5 consigli per la scelta dell’università

La scelta dell’università è una fase fondamentale della vita, spesso tutt’altro che facile da affrontare. Ecco 5 suggerimenti che speriamo possano aiutare la tua riflessione:

1 – Lascia stare la perfezione
La decisione perfetta non esiste, anche quella ‘giusta’ sarà portatrice di aspetti positivi e negativi. Qualsiasi strada tu decida di intraprendere, probabilmente proverai un po’ di dispiacere per quello a cui rinunci, incontrerai qualche paura o difficoltà. L’essenziale è scegliere con la maggiore consapevolezza possibile, riconoscendo i tanti fattori in causa e mettendo priorità. Cerca di individuare il meglio possibile ad oggi, tenendo conto che, nella peggiore delle ipotesi, il percorso può essere aggiustato in ogni momento.

2 – Fai dialogare testa e cuore
Il piano emotivo è fondamentale (passioni, motivazioni ed aspirazioni), al contempo è importante considerare anche quello razionale, per rendere l’intuizione maggiormente affidabile. Meglio seguire gli interessi personali, anziché le presunte garanzie di trovare lavoro con una certa facoltà. Ma allo stesso tempo è produttivo riflettere su quali delle tue passioni siano maggiormente spendibili e ‘monetizzabili’.

3 – Non lasciarti guidare dalla paura
Prevedere il futuro con sicurezza è impossibile. Quindi fa paura assumersi la responsabilità delle conseguenze di una scelta presa necessariamente nell’incertezza. A questo si possono aggiungere il timore del cambiamento, del giudizio degli altri, ecc. La paura porta a rimandare o fare scelte comode, ma non soddisfacenti. Per crearsi la vita desiderata occorre correre dei rischi: non focalizzarti sull’evitare la paura, ma persegui ciò che vuoi. Quando si esce dall’area protetta e dall’abitudine, si impara, si cresce e si migliora. Un po’ di coraggio e fiducia nell’affrontare l’incertezza possono cambiare la vita.

4 – Informati
Oltre ad un percorso interno di consapevolezza di sé, è utile conoscere l’esterno: l’ampia lista di facoltà, corsi ed indirizzi. Universitaly, il portale del MIUR dedicato all’università, contiene offerta formativa e informazioni utili. Sui siti degli atenei e agli open day è possibile raccogliere notizie sui corsi e sui piani di studio, analizzare gli insegnamenti e conoscere gli sbocchi professionali. Anche lo scambio con amici e conoscenti può essere interessante per raccogliere elementi, a patto di farsi raccontare dati di fatto dell’esperienza e non valutazioni.

5 – Prendi tempo
E’ utile iniziare presto ad occuparsi della questione, per darsi la possibilità di maturare la scelta con calma. Serve tempo per capire quello che si desidera, tempo per raccogliere le informazioni e per analizzare le opzioni, tempo per distrarsi dalla decisione per un po’ e tornarci poi sopra con la mente fresca.

Hai ancora dubbi sulla tua scelta? Passa a trovarci per un colloquio di orientamento!

Quando è una buona idea lasciare il lavoro?

Ne avete sentito parlare?

Si chiama the Great Resignation o the Big Quit, ed è una tendenza che negli ultimi mesi si è manifestata nel mondo del lavoro soprattutto negli Stati Uniti d’America, e in parte anche in alcuni paesi europei, tra cui l’Italia

Queste espressioni inglesi significano dimettersi, lasciare, abbandonare, e il fenomeno ha interessato vari aspetti della vita delle persone, come lo sport, le relazioni, la religione. Le persone lasciano il loro lavoro, abbandonano abitudini che avevano da tanto tempo, percorsi intrapresi e relazioni apparentemente consolidate.

Tutto sembra essere iniziato con i cambiamenti a cui la pandemia ci ha costretto: cambiamenti nel modo di lavorare, di vivere, di occupare il tempo e di pensare al futuro.

Rompere la routine giornaliera, settimanale e, alla fine, anche annuale, ha permesso a molti di fermarsi a riflettere se quello che stavano facendo della propria vita fosse quello che volevano. E la risposta per tanti è stata no, proprio no.

Chi ha lasciato il lavoro l’ha fatto in maggioranza per una posizione migliore, ma migliore in che senso? Al primo posto c’è naturalmente la retribuzione, ma subito dopo vengono motivazioni quali la salute (mentale e fisica), e la ricerca di un migliore equilibrio tra vita e lavoro.

Se pensiamo al nostro contesto, quando possiamo dire che vale la pena di considerare un cambiamento?

Naturalmente non è una decisione che va presa con troppa leggerezza, ma nemmeno scartata come impossibile.

Ecco alcune domande, da adattare al settore in cui lavorate, che vi potete fare per valutare se conviene investire tempo ed energie nel posto in cui siete:

  • vengo considerato/a un valore per l’azienda o parte dello staff facilmente sostituibile?
  • i costi che sostengo per andare a lavorare (trasporti, pasti fuori casa, ecc) sono adeguatamente ripagati dalla retribuzione o la riducono notevolmente?
  • mi sono state indicate le norme da rispettare per la mia tutela e per la sicurezza sul lavoro?
  • il mio orario è rispettato o spesso ci sono cambi dell’ultimo momento, per cui è difficile per me organizzare qualsiasi altra cosa al di fuori del lavoro?
  • mi viene data la possibilità di sviluppare le mie potenzialità, di imparare e crescere come lavoratore?

Queste sono alcune piccole riflessioni da fare se vi trovate a pensare al futuro e in prospettiva vorreste migliorare la vostra situazione lavorativa. Se le risposte a queste domande non vi soddisfano e vi sentite pronti a mettervi in gioco, può essere il momento di guardarsi intorno. 

In questo periodo le posizioni di lavoro aperte sono davvero tante e, se avete una preparazione nei settori che stanno crescendo di più, c’è davvero possibilità di ottenere un buon posto di lavoro.

Bisogna naturalmente prepararsi e valutare anche i cambiamenti: dovrò fare qualche chilometro in più per andare a lavorare? Cambierò le persone con cui lavoro a cui ho fatto l’abitudine? Se questi aspetti non vi spaventano, siete pronti a cominciare la ricerca.

Infine, un consiglio per tutti, anche per chi non sente di avere i numeri per lasciare il lavoro che ha: allontaniamoci dalla cultura che vede il lavoro come qualcosa per cui dovremmo ringraziare, un favore che ci viene fatto, e cominciamo a pensarlo invece come uno scambio tra due parti, in cui entrambe hanno doveri e diritti, e magari un obiettivo comune.