Tutta questione di pubbliche relazioni

Come si trova lavoro? Risposta facile: grazie alle conoscenze. E poi, come ripetiamo senza mai stancarci, rircordiamo sempre che questo non vuol dire farsi raccomandare, bensì avere una rete di contatti attraverso i quali possiamo scoprire opportunità e occasioni che vanno oltre gli annunci di lavoro. Eh sì, ci sono anche le raccomandazioni, ma su quelle non possiamo fare niente se non dire che il più delle volte danno vita a posti di lavoro discutibili e sperare che con il tempo scompaiano del tutto.

A questo punto la domanda diventa: come si costruisce una rete? Ci sono due strade da percorrere (con molte cose in comune). La prima e forse oggi più facile riguarda i social network. Le piattaforme che ci permettono di metterci in contatto con altre persone, anche lontane hanno un duplice vantaggio: il primo, appunto, è quello di tenere rapporti con persone che altrimenti sarebbero pressoché irraggiungibili (magari anche solo perché non avremmo tempo di affrontare la distanza che ci separa da loro). Il secondo riguarda la costanza o il mantenimento della relazione (anche se spesso è un legame debole): l’abitudine di scrollare con il dito la timeline di un social network con una certa frequenza (ossessiva a volte) ci garantisce un costante aggiornamento su quello che fanno gli altri, le loro attività, i loro pensieri, le eventuali discussioni in comune. Utilizzare i social network (meglio se quelli dedicati alla vita professionale, come Linkedin) ci permette di mantenere attiva una rete di contatti che potrebbero esserci utili nello sviluppo della nostra vita professionale.

C’è anche una seconda strada da percorrere dicevo poco sopra. Quella dei contatti personali e diretti, fisici che possiamo (e dovremmo) mantenere vivi partecipando a eventi, mostre, fiere, congressi e qualsivoglia altra forma di aggregazione di persone per motivi professionali. A volte, a dir la verità, vale anche l’aperitivo; che peraltro è il modo con cui diverse organizzazioni che si occupano di networking utilizzano per far incontrare persone che poi discutono di affari (nel senso più lato del termine). Questi appuntamenti spesso sono importanti perché, anche nell’era dei social media e della relazione digitale, una stretta di mano unita ad un sorriso marcano in maniera molto più evidente una conoscenza, un rapporto, una relazione a cui potremmo dare l’etichetta di “business”.

Le due strade che ho indicato per la costruzione di un network (quella digitale e quella fisica) hanno entrambe un comune denominatore: hanno bisogno di una buona attività di pubbliche relazioni. Un’attività che è sempre stata decisiva ma che lo è ancora di più quando i mercati e i contesti sono più competitivi (leggi: quando, per esempio, i soggetti che cercano un lavoro sono in aumento). Fare le PR (pi-àr, come pronunciano quelli che, stoltamente, scadono in un appariscente quanto inutile inglesismo), significa avere la capacità di intrattenere buoni rapporti con gli altri; riuscire a portare avanti (qualche volta ad iniziare) una buona conversazione su un tema comune ai partecipanti; saper parlare in pubblico in maniera decorosa se non elegante; conoscere modi e maniere per chiedere un numero di telefono, fissare un appuntamento, distribuire biglietti da visita, contattare senza disturbare, farsi conoscere senza essere invadenti, farsi ricordare ma nel modo giusto. Sembra quasi un manuale di bon ton (buono tono) e di fatto lo è. Prendo a prestito una definizione che trovato in questo post per spiegare un ultimo punto: “Le pubbliche relazioni consistono nell’attività comunicativa non commerciale dell’azienda verso il pubblico e verso soggetti influenti con finalità di miglioramento della reputazione aziendale”. Qui si parla di aziende (le PR le fanno anche loro!) ma credo che, mutatis mutandis (anche se c’è davvero poco da cambiare), sia una definizione che contiene un giusto suggerimento anche per chi si sta muovendo nel mercato del lavoro. Quando fate pubbliche relazioni, sui social o fisicamente, non vi state vendendo. Ma costruite, un poco alla volta, la vostra reputazione. E quella sì, che vi servirà per venedervi.

Education Hackathon: innovare l’educazione!

Società, economia, tecnologie, informazione, tutto sta evolvendo a un ritmo sempre più veloce rispetto al passato.

E l’educazione? Può un settore così importante rimanere indietro e continuare a basarsi su metodi e contenuti del secolo scorso?
La risposta è certamente no, ma cambiare non sempre è facile, e di sicuro non è un processo immediato. E comunque, da qualche parte bisogna cominciare: l’educazione (sia formale che non formale) dovrà rinnovarsi per svolgere la sua funzione e permettere ad ognuno di sviluppare le proprie potenzialità e prepararsi a costruire il proprio futuro (anche se non sappiamo esattamente come evolverà, ad esempio, il mondo del lavoro).

L’Education Hackathon proposto da Cocoon Projects , a cui abbiamo partecipato come ospiti, è stato pensato proprio per offrire all’ecosistema dell’educazione degli spunti e delle idee per evolvere e innovarsi, partendo da quello che già si sta facendo e immaginando proposte attuabili.

Ma cos’è un hackathon? E come funziona? L’hackathon è nato come evento di pochi giorni a cui partecipano principalmente esperti di un settore, che si riuniscono per cercare e progettare soluzioni a problemi e sfide, tradizionalmente di tipo informatico. I partecipanti si dividono in squadre e avviano una competizione che si conclude con un vincitore e di solito un premio, in denaro ma non solo.

All’Education Hackathon hanno partecipato team di giovani tra i 18 e i 35 anni da diversi paesi, che si sono incontrati e confrontati sui bisogni, i problemi e le potenzialità del sistema educativo attuale, per proporre soluzioni innovative attuabili a partire da subito.

La sfida proposta all’Education Hackathon è stata quella di elaborare un’idea, studiarne la fattibilità e definire i contorni e gli attori della proposta (contesto, persone coinvolte, motivazioni, obiettivi da raggiungere) attivando le capacità creative di tutti i partecipanti. I due principi alla base dell’hackathon, solo apparentemente opposti, sono stati competizione e cooperazione. Il team risultato vincitore alla fine dell’evento non  ha solamente elaborato un’idea innovativa, brillante e sostenibile, ma è stato quello che ha messo in circolo le proprie idee e competenze aiutando e facendosi aiutare dagli altri, integrando parti di idee degli altri team nel proprio progetto e contaminandosi a vicenda.

Le idee emerse e il focus dei progetti su cui hanno lavorato i team offrono, a chi si occupa di questo settore, una quantità di interessanti punti di vista e feedback sull’educazione (formale e non formale), sui metodi, sulle premesse su cui si costruisce, e sugli obiettivi che dovrebbe porsi.

I partecipanti hanno espresso la necessità di maggiori e migliori opportunità di incontro e avvicinamento al reale mondo del lavoro, di esperienze collegate alle vecchie e nuove professioni (tipo job shadowing) per capire come si applicano le conoscenze apprese in classe, di attività che sviluppino il pensiero critico, di spazi per progettare attività che li riguardano e di essere coinvolti già nella fase di individuazione dei bisogni e dei risultati da raggiungere.

Parte delle riflessioni e della progettazione ha riguardato anche i rapporti tra studenti e insegnanti, di cui si percepisce spesso una scarsa motivazione (dovuta anche al fatto di far parte di un sistema rigido e poco stimolante), povere risorse nell’approccio all’insegnamento, e l’incapacità di dimostrare, e sviluppare, fiducia nelle capacità e intuizioni dei ragazzi. Si sente anche la mancanza di chiarezza e condivisione dei criteri di valutazione, e di uno spazio educativo non giudicante, di ascolto delle esigenze, che valorizzi le qualità di ogni studente e lo aiuti a capire chi è e chi vorrà essere nel prossimo futuro.

Una vera miniera d’oro di idee che abbiamo a disposizione, se solo diventiamo capaci di chiedere, ascoltare, coinvolgere. Non facile, ma possibile!

Terza prova addio: ecco come cambierà l’Esame di Stato

La tanto temuta terza prova scritta (o quizzone) ha le ore contate. Gli ultimi a sostenerla sono proprio i 500mila studenti maturandi che questa mattina erano sui banchi di scuola.

Viene elaborata specificatamente da ciascuna commissione di ogni scuola (quindi commissari sia interni che esterni) che sceglie la tipologia di prova e gli argomenti in base allo specifico percorso di studi e viene pensata e predisposta a ridosso delle altre prove.

Perché è tanto temuta dagli studenti? Perché ha carattere multidisciplinare; infatti consiste in test a risposta aperta, a risposta multipla o nella forma mista su ben 4 o 5 discipline (ad esclusione di quelle oggetto delle due prime prove scritte). La terza prova è quindi diversa da scuola a scuola.

Ha lo scopo di verificare il grado di conoscenze acquisite dagli studenti nelle varie materie svolte durante l’ultimo anno di superiori.

Gli studenti devono, quindi, ripassare tutti i programmi di tutte le materie poiché, fino al giorno dello scritto non conosceranno le tracce.

Dal 2019, in base alle novità introdotte dalla Buona scuola bis nel 2017 dal governo Renzi, la terza prova scritta sarà abolita – con grande gioia degli studenti – e lascerà il posto ad un test Invalsi per saggiare le competenze dei maturandi in Italiano, Matematica e Inglese che si svolgerà (al computer) un paio di mesi prima degli esami.

Il test INVALSI costituirà requisito necessario per accedere agli esami, assieme alla sufficienza in tutte le discipline – condotta compresa – e all’avere svolto le 200/400 ore di Alternanza scuola – lavoro previste dalla legge 107. Il voto della prova INVALSI non peserà comunque sul voto finale d’esame.

Rimarranno in gioco la prima prova di italiano e la seconda prova su una della materie caratterizzanti per ogni scuola.

Quindi l’Esame di Stato 2019 sarà composto in tutto di tre prove: due scritti più l’orale.

L’orale, cioè la fase finale dell’esame, cambierà un po’: accerterà il conseguimento delle competenze raggiunte, la capacità argomentativa e critica del candidato, l’esposizione delle attività svolte in alternanza. Il colloquio darà quindi rilevanza all’esperienza di alternanza Scuola-Lavoro che diventerà un requisito necessario per accedere all’esame.

Per essere ammessi all’esame occorrerà infine avere il 6 in tutte le materie anche se al riguardo è prevista l’eccezione di una materia ma in questo caso il maturando verrà ammesso all’esame con un numero di crediti inferiore.

Nessuna eccezione, ai fini dell’ammissione, invece per il voto di condotta che deve raggiungere almeno la sufficienza; aspetto questo importante e deciso per contrastare i fenomeni di bullismo a scuola. Una battaglia di civiltà che vuole trasmettere un messaggio importante e insegnare ai ragazzi regole di civiltà e convivenza.

Cambiano anche i punti per le prove scritte e per quella orale.

Continueremo a tenervi aggiornati sull’argomento.

Au pair, come funziona?

Partire come au pair è un sogno di molte ragazze: è infatti un’ottima soluzione per fare una esperienza all’estero (spesso in un paese anglosassone, dove è molto diffusa come abitudine) e migliorare la conoscenza dell’inglese, senza dover investire molti soldi e con la convenienza di avere una famiglia di appoggio, e quindi una sistemazione sicura ed economica.

Inoltre è una esperienza piacevole e divertente, durante la quale si stringono importanti legami affettivi e amicizie che possono durare a lungo.

Attenzione però, perché scegliere con leggerezza la famiglia che vi ospiterà, senza informarvi bene prima di tutte condizioni che regolano questo tipo di lavoro, risulta spesso in una esperienza deludente, quando non addirittura negativa.

La prima cosa da sapere sull’au pair è che si tratta di una esperienza di scambio culturale regolamentata in ambito europeo dall’Accordo di Strasburgo. Nel documento si definiscono diritti e doveri dell’au pair ma anche della famiglia ospitante, e si raccomanda concordare insieme prima della partenza tutti i dettagli e di includerli nell’accordo scritto.

In breve, l’au pair è detta anche ragazza alla pari, cioè una persona giovane (di solito tra 17 e 27 anni), che si occupa principalmente dei bambini della famiglia, per esempio aiutandoli a prepararsi per andare a scuola, accompagnandoli in palestra o alle attività pomeridiane, stando con loro nelle ore in cui i genitori sono al lavoro o escono per una serata.

L’au pair si occupa anche di piccoli lavori domestici e della pulizia della propria stanza. Può essere impegnata per poche ore a settimana (15 o 20) o per più tempo (25 o 30 ore, ma mai più di 40), e ha diritto ad almeno un giorno libero a settimana, serate libere e tempo per poter frequentare un corso di lingua. Tutto questo va concordato prima di partire in base alle esigenze sia dell’au pair che della famiglia.

Il grande vantaggio di partire come au pair è quello di avere alloggio e vitto pagati, oltre a ricevere una piccola paga settimanale, il pocket money, a seconda delle ore di impegno concordate. Inoltre si fa parte della famiglia a pieno titolo, quindi si partecipa alle vacanze con loro, e a tutte le attività del tempo libero.

Anche per questo la scelta della famiglia è importante, e nel momento in cui ci si vuole proporre come au pair sarà importante dare una descrizione di se’ più completa possibile, descrivendo i propri gusti, le abitudini, che cosa ci piace e cosa ci interessa. Un buon matching, cioè l’accoppiamento au pair/famiglia, è determinato non solo dalla reciproca disponibilità del periodo e della durata dell’esperienza, ma anche dall’affinità di gusti e di interessi per una migliore riuscita dello scambio culturale.

Per questo sarà importante sapere se avete intolleranze o abitudini alimentari particolari, se siete abituate ad avere animali in casa, se nel tempo libero preferite andare allo stadio, a teatro, al cinema, in palestra, se vi piacciono le attività sportive all’aria aperta o preferite visitare palazzi e musei.

Due ultime note per chi sta pensando di partire per questa bella avventura. In genere come au pair sono richieste ragazze, ma ci sono rari casi in cui vengono accettati anche ragazzi (per tutti è richiesto un minimo di esperienza con bambini, e una conoscenza almeno base della lingua del paese di destinazione). I fumatori non sono graditi, per ovvi motivi, come au pair: se avete questa brutta abitudine, sfruttate questa come una buona occasione per smettere una volta per tutte, non ve ne pentirete!

E quindi, da dove cominciare per partire come au pair? In generale consiglio di rivolgersi ad agenzie accreditate e specializzate, che si occuperanno di seguire tutta la parte di definizione della vostra candidatura e di ricerca della famiglia adatta. L’utilizzo di portali internet in cui registrarsi e trovare contatti lo consiglio solo se siete già molto autonome e avete esperienza di vita all’estero, in quanto è più difficile essere certe delle informazioni che ci si scambiano e valutare tutti gli aspetti da concordare prima della partenza.

ICDL o EIPASS: quale scegliere?

ICDL o EIPASS: quale scegliere?

ICDL ed EIPASS sono due certificazioni informatiche che dimostrano le proprie competenze digitali.

In una realtà, come quella attuale e come sarà sempre più quella futura, dove le tecnologie digitali sono sempre più diffuse e rendono tutto più veloce, non si può più prescindere dalle tecnologie digitali sia nella scuola che nel mondo del lavoro, dal saper usare in modo appropriato il PC, i dispositivi mobili e il web.

Molti credono di saperli usare ma in effetti hanno solo una conoscenza superficiale di ciò che veramente serve, come ha dimostrato ampiamente il periodo di pandemia COVID-19 che stiamo ancora vivendo.

Secondo gli studi effettuati dalla Commissione Europea, 9 posti di lavoro su 10 richiedono oggi competenze d’uso di queste tecnologie, almeno a livello basilare.

Certamente è possibile autocertificare la propria competenza digitale ma sicuramente riportare sul proprio curriculum vitae il possesso di certificazioni (siano esse informatiche, linguistiche, ecc.) ha sempre un certo valore aggiunto.

Quanto alle certificazioni informatiche, molti si chiedono quale sia meglio conseguire tra l’ICDL e l’EIPASS.

L’ICDL (International Certification of Digital Literacy), che ha sostituito la nota ECDL (European Computer Driving Licence), è un attestato che “certifica il possesso di competenze informatiche e digitali sino al raggiungimento della piena padronanza d’uso nonché dell’utilizzo consapevole e adeguato degli strumenti digitali e delle loro applicazioni.”

La certificazione ICDL ha carattere internazionale ed è disponibile in più di cento Paesi in tutto il mondo, non solo in Europa ma anche in America, Asia e Africa e viene erogata tramite una rete di oltre 20mila Test center.

Per conseguire l’ICDL si deve essere in possesso della “skills card“, che non ha scadenza, e sostenere un esame in uno dei test center accreditati da AICA (Associazione Italiana per l’Informatica e il Calcolo Automatico), membro dell’organismo internazionale ECDL Foundation, e garante per l’Italia del programma ICDL.

L’EIPASS (European Informatics Passport), ovvero Passaporto Europeo d’Informatica, è una certificazione che si può conseguire soltanto presso gli Ei-center accreditati e che è ufficialmente riconosciuta a livello europeo. Le competenze informatiche certificate con questo Passaporto possono essere utilizzate sia nel campo lavorativo che didattico.

Entrambe le certificazioni possono essere conseguite dagli studenti per aumentare i loro crediti formativi, da chi vuole accedere a concorsi pubblici, ma anche da docenti che vogliono incrementare la loro professionalità; infatti il MIUR, con il D.M. n. 59 del 26 giugno 2008 Prot. 10834, ha riconosciuto sia l’ECDL (ora ICDL) sia l’EIPASS come attestati di addestramento professionale.

Sia l’ICDL che l’EIPASS sono ufficialmente riconosciute dall’Unione Europea.

In conclusione, ICDL ed EIPASS sono certificazioni entrambe valide e quindi non resta che scegliere in base alle proprie esigenze.

 

(articolo aggiornato in data 28/06/2021)

Tirocini all’estero di giugno

Le lezioni sono finite ed è tempo di esami, ma anche di pensare a quello che vorrete fare a partire dalla fine dell’estate.

Un tirocinio all’estero è una buona occasione di crescita personale e professionale, oltre che una bella avventura che vi mette alla prova: sceglietelo bene e sarà un momento importante nella vostra carriera!

Anche questo mese vi proponiamo alcune possibilità, a cominciare proprio dal nostro ufficio centrale Eurodesk di Bruxelles, l’Eurodesk Brussels Link!

 

Per laureati – Community Manager per Eurodesk Brussels Link – Brussels (BE)
Durata: 6 mesi con inizio 13 agosto
Requisiti: ottima conoscenza dell’inglese scritto e parlato, interesse nel settore giovanile, creatività, conoscenza dei CMS (software per gestione contenuti e siti web)
Retribuzione: 1.050 euro al mese
Scadenza: 6 luglio

Per studenti – Tirocinio presso International Tribune of law of the sea – Amburgo (DE)
Durata: 3 mesi con inizio a ottobre 2018
Requisiti: student in giurisprudenza, relazioni internazionali, relazioni pubbliche, scienze politiche, archivistica e traduzione; buona conoscenza dell’inglese e/o francese
Retribuzione: il tirocinio non è pagato ma è possibile candidarsi per un sostegno finanziario al Trust Fund for the Law of the Sea
Scadenza: 30 giugno

Per studenti e laureati – Tirocinio all’UNESCO, sede di Venezia
Durata: da 2 a 6 mesi
Requisiti: avere già compiuto 20 anni, ottima conoscenza dell’inglese o del francese (scritto e parlato), ottima conoscenza del pacchetto Office, buone capacità di lavorare in gruppo e di comunicazione
Retribuzione: non prevista
Scadenza: senza scadenza

Per laureati – Tirocinio all‘EFSA (European Food Safety Authority) di Parma
Durata: varia, con inizio novembre 2018 o febbraio 2019
Requisiti: conoscenza dell’inglese almeno a livello B2, studi relativi alle aree di interesse scelte durante la candidatura
Retribuzione: 1.150 euro al mese
Scadenza: 23 luglio

Per studenti – Customer service sales marketing Internship – Bangor (Irlanda del Nord)
Durata 6 mesi
Requisiti: ottima conoscenza dell’inglese scritto e parlato, preferibile conoscenza di un’altra lingua (tra cui italiano), familiarità con l’informatica, capacità di lavorare in team, autonomia nello svolgimento dei compiti, interesse e capacità di lavorare in un contesto multinazionale, disponibilità a trasferte nei weekend.
Retribuzione: previsto alloggio con utenze pagate e trasporto locale
Scadenza: non indicata

Per studenti – Digital marketing Internship – Bath (Regno Unito)
Durata 6 mesi
Requisiti: ottima conoscenza dell’inglese scritto e parlato, titoli di studio in Media Design, Graphic Design, Digital Marketing o esperienza con Adobe Suite
Retribuzione: previsto alloggio con utenze pagate e trasporto locale
Scadenza: non indicata

Altri tirocini e opportunità in Europa seguendo il nostro broadcast Eurodesk su Whatsapp e Telegram!

SIPARIO BIS BIS: corsi gratuiti per lo spettacolo dal vivo

SIPARIO BIS-BIS è il bando emanato dalla Regione Marche con D.D. N. 172/POC DEL 18/10/2016 relativo alla formazione di figure professionali nel settore dello spettacolo dal vivo.

Il progetto è stato presentato dalla Fondazione Pergolesi Spontini di Jesi, ente capofila, in partenariato con alcune tra le più importanti istituzioni formative ed Enti di produzione presenti sul territorio marchigiano, quali Orchestra Sinfonica Rossini, Compagnia della Rancia, Marche Teatro, Agorà Soc. Coop, Lab Soc. Coop, Poliarte Accademia del design e Cooss Marche.

In risposta a questo bando sono stati finanziati diversi corsi gratuiti (FSE) ad occupazione garantita che partiranno nei prossimi mesi.

Si tratta dei corsi di:

  • sarto teatrale, light designer, tecnico polivalente, truccatore teatrale e cantante lirico solista che fanno capo alla Fondazione Pergolesi Spontini di Jesi;
  • attore di teatro, cinema e televisione a cura di MarcheTeatro;
  • professore d’orchestra (archi e fiati) a cura dell’Orchestra Sinfonica Rossini
  • performer di musical theater ed esperto marketing e comunicazione dello spettacolo a cura di Compagnia della Rancia.

Il primo corso a prendere il via, Sarto teatrale, si pone l’obiettivo di formare figure professionali in grado di realizzare costumi per spettacoli teatrali, basandosi sulle indicazioni e sui disegni del costumista, affiancandolo nella scelta dei materiali e delle stoffe da usare. In occasione dell’allestimento di un nuovo spettacolo dovrà avere la capacità tecnica di decodificare il bozzetto preparato dal costumista ed elaborarne i tessuti e i materiali, adattarlo alle misure degli attori, preparare il cartamodello, fare la tela di prova fino alla prova costume ed infine realizzare il costume.

Il corso inizierà a luglio e terminerà a febbraio 2019 e si svolgerà tra Corridonia (teoria e pratica) e Jesi (stage); è rivolto ad un’ampia fascia di età: dai giovani che hanno raggiunto la maggiore età ai meno giovani che, a seguito della crisi, pur avendo una età prossima alla pensione, non hanno un posto di lavoro. Il corso è rivolto infatti agli UNDER 65.

Le domande possono essere presentate entro il 30 giugno 2018.

Sono previste un’indennità oraria per le sole ore di teoria ed i buoni pasto per ciascuna giornata formativa.

Il corso prevede, infine, la garanzia di occupazione per almeno il 40% dei partecipanti.

Per tenervi aggiornati su questo e sugli altri corsi gratuiti vi invito a consultare periodicamente il nostro elenco corsi alla pagina formazione del nostro sito.

Voucher per corsi post laurea

Nella Regione Marche vi è maggiori possibilità e flessibilità per frequentare corsi di perfezionamento post laurea e  master grazie ai voucher erogabili e all’estensione di applicazione effettuata nelle ultime settimane.

Sino ad ora era prevista la possibilità di richiedere l’assegnazione di voucher per l’iscrizione a master universitari e corsi di perfezionamento post-laurea, esclusi quelli on line in modo da permettere ai giovani di inserirsi nel mondo del lavoro con un bagaglio formativo specifico ed ampliato.

Ora i voucher possono essere attuati anche per corsi con un monte ore inferiore a 120 e per l’iscrizione alle Summer school, includendo i programmi per cui non è previsto un esame finale.

Questo ampliamneto risponde all’esigenza di formazione e aggiornamento anche attraverso percorsi di minore durata e articolati in maniera più flessibile rispetto al passato, offerta presente nel panorama formativo e spendibile nel mondo del lavoro.

I destinatari dei voucher sono giovani disoccupati o non occupati da almeno sei mesi, residenti nella Regione Marche; di età inferiore ai 36 anni (non compiuti), ed in possesso di laurea triennale, specialistica, magistrale o vecchio ordinamento.

Per i master di I livello bisogna essere in possesso di laurea triennale, specialistica, magistrale e vecchio ordinamento, mentre per i master di II livello è necessaria la laurea specialistica, magistrale e vecchio ordinamento, così come per i corsi di perfezionamento post-laurea

La formazione deve inserirsi nei seguenti settori: il sistema moda, il settore del legno in tutte le sue articolazioni, l’agroalimentare, il turismo ed i beni culturali, la green economy, il distretto del mare, la meccanica, la domotica e l’assisted living, le biotecnologie, l’internazionalizzazione, la salvaguardia e la valorizzazione del paesaggio e del territorio.

Ciascun richiedente può presentare istanza per la concessione di un solo voucher. Qualora la frequenza fosse iniziata prima della comunicazione dell’attribuzione del voucher, in caso di mancata assegnazione del beneficio, ogni onere è a carico del richiedente. I costo ammissibili sono quelli sostenuti per l’iscrizione all’offerta formativa.

Tre gli indicatori e criteri di valutazione da bando sono specificati: l’età, il genere,l’ Isee, l’attività prevista ed il settore di attività

Per ottenere i voucher le domande dovranno essere presentate esclusivamente per via telematica utilizzando il sistema informatico SIFORM2 accessibile all’indirizzo internet: https://siform2.regione.marche.it.

La scadenza prevista è il 31 dicembre 2019 o comunque fino ad esaurimento risorse.

Maggiori informazioni, bando e procedure per la compilazione della domanda sono disponibili cliccando qui.

DiscoverEU, 18 anni e parti per l’Europa!

Qualcuno ha tutte le fortune, e questa volta tocca ai diciottenni!
L’Unione europea ha pensato a un regalo speciale per i ragazzi e le ragazze nati tra il 2 luglio 1999 e il 1 luglio 2000 incluso: si chiama DiscoverEU ed è un biglietto di viaggio per partire questa estate alla scoperta dell’Europa!

Il bello è che si viaggerà in treno (in alcuni casi in bus o traghetto) perché, che ci crediate o no, è davvero uno dei modi migliori di scoprire e conoscere veramente un paese. Vedere il paesaggio che cambia, passare vicino a piccoli centri e attraversare la campagna o una montagna, questo veramente significa aver visto un paese. Se non ci avete mai provato, e avete 18 anni, ecco la vostra occasione!

Saranno circa 15000 i diciottenni europei che potranno viaggiare e, chissà, incontrarsi a un festival, in una capitale europea, in riva a un lago o ad un concerto. Per i cittadini italiani ci sono più di 1700 biglietti per partire nel periodo che va dall’inizio di luglio fino a settembre, per un massimo di 30 giorni.

Il 2018 è l’Anno europeo del patrimonio culturale, e questo significa che il viaggio sarà ancora più interessante, viste le molte le manifestazioni previste in tutta Europa per celebrare l’incredibile varietà del patrimonio culturale europeo! L’iniziativa DiscoveEU è collegata a questa ricorrenza, e per questo vi sarà utile saperne di più.
Ecco infatti come si fa a ottenere il biglietto.

A partire dal 12 giugno alle 12 ci si potrà registrare al portale DiscoverEU, e si dovrà a questo punto rispondere a un quiz sull’Anno europeo del patrimonio culturale (ecco dove trovare tutte le informazioni utili!) e ad una domanda di spareggio.
La Commissione europea farà una classifica dei partecipanti per ciascun paese, e successivamente fornirà il biglietto e un pacchetto informativo di supporto all’organizzazione del viaggio (non dimenticate di passare qui da noi se avete bisogno di informazioni e suggerimenti per alloggio o assicurazioni!).

I biglietti per i candidati selezionati saranno prenotati, acquistati e consegnati da un soggetto individuato appositamente dalla Commissione europea, per cui di quello non dovrete preoccuparvi. Potrete partire da soli o anche in gruppo, fino a cinque partecipanti.
Oltre a godervi il vostro viaggio di scoperta e le vostre vacanze, potrete diventare Ambasciatore DiscoverEU! Dovrete raccontare le vostre esperienze di viaggio, attraverso Instagram, Facebook o Twitter, e organizzare una presentazione della vostra avventura: a noi piacerebbe ospitarvi qui all’Informagiovani a raccontare com’è andata!
Non vi resta che preparare il vostro itinerario e il vostro documento di identità per il viaggio (attenzione alla scadenza, è importante!).
In bocca al lupo!

La scuola sta finendo……e i figli dove li sistemiamo?

L’estate è alle porte. Il countdown alla fine della scuola è iniziato. L’8 giugno si sta avvicinando inesorabilmente. I bambini e i ragazzi non vedono l’ora che suoni l’ultima campanella ma per i genitori inizia il problema di doversi organizzare per sistemare i figli durante l’estate.

L’estate, infatti, è lunga e i ragazzi hanno bisogno di svagarsi e allo stesso tempo di impiegare il proprio tempo in attività a loro adatte. Il problema riguarda più che altro i bambini della scuola primaria e i ragazzi della secondaria di primo grado che, pur essendo già autonomi e indipendenti, tuttavia di certo non possono essere lasciati completamente incustoditi.

I più “fortunati” possono contare su nonni o parenti con tempo a disposizione per farli divagare e per accudirli. Ma oggi anche molti nonni, a differenza di un tempo, lavorano o sono impegnati in altre attività e lasciare i figli con la babysitter spesso appare molto riduttivo in quanto i bambini hanno bisogno di socializzare con i propri coetanei, di impegnare il proprio tempo in attività ricreative e istruttive, di praticare un’attività sportiva.

Il centro estivo, allora, rappresenta per molti genitori un’ottima e valida alternativa alla babysitter. È un servizio educativo originale, che pone al centro delle sue attività i bambini. Rappresenta un’opportunità di socializzazione per i bambini, un’esperienza che coinvolgerà anche la famiglia, la scuola, il gruppo sportivo, la vita associativa in generale.

Esiste un’ampia scelta di centri estivi, da quelli comunali a quelli privati.

Il Comune di Ancona anche quest’anno organizza i centri estivi per la fascia d’età 4 – 14 anni e i centri di aggregazione estiva per la fascia d’età 6 – 14 anni.

I centri estivi coprono tutto il mese di luglio (2 – 31 luglio) mentre i centri di aggregazione il periodo immediatamente successivo la chiusura dell’anno scolastico e precedente l’inizio del nuovo (dal 11/06/2018 al 29/06/2018 e dal 27/08/2018 al 14/09/2018).

Mentre per quelli comunali esistono delle graduatorie che vengono stilate in base alle domande pervenute, per quelli privati i requisiti sono meno restrittivi. Ovviamente quelli privati sono meno economici ma rappresentano una valida alternativa a quelli pubblici. Tutti infatti si pongono l’obiettivo di impegnare i bambini in attività ad hoc per farli socializzare e divertire allo stesso tempo.

Se volete avere informazioni sui centri estivi potete scriverci a info@informagiovaniancona.com oppure passare allo sportello a consultare il materiale cartaceo.

Alla scoperta delle smart skill con “Be Smart!”

L’8 giugno è una data importante, perché impareremo insieme come prepararci ai lavori del futuro: all’Informagiovani di Ancona ci aspetta infatti “Be Smart!”, un viaggio alla scoperta delle nuove smart skill, le competenze “intelligenti” che ci aiutano a diventare più competitivi nella vita e nel lavoro.
Cosa sono le smart skill? Abbiamo ribattezzato così le cosiddette competenze trasversali: non quelle che apprendiamo attraverso lo studio specialistico o focalizzandoci su una materia specifica, ma quelle che ci appartengono in quanto persone. Saper parlare in pubblico, possedere un metodo di lavoro, sapersi organizzare, sono tutti esempi di competenze trasversali. Anche se in parte si tratta di caratteristiche legate alla nostra personalità, non significa che non possiamo coltivarle e migliorarle costantemente, perché esistono strumenti e tecniche per farlo.

Il primo motivo per cui veniamo presi in considerazione per un posto di lavoro è che possediamo le competenze specifiche richieste: sono le cose che conosciamo e che sappiamo fare che ci rendono candidabili per un determinato lavoro. Poi c’è il motivo per cui veniamo scelti, e qui entrano in gioco le competenze trasversali: per tutti i lavori che ci troveremo a svolgere, verosimilmente verremo scelti non solo per quello che sappiamo fare, ma anche per quella particolare caratteristica che ci distingue, perché su quella qualità peculiare il nostro futuro datore di lavoro potrà riporre la sua fiducia.
Le competenze trasversali servono per adattarci ai nuovi contesti, a renderci più competitivi, a intuire quali sono i cambiamenti in atto in un mondo del lavoro sempre più mutevole ed esigente.

Non esiste una lista codificata di soft skill: nel selezionare le competenze “intelligenti” da approfondire a “Be Smart!” abbiamo effettuato una scelta, una selezione ragionata di quelle che riteniamo oggi più strategiche e utili da approfondire. L’altro criterio che ci ha guidato nella progettazione di questo evento è stata la scelta dei relatori: non volevamo accontentarci di professionisti che sapessero descrivere una competenza trasversale, volevamo innanzitutto dei testimonial di quella competenza. I sette professionisti che interverranno l’8 giugno ci racconteranno quindi non solo in cosa consiste quella competenza, ma anche come essa ha avuto un impatto sulla loro vita personale e professionale.

A oggi i posti per Be Smart! sono esauriti, ma vi invitiamo a tenere d’occhio la pagina dedicata all’evento nel caso in cui nei prossimi giorni qualcuno rinunciasse al proprio biglietto d’ingresso gratuito. Ci teniamo comunque a dire che “Be Smart!” è un progetto che non si esaurirà con l’incontro dell’8 giugno, ma avrà diverse declinazioni e un respiro più ampio: diventerà innanzitutto un prodotto editoriale, dove cercheremo di documentare l’incontro, integrando gli interventi con interviste ai testimonial, schede tematiche e approfondimenti specifici.
A chi non fosse riuscito a riservare il proprio posto: tranquilli, stiamo già pensando di riproporlo in un prossimo futuro, magari con una formula diversa. Non possiamo anticipare ancora nulla, ma lo faremo non appena avremo qualche coordinata in più a riguardo.
Una cosa è certa: per noi “Be smart!” non è un appuntamento isolato, ma l’inizio di un percorso, dove cercheremo di proporre delle occasioni nuove e uniche per andare “alla scoperta delle competenze per i lavori del futuro”.