La zona di comfort

Per trovare lavoro, per realizzare degli obiettivi, oggi è necessario uscire dalla propria “zona di comfort”. Sono quasi certa che anche tu, caro lettore, avrai sentito dire questa frase almeno una volta nella vita. Anzi negli ultimi anni, da quando finalmente ci siamo modernizzati,  i corsi si chiamano workshop, l’immagine personale si chiama brand e ci sentiamo tutti un po’ più internazionali.

I disoccupati purtroppo si chiamano ancora disoccupati, ma è perché si ostinano a non uscire dalla propria zona di confort.  Quella famosa zona, di cui magari avrai sentito parlare all’ultimo workshop sull’empowerment delle skills personali. No, non era un corso in inglese, come hai pensato per tutta la prima ora, era in italiano. Ma tu  hai perso la metà dei contenuti perché ti ostini a non studiare il vocabolario di oggi, a non modernizzarti. Sei ancora nella tua zona di confort. E quindi scommetto che sei tornato a casa con la decisa intenzione di uscire finalmente da quella stramaledetta e confortevole zona in cui sei rimasto seduto per anni. E hai iniziato ad analizzarla. Quella “zona” del tuo quotidiano, in cui non hai lavoro, vivi ancora con i tuoi, sei nella tua confortevole cameretta di quando avevi 12 anni, litighi ogni giorno con tua madre perché questa casa non è un albergo, mangi vegano perché i tuoi sono più alla moda di te e invece della bistecca cucinano veggy burger.

A una prima analisi non ti sembra esattamente una zona di comfort. E ti senti un po’ preso in giro da quel formatore che parlava tutto strano. In effetti, pensi, sei stato abbastanza eroico per sopportare tutto quel “confort” fino ad oggi. Ma non ti scoraggi, accendi il pc ed inizi a navigare alla ricerca delle piattaforme di formazione, di auto promozione, corsi, informazioni: tutto quello che potrebbe portarti fuori da quella “confortevole” zona morta. Lui, il formatore sapiente e trilingue, non sa che anche dentro la più buia delle zone comfort può nascondersi il più grande dei guerrieri, il più spavaldo degli esploratori. Con un sorriso di sfida pensi che sei pronto ad informarti su tutto l’iperuranio, ad esplorare ogni galassia lavorativa, a studiare anche di notte, a tampinare (stalkerare anzi) ogni possibile datore di lavoro con i mezzi più sofisticati… ce la farai. Ma a fare cosa, esattamente??

Improvvisamente, con la testa piena di informazioni prese dal mare di internet, ti guardi allo specchio, con gli occhi sgranati e l’espressione pesantemente sconfortata. Una vocina dentro di te ti dice che quell’uscita dalla zona comfort è molto più sconfortante del previsto. Quella vocina forse non ha tutti i torti, ma se l’ascolti meglio forse ti dirà anche da dove cominciare. Per esempio dal cercare prima dentro di te quali sono i tuoi desideri profondi. A chiederti chi sei e cosa ti fa stare bene, prima di chiederti cosa sia vendibile oggi. A conoscerti meglio e darti fiducia, per poi iniziare a cercare la tua strada fidandoti anche del tuo istinto. Insomma, in poche parole, quella vocina potrebbe dirti come costruire dentro di te una reale zona di comfort, come farla crescere e renderla ogni giorno più forte, riempirla delle tue passioni, delle tue convinzioni, di ciò che è importante e portarla sempre con te. Quella zona sarà un ottimo alleato, con cui potrai esplorare e sperimentare luoghi e attività nuove senza paura.  E se vorrai potrai comunque darle un nome in inglese, che fa sempre scena. Se la custodirai a dovere sarà una zona in cui far crescere tante skill. O, più “banalmente”, l’amore per te stesso e la tua autostima. Un brand a prova di bomba!

Eat me

Torna il nostro appuntamento con #atuttoschermo, i film visti da noi. Il film di ottobre, che vi presenteremo già il prossimo sabato 1 ottobre, è il documentario sui disturbii alimentari Eat Me realizzato curato dal centro Heta, realtà di riferimento nel panorama regionale sul tema dell’alimentazione. Per questa occasione abbiamo organizzato un duplice appuntamento.

Alle 17 verranno presentate le attività dell’Associazione per la stagione 2016-17 e la fitta rete di collaborazioni attivate per studiare e affrontare da più versanti e in più ambiti la problematica, ormai epidemica, dei Disturbi del Comportamento Alimentare (ormai 40000 donne colpite nelle sole Marche; ancora solo il 40/50% degli affetti intraprende, in Italia, un percorso terapeutico).

Nelle scorse settimane, il Centro Heta ha stipulato convenzioni e accordi volti a sviluppare progetti di ricerca, prevenzione e cura con soggetti pubblici, come Unicam, Ateneo di spicco nell’ambito delle ricerche biologiche e nutrizionali, e privati come Co.Gi.To., consorzio di cooperative di servizi assistenziali sorto nel 2015, e Happiness Group, circuito marchigiano di fitness club tra i più rilevanti in Italia. In collaborazione con questi diversi attori, con la consulenza dello staff di strutture di eccellenza nella cura dei DCA come Villa Miralago (Varese), l’Associazione intende ampliare le prospettive di intervento e dare consistenza a una vera e propria rete.

Nell’incontro, verranno presentate le iniziative di prossimo avviamento: la proposta avanzata al Tavolo Tecnico Regionale sui DCA dal Centro Heta, in collaborazione con Unicam e Co.Gi.To., per costituire una comunità terapeutica in tempi brevissimi sul territorio regionale, in località Esanatoglia (MC); i progetti di ricerca clinica ed epidemiologica formulati con Unicam e Villa Miralago; la nuova campagna di prevenzione e informazione Eat Me 2016-2017, che anche quest’anno toccherà numerose località e aggiungerà al docufilm omonimo, in ultimazione, altri materiali di spunto ricavati dal lavoro clinico quotidiano svolto a Heta e in altri centri nazionali, e vedrà il lancio di un contest video rivolto alle scuole secondarie di primo e secondo grado, con premiazione in occasione della prossima Giornata del Fiocchetto Lilla; la convenzione con Happiness Group e il progetto di elaborazione di protocolli volti a monitorare e accreditare quelle realtà nei cui contesti spesso si ha una maggiore incidenza del disturbo, come palestre, consorzi sportivi, club; le attività di formazione del centro che quest’anno coinvolgeranno enti privati e pubblici e culmineranno in un’occasione di formazione intensiva per operatori nel marzo 2017.

Parteciperanno rappresentanze delle autorità cittadine, e dei partner in collaborazione con Heta: Fanpia Onlus e il Centro Oltre, Cooperativa Co.Gi.To., Unicam, Happiness Group, Tornaconto & C, Fideuram, Idea Psicologia. Modererà Giovanni Iannelli, Direttore Rai Marche
Alle 18 sarà la volta di “Eat Me” il docufilm pensato con l’obiettivo di offrire uno scorcio diretto ma non spettacolarizzato sui disturbi del comportamento alimentare. Un tentativo di abbandonare la retorica del dolore per addentrarsi nelle fitte dinamiche del problema. Una narrazione intima e profonda in cui ciascun protagonista ha potuto raccontarsi e raccontare. Work-in-progress nato seguendo le storie di soggetti sofferenti di un Disturbo del Comportamento Alimentare, giunto ormai vicino alla versione definitiva grazie al successo della campagna crowdfunding terminata lo scorso giugno, in questa occasione verrà presentato arricchito di ultimissimi materiali. Saranno presenti i registi Ruben Lagattolla e Filippo Biagianti. Il film sarà introdotto da Luca Pierucci, Presidente dell’Ordine degli Psicologi della Regione Marche.

L’ingresso è gratuito, alla fine verrà offerto un buffet e voi siete tutti invitati!

BORSE LAVORO OVER 30

La Regione Marche ha approvato l’avviso pubblico per l’assegnazione di 1000 borse lavoro per over 30, di cui 302 destinate alla provincia di Ancona. Con questo bando la regione intende favorire l’inserimento o il reinserimento lavorativo di persone di età compresa tra 30 e 65 anni, disoccupate certificate, residenti nelle Marche, con basso reddito ISEE e a prescindere dal titolo di studio, offrendo loro anche una possibilità di riqualificazione professionale.

Un soggetto che abbia i requisiti sopra descritti e che intende partecipare al bando dovrà cercare un datore di lavoro privato (impresa o ente senza fini di lucro) o uno studio professionale con il quale ideare e concordare un progetto di borsa lavoro da svolgere al suo interno per un periodo di 6 mesi, con un orario minimo di 25 ore settimanali e con una retribuzione di 650,00 euro lordi al mese.

Le borse lavoro in nessun caso configurano un rapporto di lavoro con i soggetti ospitanti.

Come il soggetto ospitato, così anche il soggetto ospitante deve rispondere al requisito della residenza in regione, requisito che si applica alla sede legale od operativa, e ad un’altra serie di requisiti previsti da bando.

Non è così semplice individuare una potenziale azienda ospitante; in questo, però, un aiuto viene fornito dai CIOF (Centri per l’Impiego) i quali pubblicano sul loro sito le disponibilità da parte delle aziende ad accogliere borsisti. Per la provincia di Ancona potete consultare la pagina dedicata alle offerte di lavoro di aziende private.

Un ulteriore aiuto lo potete trovate anche presso l’Informagiovani di Ancona che mette a disposizione degli utenti un apposito book con le offerte relative a questo bando.

Una volta individuata l’azienda ospitante e concordato con essa il progetto di borsa lavoro, il borsista dovrà presentare apposita domanda sia telematicamente attraverso il sistema informatico della regione, SIFORM,sia per raccomandata A/R  ad uno degli indirizzi indicati da bando.

Il termine di presentazione delle domande, inizialmente fissato per il 30/09/2016, è stato prorogato al 24 ottobre 2016.

I programmi e gli strumenti europei per la mobilità e la trasparenza

Tra le priorità delle politiche europee in ambito educativo e formativo c’è la promozione dell’apprendimento permanente e del libero movimento dei cittadini.
Il raggiungimento di questi obiettivi si basa sulla realizzazione di strumenti che garantiscono una maggiore trasparenza e comparabilità delle qualificazioni in tutta l’Unione Europea.
E’ per questo che la Commissione Europea ha avviato numerose iniziative sia per l’accesso all’informazione e l’orientamento dei cittadini su queste tematiche, sia per l’effettivo riconoscimento delle competenze e delle qualifiche di coloro che si spostano da un paese all’altro portandosi dietro il loro bagaglio di esperienze e conoscenze.
Strumenti come Europass (di cui il cv europeo fa parte), EQF (European Qualifications Framework), ECVET (European Credit system for Vocational Education and Training), EQAVET (European Quality Assurance in Vocational Education and Training) , ESCO (European Skills, Competences, Qualifications and Occupations) sono proprio quelli che vanno utilizzati in caso di mobilità per lavoro o studio.

Ma cosa sono? Come si ottengono, e come si usano?

Proprio di questo parleremo il prossimo mercoledì 28 settembre al seminario, destinato agli addetti ai lavori, organizzato dal Punto Nazionale di Coordinamento EQF, il Centro Nazionale Europass e il Centro Euroguidance in collaborazione con il Comune di Ancona ed Eurodesk Italy.

Obiettivo del seminario è presentare le caratteristiche e l’uso dei singoli strumenti e l’interazione tra di essi, nonché lo stato di avanzamento dei lavori di implementazione del Sistema nazionale di certificazione e della costruzione del Quadro Nazionale delle qualificazioni.

Ai partecipanti sarà rilasciato un attestato di partecipazione al termine del seminario.

Per tutti i partecipanti provenienti da fuori Ancona, ecco qualche indicazione per raggiungere la sala conferenze dell’Informagiovani Ancona:

  • dalla stazione ferroviaria: prendere il bus numero 1/4 dal marciapiede su cui ci si trova uscendo dalla stazione (attenzione, il secondo marciapiede, dove sulla palina in alto è scritto “CENTRO”). Il bus avrà come destinazione Piazza IV Novembre, e passa circa ogni 7 minuti. Dalla stazione ci vogliono tra i 5 e 10 minuti, cioè 7 o 8 fermate, per arrivare in piazza Roma, dove si scende all’ingresso del Rettorato dell’Università. Da lì basta attraversare la strada e scendere le scale sotto la tettoia della fermata bus, o le scale in corrispondenza del corso Garibaldi, al centro della piazza.
  • per chi ci raggiunge in auto, ecco la mappa dei parcheggi del centro.

Di seguito il programma della giornata con le presentazioni scaricabili dei relatori.

“Gli strumenti europei per la mobilità e la trasparenza”

Ancona, 28 settembre 2016 | Agenzia Locale Eurodesk del Comune di Ancona | Piazza Roma Underground – Ancona

PROGRAMMA

9.15   Saluti istituzionali- Marco Brutti, Comune di Ancona

9.30    La rete europea Eurodesk  e i tools a supporto della mobilità per l’apprendimento transnazionale –  Serena Principi, Agenzia Locale Eurodesk  del Comune di Ancona.

9.45     I programmi e gli strumenti europei per la trasparenza delle qualificazioni e la mobilità a fini di studio e di lavoroCatia Mastracci, Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali

10.00   Il programma Erasmus+Roberta Grisoni, Isfol

10.45   Il Quadro Europeo delle Qualificazioni EQF e la costruzione del Quadro NazionaleDiana Macrì, Isfol

  1. 15 Pausa

11.30  Il Quadro Operativo delle Qualificazioni Regionali: presentazione dell’Atlante del Lavoro e delle Qualificazioni – Rita Porcelli, Isfol

12.00  Gli strumenti per la trasparenza del Portafoglio EUROPASS   –  Silvia Lotito, Isfol

12.30   La rete EuroguidanceSilvia Lotito, Isfol

13.00   La rete EURES e lo schema di mobilità per i giovani Your first EURES jobCatia Mastracci,  Ministero del lavoro e delle Politiche Sociali

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Bonus cultura 18enni

Dal 15 settembre 2016 è attivo il bonus cultura per i 18enni, agevolazione introdotta nella Legge di Stabilità 2016 all’interno del Pacchetto cultura e sicurezza.

Cos’è il bonus cultura 18enni?

Il bonus consiste in una card elettronica sulla quale vengono accreditati 500 euro da spendere in biglietti di ingresso per eventi culturali, come musei, teatro, cinema, mostre, spettacoli dal vivo, ma anche per acquistare libri e testi (non solo scolastici), anche in formato digitale, ebook, pubblicazioni e riviste.

A chi spetta?

Spetta a tutti i giovani che compiranno 18 anni nel corso del 2016, sia italiani che stranieri purché residenti in Italia e in possesso di regolare permesso di soggiorno, ed è utilizzabile fino al 31 dicembre 2017.

Come funziona?

Il bonus può essere utilizzato tramite una specifica applicazione web per smartphone, tablet e pc, realizzata dal Governo, l’App 18 anni.

Prima ancora il diciottenne deve registrarsi in uno dei cinque identity provider (Poste, Aruba, Tim, Infocert e Sielte) per avere lo «Spid» (il Sistema pubblico per la gestione dell’identità digitale) che permette agli utenti di essere riconosciuti dallo Stato e di ricevere le credenziali per accedere a tutti i servizi online della Pubblica Amministrazione ed a molti servizi privati.

A questo punto il giovane deve scaricare da un sito dedicato (www.18app.it oppure www.diciottapp.it) su smatphone, tablet (sia Apple che Android) o computer l’App  «18app»: usando lo Spid l’utente farà il login e entrerà nel sistema: si accrediterà nell’App (fornendo dati personali, residenza, cellulare e e-mail) e automaticamente verrà generato il plafond da 500 euro, attivo dal giorno del compleanno fino allhttp://www.18app.ita fine del 2017, da utilizzare per spese in ambito culturale.

Chi ha già compiuto 18 anni quest’anno dovrà attendere fino a ottobre per fare i primi acquisti.

In questa prima fase sono chiamati a registrarsi nella webapp www.18app.it anche gli esercenti. Tutti gli enti e gli esercizi che si occupano degli ambiti  previsti dal Governo (cinema, concerti, eventi culturali, libri, musei, monumenti, parchi naturali ed aree archeologiche, teatro e danza) possono, infatti, registrarsi e rendere i propri prodotti e servizi o i biglietti di ingresso agli eventi e alle proprie strutture acquistabili con il bonus di 500 euro dai diciottenni.

Farsi riconoscere (il titolo di studio)

Spostarsi in Europa per studio o lavoro è sempre più facile, grazie ai trattati europei a seguito dei quali le frontiere sono state aperte, possiamo usare i nostri documenti di identità nazionali, non dobbiamo chiedere visti, cambiare moneta e insomma ci risparmiano tutta una serie di passaggi che ci complicherebbero parecchio la vita e porterebbero via un sacco di tempo.
Questo non significa però che possiamo dare tutto per scontato, ad esempio per quanto riguarda vedersi riconoscere il titolo di studio in un altro paese, o farsi riconoscere nel proprio un titolo conseguito all’estero.
Il riconoscimento dei titoli non è un meccanismo automatico, ma richiede un passaggio con le autorità competenti, e prevede una sintetica valutazione del titolo straniero e la definizione di una corrispondenza di livello nel paese in cui si vuole farlo riconoscere.
I titoli accademici e professionali vengono riconosciuti a livello europeo sulla base della “Convenzione sul riconoscimento dei titoli di studio relativi all’insegnamento superiore nella Regione europea” e delle “Direttive europee sul riconoscimento dei titoli professionali”
Chi ha intenzione di proseguire gli studi in un altro paese dell’UE o completare una parte degli studi all’estero, dovrà verificare prima di partire che il paese in cui ha scelto di recarsi riconosca il titolo di studio già posseduto.
Per quanto riguarda la laurea, ad esempio, nella maggior parte dei casi è possibile ottenere un “certificato di equipollenza”, che equipara il titolo di studio a quelli del paese in cui si desidera trasferirsi. In altri casi ci verrà richiesto di dare degli esami integrativi o frequentare dei corsi presso l’istituto di destinazione, per allineare il proprio titolo a quello nazionale.

Per informarsi nel dettaglio e avviare questa pratica, è necessario contattare il centro ENIC/NARIC del paese in cui si desidera ottenere l’equipollenza, o del proprio paese di origine nel caso di ritorno dopo studi compiuti all’estero.
A seconda del paese in cui i diplomi vengono valutati e dello scopo di tale valutazione, il centro ENIC/NARIC si occuperà direttamente della pratica o la trasferirà all’autorità competente. In Italia, il centro per il riconoscimento dei titoli è il Cimea.

Prima di chiedere l’equipollenza, è consigliato accertarsi di alcuni dettagli importanti, e cioè: dell’eventuale costo del servizio, della durata della valutazione (che va da alcune settimane a mesi), del documento che verrà rilasciato (potrebbe trattarsi di una piena equipollenza o di una relazione comparativa).
E’ consigliabile fornire la documentazione nel formato Europass (come il supplemento al diploma o il supplemento al certificato), in modo che il diploma possa essere più facilmente confrontato e riconosciuto. A livello europeo, infatti, esistono una serie di strumenti creati appositamente per facilitare la comprensione e rendere più trasparente alle istituzioni universitarie o ai datori di lavoro stranieri i titoli acquisiti.

Insomma, non è tutto immediato ma basta sapere cosa fare e a chi rivolgersi!

Scegliere un corso di formazione

Quale corso di formazione posso scegliere? Qual’è il corso più adatto a me?: queste sono alcune delle domande più frequenti che gli operatori di orientamento si sentono rivolgere.

In un mondo del lavoro in continua evoluzione, è naturale che evolvano anche i bisogni delle aziende; vengono richieste sempre nuove competenze e di conseguenza cambiano anche i fabbisogni formativi. Il titolo di studio (diploma o laurea) non è più sufficiente a garantire l’immediato inserimento nel mondo del lavoro ma sempre più spesso deve essere integrato da un percorso formativo in grado di fornire conoscenze più pratiche e specialistiche. Diviene quindi fondamentale scegliere corsi di formazione in grado di fornire tutte le competenze di cui una figura professionale ha bisogno.

L’impresa non è sicuramente semplice dal momento che l’offerta formativa presente sul mercato è vastissima. Tuttavia è possibile seguire alcune indicazioni utili ad una scelta consapevole.

Il primo passo da compiere è cercare di individuare le professioni che il mercato richiede maggiormente senza però prescindere dai propri interessi, dalle proprie inclinazioni, dalle ambizioni personali e dalla passione che farà da filo conduttore a tutta la carriera professionale.

Una volta individuati i propri interessi, è necessario scegliere anche in base alla tipologia di corso, alle caratteristiche dell’ente organizzatore e alla durata del corso stesso.

I corsi di formazione possono, infatti, essere gratuiti o pagamento. Quelli gratuiti possono essere finanziati dal Fondo Sociale Europeo (FSE); quelli a pagamento possono essere autorizzati dalla Provincia. Per ottenere il finanziamento o l’autorizzazione, i corsi vengono sottoposti a valutazione da parte dell’ente Provincia sulla base di criteri di qualità.

Non solo i progetti formativi ma anche gli enti di formazione devono sottostare a criteri di qualità per ottenere il finanziamento o l’autorizzazione del proprio corso. Solo gli enti che rispondono a questi criteri vengono accreditati.

Solo i corsi di formazione organizzati da enti accreditati possono rilasciare qualifiche professionali o diplomi di specializzazione e quindi titoli riconosciuti sul mercato del lavoro.

Sulla scelta di un corso inciderà quindi anche il titolo rilasciato dal corso stesso. In base alla durata del corso, i titoli che si possono ottenere sono: attestato di partecipazione (durata corso: almeno 36 ore), qualifica professionale (durata corso: almeno  400 ore) e diploma di specializzazione (durata corso: almeno 300 ore).

Se state cercando un corso di formazione in ambito regionale, consultate i nostri elenchi alla pagina corsi e concorsi.

Un anno di scuola, ma all’estero

A volte la scuola ti va stretta, perché non offre abbastanza stimoli, o perché ti sembra non sia abbastanza aperta a orizzonti che tu invece intravedi e insegui.

Se quello di cui hai bisogno sono nuove sfide, nuovi amici e un contesto internazionale, frequentare un periodo di scuola in un altro paese (europeo e non) può essere la risposta per chi è maturo e preparato ad affrontare un viaggio oltre i confini delle solite abitudini.

L’anno, o semestre, all’estero è consigliato durante il quarto anno delle scuole superiori (ma si può partire anche per il terzo anno), quando si è abbastanza grandi e autonomi, ma non ancora arrivati ad affrontare il quinto ed ultimo anno e il conseguente esame di maturità.

Ma come funziona, da dove si comincia? Tutta l’organizzazione della mobilità all’estero dello studente viene gestita da società riconosciute dal Ministero dell’Istruzione: queste si preoccuperanno di selezionare gli aspiranti partecipanti, prepararli alla partenza, scegliere le scuole all’estero e assegnarle a ciascuno, oltre a seguire gli studenti per tutta la durata del programma.

E’ indispensabile cominciare a informarsi e prepararsi con ampio anticipo (tra i 15 e i 18 mesi prima) dato che la domanda va presentata già dall’anno precedente nel caso dell’anno intero, e comunque diversi mesi prima della partenza.

Si parte in genere nel mese di luglio, tenendo conto del diverso inizio dell’anno scolastico nel paese di destinazione, e in ogni caso in modo da arrivare sul posto qualche giorno prima, per cominciare ad ambientarsi.

I costi da sostenere per questa esperienza variano a seconda della destinazione e della durata: non sono stratosferici ma nemmeno troppo contenuti. Ad esempio un anno scolastico all’estero in un paese anglosassone può costare tra 8 e 10 mila euro, quota che include la preparazione, il viaggio, l’iscrizione alla scuola, il tutoraggio, il vitto e l’alloggio presso una famiglia locale.

E quando si torna? Cosa succede? Nonostante l’anno o il periodo trascorso all’estero sia riconosciuto, il riconoscimento e il passaggio all’anno o al semestre successivo non è automatico, e bisogna presentare alla scuola in cui si rientra i documenti relativi alla frequenza all’estero e seguire le indicazioni dell’istituto. La cosa migliore da fare è programmare con anticipo per avere il tempo di concordare con gli insegnanti e il dirigente scolastico quali saranno le modalità di rientro già prima di partire.

Quali sono i vantaggi? Inutile dire che la permanenza all’estero permette di fare un balzo in avanti nella conoscenza e nell’uso di una lingua straniera, se non di apprenderne una nuova. Inoltre si impara a conoscere meglio se stessi, i propri limiti, le proprie potenzialità, stando a contatto con una realtà diversa da quella in cui si è cresciuti. Si guadagna in autonomia, in capacità di individuare problemi che ci riguardano e relative soluzioni.

Se pensi che potrebbe essere una esperienza che fa per te, o semplicemente vuoi saperne di più, segui la nostra pagina eventi e partecipa ai prossimi incontri informativi sull’argomento! Le candidature per il prossimo anno sono già aperte.

 

Nuovo lavoro? Come superare i primi giorni da neoassunto

Trovare “IL” lavoro è senza dubbio una delle esperienze più impegnative da affrontare. Dovrebbe essere noto che la ricetta per trovare l’impiego dei nostri sogni (più o meno) è una intricata formula alchemica in cui si mescolano in parti non uguali l’adeguatezza delle competenze e delle capacità al ruolo per il quale ci stiamo candidando (in primis), il saper comunicare noi stessi e le nostre aspirazioni nel modo migliore, un modo di presentarsi adatto e anche, ultimo ma discretamente importante, un pizzico di “fattore c”.

Posto quindi di aver messo in campo con successo tutto quello che serve per l’ottenimento del tanto sospirato contratto, arriva il momento di fronteggiare la situazione che più fa tremare i polsi dei neoassunti: quella dei primi giorni nel nuovo luogo di lavoro.
Se credete che con questo si intenda semplicemente la normale eccitazione che ci coglie quando siamo alle prese con delle novità importanti vi sbagliate di grosso: secondo Michael Watkins, ex professore della Harvard Buisness School e uno dei maggiori esperti sulla formazione dei ruoli di leadership nel lavoro, nonché autore di:I primi 90 giorni. Strategie di esordio vincenti per leader a ogni livello, sono i primi tre mesi a determinare il successo o il fallimento della propria carriera in un’azienda ed è quindi all’inizio che bisogna fare in modo di mostrare il meglio di sé, il che non vuol dire imparare tutto lo scibile sul proprio ruolo in questo ristretto periodo di tempo, ma mostrare quella commistione di intenzioni, atteggiamenti e potenzialità che possano confermare di essere la “persona giusta”.

Dello stesso parere è Russell Johnson, managing director dell’EPR Career Management il quale, come riportato in un articolo pieno di buoni consigli del blog Italians in fuga, afferma che: ”[…] una volta raggiunti i primi 90 giorni, o vi siete affermati oppure siete in crisi. E’ molto semplice: i vostri colleghi stanno formando le loro prime impressioni su di voi e queste sono molto difficili da modificare. […]”.

Premettendo che ogni situazione lavorativa è un mondo a sé, ci sono alcuni suggerimenti che sicuramente valgono in linea generale:

Prima di tutto, informarsi!
Ovviamente, diamo per scontato il procedimento di ricerca (sul web, tramite passaparola o recandosi di persona) di informazioni sull’azienda fatto al momento dell’invio della propria candidatura: una volta che si è diventati parte di quella realtà lavorativa, si deve fare un passo in più e studiarne da dentro la mission e lo stile, così da potersi, pian piano, uniformare.
Ma non solo: cercare di conoscere il prima possibile la disposizione degli ambienti fisici (bagni, zone ristoro, ambienti con determinate strumentazioni, uffici dei colleghi coi quali ci si dovrà rapportare maggiormente) contribuirà ad aumentare la propria professionalità e a rendersi indipendenti in meno tempo; in sostanza, a migliorare l’opinione che il restante gruppo di lavoro ha di noi. L’imperativo è quindi tenere ben aperti occhi ed orecchie e dedicarsi, almeno all’inizio, all’ascolto e al sempreverde “imparare con gli occhi” (e se c’è una mappa dei locali di lavoro, ricordarsi di studiarla!).

Non vergognarsi di non sapere.
Al contrario, fingere di avere la risposta a tutto e mostrarsi come qualcuno che non ha nulla da imparare può mostrarsi molto controproducente non solo per la formazione in azienda, ma anche e soprattutto per la costruzione del rapporto con i colleghi.
Bisogna mettere quindi in campo tutta la curiosità, l’interesse e la voglia di apprendere, magari organizzando un elenco di domande da porre durante questo primo periodo; è auspicabile appuntare tutti questi dettagli e informazioni da qualche parte, così da mostrarsi coinvolti e organizzare meglio le proprie mansioni (e magari evitare di chiedere ripetutamente le stesse cose).

Iniziare subito a costruire il rapporto con i colleghi.
Di importanza fondamentale durante questo primo periodo: essere sorridenti e positivi, saper ascoltare, mostrarsi aperti alla collaborazione e al gioco di squadra piuttosto che all’individualismo, evitare per quanto possibile le competizioni, i conflitti o l’immergersi nelle diatribe tra colleghi (che ci saranno sempre!), sono alcune delle buone pratiche da seguire per costruire una buona immagine di sé e per mettere un’ipoteca sulla propria permanenza (oltre che per evitarsi molte situazioni stressanti). Anche saper regalare buonumore è molto importante: meglio non sottovalutare l’importanza dei piccoli gesti, come il volersi fermare per la pausa pranzo assieme ai colleghi, o l’offrire di tanto in tanto un caffè, ma anche l’evitare di sovrapporre le proprie esigenze a quelle dei colleghi presenti da più tempo (un esempio su tutti è quello dei periodi di ferie).
Chiudiamo questo punto con un’informazione: non è affatto raro che i periodi di prova per un nuovo lavoro si concludano in un nulla di fatto a causa della mancata integrazione del neoassunto nel team dei colleghi.

Non dire no!
Non c’è niente di strano nel sentirsi inadeguati alle proprie mansioni durante i primi giorni. Ma non bisogna scoraggiarsi e soprattutto, non bisogna farsi la nomea di qualcuno che rimanda o evita i lavori. Provare ad eseguire tutti i compiti che verranno proposti (nei limiti di quello che vi sembra lecito, ovviamente) e imparare “strada facendo” è sicuramente una strategia vincente. Mostrarsi intraprendenti (senza esagerare), disponibili e allegri lastricherà la vostra strada verso il successo.

Dal canto nostro, non stiamo con le mani in mano riguardo questi argomenti! L’Informagiovani offre tanti servizi legati al mondo del lavoro e se avete bisogno di consigli o consulenze sulla vostra situazione vi basta venire a trovarci durante i nostri orari di apertura. A proposito, con il mese di settembre arriva una carrellata di eventi dedicati ad una ricerca efficace del lavoro: restate sempre aggiornati dalla pagina dedicata!

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