Il 25 novembre per riflettere e sensibilizzare

Il 25 novembre è la Giornata Internazionale contro la violenza sulle donne, ricorrenza istituita dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite, tramite la risoluzione numero 54/134 del 17 dicembre 1999.

Una data scelta non a caso. Infatti, in questo stesso giorno del 1960, furono uccise le tre sorelle Mirabal, attiviste politiche della Repubblica Dominicana. Le tre sorelle vissero gli anni bui in cui nel Paese si era instaurata una delle più feroci dittature dell’America Latina che riuscirono a combattere pagando il loro coraggio con la vita.

Istituire una giornata mondiale dedicata proprio alla lotta alla violenza sulle donne è un invito per i governi e le associazioni a dare spazio alla riflessione su questo tema attraverso progetti di prevenzione e denuncia.

Questa ricorrenza si pone l’obiettivo di ricordare a tutti che il rispetto è alla base di ogni rapporto e che è necessario dire no agli abusi, alle discriminazioni e alle violenze di genere.

La Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne è stata istituita partendo dall’assunto che la violenza contro le donne sia una violazione dei diritti umani, conseguenza della discriminazione contro le donne, dal punto di vista legale e pratico, e delle persistenti disuguaglianze tra uomo e donna.

“Quanto più la donna cerca di affermarsi come uguale in dignità, valore e diritti all’uomo, tanto più l’uomo reagisce in modo violento. La paura di perdere anche solo alcune briciole di potere rende l’uomo volgare, aggressivo, violento.” (Michela Marzano).

Questa citazione sintetizza il nocciolo della questione: la violenza sulle donne è causata dalla non accettazione, da parte dell’uomo, dell’autonomia femminile.

Non so voi cosa ne pensiate ma io credo che a monte di ciò ci sia una cultura sbagliata, ossia una cultura che non accetta le diversità e che vede come unica affermazione dell’io il possesso. E questo non solo riferito al genere ma anche ad atri aspetti.

Per arginare la violenza (sulle donne e non solo) occorre promuovere una cultura della tolleranza e dell’accettazione reciproca. E a questo fine siamo chiamati in causa tutti, dai genitori agli insegnanti, ai politici, ai personaggi che hanno ruoli pubblici.

L’odio e la violenza si potranno combattere efficacemente solo quando si capirà che il problema comincia nelle famiglie e nelle scuole e che, per affrontarlo seriamente, si deve ripartire dall’educazione dei più piccoli.

Le donne e gli uomini sono certo diversi, ma la diversità non è sinonimo di disuguaglianza. Anzi. È proprio nella diversità che l’uguaglianza e il rispetto reciproco possono essere promossi.

Oggi in tutto il mondo vengono organizzati eventi di sensibilizzazione verso questo tema e anche ad Ancona potete partecipare a una serie di iniziative pubbliche, di cui potete prendere visione sul sito del Comune.

Cv a puntate: competenze trasversali e soft skill

Qual è la parte del cv più difficile da scrivere? Proprio quella della competenze trasversali, in cui devi saper raccontare che cosa sai fare, al di là delle conoscenze relative al tuo settore, e soprattutto come lo sai fare.
La maggior parte di noi, una volta buttata giù qualche riga sul titolo di studio e le esperienze di lavoro, pensa: “fatto!”. Invece è proprio in questa sezione del cv che possiamo differenziarci da tutti quelli che hanno il nostro stesso titolo di studio, e più o meno le stesse esperienze di lavoro.

Che cosa devi metterci? Di cosa dovresti parlare?
Cominciamo dalle competenze più semplici, che sono le conoscenze linguistiche e informatiche, o tecniche.

Nella parte del cv dedicata alle conoscenze linguistiche specifica qual è la tua madrelingua e le altre lingue che conosci, ognuna con accanto il tuo livello di conoscenza. Ti consiglio di utilizzare delle parole semplici, che facciano capire a chi legge che uso puoi fare di quella lingua (conoscenza base, intermedia, fluente, ottima) e magari se sai anche scrivere, e non solo usarle per parlare.
Attenzione però, non indicare il voto che avevi o hai a scuola, ma una autovalutazione del tuo livello di conoscenza della lingua. Se hai delle certificazioni, aggiungi anche quelle (nome e data di conseguimento). Naturalmente non scriverai che conosci l’italiano (o la tua madrelingua) molto bene… il tuo livello è, appunto, madrelingua! (cioè la conosci benissimo). Usa le definizioni dei livelli europei (A1, A2, fino al C2) solo se pensi che la persona a cui invierai il tuo cv le può capire.
Chi utilizza naturalmente, e in maniera corretta e fluente, due lingue, può indicarle entrambe come madrelingua. Chi invece non ha conoscenze linguistiche, e magari lavora in un settore o in una posizione per cui non servono, può eliminare del tutto la sezione relativa alle conoscenze linguistiche. Ricordiamoci che il cv serve ad evidenziare i punti di forza e le conoscenze, e non quello che non so o non so fare.

Poi, sezione competenze informatiche. Nomina i sistemi operativi che sai usare, i programmi e le applicazioni che conosci e che usi. Navigazione internet e posta elettronica ormai vengono dati per scontati. Attenzione invece a eventuali software di settore, ad esempio il CAD, programmi utilizzati in contabilità, o per la gestione del magazzino o dell’archivio.

Una storia a parte è quella dei canali social che utilizzi e che possono essere interessanti: sempre più aziende e professionisti li utilizzano per farsi conoscere, farsi trovare e promuovere i loro servizi e prodotti. Se ne sai usare alcuni in maniera almeno semi-professionale (non basta avere un profilo Instagram per poterlo usare come strumento di lavoro), indicalo in questa sezione.

Ora, andiamo alle importantissime soft skill, quelle che riguardano il modo in cui ti approcci alle cose, al lavoro, alle persone. Questa è la parte veramente più difficile da scrivere, perché implica un momento di riflessione su se stessi, e una certa dose di consapevolezza. Ma è anche la parte del tuo cv che molti datori di lavoro guarderanno con particolare attenzione, perché le soft skill sono sempre più rilevanti quando si tratta di scegliere un nuovo collaboratore. Prenditi qualche momento per riflettere su quali sono i pregi, gli aspetti positivi del tuo carattere e del tuo modo di fare, che magari anche le persone a te vicine ti riconoscono. Cerca di ricordare se ci sono state occasioni o esperienze nelle quali le hai utilizzate o le hai sviluppate, e menzionale brevemente in questa sezione.

Ecco le aree di competenze che di solito si trovano nei cv, e le domande a cui devi provare a rispondere. Quali sono le tue qualità personali, le capacità di relazione, di comunicazione, di organizzazione che hai sviluppato o sperimentato nel corso della tua vita, non solo professionale?
Sai gestire il tuo lavoro autonomamente? Sai adattarti in ambienti che non sono quelli che frequenti di solito, e sai capire i diversi contesti per adeguare la tua comunicazione o il tuo approccio alle persone? Hai già avuto esperienze di attività in equipe di lavoro multiculturali? Sai organizzare un evento, o una riunione, o delle attività ricreative per bambini?

Una volta messe a fuoco queste informazioni da inserire, puoi veramente considerare completo il tuo cv!

 

Apprendistato professionalizzante: formarsi lavorando

La Regione Marche ha emesso in questi giorni un avviso pubblico per la presentazione di progetti quadro per l’offerta formativa pubblica finalizzata all’acquisizione di competenze trasversali e di base previste dall’apprendistato professionalizzante.

L’avviso pubblico è rivolto agli enti di formazione pubblici e privati e ha come destinatari degli interventi i soggetti assunti nelle Marche a partire dal 01/01/2020 con il contratto di apprendistato professionalizzante.

Senza entrare nel merito dell’avviso pubblico, in questa sede vogliamo approfondire la forma di contratto di apprendistato professionalizzante.

L’apprendistato professionalizzante (D.Lgs 81/2015) è un contratto di lavoro che offre ai giovani l’opportunità di inserirsi nel mercato del lavoro formando le proprie competenze professionali.

È un contratto di lavoro a tempo indeterminato a causa mista, perché il lavoro si alterna con la formazione, ed è finalizzato a favorire l’inserimento dei giovani nel mondo del lavoro attraverso l’acquisizione di un mestiere e/o di una professionalità specifica.

L’apprendistato professionalizzante rientra dentro una macrocategoria che è quella dell’apprendistato che è una tipologia di lavoro che viene incontro ai più giovani che devono per l’appunto “apprendere” un lavoro.

La formazione professionale è un elemento fondamentale per un lavoratore, perché permette di aggiornare ed ampliare le proprie competenze. Nel contratto di apprendistato professionalizzante, la formazione è inserita all’interno di un vero e proprio contratto di lavoro, la cui causa è lo scambio tra prestazione lavorativa e retribuzione a cui si aggiunge l’obbligo formativo a carico del datore di lavoro.

La formazione prevista da questo tipo di contratto si articola in formazione di tipo professionalizzante, a cura dell’impresa (durata e modalità di erogazione sono stabilite a livello nazionale dai contratti collettivi o dagli accordi interconfederali), e formazione per l’acquisizione di competenze base e trasversali, disciplinata dalla Regione.

Possono essere assunti in tutti i settori di attività, pubblici o privati, con contratto di apprendistato professionalizzante per il conseguimento di una qualificazione professionale ai fini contrattuali i giovani di età compresa tra i 18 e i 29 anni. Per i soggetti in possesso di una qualifica professionale l’età minima scende a 17 anni.

Il contratto di apprendistato professionalizzante è piuttosto conveniente sia per i giovani che per i loro datori di lavoro. Per i primi infatti si tratta di un contratto a tempo indeterminato che ha una natura duplice.

È, infatti, un contratto di lavoro a tempo indeterminato in 2 fasi: nella prima, alla prestazione di lavoro, si aggiunge la formazione con carattere specializzante (senza la quale non può dirsi un contratto di apprendistato), la seconda rientra nell’ordinaria casistica del rapporto di lavoro subordinato, nel senso che si può trasformare direttamente in un contratto a tempo indeterminato.

Anche per le aziende questo tipo di contratto ha un duplice vantaggio: possono formare le risorse di cui hanno bisogno, creare con loro un rapporto di fiducia e poi inserirle una volta per tutte e, inoltre, usufruiscono di tutta una serie di sgravi contributivi sia durante il periodo di apprendistato che nel primo anno dell’assunzione.

Il contratto può avere una durata che va da un minimo di 6 mesi a un massimo di 3 anni, 5 per l’artigianato.

Così come per gli altri contratti di apprendistato, anche per quello professionalizzante, è fondamentale la figura del tutor cui farà riferimento l’apprendista per tutta la durata del lavoro. Il tutor può essere anche il datore di lavoro stesso.

La formazione svolge un ruolo fondamentale, l’apprendistato è infatti contrassegnato da un PFI, ossia un Piano Formativo Individuale che ha il compito di definire il percorso formativo dell’apprendista in coerenza con la qualifica che deve raggiungere e considerando le competenze di cui è già in possesso.

Tale formazione può essere interna o esterna. Nel primo caso viene erogata dentro l’azienda purché questa possieda requisiti di “capacità formativa”; cioè abbia la capacità di erogare formazione attraverso strumenti e materiali adatti a trasferire le competenze per acquisire le conoscenze aziendali. Nel secondo caso, invece, viene affidata a operatori istituzionalmente preposti alla formazione durante l’apprendistato.

I giovani potenziali apprendisti possono seguire gli sviluppi del bando alla pagina dedicata sul sito regionale.

Tirocini all’estero di novembre

E’ sempre un buon momento per considerare l’idea di fare un tirocinio all’estero! Ecco delle occasioni per studenti e laureati.

Per neolaureati o studenti – tirocini presso l’UNHCR – Alto Commissariato per i rifugiati delle Nazioni Unite – Strasburgo (FR)
Durata: 6 mesi con inizio il 15 dicembre
Requisiti: studi attinenti, conoscenza del francese e dell’inglese, conoscenza dei diritti umani europei e dei rifugiati
Retribuzione: prevista
Scadenza: 8 novembre

Per laureandi o laureati magistrali, tirocini in IT Engineer, Data Science, Cyber Security presso Eurocontrol – Organizzazione europea per la sicurezza della navigazione aerea – Bruxelles (BE)
Durata: tra 3 e 12 mesi
Requisiti: nazionalità di uno degli Stati membri di Eurocontrol o ECAC, studi attinenti, ottima conoscenza scritta e orale dell’inglese o del francese
Retribuzione: previsto un contributo mensile di 900 euro
Scadenza: varie tra il 12 novembre e il 30 dicembre

Per neolaureati, tirocinio in HR presso il CEDEFOP – Centro Europeo per lo Sviluppo della Formazione Professionale – Salonicco (GR)
Durata: 9 mesi con inizio il 16 gennaio 2020
Requisiti: nazionalità di uno degli stati membri o di un paese in fase di pre-accesso, laurea attinente, conoscenza di due lingue ufficiali europee di cui una deve essere l’inglese
Retribuzione: circa 979 euro mensili
Scadenza: 21 novembre

Per laureati, tirocini presso Italian Translation Unit del Parlamento europeo – Lussemburgo
Durata: 5 mesi con inizio a marzo
Requisiti: conoscenza dell’italiano a livello madrelingua, buona conoscenza di altre due lingue ufficiali UE, laurea, copacità di comunicazione e di lavorare in gruppo
Retribuzione: prevista
Scadenza: 30 novembre

Per laureandi, laureati o dottorandi – tirocini presso l’UNICEF – Fondo delle Nazioni Unite per l’Infanzia – USA e altre sedi nel mondo
Durata: 6 mesi
Requisiti: studi attinenti, conoscenza di almeno una delle lingue di lavoro dell’organizzazione (inglese, francese, spagnolo)
Retribuzione: alcune posizioni la prevedono altre no
Scadenza: varie a novembre

Per studenti o laureati – tirocini presso l’ESMA , Autorità Europea degli Strumenti Finanziari e dei Mercati – Parigi (FR)
Durata: da 6 a 12 mesi
Requisiti: studi attinenti (area legale, economica, finanziaria e risorse umane), conoscenza della lingua inglese
Retribuzione: prevista sia per studenti (1100 euro mensili circa) che per laureati (1600 euro mensili circa)
Scadenza: 31 dicembre

Per laureati o dottorandi – tirocini presso EMBL European Molecular Biology Laboratory – Cambridge (UK)
Durata: 12 mesi
Requisiti: curriculum attinente
Retribuzione: 1000 GBP al mese
Scadenza: 15 novembre

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I componenti dei seggi elettorali

Nei mesi di ottobre e novembre di ogni anno vengono emessi gli avvisi pubblici per l’scrizione agli albi dei presidenti e degli scrutatori dei seggi elettorali.

Con il termine “seggio elettorale” si intendono sia il luogo dove gli elettori si recano per votare sia il complesso delle persone che prestano servizio nell’ufficio stesso.

Il seggio elettorale deve essere costituito appositamente presso ogni sezione elettorale in occasione delle consultazioni elettorali o referendarie per sovrintendere allo svolgimento delle operazioni di voto e di scrutinio. Esso è formato da un presidente, da un numero variabile di scrutatori (uno dei quali svolge le funzioni di vicepresidente) e da un segretario; presso l’ufficio operano inoltre i rappresentanti dei candidati e delle liste.

Per svolgere le funzioni di Presidente di seggio elettorale è necessario essere iscritti nell’Albo delle persone idonee all’Ufficio di Presidente di seggio elettorale. Ogni Comune emette ogni anno nel mese di ottobre l’avviso per l’iscrizione all’Albo.

La carica di presidente di seggio è quella che comporta le maggiori responsabilità in quanto egli è giuridicamente responsabile in prima persona, anche sotto il profilo penale, dello svolgimento delle operazioni di voto e di scrutinio.

Tra i numerosi compiti di presidente c’è anche quello di costituire l’ufficio elettorale di sezione, chiamando a farne parte gli scrutatori nominati secondo la legge e il segretario, da lui stesso designato prima dell’insediamento dell’ufficio elettorale.

Possono ricoprire l’incarico di presidente i cittadini italiani maggiorenni, iscritti nelle liste degli elettori e in possesso di un titolo di studio non inferiore al diploma di istruzione secondaria di secondo grado. Stessi requisiti devono possedere anche coloro che vogliono ricoprire il ruolo di segretario.

Gli scrutatori, infine,sono coloro che assistono e partecipano alle operazioni di voto nelle sezioni elettorali. Anche per svolgere questo incarico occorre essere iscritti all’Albo unico degli Scrutatori depositato presso l’Ufficio Elettorale del Comune, il quale contiene la lista delle persone idonee a ricoprire tale incarico e in possesso dei necessari requisiti, ossia essere iscritti nelle liste elettorali del Comune e avere assolto agli obblighi scolastici.

La richiesta d’iscrizione all’albo deve essere presentata una sola volta e resta valida fino a che l’elettore non perde i requisiti o chiede di essere cancellato. Quindi coloro che sono già iscritti all’Albo non devono ripresentare la domanda.

L’iscrizione va effettuata entro il 30 novembre di ogni anno, presso l’ufficio dell’anagrafe del comune dove si è registrati per il seggio elettorale.

Lo Scrutatore partecipa alla costituzione del seggio e alla preparazione del materiale elettorale; durante la consultazione svolge attività quali l’identificazione degli elettori, l’annotazione del numero delle loro tessere elettorali e il timbro di queste e, a consultazione chiusa, partecipa allo spoglio, al conteggio dei voti e a redarre le tabelle e i documenti relativi al voto e allo scrutinio.

Fare lo scrutatore è un bel modo per racimolare qualche soldo. Per molti anni è stata la classica aspirazione degli studenti, ma in questi anni di disoccupazione elevata lo è diventata anche per chi un vero lavoro non ce l’ha. Fare lo scrutatore di seggio (o il presidente di seggio o il segretario di seggio) può, quindi, essere un bel modo per guadagnare dei soldi nei giorni di elezioni politiche, amministrative o referendum.

I lavoratori dipendenti godono di un permesso retribuito per tutti i giorni in cui si svolgono le operazioni elettorali, a prescindere dall’effettivo orario di queste ultime, e inoltre di un riposo compensativo di uno o due giorni (a seconda che la settimana lavorativa sia di 6 o 5 giorni), a carico del datore di lavoro. Se i riposi non vengono fruiti, vengono retribuiti.

Per il Comune di Ancona, potete reperire avviso e domanda sul sito oppure passare allo sportello Informagiovani per averne una copia cartacea.