Chi sopravvive all’autoimpiego?

L’autoimpiego è il modo (un po’ burocratese a dir la verità) con cui si individuano tutte le forme di lavoro autonomo. Anni fa (era il 2000) con questa dicitura era stata fatta anche una legge il cui scopo era quello di finanziare chi decideva di non trovare un lavoro ma di crearselo. Da quell’anno, anche se la legge non possiamo dire sia stata un successone, la strada del lavoro autonomo è stata suggerita via via sempre con maggior frequenza. I più maliziosi penseranno che questo suggerimento aumenti con l’aumentare del tasso di disoccupazione: come a dire “visto che il lavoro non c’è, inventatene uno!”. In realtà le cose non stanno esattamente così, anche se non possiamo negare che ci sia chi abbia fatto propria questa strategia nel dare consigli di ricerca attiva del lavoro. C’è un lavoro e un monitoraggio a livello europeo del grado di “imprenditorialità” (passateci il termine) di questo nostro continente. Per come va il mondo oggi, infatti, avere un tasso di crescita delle attività imprenditoriali (inclusi in questo senso anche i lavoratori autonomi), significa stare in una situazione di crescita, di buone prospettive o almeno di terreno fertile per l’economia (Silicon Valley docet).

Sarebbe anche importante che il tasso di crescita sia sano, il che significa che non sia un mero dato dell’attività di nascita delle imprese. Per esempio se in un certo territorio si volesse far alzare il tasso di nascita delle imprese si potrebbe dare un incentivo (economico) a chi la avvia senza troppi vincoli (l’esempio non è casuale). Ma se vogliamo che quell’impresa cresca e si sviluppi questo non è sufficiente, come non lo sono gli obblighi a rimanere aperta (e se un neoimprenditore fallisce non è che lo si può lasciare in attività per legge). Diventano invece importanti fattori come la qualità dei servizi per le imprese, il grado di fiducia dei finanziatori, l’accesso alle risorse economiche e materiali diverse, la cultura locale di impresa. Bisogna insomma capire non tanto il tasso di nascita delle nuove iniziative (imprenditoriali o di lavoro autonomo) ma anche il loro grado di sopravvivenza.

Questo studio è stato fatto da un ufficio dell’Unione Europa che si occupa di sviluppo sociale e occupazione (a questo link potete scaricare il loro studio annuale su questi fenomeni). Quello che ne emerge è una analisi dle contesto europeo sui motivi di sopravvivenza (o non sopravvivenza) delle iniziative personali in tema di lavoro. Innanzitutto come la solito il grado di sopravvivenza cambia da Stato a Stato (ai primi posti ci sono Svezia e Belgio mentre agli ultimi Lituania e Portogallo; l’Italia è poco sopra la media). L’altro aspetto interessante è che il grado di preparazione del singolo incide in maniera rilevante sul suo potenziale successo: chi è più preparato, ha studiato il settore e ha incamerato competenze ha maggiori chance di successo degli altri quando avvia una propria attività. Per coloro che avviano un’impresa perché, nei fatti, non hanno un’alternativa, la scelta di farlo in un settore in cui hanno maturato in precedenza esperienze di lavoro aumenta la probabilità di rimaner nel mercato. L’ultimo dato che emerge è che le iniziative che hanno più speranze di crescere sono quelle inerenti a settori in crescita dove l’iniziativa personale incontra anche un trend di mercato favorevole e in crescita.

In altre parole, per rispondere alla domanda del titolo, riesce a sopravvivere all’avvio di una attività in proprio chi investe nella propria preparazione e in un settore in crescita: non fa per tutti, ma non è nemmeno impossibile.

Yfej | Your first Eures job, un aiuto per partire!

Il Progetto YfEj – Your first Eures job ha l’obiettivo di supportare i giovani europei (cittadini o residenti) tra i 18 e i 35 anni nella ricerca e realizzazione di una esperienza di lavoro, tirocinio o apprendistato all’estero.

Il progetto offre un contributo finanziario per l’eventuale necessità di formazione linguistica, per le spese legate al riconoscimento delle qualifiche professionali o dei titoli di studio, e per coprire parte delle spese sostenute per recarsi ad un colloquio o per trasferirsi nel paese di destinazione.

L’iniziativa fornisce inoltre servizi quali informazione, reclutamento, matching e collocamento sia per i giovani candidati che per i datori di lavoro interessati ad assumere personale proveniente da paesi diversi. Per entrambi sono previsti servizi di supporto informativo e finanziamenti.

Per partecipare bisogna registrarsi e caricare il proprio cv in formato europeo sulla piattaforma YfEj: qui si possono trovare anche offerte di lavoro per professionalità specifiche, alla sezione Hot Jobs.

Nelle Marche è possibile rivolgersi per informazioni e attivazione del programma ad un referente della rete EURES, esperti della mobilità per lavoro che trovate nei CIOF– centri per l’impiego, l’orientamento e la formazione del territorio.

Il programma è arrivato alla sua quinta edizione e durerà fino al 2018.

E se hai più di 35 anni? C’è un programma anche per te! Scopri di più su ReAct.

La biblioteca della legalità

Che leggere fa bene lo abbiamo detto tante volte. Leggere certi libri piuttosto che altri può diventare anche un segnale importante: la scelta di un libro racconta qualcosa (a volte molto) di noi e ci fa crescere: aumenta le nostre conoscenze ma attiva anche i nostri pensieri e le nostre idee, facendoci diventare creativi, impegnati, riflessivi, esperti e molto altro ancora. Anche per questo motivo siamo contenti di ospitare, sabato prossimo (il 24 ottobre) alle 18.00 la presentazione della Biblioteca della Legalità ad Ancona, promossa dall’Associazione Agorà Dorica.

La “Biblioteca della Legalità” (BILL) è un progetto nazionale promosso dalla sezione marchigiana dell’AIB Associazione Italiana Biblioteche e parte dalla convinzione che lettura e legalità siano due fattori intimamente legati e che la loro più ampia diffusione possa promuovere una maggiore qualità della vita democratica. Dal 2010 la sezione ragazzi della Benincasa è in parte chiusa per lavori di adeguamento, nei primi mesi del 2016 i locali dovrebbero essere completamente restituiti alla comunità ed il servizio ripristinato nella sua sede storica. L’idea è quella di cogliere l’occasione per ampliare l’offerta culturale a disposizione dei giovani anconetani, proprio attraverso la BILL. Una parte della bibliografia è già presente all’interno della biblioteca comunale Benincasa, ma non è organizzata con una scaffalatura dedicata, l’idea condivisa è quindi quella di dare visibilità alla tematica legalità, creando uno spazio a tema. Siamo convinti che questa sia una buona opportunità per ben seminare oggi tra le giovani generazioni di giovani, studenti, universitari, professionisti,  così che, ci auspichiamo, sarà più semplice arrivare ad una  società in cui la cultura della legalità è diffusa e difesa dai suoi cittadini.

L’occasione è anche quella quindi di creare un gruppo di lavoro permanente che oltre a seguire le questioni della BILL si impegni a promuovere con iniziative coordinate la cultura della legalità sul territorio. Tutti i protagonisti di questo progetto, a partire dalla Biblioteca comunale Benincasa, sono già parte di una piccola rete cittadina di realtà che lavorano autonomamente sul tema della legalità, ne manca la consapevolezza; questo progetto si propone anche di offrire un’opportunità di sintesi e scambio di buone pratiche. Nello specifico, oltre al coinvolgimento di Libera, attraverso Michele Altomeni della Fattoria della legalità di Isola del Piano e del gruppo nascente di Libera Ancona coordinato da Laura Malerba, ci sono anche molte altre realtà locali (e tra queste anche l’Informagiovani). 

Sabato 24 ottobre alle 18.00, qui da noi, verrà presentato la natura del progetto ed anche la sua operatività. Interverranno il magistrato Paolo Gubinelli, l’assessore alla cultura Paolo Marasca, Michele Altomeni di Libera, Valeria Patregnani di AIB MArche, Maria Costanza Petrini Dirigente dell’Istituto Comprensivo Scocchera. E poi tutti voi, desiderosi di fare delle buone letture che siano anche l’indice del vostro impegno. Vi aspettiamo!

Scuola all’estero, un trampolino di lancio

La possibilità di frequentare una scuola superiore in un paese estero, per un periodo che può andare da un anno intero a un semestre o un trimestre è senz’altro una opportunità unica di confrontarsi con coetanei uguali ma diversi, di crescere e allargare i propri orizzonti.

Per capire come funziona e come si può realizzare il sogno di fare questo tipo di esperienza, vi invitiamo a partecipare agli incontri che organizziamo periodicamente qui all’Informagiovani con agenzie specializzate, il nostro format Study Abroad!

Avrete così la possibilità di confrontare le proposte, fare domande direttamente ai referenti delle agenzie e decidere quale fa al caso vostro.

Gli ultimi eventi da noi organizzati sull’argomento sono stati:

Giovedì 22 ottobre: Scuola all’estero con Intercultura

Giovedì 5 novembre: Anno di studio all’estero con New Beetle

Gli eventi sono aperti a tutti e sono gratuiti, basta iscriversi e partecipare per saperne di più. Per rimare informati sugli eventi, gli incontri e i laboratori da noi organizzati, basta iscriversi alla nostra newsletter sul form dedicato presente in homepage!

Vivere per studiare o studiare per vivere?

Il periodo più “formativo” nella nostra vita coincide anche con quello più difficile della gestione delle nostre esperienze, emozioni, relazioni. Si tratta dell’adolescenza durante la quale la nostra valutazione delle esperienze che facciamo, diciamolo, non è sempre equilibrata. Per questo motivo i ricordi e le motivazioni legate a questo passaggio non sempre sono nitidi, chiari e coerenti.

Nell’esperienza comune siamo portati a studiare, durante questo periodo, più che per una vera passione o fame di conoscenza, per altro: sfida, obbligo, paura. Non ci guida, essenzialmente, una volontà di sapere più cose. Anzi, a volte, forse spesso, quello che ci accade è di studiare con una certa sufficienza o noia. Per carità, non è quello che accade proprio a tutti. In generale comunque possiamo dire che lo studio impariamo ad apprezzarlo più tardi, magari con la scelta dell’università oppure leggendo qualcosa che ci interessa veramente quando siamo più grandi (anche di poco).

Eppure la nostra prima giovinezza, lo dicono gli studiosi, è il periodo in cui il nostro cervello sarebbe più fertile e accogliente per un sacco di nozioni. Sarebbe importante arricchire quanto più possibile il periodo della nostra vita in cui siamo, per così dire, più ricettivi.

Di occasioni ce ne sono tante e in questo periodo ve ne facciamo conoscere alcune che riguardano in particolare lo studio all’estero durante il periodo della scuola superiore: se guardate al nostro calendario degli eventi nei prossimi giorni abbiamo una serie di appuntamenti dedicati a questo argomento. Il 22 ottobre lo faremo con Intercultura, il 27 ottobre con Au pair in USA e il 5 novembre con NewBeetle. Abbiamo dato così tanto spazio a eventi di questo genere perché pensiamo che possano essere esperienze davvero interessanti. Per quale motivo?

Di motivi ce ne sono diversi. C’è l’importanza personale, perché un viaggio all’estero è una sfida: ci vuole curiosità e iniziativa per prendere una decisione e partire, ci vuole coraggio, perseveranza e senso di responsabilità per raggiungere le mete prefisse. Si impara ad arrangiarsi, a diventare indipendenti e autonomi. C’è un motivo che riguarda il nostro sistema di relazioni: un’esperienza all’estero fa sì che la propria abilità nel rapportarsi agli altri venga messa alla prova e si sviluppi; quando ci si trova in un paese straniero la propria capacità comunicativa ne esce rafforzata. C’è un motivo culturale, perché grazie all’incontro con usi, costumi e mentalità di altri luoghi, è possibile valorizzare le proprie tradizioni, abitudini e idee, il viaggio diventa un’occasione per un prezioso scambio culturale.

Infine il soggiorno all’estero aiuta a sviluppare le proprie competenze linguistiche:  chi arricchisce il proprio curriculum con l’approfondimento di una o più lingue straniere e/o con un’esperienza lavorativa, avrà delle carte in più da giocare quando cercherà un impiego e, di conseguenza, anche maggiori possibilità di fare una carriera professionale soddisfacente anche dal punto di vista economico. Un anno (ma anche un semestre o un trimestre) all’estero potrebbero davvero cambiarvi la vita e portarvi a vivere lo studio con tutt’altra passione passando da “vivere per studiare” (magari senza voglia) a “studiare per vivere” (meglio).

Insomma ce n’è abbastanza per non rinunciare almeno a uno dei nostri appuntamenti (anche se vi consigliamo di viverli tutti se potete in modo da poter fare dei confronti). Vi aspettiamo il 22, 27 e 5 novembre. Prendete il vostro ticket qui!

 

I sogni sono obiettivi

Quando vi è capitato l’ultima volta di sognare ad occhi aperti? Di avere un grande desiderio da realizzare? Di sentirvi come un bambino di cinque anni a cui viene chiesto “cosa vuoi fare da grande”? E che risponde con solenne convinzione “l’astronauta!” ?

Attenzione, non sto parlando di sogni indotti da sostanze psicotrope! Ma di desideri che ci fanno volare alto a mente lucida… e che hanno come unico effetto collaterale una forte sensazione di ottimismo. Pensate che i sogni ad occhi aperti siano roba da bambini? Beh, ricordatevi che i bambini la sanno lunga sul come godersi la vita…: possono volare tranquillamente su Marte con il semplice uso della fantasia, e sanno sempre cosa vogliono fare da grandi. Ma quando cresciamo lo dimentichiamo, iniziamo a perdere ottimismo, e ad annoiarci facilmente…. e la noia va spesso a braccetto con i comportamenti a rischio, in primis l’uso di sostanze (con le quali cerchiamo a volte di tornare su Marte..)

Oggi vi proponiamo un ottimo antidoto: esprimete un desiderio! E per invogliarvi a provare questa semplice tecnica, vi raccontiamo una storia. È una storia vera, ma visto che siamo in tema di bambini ci piace iniziarla così:

C’era una volta a Salvador de Bahia, nel nord-est del Brasile, un uomo coraggioso, che creò un’associazione insieme ad altri collaboratori, per aiutare i bambini di strada, molti dei quali erano dipendenti da droghe pesanti, vivevano di piccoli furti, e rischiavano quotidianamente la vita. Era un lavoro complesso, così come erano complesse e tragiche le storie di vita dei “meninos de rua”. Un giorno il più grande teatro della città offrì dei biglietti gratis all’associazione per uno spettacolo di danza classica. Bambini di strada ad un balletto classico? Gli educatori si chiesero cosa avrebbero combinato in un contesto del genere, e tentennarono… Ma poi decisero di rischiare.

Durante tutto lo spettacolo i bambini rimasero immobili e silenziosi. All’uscita uno di loro disse: “perché non potremmo farlo anche noi?”

E questo fu il primo desiderio di bambini che fino a quel momento sentivano di non avere più nulla da perdere. Un desiderio che diede il via ad un enorme progetto in cui centinaia di ragazzini e bambini hanno ricominciato a sognare, ricostruendo la loro vita grazie all’arte e alla danza. E soprattutto ai loro desideri. Molti ex meninos de rua oggi sono ballerini o musicisti professionisti. Il progetto si chiama Axé, e il suo motto è “desidero, dunque sono!

Quell’uomo coraggioso si chiama Cesare Florio La Rocca, creatore del progetto e della pedagogia del desiderio.

Perché vi abbiamo raccontato questa storia? Perché ci sembra un ottimo esempio di come impegnarsi per realizzare un sogno sia un ottimo stimolo per raggiungere i nostri obiettivi e fare quello che ci piace. Provare per credere: avete già espresso un desiderio?

 

(questo articolo è stato scritto da Chiara Crocianelli, operatrice dellInfomabus di Ancona)

Lavori emergenti

Individuare le professioni emergenti oggi non è cosa facile perché i cambiamenti a cui la nostra società è soggetta sono molteplici e spesso molto veloci. Per questo quando i ragazzi e le ragazze ci chiedono di avere una indicazione per meglio scegliere il proprio percorso di formazione in vista di una carriera professionale soddisfacente, dare una risposta certa è difficile. In passato abbiamo più volte scritto di quanto sia difficile pronosticare che cosa accadrà tra 3, 5 anni o a fine università; in un articolo di questo blog dello scorso mese avevamo anche ricordato di quanto fosse rischioso, in qualche modo, scegliere avendo come indicatore soltanto il lavoro che chiede il mercato.

Per scegliere bene, tuttavia, sarebbe importante avere informazioni allargate e, soprattutto, prendere in considerazione punti di vista diversi. Ad esempio oggi vi proponiamo quello dei selezionatori o, meglio, quello del mondo degli annunci. C’è un’agenzia on line di annunci che ha fatto una statistica tra gli annunci pubblicati per capire quali fossero le professioni più richieste. Prima di dirvi quali sono stati i risultati è necessaria una premessa che riguarda il mondo degli annunci. Il datore di lavoro che arriva a pubblicare un annuncio di ricerca di personale probabilmente non è alla prima fase della sua esplorazione ma ha già fatto diversi passi. Per esempio ha già verificato che nel network delle sue conoscenze (dalla famiglia alla concorrenza) non ci sia il professionista che sta cercando; ha provato a fare una ricerca interna per verificare che una risorsa che è già al suo interno non possa essere “trasformata” in quello che sta cercando. Arrivato ad un punto più o meno di disperazione sceglie di avviare una selezione (esplicita, esponendo direttamente l’offerta, oppure rivolgendosi ad un selezionatore professionista). In ogni caso l’annuncio è sempre la ricerca di qualcosa che scarseggia, di una “rarità”: il motivo può essere che le abilità ricercate siano molto sofisticate oppure che ci sia una mancata proporzione tra le abilità richieste e il budget messo a disposizione o il reale contesto del mercato (tradotto: in quel contesto la risorsa che si cerca non c’è o non esiste). Purtroppo in alcuni casi si tratta anche di quella che in alcune zone di Italia chiamano sòla (o fregatura).

Quando leggiamo un annuncio quindi, non dobbiamo pensare che quelle indicate siano le uniche figure che realmente trovano lavoro, però sicuramente un’analisi degli annunci ci permette di avere una panoramica sulle figure che possono avere qualche chance in più. Quali sono attualmente in Italia? Un articolo di Wired riporta questa tendenza che possiamo così semplificare:

  • al primo posto ci sono tutti i lavori che interessano l’ICT (le tecnologie della comunicazione e dell’informazione) con il 26,72% dei posti attualmente disponibili;
  • al secondo posto troviamo le figure commerciale e vendita di beni e servizi, che vale il 14,09% dei ruoli cercati;
  • al terzo posto si posizionano i ruoli attinenti a consulenze e libere professioni, con una richiesta pari al 12,05% del totale degli annunci.

La classifica andando avanti menziona anche ruoli un tempo al top di classifiche di questo genere (come l’area dell’ingegneria, del diritto e della economia) che invece ora sono fuori dalle prime tre. Anche questo dato, probabilmente, rappresenta un cambiamento in atto e dovrebbe far riflettere chi ancora si basa su schemi appartenenti a epoche che ormai sono passate (probabilmente i neolaureati in giurisprudenza potrebbero confermare ad alcune mamme e papà che no, l’avvocatura non fa diventare ricchi).

Questi dati vanno resi con una certa saggezza più che con cautela: la saggezza sta nel fatto di non tenerli come unici indicatori ma di metterli insieme ad altri legati al contesto (nel territorio in cui vivo c’è un settore trainante?), alla propensione personale (va bene il mercato ma devo pur sempre scegliere qualcosa che dovrò fare per almeno 40 anni), alle opportunità (quanto è facile/difficile formarsi in un ambito? Cosa sono disposto a fare? Mi posso spostare?). Per chi vuole approfondire qui all’Informagiovani abbiamo una serie di altri materiali, documenti, riviste. Vi aspettiamo!

Lavorare all’estero: guida all’uso (get the job!)

Una delle richieste più frequenti che riceviamo al nostro Informagiovani è: avete suggerimenti, consigli, notizie utili per andare a lavorare all’estero?  A questa domanda è sempre difficile dare una risposta standard ed esauriente per tutti. In primo luogo perché dietro alla parola “estero” c’è un mondo. Ebbene sì, fuori dai confini nazionali i paesi sono tanti e con regole, culture e procedure diversi per entrare nel mondo del lavoro. Certamente all’interno dei confini europei la cosa è più facile e la mobilità dei lavoratori non solo è più fluida ma è anche incoraggiata.

In secondo luogo perché bisognerebbe sempre conoscere la “storia” e, soprattutto, gli obiettivi di chi vuole andare all’estero. Storia, perché la “fuga” non è la strada migliore per un progetto che prevede la permanenza per lavoro in un paese straniero; un buon bagaglio di competenze e conoscenze accompagnate da una conoscenza discreta di una lingua straniera (inglese in primis) dovrebbero essere alla base di qualsiasi spostamento oltre confine. Ma, tant’è, non sempre è così.

Per questo, per dare una risposta completa e concreta alla richiesta di spostarsi all’estero, abbiamo organizzato il workshop di giovedì pomeriggio prossimo. Get the job servirà a far conoscere strumenti e modalità per presentarsi in inglese senza gaffe ma con successo. Nelle due ore circa in cui staremo insieme scopriremo e proveremo a capire un modo differente di fare i colloqui di selezione, che cosa un datore di lavoro straniero vuole davvero sapere su di noi, cosa dire e cosa assolutamente evitare di dire in un colloquio, come apparire affascinante e interessanti durante un’intervista senza sembrare strani(eri). Tutto questo avverrà con l’aiuto e il supporto di International House, una scuola non solo di lingue ma anche di cultura e di promozione della lingua anglosassone.

Partecipare è facilissimo: prenotate il vostro biglietto, GRATUITO, a questo link e presentatevi giovedì 8 ottobre alle 17,30 all’Informagiovani. Il resto verrà da solo. Il workshop sarà in lingua ma non è necessaria una conoscenza approfondita anche perché con il supporto di Nicky, l’insegnante di madrelingua di International House, sarà tutto semplice.

Non perdetevi questo concentrato (gratuito!) di consigli pratici per la candidatura di lavoro in inglese!