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L'arte di (far) scegliere

l'arte di far scegliereAl supermercato ci avviciniamo alla corsia dove dobbiamo prendere i biscotti per la colazione e troviamo subito i nostri preferiti: la busta gialla lì davanti a noi contiene i nostri preferiti, quelli che avevamo proprio voglia di addentare la mattina appena svegli. Li abbiamo scelti perché sono croccanti al punto giusto, ci saziano senza appesantirci, rispettano la nostra dieta ma anche al nostra fame. Insomma, sono quasi perfetti e siamo felici della nostra scelta. L’abbiamo fatta davvero noi? Quei biscotti stanno in quel posto nel supermercato non per puro caso o perché l’abbinamento dei colori delle confezioni suggeriva quella posizione. Il motivo per cui stanno lì è dovuto ad un processo in cui si mischiano marketing, pubblicità, gestione del magazzino e delle vendite, promozioni, accordi commerciali e qualche trucco. Insomma forse quella scelta non l’abbiamo fatta proprio noi: sfruttando il nostro inconscio qualcuno è riuscito a “darci le giuste indicazioni” per arrivare a quella scelta. Un esempio ulteriore, sempre da supermercato: caramelle, gomme da masticare e mentine si trovano in grande abbondanza vicino alle casse. Non solo perché si dice siano “acquisti di impulso” ma anche perché se andaste a vedere il loro costo effettivo prendendovi qualche istante in più (che solitamente alle casse non avete) scoprireste che le mentine potrebbero costare anche fino a 200 euro al chilo (e probabilmente non le scegliereste).

L’arte di far scegliere alle persone si può chiamare persuasione o, nei casi più complessi ed organizzati, marketing. Ne sanno qualcosa anche i ristoratori ed in generale coloro che compilano i menù, come ci spiega questo articolo de Linkiesta. “L’arte di compilare il menù sta nel creare un elenco sensato delle pietanze, disporlo in modo gradevole, con scrittura chiara e font accattivanti e – soprattutto – comporlo con furbizia, adescando il cliente e facendogli ordinare cose costose.”  I trucchi principali che i ristoratori, o chi per loro, seguono sono fondamentalmente tre. Il primo è relativo alle opzioni di scelta: un’ampia scelta crea confusione e mette in uno stato di confusione/agitazione il cliente. Per cui meglio limitare la scelta a 4/5 opzioni per ogni categoria del menù (primi, secondi, contorni, ecc.). La seconda riguarda i numeri ed i prezzi: se sono presentati senza lo zero e scritti in lettere anzichè in cifra fanno molta meno impressione anche quando sono un po’ più alti. Infine, come nei supermercati, la posizione che le varie pietanze hanno la loro importanza. “Ci sono posizioni, sulla carta del menù, che valgono di più rispetto ad altre. Sono quelle che saranno visti di sicuro, su cui gli occhi del cliente saranno costretti a posarsi. E lì finiscono i piatti più cari. Gli antipasti e le insalate sono a sinistra, spesso anche in basso. Sono le leggi del menù“.

Questo è quello che accade quando siamo noi dalla parte di chi crede di scegliere. Ma ci sono occasioni in cui siamo noi a dover compilare un menù? Anche se non siamo ristoratori forse c’è un’occasione in cui dobbiamo servire dei piatti e li dobbiamo presentare bene fin dalla loro descrizione. Si chiama curriculum vitae (e tutte le sue evoluzioni, compreso un profilo Linkedin o una identità digitale) ed è il menù delle nostre competenze. Anche per il cv valgono alcuni trucchi che possiamo serenamente riprendere dai ristoratori. Opzioni di scelta: nessun datore di lavoro ci sceglierà perché abbiamo elencato 14 lavori diversi nel nostro cv, ma sarà portato a prenderci maggiormente in considerazione se le limitiamo a 4/5, possibilmente coerenti tra loro. Cifre: scriviamole e scriviamole bene; il voto del diploma, il voto di laurea, il numero di anni in una certa posizione, la data di inizio di un certo lavoro (ma anche il numero di telefono). I numeri sono importanti come le parole e spesso sintetizzano un concetto meglio di tante parole (non nascondiamo il voto che non ci piace, ahinoi sarà una delle cose più facili da scoprire anche se non ci sta scritto). Posizioni: che cosa va all’inizio e che cosa va alla fine? L’organizzazione classica prevede che prima ci sia il blocco con le informazioni anagrafiche e di contatto, poi la formazione, poi le esperienze ed infine tutto il resto. Ma ci sono disposizioni diverse che potrebbero essere più adatte in certe circostanze. Per esempio, la conoscenza delle lingue in una candidatura in cui è un requisito fondamentale possiamo farla salire di qualche posizione in classifica; il corso di formazione specifico per quella posizione può stare benissimo prima del diploma.

Compilare un cv è un po’ come compilare un menù: dovete conoscere i vostri clienti, sapere quello che preferiscono “mangiare”, dare loro la possibilità di scegliervi anche se c’è qualcuno che, forse, è migliore di voi. Ma non sa compilare un menù.

Personal branding: in English please

cover_BuildyourbrandVenerdì prossimo, dalle 17 in poi torneremo a parlare di personal branding. E lo faremo in un modo divertente e coinvolgente grazie all’aiuto di The Victoria Company, scuola di lingua con la quale stiamo collaborando per dare a tutti voi la possibilità di sperimentare e di esercitare non soltanto la lingua inglese ma anche una serie di altre competenze ed abilità.

Innanzitutto: che cosa è il personal branding? Dunque a dir la verità ne abbiamo già parlato diverso tempo fa, in questo post. Ma forse è opportuno svelarne, per chi non li conoscesse, qualche altro particolare. Dei due termini inglesi il primo non ha bisogna nemmeno di traduzione (personal) mentre il secondo, anche se ormai conosciuto, significa “marchio” (nel senso di marca, distintivo di un prodotto). Come tutti i marchi anche quello “personal” ha le sue caratteristiche specifiche e serve ad identificare in maniera quasi univoca il proprietario. Parlare di personal branding significa proprio questo: si tratta della capacità ed abilità di creare attorno alla propria figura personale una riconoscibilità valida. Così come quando vediamo una bottiglietta con la banda rossa e la scritta bianca immaginiamo che contenga la Coca Cola, così dovremmo essere in grado di creare qualcosa che ci riguarda che sia subito riconoscibile e riconducibile alla nostra persona e alla nostra professionalità. Magari senza che sia necessario appiccicarci addosso alcuna etichetta adesiva.

Fino a poco tempo fa questa cosa la chiamavano reputazione ed in parte il personal branding è anche questo. Però il concetto che sta dietro è più ampio: mentre la reputazione è qualcosa che gli altri raccontano di noi, quando parliamo di brand dovremmo essere in grado anche di governare e gestire il nostro marchio: scegliere noi le qualità da mettere in evidenza, decidere chi sono i destinatari della nostra proposta professionale, avere la possibilità di promuoverci anche in contesti in cui non c’è nessuno che ci conosce e che può parlare (si spera bene) di noi e di quello che facciamo.

Come si costruisce un brand che ci identifica professionalmente? Innanzitutto lavorando sulla qualità e validità delle nostre competenze. L’idraulico con il miglior personal brand è quello che chiamiamo e consigliamo agli amici senza dover far ricerche nell’elenco o su Google. Ma è anche quello che quando cerchiamo su Google esce tra i primi risultati con ottime recensioni. Sì, perché il nostro brand lo possiamo e dobbiamo costruire su due versanti: sulla qualità della nostra competenza cercando di far riconoscere qualità e affidabilità a tutti coloro con i quali collaboriamo. Sulla nostra capacità di comunicare quello che sappiamo fare meglio.

E se tutto questo lo vogliamo fare per andare a lavorare all’estero? Nessun problema! Venerdì 13 marzo, dalle 17 alle 19 c’è “Build your brand” un workshop utile e divertente per imparare  a costruire il proprio marchio per un pubblico internazionale. La partecipazione è gratuita ma è necessario iscriversi per prenotare il proprio posto a questo link. Il workshop sarà in lingua inglese ed è per questo necessario averne una conoscenza anche basilare (non preoccupatevi, chi lo terrà riuscirà a farvi capire tutto!). Se siete convinti che l’Italia vi va stretta e avete voglia di proporvi anche all’estero, questo appuntamento fa per voi, anzi: è imperdibile!