un confronto con uno di noi.

Tirocini all’estero di luglio

Finiti gli esami, concluso l’anno accademico, è il momento di vedere se ci sono tirocini all’estero che possono migliorare il tuo profilo professionale!

Per laureati –tirocini nella sezione amministrativa dell’EIGE Istituto europeo per l’uguaglianza di genere – Vilnius (Lituania)
Durata: fino a 6 mesi
Requisiti: laurea, inglese fluente parlato e scritto e ottima conoscenza di un’altra lingua europea, buone competenze informatiche.
Retribuzione: circa 880 euro al mese e un contributo per il viaggio
Scadenza: 20 agosto

Per studenti e laureati – Internship programme presso FAO Food and Agricolture Organization dell’ONU – sedi varie in diverse parti del mondo
Durata: da 3 a 11 mesi
Requisiti: età tra i 21 e i 30 anni, laurea attinente a uno dei settori di attività dell’organizzazione, buona conoscenza di almeno una tra le lingue di lavoro della FAO (arabo, cinese, inglese, francese, russo o spagnolo), conoscenza delle applicazioni informatiche di base, capacità di lavorare in ambiente multiculturale.
Retribuzione: prevista una indennità mensile per chi non ha una borsa di studio
Scadenza: 31 agosto

er laureati – tirocini presso il Joint Research Centre della Commissione europea – sedi varie (Italia, Belgio, Germania)
Durata: tra 3 e 5 mesi
Requisiti: laurea attinente ai settori in cui è offerto il tirocinio (sanità, consumatori, energia, trasporti, clima, risorse rinnovabili, competenze, sicurezza nucleare e difesa); livello di inglese B2, buone competenze informatiche.
Retribuzione: prevista
Scadenze varie tra 11 e 30 luglio

Per laureati e diplomati in interpretariato – tirocini presso la Corte di Giustizia e il Tribunale dell’Unione europea – Lussemburgo
Durata: 5 mesi a partire da marzo 2020, da 10 a 12 settimane per gli interpreti
Requisiti: laurea in giurisprudenza, scienze politiche o diploma di interprete di conferenza, buona conoscenza del francese
Retribuzione: 1177 euro al mese e contributo alle spese di viaggio
Scadenza: 15 settembre

Per laureati (cittadini o residenti in uno degli stati membri dell’organizzazione) – presso l’ECML European Centre for Modern Languages del Consiglio d’Europa – (Austria)
Durata: 6 mesi a partire da gennaio 2020
Requisiti: laurea attinente al tipo di tirocinio scelto (amministrazione, gestione del sito web, centro risorse e documentazione, eventi e logistica), buona conoscenza dell’inglese o del francese
Scadenza: 31 agosto

Tirocini per laureati presso le Delegazioni Ue del Mondo – sedi varie
Durata: 6 mesi a partire da settembre
Requisiti: laurea in relazioni internazionali, comunicazione o simili, ottima conoscenza dell’inglese o del francese scritto e parlato
Retribuzione: prevista
Scadenze varie tra il 15 di luglio e il 15 di agosto

Come sempre vi ricordo che per consigli personalizzati per i tirocini all’estero potete scrivere a europa@informagiovaniancona.com o prendere un appuntamento per parlare insieme dei vostri progetti all’estero, il servizio Eurodesk è gratuito e per tutti!

Corsi di formazione: scegliere con consapevolezza

Scegliere un corso di formazione è spesso fonte di dubbi e incertezze sulla validità dello stesso e sulla spendibilità del titolo che può essere rilasciato. Dubbi più che legittimi se si pensa che seguire un corso di formazione implica certamente un dispendio di energie, tempo e non ultimo soldi se si tratta di un corso a pagamento.

Come spiegato in un nostro precedente articolo, nella scelta di un percorso formativo incidono sicuramente diversi fattori: va bene partire dall’individuare le professioni che il mercato richiede maggiormente ma senza prescindere dai propri interessi, dalle proprie inclinazioni, dalle ambizioni personali e dalla passione che farà da filo conduttore a tutta la carriera professionale.

Una volta individuati i propri interessi, è necessario scegliere anche in base alla tipologia di corso, alle caratteristiche dell’ente organizzatore e alla durata del corso stesso.

Quanto alla tipologia di corso, è sufficiente dare una scorsa anche veloce agli elenchi di corsi caricati sul nostro sito alla pagina corsi di formazione, per vedere innanzitutto che i corsi si dividono in due macrocategorie: gratuiti e a pagamento.

Quelli gratuiti possono essere finanziati dal Fondo Sociale Europeo (FSE), quelli a pagamento possono essere autorizzati dalla Regione. Per ottenere il finanziamento o l’autorizzazione, i corsi vengono sottoposti a valutazione da parte della Regione sulla base di criteri di qualità.

Anche gli enti di formazione devono sottostare a criteri di qualità per ottenere il finanziamento o l’autorizzazione del proprio corso. Solo gli enti che rispondono a questi criteri vengono accreditati e inseriti in un elenco aggiornato trimestralmente dalla Regione (per saperne di più potete leggere qui).

All’interno delle due macrocategorie di cui sopra, poi, sono presenti ulteriori distinzioni e classificazioni.

CORSI GRATUITI

I corsi gratuiti, come dice il nome stesso, sono corsi che non comportano spese di partecipazione per il corsista, perché ricevono il finanziamento del Fondo Sociale Europeo (FSE), lo strumento finanziario attraverso cui l’Unione Europea sostiene e promuove le opportunità occupazionali, la mobilità geografica e professionale dei lavoratori e favorisce l’adeguamento alle trasformazioni industriali.

Tra i corsi FSE esistono ulteriori classificazioni e distinzioni: ITS, IFTS, corsi per giovani in età di obbligo formativo.

ITS

ITS è l’acronimo di Istituti Tecnici Superiori che sono delle “scuole” ad alta tecnologia che hanno lo scopo di formare tecnici superiori in aree tecnologiche strategiche del sistema economico-produttivo del Paese, quali la mobilità sostenibile, l’efficienza energetica, il made in Italy, le nuove tecnologie per i beni culturali e il turismo, le tecnologie dell’informazione e della comunicazione. Queste scuole sono costituite nella forma di fondazioni formate da scuole, università e imprese per dare vita a un’autentica integrazione tra istruzione, formazione e lavoro.

I corsi ITS sono percorsi formativi gratuiti, della durata di due anni (1800 ore), che prevedono l’alternarsi di ore di lezione in aula a ore di laboratorio e a periodi di stage in azienda. Per accedere a questo tipo di corsi occorrE essere in possesso del diploma di istruzione secondaria superiore e poi anche di competenze di base tecniche e tecnologiche, buona conoscenza della lingua inglese e una competenza informatica avanzata.

Il titolo di studio rilasciato da questi corsi, Diploma di tecnico superiore, consente di entrare velocemente nel mondo del lavoro.

IFTS

IFTS, acronino di Istruzione e Formazione Tecnica Superiore, sono percorsi formativi a livello post-secondario di tipo non universitario, rispondenti alla domanda proveniente dal mondo del lavoro pubblico e privato, con particolare riguardo al sistema dei servizi, degli enti locali e dei settori produttivi interessati da innovazioni tecnologiche e dalla internazionalizzazione dei mercati secondo priorità indicate dalla programmazione economica regionale.

Hanno lo scopo di favorire l’inserimento nel mondo del lavoro ma allo stesso tempo di facilitare anche l’eventuale prosecuzione degli studi all’interno di percorsi formativi successivi anche universitari. Rilasciano infatti crediti formativi spendibili nel sistema universitario per l’iscrizione a corsi di laurea.

Sono sono rivolti ai giovani in possesso del diploma di scuola secondaria di secondo grado e hanno una durata di due semestri (800 ore).

CORSI A PAGAMENTO

I corsi a pagamento sono quei corsi che prevedono un costo di partecipazione a carico del corsista.

Tra questi corsi ci possono essere quelli autorizzati e inseriti nel CATALOGO FORM.I.C.A.

Anche questi corsi come quelli FSE possono essere organizzati solo da enti accreditati dalla Regione.

Per questi corsi, la Regione Marche ha messo a disposizione voucher formativi grazie ai quali è quindi possibile frequentare i corsi presenti in Catalogo in maniera del tutto gratuita.

Solo i corsi di formazione organizzati da enti accreditati  possono rilasciare qualifiche professionali o diplomi di specializzazione e quindi titoli riconosciuti sul mercato del lavoro.

Sulla scelta di un corso inciderà quindi anche il titolo rilasciato dal corso stesso. In base alla durata del corso, i titoli che si possono ottenere sono: attestato di partecipazione (durata corso: almeno 36 ore), qualifica professionale (durata corso: almeno  400 ore) e diploma di specializzazione (durata corso: almeno 300 ore).

Nella speranza che questi consigli possano aiutarvi a scegliere in maniera consapevole, vi invito a consultare gli elenchi dei corsi sul nostro sito alla pagina dedicata.

Come fare una bella figura a un colloquio

Se hai superato i 18 (20?.. 25?…) anni probabilmente ti sarà già capitato di dovere affrontare un colloquio di lavoro. Definiamo, per precisione e per sgomberare il campo da falsi miti, che cos’è un colloquio di lavoro: siamo di fronte a un colloquio di lavoro quando ci confrontiamo, verbalmente, con qualcuno che poi dovrà scegliere se assumerci o meno. Vorrei porre alla vostra attenzione le parole “confrontiamo” e “verbalmente”: la cosa presuppone infatti, essendo un confronto, che entrambe le parti possano dire cose giuste e sciocchezze. E che, anche nella peggiore delle ipotesi, non si farà ricorso alla forza fisica e alle mani.

Nonostante questo tutti noi sappiamo che il colloquio di lavoro è uno di quelle prove della vita che fanno salire l’ansia: tipo quella mentre si aspetta l’esito di un esame, di sapere se si è tra la lista degli interrogati a scuola, di capire se la paletta della polizia alzata è per noi o per l’auto che ci precede. Pensateci: in tutti questi casi, spesso, l’ansia arriva anche se in realtà non abbiamo fatto nulla di male (se lo abbiamo fatto ci meritiamo l’ansia e anche la punizione, la multa, il voto basso). Come fare per superare l’ansia? Eliminarla credo che sia una possibilità abbastanza remota, mentre gestirla, controllarla e diminuirla è già più alla portata di tutti.

Preparati! Lo si può leggere con entrambi gli accenti (esortativo singolare o descrittivo plurale), la sostanza non cambia. Per gestire al meglio un colloquio di lavoro (e l’ansia ad esso connessa) una delle cose fondamentali è prepararsi per bene: redigere un buon cv (se sei a zero su questo puoi partire da qui), studiare le caratteristiche del posto (azienda) in cui vorresti andare a lavorare, cercare dei particolari su cui puoi far leva che riguardano le tue competenze o le specialità dell’azienda (mi ricordo una volta ho fatto una gran figura “rubando” una frase letta sul calendario aziendale appeso nella stanza in cui mi avevano lasciato a “cuocere” prima del colloquio). Oggetto del colloquio sarai tu: scopriti al meglio!

Scegli le parole. Quanta gente non sa parlare in maniera adeguata al contesto! Le parole che usi al bar con gli amici (“figo!”, “che storia!”, “tranquillo” per fare qualche esempio) non sono le più adatte in un contesto professionale come un colloquio di lavoro (perlomeno all’inizio quando nessuno ti conosce). Evita l’eccessiva confidenzialità e le frasi fatte (se vuoi un riferimento, praticamente tutte le cose che dicono i politici nelle interviste brevi). Utilizza la sincerità, ma scegli parole che la sappiano raccontare in maniera gradevole (non sarai mai testardo/a, ma determinato/a; mai pigro/a, ma bilanciato/a tra vita e lavoro; mai ignorante ma sempre ponto/a scoprire cose nuove; che tra l’altro è anche un evergreen che non fa mail male). evita di dire che sei un leader, carismatico, trascinatore: sono cose che si dimostrano a fatti e non a parole (spesso chi lo dice poi non lo è).

Vestiti comodamente. Uno degli errori più sottovalutati è quello legato alla scelta di abiti, accessori, trucco e parrucco con cui presentarsi a un colloquio di lavoro. Sei un giovane uomo che non ha mai messo la cravatta? Perché scegli proprio questa occasione per farlo la prima volta? Lo sai che sembrerai una specie di rigido Frankenstein? Potrei dare lo stesso consiglio, di evitare, per il tacco 12 se sei una ragazza. Gli abiti che indossiamo condizionano il nostro linguaggio non verbale: tutta quella serie di piccoli gesti, a volte inconsapevoli, che raccontano di noi anche quello che non vorremmo. Se ti vesti in maniera sgraziata (o che ti fa sembrare tale) poi sarà inutile cercare di evitare a tutti i costi di incrociare le braccia sul petto per non trasmettere senso di chiusura (a proposito: sta cosa è vera fino a un certo punto). Non paga nemmeno l’eccessiva confidenza con il vestiario: non avrai davvero pensato che per un colloquio in piena estate l’infradito tutto sommato può andare bene vero?

Tutto questo non ti garantirà una bella figura a un colloquio di lavoro. Ma sicuramente ti metterà al riparo da straordinarie figure di m… Il successo poi arriverà con una serie di prove (ti auguro non troppe) in cui imparerai molto di più che da questo post. In bocca al lupo!

Cercare lavoro è un lavoro

Cercare lavoro è un lavoro”: quante volte vi siete sentiti dire queste parole? Sicuramente tante volte ma non è mai abbastanza per far capire che cercare lavoro richiede impegno, preparazione, costanza, pazienza e determinazione che sono le principali doti da mettere in campo.

Doti che non sempre appaiono visibili sulle persone che sono alla ricerca di un lavoro. Troppo spesso, infatti, chi sta cercando lavoro si rivolge ai “servizi” per l’impiego (centri per l’impiego, agenzie per il lavoro, società di selezione del personale, Informagiovani) con l’idea e la falsa aspettativa che siano questi servizi a trovare un lavoro per loro. Ma non è propriamente così.

Perché? Perché nessuno, se non voi stessi, può sapere qual é il lavoro a sé più adatto. Se questa affermazione sembra ovvia, tuttavia così non lo è agli occhi di molti alla ricerca di lavoro, siano essi disoccupati o inoccupati.

Quotidianamente all’Informagiovani arrivano persone, giovani e meno giovani, alla ricerca di un lavoro e di consigli utili su come muoversi. La domanda che più spesso ci sentiamo rivolgere è: avete un lavoro per me?

Di fronte a tale domanda, a noi operatori viene spontaneo chiedere all”interlocutore: a quale lavoro saresti interessato? E qui arriva puntuale la risposta: qualsiasi.

Secondo voi, chiunque può essere in grado di svolgere qualsiasi tipo di lavoro? Ovvio che no.

Ogni lavoro richiede una formazione specifica, di grado più o meno elevato a seconda del ruolo che si ricopre.

È allora importante focalizzare l’attenzione sulle offerte lavorative più attinenti al proprio profilo professionale e formativo; ciò non toglie che nell’arco della vita non si possa o non si debba cercare di orientarsi su altro o perché così ci impone l’evolversi del mercato del lavoro o perché ci siamo accorti (il che è perfettamente legittimo e possibile) che il percorso di studi intrapreso non è effettivamente quello che ci interessa veramente.

E allora occorre un cambio di rotta sul proprio percorso professionale e formativo che richiede sicuramente un notevole impegno e impiego di risorse sia materiali che fisiche, perché magari occorrerà rimettersi a studiare oppure seguire un corso di formazione professionale e comunque in ogni caso rimettersi in gioco.

Chi è più intraprendente, magari è in grado di muoversi in maniera autonoma alla rcerca del proprio percorso professionale. Chi invece è più titubante o semplicemente più confuso e incerto può fare affidamento a servizi di orientamento e consulenza, come quello svolto dall’Informagiovani, che in forma del tutto gratuita mira ad aiutare le persone a diventare autonome nella ricerca del proprio percorso, sia esso formativo, professionale o personale (come spiegato in questo nostro precedente articolo).

Vorrei riportare qui una citazione che credo sia significativa per chi voglia mettersi in gioco:

Anche un viaggio di mille miglia inizia con un primo passo…” (Laozi).

Proviamo a elencare qui quali sono, secondo noi, i passi che ci possono portare a trovare non solo un lavoro ma il lavoro giusto per noi.

Il punto di partenza deve sempre essere rappresentato dalle proprie passioni e dai propri interessi per poter aspirare a risultati duraturi nel tempo; questo vale in generale per tutto quello che vogliamo fare nella vita, che sia scegliere un percorso di studi, cercare lavoro, scegliere un corso di formazione.

Redigere un curriculum vitae per ogni annuncio a cui rispondete: sconsigliamo vivamente di inviare un unico c.v. per qualsiasi posizione di lavoro alla quale vogliate rispondere; al contrario vi consigliamo di redigere sempre c.v. mirati al tipo di azienda e al tipo di lavoro per il quale lo inviate.

Quello che differenzia i candidati, spesso anche a parità di requisiti, è la migliore capacità di alcuni di saper raccontare e valorizzare le competenze maturate durante il proprio percorso. È, quindi, fondamentale porre attenzione a questo aspetto anche nell’elaborazione del proprio cv, perché è questo un passaggio propedeutico al colloquio.

Si tratta di imparare a valorizzare le competenze che abbiamo maturato, cercando di evidenziare le corrispondenze tra le cose che sappiamo fare e che non sempre possono essere tutte racchiuse in un job title e quello che viene richiesto da una specifica selezione.

Rispondere all’offerta giusta per te: consigliamo vivamente di selezionare e concentrarsi sui lavori per i quali pensate di essere il candidato ideale; infatti tu devi essere giusto per il lavoro ma anche il lavoro deve essere giusto per te.

Arrivare preparti al colloquio: se avete risposto all’annuncio, vuol dire che siete interessati a lavorare in quell’azienda; allora dimostratelo documentandovi sulla stessa. Grazie a internwt orami potete sapere come l’azienda si racconta e cosa di ce di sé, quale tipo di business tratta, quali sono i valori di cui si fa portavoce e qual è la mission aziendale.

Al colloquio siate voi stessi, fate domande e domostratevi curiosi: la sincerità è l’arma vincente; non mostratevi per quello che non siete ma al contrario mettete in evidenza i vostri pregi facendo esempi concreti di come vi siete comportati in certe occasioni e avete vercato di trovare soluzioni.

Infine fate domande sull’azienda e sul tipo di lavoro che andreste a ricoprire.

La decisione se accettare o meno un lavoro è anche vostra e per valutare meglio l’offerta occorre sciogliere tutti i dubbi e fare domande.

Certamente questo tipo di lavoro richiede molto impegno ma alla lunga potrete ottenere i risultati sperati.

In bocca al lupo!

Disinteresse giovane

Lavoro da anni in un posto che si chiama “Informagiovani” e, quindi, da anni sento parlare di giovani (all’inizio ero anche io uno di loro). Parlare, però. Perché la parte del “fare” è sempre un po’ mancata. Da qualche tempo dico che i giovani sono un po’ come i panda, una razza (scusate la parola) in via di estinzione (soprattutto nel nostro Paese).

Il calo di natalità non alimenta la fascia di popolazione che più di ogni altra dovrebbe assicurare il futuro di una comunità, per cui quello che sta accadendo è che in Italia i giovani sono sempre di meno e, forse per questo, sempre meno considerati. Per dirla meglio, ho l’impressione che vengano considerati come “fenomeni” e non come cittadini. Credo che a rappresentare al meglio la situazione possa essere questo paragrafo tratto da un articolo de Lavoce.info: “ Tutto quello che riguarda i giovani è sconsolatamente al ribasso nel nostro paese rispetto al mondo con cui ci confrontiamo. Le nascite sono al ribasso, il peso elettorale dei giovani è al ribasso, gli investimenti in formazione, ricerca e sviluppo sono al ribasso, la loro presenza attiva nei processi di crescita del paese è al ribasso, di conseguenza anche la loro fiducia nelle istituzioni è bassa. Ciò che è cresciuto in questi anni tra i giovani è l’incertezza nel futuro e la mobilità verso l’estero. Quello che, a danno delle nuove generazioni, abbiamo messo in atto è il piano migliore in Europa per non far crescere il paese. E ci siamo riusciti.

Scrivevo che si parla molto ma si agisce poco. In effetti quello che manca non è più, a questo punto, il protagonismo giovanile. A mancare sono più che altro spazi (in senso lato) in cui i giovani (in senso più stretto, perché credo sia quantomeno ambiguo decretare lo stato di giovinezza oltre i 30 anni) possano fare qualcosa piuttosto che spazi in cui dei giovani se ne parla (e a parlare sono di solito gli adulti). Progetti, dibattiti, eventi spesso sono organizzati PER i giovani ma non CON i giovani: se ci pensate è davvero un po’ come quando si va allo zoo (a vedere il panda, appunto); il panda sta lì, per carità, tutti gli vogliamo bene e cerchiamo di fare in modo che abbia il suo benessere, ma nessuno si chiede davvero se può esserci un modo (e un mondo) diverso in cui il panda starebbe anche meglio.

La stessa dinamica (che io chiamo “osservare la bestia”) si riscontra nel mondo del lavoro che, parlando di giovani, si riempie di stereotipi e schemi interpretativi che hanno almeno 50 anni: i giovani non hanno voglia, sono disinteressati, non hanno obiettivi, sono superficiali. A me sembrano giudizi sempre molto affrettati se non addirittura frasi fatte per coprire il misfatto: un sostanziale disinteresse per i giovani. In ogni caso non raccontano la realtà ma sempre una parte presa per il tutto (una sorta di sineddoche sociale). I ragazzi e le ragazze sono meglio di come li rappresentiamo, si tratterebbe di dar loro risorse e modo di dimostrarlo.

Cv a puntate: istruzione e formazione

Stai scrivendo il tuo il cv e dopo aver indicato i tuoi dati non sai come continuare? Ecco come preparare una buona presentazione della tua istruzione e formazione!

Hai scelto come impaginare il tuo cv e hai già iniziato con i tuoi dati e contatti: bene, e adesso? La sezione che segue i dati può essere quella della formazione o delle esperienze professionali, a seconda dei casi.

Quando è meglio mettere prima la sezione istruzione e formazione?
– se hai da poco finito di studiare
– se sei molto giovane e non hai ancora esperienza lavorative
– se il tuo titolo di studio è particolarmente rilevante per la posizione per cui ti presenti, o hai fatto da poco un aggiornamento o un corso che ti qualifica in modo particolare.

Che cosa va inserito in questa parte del cv? Sicuramente il titolo di studio, o i titoli di studio, cominciando dal più recente che hai conseguito e poi andando indietro nel tempo. Per esempio, la laurea, e sotto il diploma, oppure il diploma e sotto la qualifica triennale, se ne hai una. Non serve indicare licenza elementare o media, a meno che non siano il titolo di studio più alto che hai.

Per ogni titolo indicato specifica in che anno hai completato il percorso di studi, come si chiama esattamente il tuo diploma o laurea, e in quale università o istituto superiore hai studiato.

Questa sezione include però non solo la tua istruzione scolastica e universitaria, ma è il posto giusto in cui indicare un corso di formazione che hai frequentato per imparare a usare un software, un mezzo di trasporto specifico, o che ti ha permesso di specializzarti in una mansione e approfondire un settore (che sia sanitario, turistico, tecnico o creativo).

In questi casi assicurati di specificare il periodo in cui hai fatto il corso (il mese, o i mesi, e l’anno) oppure l’anno e il numero di ore: in questo modo chi legge potrà farsi un’idea della consistenza del corso e di quanto potresti effettivamente aver imparato. Un corso di 40 ore può essere abbastanza per imparare qualche preparazione di cucina o pasticceria se hai già una formazione o una esperienza di base, ma non è sicuramente sufficiente per assicurarti la conoscenza approfondita di un mestiere.

Se il corso non rilascia, alla fine del precorso, una qualifica professionale, una certificazione riconosciuta o una abilitazione, puoi indicare il nome del corso (corso per barman, corso di inglese base, corso per apicoltori) oltre naturalmente al periodo o la durata, e l’ente di formazione che ha organizzato il corso.

Puoi decidere di specificare, per ogni titolo o corso, che cosa hai imparato, soprattutto nel caso in cui il percorso di formazione non sia standard o molto diffuso.

Un errore che si fa spesso è quello di dare per scontato che chi legge conosca il percorso che ho fatto, ma non è così! Nella descrizione dei corsi di formazione specialmente, bisogna imparare a essere sintetici ma chiari su che cosa si è imparato.

Alla prossima puntata!

Alla scoperta dei mestieri di una volta: il maniscalco

In un’epoca dove il lavoro manuale viene gradualmente ma velocemente sostituito dal lavoro automatizzato, sembra quasi impossibile riuscire a pensare a delle professioni artigiane svolte ancora dall’uomo.

La tecnologia odierna, di fatto, è in grado di fare cose che fino poco tempo fa sembravano impensabili in moltissimi settori, come per esempio nel campo della salute, delle stampe 3D, della logistica o dei beni di consumo, in cui i “robot” hanno comportato e stanno comportando sempre più una drastica riduzione del fabbisogno di manodopera.

A questa inesorabile scomparsa della mano dell’uomo, sopravvivono però alcuni mestieri artigiani tipici della nostra tradizione marchigiana, alla riscoperta dei quali punta il bando regionale che finanzia numerosi corsi di formazione nel settore agroalimentare (di cui abbiamo già parlato in un precedente articolo).

Si tratta di corsi rivolti a persone disoccupate e finalizzati a formare figure professionali specifiche che che tutelino e tramandino l’arte del saoer fare degli antichi mestieri marchigiani.

Vero è che ci sia il timore che i robot e l’intelligenza artificiale un giorno possano prendere il sopravvento e sostituirsi totalmente all’uomo. Sicuramente molte delle operazioni e dei lavori che prima si effettuavano manualmente hanno avuto un apporto considerevole dalle nuove tecnologie, ma, pensando al futuro, è sbagliato credere che l’intelligenza artificiale possa rimpiazzare il lavoro umano, soprattutto se si svolgono alcuni mestieri.

Tra questi c’è il mestiere del maniscalco, ossia  l’artigiano che esercita l’arte della mascalcia, ossia del pareggio e ferraturadel cavallo e degli altri equini domestici (asino e mulo). Nel suo lavoro, collabora strettamente con il proprietario (che gli fornisce tutte le informazioni sull’uso abituale del cavallo, su eventuali esigenze particolari, su eventuali problemi dell’andatura) e con il veterinario (con il quale concorda gli accorgimenti opportuni in caso di patologie della zampa o delle articolazioni degli arti).

Fino a qualche anno fa, il manoscalco provvedeva del tutto alla cura del cavallo e confezionava personalmente i ferri secondo le caratteristiche e le necessità di ciascun cavallo.

Oggi la produzione industriale rende inutile la realizzazione artigianale di ferri da cavallo. Rimane tuttavia necessario per il maniscalco conoscere e saper lavorare il ferro a caldo o a freddo per riuscire ad adattare le verghe e le piastre metalliche agli zoccoli dei cavalli.

Il lavoro di maniscalco è un lavoro che prevede un grande sforzo fisico dovendo stare per ore piegato sulle zampe dei cavalli, sostenendone il peso sulle gambe. Ma soprattutto deve possedere sensibilità e riflessi pronti. Egli deve riconoscere gli stati d’animo dei cavalli. comprenderne le intenzioni e quindi prevederne scatti improvvisi.

Alla necessaria abilità manuale, il maniscalco deve associare anche conoscenze di anatomia degli arti ed in modo particolare delle sue estremità, conoscerne le andature e gli appiombi del cavallo, perché è suo compito realizzare una ferratura che tenga conto della conformazione individuale dell’animale, facendo attenzione anche alla scelta del ferro, che va fatta in funzione dell’impiego dell’animale.

Nonostante la diffusione della pratica del “cavallo scalzo” la ferratura continua ad essere necessaria per molti tipi di sport in cui i cavalli, e quindi gli zoccoli, sono sottoposti a ritmi non naturali. Anzi, questa tendenza ha dato nuovi impulsi all’elaborazione di moderne e più naturali tecniche di pareggio dello zoccolo e di recupero dei cavalli sferrati.

Grazie all’utilizzo di nuovi materiali, come ferri incollabili e scarpe allacciabili da impiegare in situazioni particolari, la mascalcia diventa un’arte al passo con l’evoluzione della scienza veterinaria e dei moderni ritrovati della tecnologia.

COME SI DIVENTA MANISCALCO?

Per diventare maniscalco occorre seguire dei percorsi professionali specifici che variano da scuole professionali a corsi di formazione professionale. Tra questi ultimi nella nostra regione in questo periodo potete trovare un corso gratuito, dal titolo Il maniscalco: l’artigiano della ferratura (addetto di scuderia) che mira a traferire competenze teoriche e pratiche per il raggiungimento di una qualifica professionale fortemente legata ai mestieri tradizionali del nostro territorio e che oggi torna a essere una reale opportunità occupazionale per coloro che vogliono inserirsi nel mondo del lavoro.

Questo tipo di lavoro, una volta pensato solo strettamente rivolto agli uomini, oggi viene considerato eseguibile anche dalle donne; tanto è vero che per questo corso i termini di iscrizione sono riaperti fino al 1° luglio solo per 5 donne.

Tuttavia possono uscire nuovi corsi in questo ambito e quindi per tenervi aggiornati sui corsi in partenza in ambito regionale, potete consultare gli elenchi dei corsi, gratuiti e a pagamento, sul nostro sito alla pagina dedicata oppure passare allo sportello Informagiovani per riceverne una copia cartacea.

Studenti alla ricerca alloggio

Nella vita ci sono decisioni importanti che maturano nel tempo. La scelta del corso di laurea da seguire dopo il diploma di maturità è una di queste e segna un passaggio nella vita. Sia le scuole secondarie di secondo grado sia le università hanno predisposto delle risorse per orientare gli studenti e supportarli per effettuare la scelta migliore. Ad esempio segnaliamo una delle iniziative dell’Univpm che ha organizzato per il 19 luglio una giornata di orientamento rivolta ai diplomati e alle loro famiglie, la partecipazione è gratuita ma si richiede l’iscrizione entro il 15 luglio. Sarà l’occasione soprattutto per gli studenti fuori sede per conoscere il territorio e cercare il proprio alloggio.

Infatti spesso accade che l’università scelta non sia nella regione o nella provincia di residenza e quindi gli studenti si trovano ad affrontare anche l’estenuante ricerca, della soluzione abitativa migliore.

Partendo dal budget a disposizione consigliamo di valutare varie opzioni: gli alloggi universitari, il mercato privato (stanza, posto letto o appartamento) e i collegi universitari privati.

Per gli alloggi universitari è necessario presentare la domanda quando esce il bando pubblicato dall’Erdis (Ente per il diritto allo studio).

Quando si compilano i moduli per la richiesta della borsa di studio si deve richiedete anche quello per l’alloggio. Dopo averlo consegnato, non resta che aspettare la pubblicazione delle graduatorie.

Se non si riesce ad ottenere questo alloggio, per trovare la soluzione che più rispecchia alle esigenze, si possono consultare: annunci privati, cartellonistica nelle strade, le bacheche universitarie, utilissimo il passaparola con amici e le ricerche internet.

Nel nostro blog dedicato all’autonomia abitativa c’è la bacheca annunci on line , dove si possono consultare annunci di cerco ed offro posto letto o alloggio, annunci pubblicati da privati che vanno contattati direttamente. Per inserire un annuncio si deve compilare l’apposito form.

Nella sezione download di iHome  è possibile scaricare l’elenco dei siti dove vengono pubblicati gratuitamente gli annunci dai privati. Esistono inoltre gruppi su facebook per la ricerca di affitto o posto letto ad Ancona.

Gli elementi da tenere in considerazione, oltre al canone, sono: la vicinanza con l’università, i quartieri, i servizi, i collegamenti con stazione e centro.

Chi vuole può rivolgersi alle agenzie immobiliari che si occupano anche di affitto.

Da ultimo esistono ad Ancona alcuni collegi gestiti da privati: Vivere@damè e il Campus Village.

Il blog iHome e la pagina facebook vogliono essere un supporto per gli studenti dell’Università di Ancona; per qualsiasi ulteriori informazione potete trovare l’operatore all’Informagiovani o scrivere una mail a: info@ihomeancona.com