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Festival, nonostante tutto

Oggi inizia, nonostante tutto, la Biennale cinema di Venezia, con numeri  di spettatori e proiezioni meno affollate del solito.

In questa occasione abbiamo pensato di fare una piccola riflessione sull’organizzazione di eventi, grandi e piccoli, ai tempi del Covid19, per vedere come si sta trasformando questo mondo, negli anni sempre più ricco di proposte e sempre più importante dal punto di vista dell’intrattenimento, della circolazione delle idee, della trasmissione di contenuti e saperi e, non meno importante, dal punto di vista dell’indotto economico.

Questa riflessione riguarda da vicino anche noi (naturalmente più in piccolo) visto che ci troviamo in questi giorni a progettare attività ed eventi per i prossimi mesi.

Cosa è successo e cosa sta succedendo ai grandi festival, quelli che richiedono mesi di lavoro per la preparazione? (eh sì, la buona riuscita di un evento richiede molto lavoro di programmazione!). Alcuni sono stati rimandati di alcuni mesi, nella speranza che l’emergenza sanitaria si attenui e sia possibile tornare a pensare un festival come prima della pandemia di Covid19 (ipotesi ancora piuttosto lontana), mentre altri sono stati ripensati per poter essere svolti ugualmente e per poter lo stesso raggiungere e far partecipare gli interessati.

Con numeri in presenza più bassi, ma spesso con ottimi risultati visto che per molte serate tutti i biglietti sono stati venduti. Cominciamo dai festival nostrani, ma che hanno ormai una rilevanza e un pubblico internazionale.

Il Macerata Opera Festival, che quest’anno ha scelto come colore tema il bianco coraggio, si è comunque svolto tra luglio e agosto. Come tutti ha dovuto ridurre il numero degli spettatori in presenza, ma ha pensato a piccoli eventi e concerti diffusi, cioè sparsi in varie piazze e luoghi della città, in giornate diverse, per allargare la possibilità di partecipazione.
Se qualcuno pensasse che questo anno difficile abbia scoraggiato l’organizzazione, ecco la prova che siamo a tutt’altro punto: sono già state definite le date e le opere per il prossimo anno, il 2021, che segna i 100 anni di attività dello Sferisterio. In preparazione ci sono eventi disseminati su più mesi, che includeranno il festival del prossimo luglio e agosto. Si possono già acquistare i biglietti!

Anche il ROF – Rossini Opera Festival ha trovato una soluzione più possibile adatta alle esigenze sanitarie e ha registrato comunque un buon successo di pubblico, anche straniero. Con dirette streaming gratuite sul sito web e sui canali social del Festival, videoproiezioni in piazza, e grazie alla collaborazione con la rete di Ambasciate, Consolati e Istituti Italiani di Cultura, il festival ha avuto finora un buon successo e decine di migliaia di spettatori. Finora, perché il ROF ha previsto anche una sezione autunnale di concerti, a novembre. E anche qui si lavora già all’edizione del 2021.

Per parlare di festival dei prossimi giorni, vi segnaliamo la quinta edizione del Festival del disegno, che prevede tra settembre e ottobre eventi in tutta Italia, i più vicini a noi  a Fabriano e CameranoUn festival dedicato all’arte del disegno come espressione, con attività per adulti e bambini, ma anche qui con la possibilità di seguire online alcuni incontri e laboratori.

Guardiamo un po’ più lontano, ma nemmeno tanto, visto che la maggior parte dei festival sono raggiungibili in poche ore e addirittura ad alcuni è possibile partecipare in giornata. Ecco alcuni festival che ci sentiamo di consigliare.

Cominciamo con il Festival di Internazionale, che di solito è il primo fine settimana di ottobre, a Ferrara. Al festival partecipano esperti e personaggi importanti del giornalismo internazionale, ma anche scrittori e artisti, per confrontarsi sui principali temi di attualità. Quest’anno il festival comincerà come sempre a ottobre, ma durerà fino a maggio, con eventi organizzati un fine settimana al mese: come sempre incontri, presentazioni, proiezioni, mostre e workshop (a breve sarà pubblicato il programma). Sempre molto frequentato da giovani, è anche un ottimo modo di passare un bel fine settimana: Ferrara, come le altre città che ospitano questi festival, vale una visita.

Il festival del Fundraising si è subito organizzato per offrire quattro webinar gratuiti tra il 15 e il 18 settembre, per diffondere e promuovere la cultura del fundraising, perché tutte le organizzazioni nonprofit siano consapevoli dell’importanza del fundraising come modo per rendere libera e indipendente la propria organizzazione. Ci sono anche workshop e masterclass, per chi vuole imparare subito qualcosa da applicare.

Il Festival della Mente “il primo festival europeo dedicato alla creatività e alla nascita delle idee”, a Sarzana (in Liguria) che si terrà il prossimo fine settimana, ha scelto un format ridotto e ibrido, con una ventina di incontri in presenza di pubblico, contemporaneamente trasmessi in live streaming e una serie di interventi di ospiti internazionali, realizzati appositamente per il festival e visibili solo online. Insomma si può partecipare anche senza arrivare fin là.

Settembre è anche il mese del Festival della Letteratura a Mantova, che per il 2020 ha deciso di ripensare il festival in quattro spazi di incontro e partecipazione. Eventi dal vivo e in streaming all’interno della città, l’apertura di una radio del Festival, la pubblicazione di un almanacco, la creazione di contenuti speciali per il web.

Pordenonelegge, dal 16 al 20 settembre, è un altro festival dedicato a letteratura, poesia, teatro, anteprime e novità editoriali, che ha scelto la formula del festival diffuso, portando gli autori in piccole location in giro per la provincia. Il festival ha anche una sua tv, Pnleggetv, da cui sarà possibile seguire oltre 70 incontri, in diretta o in differita.

Anche il Festival delle Filosofia, che si svolge il 18, 19 e 20 settembre tra Modena, Carpi e Sassuolo, quest’anno ha dovuto organizzarsi per gli eventi in presenza, con un sistema di prenotazioni per rispettare i numeri massimi. Il programma è comunque molto ricco, e prevede anche attività dedicate ai più giovani. Il tema quest’anno è “macchine”.
Segnaliamo che sul sito c’è un archivio di video e podcast degli incontri , delle interviste e delle lezioni magistrali dei più importanti relatori del festival: come dire, è possibile non solo partecipare a distanza di spazio, ma anche di tempo.

Ultimo festival che vogliamo consigliarvi, ma che sta in cima al nostro gradimento per l’alta qualità dei relatori e dei contenuti, è il Festival dell’Economia di Trento, che di solito si svolge a inizio giugno. No, non pensate a incontri tra tecnici su argomenti incomprensibili, il festival affronta temi di attualità molto vicini ad ognuno di noi, con un linguaggio accessibile a tutti. L’economia è un filo che attraversa praticamente ogni altro argomento di cui si può parlare, ed è sempre più importante che ne capiamo le dinamiche e le implicazioni sia a livello globale che nella nostra vita quotidiana. Quest’anno il tema è il rapporto tra ambiente e crescita, e non c’è bisogno di dire quanto sia fondamentale ragionare su questo legame. Il Festival dell’Economia lo fa coinvolgendo esperti da tutto il mondo.
Il festival è cominciato a fine maggio con una serie di eventi online, tutti registrati e visibili, come anche quelli degli anni scorsi, e si concluderà con degli incontri a Trento dal 24 al 27 settembre. Se i nomi di Tito Boeri, Paul Krugman, Michael Spence, Amartya Sen, Thomas Piketty e Joseph Stiglitz, solo per citarne alcuni, vi dicono qualcosa, bene, è il momento di vederli in faccia e di ascoltarli con le vostre orecchie 😉

Abbiamo dimenticato qualche festival notevole? Segnalatecelo!

Il 2020 per i festival è sicuramente un anno difficile, ma come spesso succede la difficoltà è anche un momento per ripensare, innovare, sperimentare. Un dato è sicuramente emerso con chiarezza, e cioè che è sempre più importante creare contenuti fruibili online, a distanza, in differita, che possano raggiungere persone in altri luoghi e anche in tempi diversi.
Mettendo in moto la creatività e attivando collaborazioni e contaminazioni, è possibile trovare formule e soluzioni per realizzare eventi grandi e piccoli, senza mettere in pericolo i partecipanti e mantenendo i contatti con le comunità legate da interessi comuni.

E chissà, anche inventarsi qualcosa di nuovo e interessante per confrontarsi: è quello che cercheremo di fare anche noi, nelle prossime settimane.
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Campi estivi 2020

In questo momento più che mai muoversi e uscire è in cima ai nostri pensieri! Le restrizioni che stiamo rispettando e che dovremo seguire ancora per un po’ ci hanno sicuramente fatto riflettere su possibilità che davamo per scontate e su quanto sia prezioso il tempo speso in compagnia di altre persone.

Restare a casa ci sta insegnando quanto tutto quello che facevamo prima era importante per sentirci parte di un gruppo (di lavoro, del quartiere, della palestra), di una comunità (di coetanei, di concittadini, di compagni di classe), insomma di un insieme di altre persone con cui condividiamo qualcosa.

Un’altra cosa che sta diventando evidente è quanto sia importante il senso di comunità, per esempio seguire tutti insieme le stesse regole. Ancora più evidente è la primaria importanza di tutti quelli che fanno qualcosa per gli altri, per lavoro e non solo. Da un lato medici, infermieri, corrieri, commessi dei supermercati e dei negozi che sono rimasti aperti. Ma anche tutti quelli che dedicano parte del loro tempo al volontariato, attraverso le varie associazioni che si stanno attivando per aiutare chi è in difficoltà, chi è rimasto isolato, chi ha bisogno di qualcosa che non può procurarsi da solo.

Questo momento storico e l’improvviso cambiamento delle nostre abitudini ci sta insegnando quanto è vitale stare insieme, e ancora di più quanto siano fondamentali per la nostra sopravvivenza l’altruismo e il dono, pensare all’altro, ricordarsi di curarsi del benessere non solo nostro ma di tutti.

Quindi quest’anno ancora più degli anni scorsi ha senso pensare di partecipare a un campo estivo di volontariato, di lavoro o di conoscenza (si può dedicare del tempo a imparare qualcosa di nuovo o a conoscere altre persone e culture). Ricordando che queste esperienze sono più di una vacanza, più di un semplice dono del nostro tempo, più che qualcosa che facciamo per gli altri. I campi estivi sono regali che facciamo a noi stessi, prima di tutto, e qui abbiamo raccontato per quali motivi.

Come sempre, è importante pianificare, scegliere e prepararsi da adesso, per vivere una esperienza estiva da ricordare! Soprattutto per chi cerca campi estivi per minorenni, marzo è il momento ottimale per dedicarsi alla scelta. I programmi dei campi estivi stanno uscendo in questi giorni, e i posti nei campi per minorenni sono quelli che si riempiono prima.

Le organizzazioni che progettano e gestiscono i campi estivi (ma ce ne sono tutto l’anno) stanno naturalmente seguendo gli sviluppi della situazione attuale e tutto sarà gestito di conseguenza, per garantire come sempre la sicurezza dei partecipanti. Ecco alcuni suggerimenti:

Legambiente: associazione senza fini di lucro, fatta di cittadini e cittadine che hanno a cuore la tutela dell’ambiente in tutte le sue forme, la qualità della vita, una società più equa, giusta e solidale. Offre la possibilità di partecipare a campi estivi in Italia e all’estero.

Libera: rete di associazioni, movimenti e gruppi contro le mafie. Con l’iniziativa “E!state liberi” organizza ogni anno campi di impegno e formazione per la valorizzazione e la promozione del riutilizzo sociale dei beni confiscati alle mafie, per la conoscenza dei territori coinvolti e per la formazione dei partecipanti sui temi dell’antimafia sociale. I campi si svolgono in Italia e possono essere per singoli, per gruppi, per minorenni, per famiglie, campi tematici e campi aziendali.

YAP Italia: YAP – Youth Action for Peace è un’associazione di volontariato internazionale, laica, non governativa e senza fini di lucro, si occupa di educazione e solidarietà internazionale. Organizza e coordina campi di lavoro e volontariato in Italia e all’estero, sia per maggiorenni che per minorenni.

IBO Italia: Associazione di volontariato si occupa di favorire l’accesso all’educazione e alla formazione come diritti fondamentali di ogni persona e come fattore di sviluppo delle società. Organizza campi di lavoro solidarietà all’estero di breve, media o lunga durata.

Lunaria: associazione di promozione sociale senza fini di lucro, laica, indipendente, promuove la pace, la giustizia sociale ed economica, l’uguaglianza e la garanzia dei diritti di cittadinanza, la democrazia e la partecipazione dal basso, l’inclusione sociale e il dialogo interculturale. Organizza e coordina campi in Italia e all’estero.

Se non sai da dove cominciare e vuoi parlarne con qualcuno, noi siamo raggiungibili in tanti modi!

brexit

Cosa succede dopo la Brexit?

Dopo più di tre anni di passi avanti e passi indietro, quello che non avremmo mai voluto vedere purtroppo è successo: il Regno Unito ha lasciato l’Unione europea il 31 gennaio scorso, dopo averne fatto parte per 47 anni.

Cosa significa? Che cosa cambia per chi vuole viaggiare, studiare o lavorare in UK? Vediamo quali sono le prospettive e, soprattutto, quali sono le fonti di informazione da tenere presenti per rimanere aggiornati, dato che tutto in questo momento è in fase di definizione.

La pagina dedicata del sito del Ministero degli esteri italiano riporta i passaggi finora avvenuti di questa triste storia e chiarisce che uno degli aspetti fondamentali su cui lavorare è lo status dei cittadini italiani residenti nel Regno Unito (oltre a quello dei cittadini britannici in Italia) per i quali si spera vengano riconosciuti i diritti già acquisiti).

Intanto diciamo subito che fino al 31 dicembre 2020 continueremo a essere nel periodo di transizione, chiamato transizione post-Brexit, durante il quale le norme che regolano le attività di cittadini, consumatori, imprese, investitori, studenti e ricercatori, sia in Europa che in UK, non subiranno sostanziali cambiamenti. Durante questo periodo di transizione, che potrà essere prolungato, UK e UE si impegneranno a negoziare gli accordi che definiranno le relazioni future tra i due, dato che comunque l’UE rimane un partner importante per il Regno Unito, e viceversa. 

L’uscita del Regno Unito naturalmente porterà una maggiore difficoltà, sia in uscita che in entrata, di circolazione delle persone, delle merci e dei capitali, con svantaggi, probabilmente sottovalutati da chi ha spinto in questa direzione, per entrambe le parti. Mentre aspettiamo di capire come cambieranno le cose nei dettagli, ecco alcune ipotesi su cui cominciare a ragionare, dal punto di vista di chi è interessato ad andare in UK nel prossimo futuro. 

Dal momento in cui il Regno Unito non fa più parte dell’UE, e terminato il periodo di transizione, per andare in UK diventerà necessario il passaporto e si dovrà chiedere, e ottenere, un visto d’ingresso.  Il visto è un documento che un cittadino di un altro paese deve chiedere prima di partire, e che viene rilasciato, se ci sono le condizioni, per scopi ben definiti: può essere per turismo, lavoro, ricongiungimento familiare, per studio, per affari, ma ce ne sono tante altre tipologie.

Entrare nel Regno Unito per turismo resterà probabilmente la motivazione per cui sarà relativamente facile ottenere un visto, soprattutto per i cittadini dell’UE. Il turismo è infatti uno dei settori economici in crescita, che contribuisce in maniera notevole alla ricchezza del paese. Bisogna però ricordare che in genere i visti di questo tipo non permettono né di studiare né di lavorare nel paese che li ha concessi.

Per quanto riguarda studiare in una università in UK, il sito ufficiale dedicato ha già preparato una serie di informazioni e risposte per chi sogna una formazione in stile Harry Potter. Se da un lato le università hanno tutto l’interesse di avere un alto numero di iscritti anche tra gli studenti internazionali (la formazione è anch’essa un business), dall’altro le restrizioni imposte potrebbero causare, tra l’altro, un aumento delle rette universitarie. Ricordiamo che al momento i cittadini UE hanno accesso non solo alle università ma anche a benefici di tipo finanziario (borse, agevolazioni, fondi dedicati).

Le università hanno, in UK come altrove, un ruolo fondamentale nella crescita non solo economica del paese e dell’area in cui si trovano, oltre che nelle relazioni culturali internazionali. Chi si trova al momento in UK e sta studiando là non vedrà cambiamenti nel proprio status di immigrato per tutto il periodo di transizione. Chi si iscriverà a corsi universitari ancora per gli anni accademici 2019/2020 e 2020/2021 si vedrà riconosciuti gli stessi diritti che avevano gli studenti cittadini dell’UE prima della Brexit, senza un aumento, per ora, dei costi di ammissione. Anche il programma Erasmus+ continuerà a funzionare come prima fino alla fine del 2020, e chi ha ottenuto una borsa o un finanziamento con questo programma continuerà a beneficiarne fino alla fine del periodo previsto, mentre per gli anni successivi al 2021 non sappiamo ancora se il Regno Unito resterà uno dei partner del programma o meno. Lo stesso sarà per il programma europeo Horizon, che interessa i ricercatori: fino a tutto il 2020 il Regno Unito ne beneficerà ancora.

L’argomento che solleva maggiori problemi è la circolazione dei lavoratori, che con la Brexit verrà sostanzialmente modificata. Come già detto, chi è già residente nel Regno Unito da almeno 5 anni ha garantita la possibilità di rimanere a tempo indeterminato (settled status). Per chi non ha ancora raggiunto i 5 anni di residenza, o entrerà nel Regno Unito entro la fine del 2020 c’è la possibilità di fare domanda per ottenere lo stesso permesso (pre-settled status).

Secondo quanto dichiarato proprio in queste ore dal governo britannico, in futuro la concessione dei visti per lavoro sarà determinata da diversi fattori, tutti piuttosto restrittivi. Anche nel caso in cui una persona abbia trovato un datore di lavoro disposto ad assumerlo, per ottenere il visto saranno necessarie altre condizioni. Il nuovo sistema di concessione dei visti per lavoro si chiama UK’s point-based immigration system e prevede un sistema a punti. Chi vorrà andare a lavorare nel Regno Unito ne dovrà totalizzare almeno 70: i punti si acquisiscono con la conoscenza della lingua inglese, un livello di istruzione elevato (saranno favoriti i ricercatori), un’offerta di salario che superi un certo livello e qualifiche professionali relative ai settori di interesse per il Regno Unito, nei quali c’è carenza di personale. 

In breve, l’idea è quella di allinearsi alle politiche di immigrazione, piuttosto rigide, di paesi come l’Australia. Da più parti è stato messo in evidenza che lasciare fuori lavoratori meno qualificati, e definire come low-skilled (poco qualificati) certi tipi di lavoratori, avrà un impatto negativo, soprattutto in quei settori che finora ne hanno fatto largo utilizzo (turismo, accoglienza, ristorazione, agricoltura e servizi alla famiglia) che non disporranno della manodopera necessaria. Già nel 2019 gli agricoltori lamentavano un calo dell’arrivo di lavoratori dall’UE, probabilmente scoraggiati dalle notizie sulla Brexit o che hanno deciso di non investire energie e tempo in un paese che non sembra voler loro offrire un futuro sicuro e dignitoso.

Nell’attesa di accordi negli altri ambiti che ci auguriamo vantaggiosi per tutti i cittadini UE e UK, non abbiamo che da prendere esempio da questa vicenda, per capire il valore delle libertà conquistate con l’Unione europea, e i vantaggi offerti ai cittadini dei paesi membri.